Sul Corriere della Sera, gli otto chef calabresi di “Cooking Soon”

La vera ricchezza della Calabria sono i piatti poveri. Pietanze preparate con ingredienti semplici, portate alla ribalta da giovani chef che con estro e fantasia riescono a trasformare in leccornie tutto ciò che toccano.  La capacità di creare la giusta alchimia tra gli ingredienti rappresenta, però, solo la prima tappa per il successo. Quel che serve, infatti, è anche altro, la capacità di promuoversi, di fare rete, di  aprirsi al mondo. E’ ciò che hanno fatto gli otto giovanissimi chef calabresi che hanno aderito a “Cooking Soon”, il progetto che punta a “valorizzare il patrimonio culturale, artigianale e umano che vanta l’agroalimentare calabrese”. Che il format funzioni, lo testimonia lo spazio dedicato dall’inserto “La cucina” del Corriere della Sera che ha dato ampio risalto all’iniziativa. Ad attirare l’attenzione del più importante quotidiano nazionale, non solo la qualità dei prodotti proposti e la capacità di elaborarli, ma anche “la voglia di fare squadra”, il desiderio di “far diventare la Calabria una tendenza nello scenario nazionale e internazionale” mettendo  “in rete i piccoli produttori”. A comporre la squadra che anima il progetto, ci sono: Caterina Ceraudo del ristorante stellato «Dattilo» di Strongoli, Luca Abbruzzino di «Arte e cucina locale» di Catanzaro, Antonio Biafora del «Biafora Restaurant» di San Giovanni in Fiore, Gennaro Di Pace di «Osteria Porta del Vaglio» di Saracena, Emanuele Lecce de «La Tavernetta» di Camigliatello Silano, Nino Rossi di «Villa Rossi» di Santa Cristina d’Aspromonte, Emanuele Strigaro del «Novezerodue» di Crotone, Bruno Tassone del «San Domenico» di Pizzo. Si tratta di chef giovanissimi che non hanno aspettato l’aiuto della Provvidenza. Si sono messi in gioco e pur tra mille difficoltà sono riusciti ad emergere. Qualcuno, come Luca Abbruzzino ha conquistato il premio della “«Guida Espresso» come giovane chef dell’anno”. Qualcun altro, come Bruno Tassone, originario di Sorianello (VV), un paesino incastonato sull’altopiano delle Serre, ha alimentato la passione seguendo i corsi di Alma, la scuola internazionale di cucina. Oltre al “capitale umano”, nel suo inserto il Corriere ha inserito “gli otto prodotti tipici calabresi da riscoprire”. Si tratta di prodotti molto diversi tra loro, ma che vale la pena assaggiare. 

Di seguito gli otto prodotti, così come descritti su “ La cucina”

 “1)Le pesche merendelle sono un incrocio tra pesche e mele, una varietà dalla pelle liscia e colore bianco-verde-rosso;

2)La Brasilena. È una bibita gasata al gusto di caffè, prodotta in Calabria dagli anni Cinquanta;

3)I fichi d’India. Protagonista in cucina, dalla polpa gialla o rossastra. I fichi d’India si utilizzano per preparare marmellate ma anche in accompagnamento a formaggi, insalate, yogurth o secondi di carne o di pesce;

4) La ‘nduja. Regina degli insaccati calabri, è forse il prodotto più famoso della regione: un salame morbido e ultra piccante;

5) Il peperoncino. si mangia crudo, sott’olio o essiccato;

6) Tartufo gelato. Gelato artigianale tipico di Pizzo Calabro. La forma ricorda un vero tartufo ma è a base di gelato alla nocciola con un cuore di cioccolato fondente.

7) Pipi e patati. Un contorno estivo a base di peperoni (o pipi, come si dice in Calabria) e patate fritti in olio per lo più extravergine d’oliva

8) Stroncatura. Un primo dalle origine antiche: pasta di segale condita con gli ingredienti poveri della tradizione contadina calabra tra cui aglio, olio e peperoncino”

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