Operazione del Ros, ingente sequestrato di beni a presunto esponente cosca Piromalli

I carabinieri del Ros, coadiuvati dai colleghi dei Comandi provinciali di Reggio Calabria e Milano, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale reggino, su proposta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di Antonio Piromalli, di 50 anni.

L’attività condotta dal Ros è originata dagli esiti dell’operazione “Provvidenza”, conclusa nel 2017, a seguito della quale Piromalli ha riportato una condanna in appello a 19 anni e 4 mesi di reclusione in quanto ritenuto responsabile di associazione mafiosa, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata.

Le indagini patrimoniali hanno fatto luce, allo stato degli atti e salve le successive valutazioni fino al passaggio in giudicato della sentenza, sul controllo esercitato dalla cosca Piromalli di parte della filiera commerciale agricola reggina, condizionata tramite un consorzio colpito dal provvedimento ablativo, attraverso il quale ingenti quantitativi di agrumi venivano inviati al mercato ortofrutticolo di Milano.

Inoltre, dall’indagine è emersa l’operatività della cosca Piromalli all’interno del mercato ortofrutticolo di Milano, dove sarebbe stata riscontrata la riconducibilità all’organizzazione mafiosa di un’impresa che gestisce un posteggio di rivendita all’ingrosso di frutta e verdura.

Nell’hinterland milanese è stata inoltre individuata un’impresa di import-export formalmente di proprietà di una società con sede negli Stati Uniti, ma risultata riconducibile ad Antonio Piromalli.

Quest’ultima impresa, il cui ramo italiano è stata colpita dal decreto di sequestro, sarebbe stata  utilizzata, insieme ad altre società operative nel territorio statunitense, per perpetrare una frode alimentare ai danni di società americane che operano nel settore della grande distribuzione, attività illecita questa che avrebbe permesso alla cosca, secondo le risultanze allo stato degli accertamenti a fondamento del provvedimento in esecuzione, di realizzare un guadagno complessivo compreso tra i 1,5 ed i 2 milioni di euro.

Le società del gruppo operative negli Stati Uniti, infatti, avrebbero acquistato – tramite l’intermediazione fornita da Antonio Piromalli ed il supporto logistico prestato dalla impresa oggetto del sequestro – diversi container, spediti dal porto di Gioia Tauro, contenenti una miscela di olio di sansa d’oliva, poi rivenduta negli Stati Uniti ad operatori rilevanti della grande distribuzione come olio extra-vergine d’oliva.

Per aumentare l’operatività del sistema, Piromalli sarebbe intervenuto personalmente nell’affare illecito immettendo fondi di origine ignota che avrebbero consentito l’acquisto di ulteriori partite di olio di sansa dall’Italia, da rivendere sempre negli Stati Uniti come pregiato olio extra-vergine.

I beni sequestrati, che hanno un valore complessivo pari a circa un milione di euro, sono distribuiti nelle province di Reggio Calabria e Milano e sono costituiti da 3 complessi aziendali e varie disponibilità finanziarie.

Beni per 500 mila euro sequestrati a presunto esponente della cosca Piromalli

In seguito ad un’attività investigativa di natura patrimoniale coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria,  i poliziotti della locale Questura hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni nei confronti di Domenico Pisano, di 51 anni, ritenuto esponente della cosca di ‘ndrangheta dei “Piromalli”, operante nella piana di Gioia Tauro e con rilevanti interessi economici su tutto il territorio nazionale.

In particolare, il Tribunale reggino, sulla scorta delle risultanze investigative di natura patrimoniale fornite dalla locale Divisione anticrimine, ha disposto il decreto di sequestro di un fabbricato di due piani, ubicato in pieno centro a Gioia Tauro, formalmente intestato alla moglie di Pisano, il cui valore ammonta complessivamente a circa 500 mila euro.

Pisano, allo stato detenuto ai domiciliari, era stato sottoposto a provvedimento di fermo dalla Squadra mobile reggina il 5 ottobre 2017 nell’ambito dell’Operazione “Metauros”, poiché ritenuto responsabile dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni.

