Serra: domani sarà interrotta l'erogazione dell'acqua (Le aree interessate)

Sono previsti disagi, per la giornata di domani, per i cittadini serviti dal serbatoio dell'acqua di località "Castagnari".

"Al fine di poter effettuare interventi urgenti di manutenzione straordinaria sulla condotta idrica - si legge in un avviso diramato dal Comune - in data 05/06/2019 sarà interrotta l'erogazione dell'acqua dalle ore 9,30 alle ore 15,30.

Le zone interessate dall'interruzione del servizio sono: " località "Ombrellino/Polveraro", via Catanzaro e traverse laterali, via Serra dei monaci".

Serra: manutenzione alla rete idrica, possibili disagi

Disagi nell’erogazione dell’acqua potabile a partire dalle 14,00 di oggi (30 gennaio).

Questo il tenore dell’avviso, con il quale il Comune di Serra San Bruno comunica alla cittadinanza che: “a causa d’interventi manutentivi alla rete idrica si potranno verificare disagi agli utenti dovuti alla limitazione di erogazione dell'acqua potabile e/o alla mancanza totale fino all'ultimazione degli interventi”.

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Codacons: “Per Sorical i calabresi sono solo mucche da mungere"

Cittadini costretti a pagare tariffe illegittime mentre la Regione finanzia Veolia. Mistero sui i 400miliardi di lire che avrebbe dovuto versare il socio privato. Il miracolo della moltiplicazione delle tariffe e la sentenza della Consulta ignorata

 Il Codacons replica alle dichiarazioni del commissario Sorical, Luigi Incarnato che, scagliandosi contro i ritardi dei pagamenti da parte dei Comuni, ipotizza il rischio default per il servizio idrico in Calabria.

“Se il sistema va in default ognuno si deve assumere le responsabilità. Non c’è più tempo per le polemiche”.

“Così termina la nota diffusa dal Commissario liquidatore, sulla situazione del servizio idrico regionale. Ed è proprio per capire di chi siano queste responsabilità che è necessario ristabilire la verità sulle dichiarazioni dell’attuale Commissario - afferma Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons. Partiamo dagli investimenti programmati dalla giunta Loiero. Incarnato, che all’epoca era assessore regionale ai lavori pubblici, parla di 100 milioni di euro e sostiene che 'chi è venuto dopo di noi non li ha spesi'.

Gli investimenti sono sempre stati l’argomento trainante di tutte le privatizzazioni perché, questa era ed è la giustificazione, il “pubblico” non ha i soldi necessari e, quindi, deve ricorrere al “privato”.

 E così –aggiunge Di Lieto - è avvenuto anche in Calabria. Si sono affidati gli acquedotti regionali a SoRiCal SpA e, nella convenzione, veniva previsto l’impegno del privato a rilasciare “formale garanzia fidejussoria entro un limite massimo di Euro 206.582.000,76” (400 miliardi di vecchie lire) e a realizzare, nei primi quattro anni, investimenti per euro 98.643.267,73 (191 miliardi di vecchie lire). Ma di quei 400 miliardi di lire si sono perse le tracce. “Mai ritrovati” affermò Luigi De Magistris - sostiene Di Lieto - in una delle sue ultime inchieste prima di dover lasciare Catanzaro. Chissà perché Incarnato, quando ricopriva il ruolo di assessore regionale ai lavori pubblici, non chiese lumi su quei 400 miliardi, che dovevano servire per gli investimenti sugli acquedotti e che di fatto si erano dissolti nel nulla. Chissà perché Incarnato non ha controllato, da assessore regionale, che nei primi 4 anni di gestione fossero realizzati gli investimenti previsti in Convenzione (98.643.267,73 di euro) e che dovevano essere effettuati con i fondi del socio privato, ovvero Veolia. Domande ancora oggi, tristemente prive di risposta. Anche se, forse, la verità sui danari che i francesi avrebbero dovuto investire per la gestione degli acquedotti è, drammaticamente emersa in un dibattito presso il Consiglio Regionale quando è venuto fuori che ”le risorse erogate da parte della Regione in questi anni sono state per 147 milioni di euro che erano soldi che dovevano essere versati da parte del socio privato Veolia e da parte del socio pubblico Regione. La Regione ha versato l’80 % di queste risorse mentre Veolia non ha mai versato nulla in questi anni”.

