Redazione

Redazione

Website URL:

Non pagano il biglietto del treno e aggrediscono i poliziotti, arrestati

Due persone arrestate, 1769 identificate, di cui 198 straniere, 260 pattuglie impiegate in stazione, 77 sui treni.

Questi i risultati dei controlli eseguiti dagli uomini del Compartimento della polizia ferroviaria per la Calabria nella settimana appena trascorsa.

A finire in manette, sono stati due cittadini extracomunitari accusati di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e lesioni personali.

In particolare, due agenti polfer sono stati aggrediti, dopo un controllo, dai due stranieri che si erano rifiutati di esibire al capo treno il titolo di viaggio e, nonostante gli inviti, non erano scesi dal convoglio.

Ai poliziotti intervenuti, gli extracomunitari non hanno fornito le generalità ed i documenti di riconoscimento, tant’è che gli agenti sono stati costretti ad accompagnarli, con grande difficoltà a causa della resistenza opposta, presso gli uffici della polfer.

Al momento dell'identificazione, i due uomini, nel tentativo di scappare, si sono scagliati contro i poliziotti, colpendoli con pugni e calci.

Una volta bloccati, i due esagitati sono stati tratti in arresto.

Dai successivi accertamenti è emerso che agli arrestati, nella stessa giornata, era stato notificato, dalla Questura di Reggio Calabria, il Foglio di via.

Gli agenti della polfer, sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche presso il pronto soccorso di Scilla per i traumi riportati durante l'aggressione subita.

Inoltre, in seguito ai controlli, i poliziotti hanno denunciato un uomo accusato di aver rubato un tablet al personale di Trenitalia impegnato su un convoglio diretto a Reggio Calabra.

 

Operazione "Isidoro": denunciate 458 persone

I carabinieri della Stazione di San Luca hanno deferito in stato di libertà, alla locale Procura della Repubblica di Locri, 458 persone residenti nel comprensorio locrideo, ritenute responsabili, anche in concorso tra loro, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e falsità in scrittura privata.

Le indagini, avviate nel febbraio 2017 con il supporto di personale ispettivo Inps di Reggio Calabria e Crotone, hanno consentito di accertare che gli indagati si erano procurati, anche in concorso tra loro, un ingiusto profitto derivante dalla indebita percezione di erogazioni previdenziali e assistenziali.

In particolare, gli accertamenti hanno consentito d'individuare 12 aziende agricole e immobiliari, nella gran parte dei casi fittizie, costituite per indurre in errore l’Inps e ottenere un ingiusto profitto mediante rapporti di lavoro simulati, diretti all’indebita fruizione di indennità previdenziali (malattia – disoccupazione – maternità).

I dodici imprenditori sono stati quindi deferiti in stato di libertà, in concorso con ciascuno dei dipendenti, per aver simulato l’esistenza dei rapporti di lavoro.

Per gli uomini dell'Arma le società coinvolte nell'indagine sarebbero riconducibili a persone legate a famiglie gravitanti nell’orbita della criminalità organizzata della Locride, le quali a loro volta avrebbero assunto, prevalentemente, falsi braccianti contigui per vincoli di parentela a famiglie criminali.

I militari hanno stimato che le indennità previdenziali indebitamente percepite hanno causato un danno erariale pari a oltre 5 milioni e 600 mila euro.

 

Scarico abusivo di rifiuti, denunciato il proprietario di un frantoio

I carabinieri forestale della Stazione di Montalto Uffugo (Cs) hanno denunciato il titolare di un frantoio di San Benedetto Ullano, per abbandono di rifiuti liquidi sul suolo e in acque superficiali.

La denuncia è scattata in seguito ad un controllo durante il quale i militari hanno scoperto l'abbandono di rifiuti liquidi, costituiti da reflui oleari quali le acque di vegetazione, all'interno di un fosso di scolo, da parte di un frantoio per la molitura delle olive.

I rifiuti, che emanavano un forte odore di sansa, dapprima venivano stoccati in una vasca di raccolta non conforme alla normativa vigente, in quanto non opportunamente impermeabilizzata e successivamente tracimati sul suolo tramite un solcato naturale a sua volta collettato ad una condotta.

Dopo aver percorso un tratto tramite ruscellamento, i reflui si riversavano nel fossato di scolo denominato "Spele".

Gli uomini dell'Arma hanno quindi denunciato il titolare dell’opificio e sequestrato la vasca di stoccaggio.

Nell’ambito dello stesso controllo, unitamente a personale del Servizio igiene alimenti dell’Azienda sanitaria, i militari hanno inoltrato una proposta di chiusura temporanea dell'attività, a causa della mancata predisposizione del manuale di autocontrollo Haccp.

Al titolare dell’attività è stata elevata anche una sanzione amministrativa di 2 mila euro.