 

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Imprenditori e funzionari al servizio della 'ndrangheta, arresti in tutta Italia

Imprenditori e funzionari pubblici al servizio della 'ndrangheta.

È quanto ha scoperto la guardia di finanza che ha eseguito decine d'arresti in diverse regioni italiane.

L'indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha preso di mira i profili 'imprenditoriali' riconducibili alla cosca Piromalli di Gioia Tauro.

Contestualmente, le fiamme gialle hanno eseguito sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni di euro.

L'operazione, denominata 'Waterfront', giunge al termine di una lunga attività investigativa che ha interessato l'ala imprenditoriale dei Piromalli.

Dagli accertamenti sarebbe emersa l'esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta aggravata dall'agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati.

 

Operazione "Jail express": estorsione e sequestro di persona, tre fermi

Nel corso di un'operazione denominata "Jail express", condotta a Gioia Tauro, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con la collaborazione in fase esecutiva degli uomini dello Squadrone eliportato Cacciatori “Calabria” di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione ad un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia reggina nei confronti di 3 persone ritenute vicine alla locale cosca di ‘ndrangheta dei “Piromalli”.

I tre sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di tentata estorsione in concorso, sequestro di persona, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi comuni da sparo, lesioni aggravate ed illecita concorrenza con minaccia e violenza, con l’aggravante di aver commesso il fatto con l’utilizzo del metodo mafioso.

I diversi tentativi di estorsione, sarebbero stati compiuti dagli indagati ai danni delle società di logistica e trasporto Atre express s.r.l. e Gls s.p.a., mediante reiterate minacce, anche con l’uso delle armi, e ripetute violenze ai danni degli autisti delle società di distribuzione merci per impedirgli di effettuare consegne nel territorio di Gioia Tauro e consentire ad una terza società, la Mar.Sal. Srl, di acquisire il monopolio economico nel settore della consegna merci nell’intera Piana di Gioia Tauro.

Operazione "Metauros": le mani della 'ndrangheta sul termovalorizzatore e sul depuratore di Gioia Tauro, 7 fermi

Una vasta operazione finalizzata all'esecuzione di un fermo d'indiziato di delitto a carico di sette persone, è stata condotta questa mattina dalla Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri, con il coordinamento dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

I destinatari del provvedimento sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa (cosca Piromalli), concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni.

Nell'ambito dell'operazione è stato eseguito, inoltre, un decreto di sequestro preventivo d'urgenza relativo alle quote azionarie di società operanti nel settore della depurazione e trattamento delle acque, trasporto e compostaggio dei rifiuti speciali non pericolosi. 

L'inchiesta, denominata "Metauros", ha permesso di mettere in luce, per la prima volta, il condizionamento della cosca Piromalli nella costruzione e gestione dell'unico termovalorizzatore presente in Calabria, ubicato a Gioia Tauro, in area prospiciente al porto.

In particolare, la cosca avrebbe messo in piedi un sistema di sottoposizione ad attività estorsive delle società che nel tempo hanno gestito la struttura di trasformazione dei rifiuti. Ad analoga attività estorsiva sarebbe stata sottoposta la "I.A.M." (Iniziative ambientali meridionali Spa) con sede a Gioia Tauro, operante nel settore della depurazione delle acque.

Sequestro di beni milionario ai danni di un imprenditore legato alle cosche Piromalli e Mancuso

Sequestro di beni milionario ai danni dell'imprenditore Nicola Comerci, di 70 anni.

Ai danni dell'uomo, i cui interessi economici spaziano dalla Calabria al Nord Italia, la Polizia di Stato ha effettuato un sequestro di beni il cui valore supera 1.500.000 di euro.

Il provvedimento è stato emesso nell'ambito delle indagini, svolte dal personale della Divisione polizia anticrimine della Questura di Reggio Calabria e coordinate dalla Procura Distrettuale antimafia, che avrebbero evidenziato come, a partire dagli anni Settanta, Comerci avrebbe costruito un impero economico, soprattutto nel campo delle strutture ricettive, della ristorazione e dei villaggi turistici, grazie all'appoggio delle potenti cosche di 'ndrangheta dei Piromalli di Gioia Tauro e dei Mancuso di Limbadi.