 “Vorremmo rammentare all’ex assessore Incarnato - incalza Di Lieto - che, proprio la sua giunta regionale, autorizzò la concessione di anticipazioni di denaro contante alla So.Ri.Cal. SpA “per la realizzazione degli investimenti previsti dal programma 2005/2009”. E, per facilitare la memoria, ricordiamo al Commissario che tanto avvenne con D.G.R. nr. 650 dell’8 ottobre 2007. In buona sostanza Veolia, che avrebbe dovuto avere la disponibilità di centinaia di milioni di euro per realizzare gli investimenti - sostiene Di Lieto - è stato finanziato dalla Regione Calabria ! Ed ora chi si lamenta ? … chi ha contribuito a realizzare questo paradosso. La Regione ha “donato” a So.Ri.Cal. SpA, fino al 2016, 24.375.000,00 euro e, di tale somma - prosegue la nota del Codacons - non siamo riusciti a rinvenire alcun rimborso effettuato da Sorical alla Regione Calabria. Praticamente la “Regione era una mucca da mungere per fare tutto quello che era possibile, per favorire il privato, che non era controllato né si faceva controllare”. Ma non finisce qui. Infatti, in attesa che il Commissario trovi il tempo per risponderci, ai Calabresi, trattati come “mucche da mungere”, viene regalata anche la beffa. Nella tariffa applicata ai comuni sono stati fatti pesare investimenti per complessivi 123.817.000,00 euro, a fronte di investimenti realizzati (stando a quanto dichiarato da So.Ri.Cal. SpA) di 54.948.000,00 euro. Quindi i Calabresi hanno visto sparire oltre 202 milioni di euro che dovevano servire a realizzare gli investimenti sui nostri acquedotti, concedere dalla Regione a SoRiCal decine di milioni di euro e infine pagare tariffe gravate di investimenti mai realizzati ! Confidando che l’on. Incarnato voglia prendere una posizione - prosegue Di Lieto - passiamo ad esaminare l’altro tema “caldo”: le tariffe. Piange miseria Sorical, per colpa del mancato pagamento dei comuni. E qui il nostro Commissario si supera. Per cui proviamo a far chiarezza. Quando la gestione era effettuata direttamente dalla Regione, il prezzo dell’acqua per i cittadini era stabilito (ovviamente senza utili di bilancio) considerando tutte le spese effettuate per la gestione degli acquedotti, comprese anche quelle relative alla manutenzione straordinaria di recupero e di adeguamento di opere ed impianti e quelle relative all’acquisto di materiali. La SoRiCal ha da sempre considerato tali spese come investimenti e pertanto da recuperare in tariffa con futuri aumenti, senza però avere depurato la tariffa iniziale dalla quota che incideva per questi stessi investimenti. Quindi, nell’interesse dei calabresi, la tariffa iniziale avrebbe dovuto essere diminuita della quota relativa alle attività che, con la gestione della SoRiCal, sono considerate investimenti. Pertanto la tariffa ha subìto un aumento iniziale “mascherato” valutabile nell’ordine del 15-20%. Ma l’aspetto più grave - continua Di Lieto - è l’illegittimità degli adeguamenti tariffari e, soprattutto, che Incarnato finga di non conoscere. Nel luglio del 2009 la Corte Costituzionale ritenne “non fondato” il ricorso della Regione Calabria che avocava a sé la competenza degli adeguamenti tariffari da applicare ai comuni, ed evidenziò che la competenza era “esclusiva dello Stato”.