Madonna di Polsi, foglio di via per 4 persone intrufolatesi tra i portatori

 I carabinieri della Compagnia di Bianco(Rc) hanno proposto ed ottenuto il rimpatrio con foglio di via obbligatorio per quattro persone originarie di Bagnara Calabra (Rc), le quali, lo scorso 2 settembre, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Polsi, si erano intrufolate tra i portatori della statua della Madonna, venendo sorprese e allontanate.

Due di loro erano figlio e nipote di un uomo arrestato nell’operazione “Crimine” e ritenuto elemento di spicco della ‘ndrangheta di Bagnara.

Anche quest’anno, come di consueto, la confraternita di Bagnara Calabra (RC) si era offerta di portare la statua mariana, fornendo un elenco dei portatori al tettore del Santuario, don Tonino Saraco. Peccato, però, che il giorno della processione fossero presenti numerosi portatori non inseriti nell’elenco.

Tra questi, approfittando della confusione della folla, si era aggiunto un 27enne bagnarese, incensurato ma nipote di un pluripregiudicato arrestato nell’operazione Crimine, ritenuto elemento di spicco delle cosche della piana di Gioia Tauro. Il ragazzo si è aggiunto verso la fine, quando alla conclusione della processione mancavano pochi metri, sperando di farla franca.

Grazie alla sempre massima attenzione dei carabinieri nell’evitare intromissioni nelle manifestazioni e funzioni religione, è stato, però, immediatamente avvistato e allontanato. I militari a questo punto hanno ricontrollato tutti i portatori, scoprendo che ce n’erano alcuni non inseriti nell’elenco. Tutti di Bagnara Calabra. Tra loro anche il padre del ragazzo fermato poco prima (un 59enne pregiudicato), ma anche un 37enne pregiudicato per stupefacenti e, infine, un 38enne con precedenti sempre per droga.

Per tutti questi motivi, ed in particolare per le modalità di partecipazione alla cerimonia, che sono sembrate ai carabinieri del tutto estranee al sentimento religioso, è stato notificato il rimpatrio con foglio di via obbligatorio.

I quattro, ora, per tre anni non potranno presentarsi a San Luca (RC), né potranno partecipare alla cerimonia della Madonna della Montagna.

All’indomani dell’intervento dei militari dell’Arma, il Rettore del Santuario di Polsi, don Tonino Saraco, anche a nome del vescovo della diocesi di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, ha ringraziato i comandanti ed i militari dell’Arma per il tempestivo intervento effettuato al santuario.

Don Tonino ha anche ribadito di sentirsi offeso dalla presenza, tra i portatori, di persone estranee all’elenco ricevuto e di voler, in futuro, dettare nuove disposizioni sulla figura del portatore, che deve essere persona moralmente integra e di comprovata fede.

I festeggiamenti della Madonna di Polsi, come noto, attirano ogni anno turisti e fedeli da tutta la Calabria, dall’Italia e dall’estero. Molti emigrati, in particolare, approfittano della ricorrenza per tornare nella regione d’origine ed esprimere devozione alla Madonna. Ogni anno la riproduzione della statua mariana viene portata in processione dai pellegrini di Bagnara Calabra, i quali, per l’occasione, vestono una tunica di colore celeste e bianco con foulard al collo.

Già Corrado Alvaro, nel 1912, così diceva: “…si fa processione e si tira fuori il simulacro portatile. Hanno il privilegio di portarlo gli uomini di Bagnara, gente di mare, audaci e ricchi migratori, pescatori accaniti di pescespada e di tonni. Sono loro i più abili a far correre, come se volasse, l’immagine della Madonna sul suo pesante piedistallo, mentre le buttano intorno grano, confetti e fiori”.

Ogni 25 anni, invece, la statua originale viene portata in processione dai pellegrini di San Luca.

Il Santuario di Polsi, solo qualche anno fa, era salito alla ribalta delle cronache nazionali per il significato simbolico che alcuni appartenenti alla ‘ndrangheta gli attribuiscono. L’indagine “Crimine”, in particolare, condotta dai carabinieri, ha dimostrato che in occasione di alcuni festeggiamenti della Madonna della Montagna il santuario diveniva meta di numerosi appartenenti alla criminalità organizzata, dei quali sono stati documentati anche i riti di affiliazione.

L’intervento dei Carabinieri si inquadra nel desiderio – anche a riprova di quanto dichiarato dal Vescovo Oliva proprio in occasione dell’omelia tenuta a Polsi lo scorso 2 settembre – di ricordare il Santuario come luogo di fede, grazia e devozione, allontanando da esso ogni altro significato profano, strumentale e criminale, non compatibile con i valori cristiani.

Subscribe to this RSS feed