Ad ottobre scorso, il tribunale di Reggio Calabria aveva già emesso un decreto di sequestro di beni, ubicati nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Bologna e Roma, per un valore superiore ai 50 milioni di euro.

Il tribunale ha ora disposto il sequestro di un magazzino a Casalecchio Tirreno, in provincia di Bologna, di un opificio, di un'abitazione e di sei appezzamenti di terreno di vaste dimensioni, situati nel Comune di Carovigno, in provincia di Brindisi.

Il sequestro è stato eseguito oggi, con la collaborazione del personale delle Questure di Bologna e Brindisi, nonchè del commissariato di Ostuni.

 

Cosimo Damiano Piromalli è il nuovo sindaco di Spadola

Cosimo Damiano Piromalli è il nuovo sindaco di Spadola.

Il neo primo cittadino del borgo della Minerva è riuscito ad imporsi sullo sfidante, Giuseppe Parise.

Alla guida della lista Insieme per Spadola, Piromalli ha ottenuto 322 voti, pari al 54,1 per cento dei suffragi.

Distanziata di 49 preferenze la lista antagonista, SiAmo Spadola che non è andata oltre i 273 consensi, ovvero il 44,9 per cento.

Il candidato più votato è una donna, Maria Stella Sodaro, di SiAmo Spadola, che ha ottenuto 51 voti.

Il candidato che, invece, ha ottenuto il minor numero di voti è stato Cosmo Vittorio Pisani con 10 consensi.

Di seguito le singole preferenze:

 

“Insieme per Spadola” - Candidato a sindaco Cosimo Damiano Piromalli. Voti totali: 322

1. Raffaele Barbara 42
2. Nicola Contabile 20
3. Bruno Gallè (Corsaro) 35
4. Bruno Gallè (Ingegnere) 42
5. Gessica Garcea 18
6. Maurizio Marchese 31
7. Nicola a Antonio Procopio 25
8. Nicola Cosimo Tassone 25
9. Gerardo Vavalà 29
10. Angelo Versace 46

 

“SiAmo Spadola” - Candidato a sindaco Giuseppe Parise. Voti totali: 273
1. Ludovico Arena 32
2. Maurizio Arena 36
3. Giuseppina Borello 15
4. Francesco Cozzetto 13
5. Biagio Domenico Antonio Figliuzzi 30
6. Cosmo Vittorio Pisani 10
7. Maria Stella Sodaro 51
8. Salvatore Tassone 38
9. Nicola Zaffino 40

 

 

Operazione “U Patri Nostru” sequestrato patrimonio del valore di 28 milioni di euro (VIDEO)

Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio CalabriaDirezione Distrettuale Antimafia, le Fiamme Gialle del locale Comando Provinciale, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata hanno eseguito, nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Roma, un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata disposta, nei confronti dell’imprenditore edile vibonese RESTUCCIA Angelo, l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’intero patrimonio aziendale di n. 4 imprese commerciali, delle rispettive quote societarie, di n. 27 immobili (appartamenti, locali commerciali, terreni), di svariati rapporti finanziari e assicurativi, il tutto per un valore stimato pari a circa 28 milioni di euro.

Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle attività investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza, da cui è emerso che l’imprenditore – sebbene abbia riportato solamente condanne per fatti di modesta entità (violazioni fiscali e alla normativa sul lavoro), peraltro risalenti – è da tempo colluso con la ‘ndrangheta, avendo avviato ed accresciuto le proprie attività grazie agli appoggi delle cosche “Piromalli” e “Mancuso” operanti rispettivamente nei territori di Gioia Tauro (RC) e Limbadi (VV) e legate da accordi e cointeressenze economiche, così come si ricava dalle evidenze giudiziarie del processo cd. “Tirreno” e, da ultimo, del processo cd. “Mediterraneo”. Tale rapporto sinallagmatico, risalente ai primi anni Ottanta, ha consentito all’imprenditore di prosperare e, nel contempo, ha favorito gli interessi dei sodalizi mafiosi, rafforzandone le capacità operative e di controllo del territorio.