“All’epoca, se non ricordo male - ironizza Di Lieto - Incarnato era assessore regionale ai lavori pubblici e non rammento abbia fatto nulla per riportare sui binari della legalità gli adeguamenti delle tariffe nonostante fosse in vigore la delibera CIPE 117/08 la cui applicazione avrebbe legittimato gli adeguamenti stessi. E così, grazie a “complicità diffuse” la sentenza della Consulta in Calabria è stata ignorata, per permettere il miracolo della moltiplicazione delle tariffe. Gli aumenti, infatti, in disprezzo ad ogni normativa, sono stati stabiliti dalla Regione o, addirittura, dalla stessa Sorical SpA. Per cui il Commissario sa perfettamente come i comuni - e quindi i Cittadini calabresi - abbiano pagato somme non dovute. L’esempio delle mucche da mungere (usato proprio in Consiglio regionale) mai fu più calzante. Una precisazione è poi d’obbligo riguardo la cifra anticipata dalla Regione per garantire il servizio idrico e che Incarnato ha indicato in 70 milioni di euro “negli anni 80, 90 e inizio 2000”. La cifra è falsa e per verificarlo basta scorrere le delibere regionali: per il 1999 (49,58 milioni di euro), per il 2000 (57 milioni di euro), per il 2001 (59,87 milioni di euro), per il 2002 (58,92 milioni di euro), per il 2003 (62,8 milioni di euro), per il 2004 (63,85 milioni di euro). Incarnato ha, poi, fatto bene a ricordare come la Regione al termine della sua gestione abbia lasciato un credito di oltre 450 milioni di euro da parte dei Comuni, ma ha omesso di precisare che a nessun Comune, e quindi alle famiglie calabresi, è stata mai ridotta o, peggio, interrotta la portata d’acqua … come è avvenuto sotto la sua gestione, per riscuotere tariffe illegittime. La soluzione, secondo il Commissario, sarebbe quella di far uscire di scena il privato (Veolia), magari con un applauso, dopo che, per tanti anni, ha vessato i calabresi con investimenti mai realizzati, tariffe illegittime ed aver intascato centinaia di milioni di euro. “Ognuno si deve prendere le proprie responsabilità”.

“Si, ha proprio ragione on. Incarnato – chiosa Di Lierto - per questo attendiamo che Lei si assuma tutte le sue di responsabilità … e che in Calabria sia ripristinata la legalità tariffaria.

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Serra: lavori sulla rete idrica, domani possibili disagi nell'erogazione dell'acqua

Disagi in vista per i cittadini serresi che, nella giornata di domani, dovranno fare i conti con le conseguenze derivanti dai lavori che Sorical effettuerà sulla condotta adduttrice dell’acquedotto “Alaco”.

A determinare la probabile sospensione della fornitura idrica, sarà un intervento di riparazione, in programma in località “Morrone” di Simbario.

Carenza idrica a Lamezia, la guardia di finanza sequestra i serbatori

I finanzieri del locale Gruppo hanno eseguito il sequestro dei serbatoi di compensazione di Lamezia Terme.

Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica lametina.

La misura è stata assunta in seguito alle carenze idriche registrate fino a ieri, nella fascia oraria compresa tra le 20 e le 5.

Il sequestro, che si è reso necessario in ragione del perdurare della carenza idrica nella maggior parte della città, ha lo scopo di prevenire la reiterazione dell’ipotizzato reato di interruzione di pubblico servizio e dell’aggravamento delle relative conseguenze.

Filogaso: l'alluvione del 1951 e la rivolta dell'acqua

Una foto in bianco e nero un pò sgualcita ed incartapecorita per il  passare degli anni, presa dal fornito archivio  dell’ing. Teti per la pubblicazione del libro sulla storia di Filogaso, rievoca un episodio importante, simile a  quello della rivolta e dell’incendio del municipio e del ritrovamento delle monete romane, caduto in oblio o quasi rimosso dalla memoria collettiva.

Nella foto si vedono alcune donne, che portano in testa su un pezzo di stoffa avvolto a mo’ di corona un capiente recipiente  in coccio  “a cortara” , ferme dinanzi ad un’autobotte dei vigili del fuoco arrivata da Vibo Valentia, in attesa di approvvigionarsi d’acqua. Apparentemente sembrano in paziente attesa del loro turno, in realtà, capeggiate dalla donna (in primo piano nella foto insieme ad un vigile del fuoco) (individuata come la mamma della signora Marietta Nano) protestano perché i rifornimenti sono scarsi ed insufficienti per le provviste familiari.

La protesta, che durò per molto tempo fino a quando le autorità preposte non si decisero ad inviare scorte d’acqua sufficienti per l’intera popolazione, ebbe una vasta eco perché a ribellarsi per la prima volta erano delle donne decise e determinate a far valere le loro ragioni in un paese in cui il ruolo femminile era relegato prevalentemente allo svolgimento dei lavori domestici.

L’episodio della protesta risale a ottobre del 1951.Quell’anno c’era stata prima l’alluvione in Polesine e poi in Calabria, dove furono colpiti 67 comuni, tra cui Filogaso.