La figura di RESTUCCIA Angelo è inizialmente emersa nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Bucefalo”, condotta dai predetti Reparti delle Fiamme Gialle e conclusasi con l’esecuzione, nel corso del 2015, di provvedimenti cautelari personali e patrimoniali nei confronti di n. 11 soggetti, tra cui il noto imprenditore ANNUZIATA Alfonso cl. 43. In quel contesto era emerso lo storico legame tra quest’ultimo ed i componenti di vertice della cosca “Piromalli” – da Don Peppino cl. 21 fino a Pino PIROMALLI cl. 45 – e come lo stesso si fosse prestato “(…) da oltre venti anni, volontariamente e consapevolmente, al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della predetta cosca, così creando e sviluppando, nel tempo, solide cointeressenze economiche, accompagnate da ingenti investimenti commerciali nel territorio di Gioia Tauro (un esempio per tutti la realizzazione del parco commerciale ANNUNZIATA). ANNUNZIATA, in definitiva, è da ritenere partecipe della cosca PIROMALLI, rappresentandone (…) il «cuore imprenditoriale»”. Attraverso le indagini svolte era stato possibile accertare che nella realizzazione del “Parco Commerciale Annunziata” di Gioia Tauro (RC) erano state impiegate diverse imprese legate, direttamente o indirettamente, a cosche di ‘ndrangheta. L’assegnazione 2 dei lavori, infatti, era una prerogativa esclusiva della cosca “Piromalli”, tanto da rappresentare uno dei motivi scatenanti la storica rottura dei rapporti tra la citata famiglia e la cosca “Molè”, le più potenti della piana di Gioia Tauro, storicamente legate da vincoli economici e di sangue.

In questo contesto, la RESTUCCIA COSTRUZIONI S.p.a. – gestita ed interamente riconducibile a RESTUCCIA Angelo – ha realizzato una consistente parte dei lavori edili, ovvero la struttura prefabbricata adibita a nuova sede dell’“ANNUNZIATA S.r.l.”, oltre a due capannoni ed un fabbricato che insistono all’interno del parco commerciale. Le investigazioni svolte, corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno inoltre consentito di appurare come “…don Angelo Restuccia…” non solo conoscesse da tempo i vertici della cosca “Mancuso”, ma li frequentasse e si rapportasse con loro, attraverso un rapporto duraturo e sinallagmatico tale da produrre reciproca collaborazione e reciproci vantaggi, aventi ad oggetto il comune interesse alla realizzazione di opere edili - sia pubbliche che private - nel territorio calabrese. RESTUCCIA Angelo è quindi un esempio emblematico di “imprenditore mafioso”, che ha instaurato con la 'ndrangheta, tanto reggina quanto vibonese, un rapporto interattivo fondato su legami personali di fedeltà e orientato ad un vantaggio economico, avendo certamente tratto dall'attiguità agli ambienti criminali un beneficio per la propria attività imprenditoriale. Una volta delineato il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto, l’attività investigativa si è concentrata, poi, sulla ricostruzione del complesso dei beni di cui RESTUCCIA Angelo e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, nell’arco temporale intercorrente dal 1985 al 2017, accertando, non solo la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, ma, soprattutto, il ruolo di imprenditore “mafioso” che lo stesso ha rivestito nel tempo, tanto da poter sostenere che il patrimonio accumulato altro non sia che il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite e, nella specie, dell’attività delittuosa di cui all’art. 416-bis c.p.. Si è appurato infatti, che la "corporate governance" sistematicamente illecita abbia alterato nel tempo le attività economiche riconducibili alla famiglia RESTUCCIA, snaturandone la loro ipotetica origine lecita, e trasformandole quindi - quale "frutto di attività illecita" - in altre entità economiche distinte dalle precedenti.

Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con l’odierno provvedimento, il sequestro di prevenzione sui seguenti beni riconducibili a RESTUCCIA Angelo:

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