La pioggia in quei giorni  fu cosi abbondante e copiosa che fece tracimare tutti gli argini dei fiumi , devastò intere zone abitate, le strade e le ferrovie erano impercorribili. Segui un dissesto idrogeologico che costrinse intere popolazioni ad abbandonare i loro centri abitati.

Filogaso, in quel periodo, non era dotato dei servizi primari principali quali strade, luce, rete fognaria. Era stata realizzata da poco dall’amministrazione Gallippi ( sindaco dal 1948-1951) la rete idrica. La condotta di adduzione principale veniva dalla vicina montagna, attraversava il fiume “Fellà” e giungeva fino al serbatoio di distribuzione ubicato in contrada “Pagliocastro”. Dal serbatoio si dipartiva la condotta di distribuzione che arrivava in paese dove erano state realizzate lungo le strade principali delle fontane pubbliche e degli abbeveratoi per gli animali.

L’alluvione provocò gravi danni alle già precarie strutture esistenti. Molte abitazioni furono evacuate, le strade, non asfaltate, per l’abbondante pioggia, divennero delle pozzanghere impraticabili, il fiume “Fella” aveva tracimato e divelto in più punti la condotta d’ adduzione dell’acquedotto appena costruito, lasciando l’intera popolazione senz’acqua. Le sorgenti  vicine al paese che alimentavano le fontane “Calè “e “ Zufrò “,  un tempo utilizzate dai cittadini per rifornirsi d’acqua, erano irraggiungibili e l’unico approvvigionamento era dato dal servizio di autobotte dei vigili del fuoco di Vibo Valentia. Il servizio insufficiente dei soccorsi esacerbò l’animo, già esasperato per le precarie condizioni di vita, per i disagi e per i danni provocati dall’alluvione. In tale contesto le donne diedero vita a quella protesta così eclatante.

 

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Attingevano acqua da fiumi e torrenti, 32 persone sanzionate

Durante un controllo finalizzato a contrastare l’abusivo approvvigionamento di acqua pubblica, i carabinieri forestali delle Stazioni di Spezzano Sila, Acri e Aprigliano hanno accertato numerose violazioni.

I militari hanno, infatti, elevato 32 sanzioni, per un importo di circa 25 mila euro. I controlli condotti nei comuni di Celico e Spezzano Sila hanno permesso di riscontrare l’impiego di motopompe che, attraverso alcune condutture, convogliavano l’acqua dai torrenti (Rosario – Mucone – Miglianò – Ponticelli) ad appezzamenti di terreno.

 Ad Aprigliano, invece, era stata attivata una motopompa che pescava in un laghetto di raccolta del fiume Savuto.

 Ad Acri è stato, infine, rinvenuto un vero e proprio sistema di captazione e derivazione di acque pubbliche superficiali. In particolare, attraverso vasche drenanti e tubazioni l’acqua veniva captata da una sorgente attigua al torrente Pierantonio e convogliata fino al centro abitato più a valle in varie abitazioni.

Dopo aver accertato le violazioni, i carabinieri forestali hanno proceduto ad elevare sanzione amministrativa, per violazione alle norme sulle utilizzazioni delle acque pubbliche, essendo i trasgressori privi delle autorizzazioni previste.

Problema idrico a Chiaravalle, la minoranza diffida il sindaco

Ritornano a far sentire la loro voce sul problema idrico, i consiglieri comunali di minoranza Emanuela Neri, Pino Maida, Gregorio Tino e Francesco Maltese.

In una missiva, gli esponenti dell'opposizione hanno "diffidato" il sindaco Mimmo Donato "ad assumere tempestivamente tutte le iniziative necessarie ed urgenti  per ripristinare la regolarità del servizio idrico e, in ogni caso, garantire la sicurezza e la salute dei cittadini".

Dopo aver rammentato "la gravissima condizione igienico sanitaria in cui versa, da oltre un mese, il territorio comunale, in particolare tutte le zone rurali e Pirivoglia a causa della completa disfunzione del servizio idrico", Neri, Maida, Tino e Maltese hanno "diffidato" il primo cittadino ad intervenire "senza ulteriori indugi con la verifica della qualità dell'acqua attualmente somministrata".

Infine, qualora "non fosse possibile" risolvere tempestivamente il problema, i consiglieri di minoranza chiedono "l'intervento della Protezione civile", al fine di "alleviare il grave disagio in cui versano moltissime famiglie chiaravallesi".

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