Operazione ‘Transilvania’, sgominata banda dedita a truffe ed estorsioni ad anziani

L’hanno chiamata operazione ‘Transilvania’, dal nome dell’area geografica punto di arrivo dei flussi finanziari che, secondo quanto ricostruito nelle indagini, sono stati illecitamente acquisiti dagli indagati.

Un nome legato a una manovra di cooperazione internazionale complessa, condotta sotto la duplice direttrice giudiziaria e di polizia, i cui brillanti risultati confermano la validità degli strumenti e degli organismi sovranazionali predisposti in ambito europeo per potenziare la lotta al crimine comune e organizzato, il cui modus operandi è sempre più frequentemente caratterizzato dalla natura transfrontaliera.       

L’attività d’indagine, avviata nel 2018 sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri, nasce dall’ascolto del territorio e dal contatto diretto dell’Arma dei carabinieri con i cittadini, in funzione di polizia di prossimità e di rassicurazione sociale. Si tratta di una funzione svolta quotidianamente per dare concretezza alla vocazione di vicinanza alla popolazione che rappresenta, sin dalle sue origini, uno dei tratti distintivi dell’Istituzione. Una vicinanza che, nel tempo, ha progressivamente incrementato anche l’attenzione nei confronti delle vittime vulnerabili.  L’efficacia del modello appare evidente se si considera la denuncia sporta da un anziano originario di un paese della Locride il quale si è rivolto alla locale Stazione carabinieri, segnalando per primo di essere stato circuito da una giovane donna di nazionalità romena la quale, fingendosi innamorata di lui, lo aveva indotto, nell’arco di un anno, a consegnarle, attraverso dazioni dirette di danaro contante e versamenti tramite “Money Transfer” all’estero, la somma complessiva di 20 mila euro. La richiesta di aiuto dell’anziano non è rimasta inascoltata. I carabinieri, infatti, intuendo che non poteva trattarsi di una condotta isolata e posta in essere da un unico soggetto, si sono prontamente attivati e, attraverso una mirata attività investigativa nonché tramite accertamenti di natura finanziaria sull’interessata, sono giunti in breve a fare luce su un’organizzazione criminale, dotata di una struttura piramidale, composta interamente da romeni, ognuno con un compito ben definito all’interno della rete, con vertice in Romania e base operativa in Italia, tra Bianco e Melito di Porto Salvo (Rc), con articolazioni nei comuni di Siderno, Rosarno, Bovalino, Reggio Calabria e Milazzo (Me).  In particolare, l’associazione, facente capo a due coniugi originari di Bistriţa-Năsăud, si sarebbe avvalsa di giovani donne che, appositamente addestrate ed agendo singolarmente, dopo aver selezionato con attenzione le proprie potenziali vittime, generalmente uomini anziani di età compresa tra i 70 ed i 90 anni, attraverso modalità di circonvenzione ricorrenti, inducevano le vittime al versamento di cospicue e continue somme di danaro, fino a mille euro per singola transazione, che venivano ceduti alle truffatrice, oppure bonificati ai vertici della banda in Romania. All’iniziale approccio al malcapitato, solitamente con la scusa di vendere oggettistica di esiguo valore come accendini e fazzoletti, seguiva la fase di “adescamento”, nel corso della quale le giovani, approfittando delle condizioni di solitudine e vulnerabilità delle vittime, si dichiaravano infatuate di quest’ultime, nonché bisognose di danaro, adducendo nella maggior parte dei casi fittizi problemi di salute personali o dei propri familiari residenti, in particolare, nell’area esteuropea.  

Nel corso delle indagini sono emersi anche significativi elementi di minaccia che connotavano molte delle richieste di danaro, trasformatesi in taluni casi in vere e proprie estorsioni allorquando la vittima, accortasi della spirale nella quale era incappata, decideva di non elargire nuove somme, per poi essere ricattata dietro l’intimidazione di rivelare la relazione clandestina ai familiari o all’eventuale coniuge nel caso in cui fossero cessati i versamenti.

Di particolare rilievo – a conferma della spregiudicatezza dei componenti dell’associazione – è l’arresto operato nel dicembre 2018 dai militari della Stazione di San Luca, i quali sottoponevano a fermo di indiziato di delitto due donne dell’organizzazione, successivamente condannate e tuttora ristrette in carcere, responsabili di aver commesso una rapina in abitazione in danno di un settantasettenne precedentemente circuito, non prima di avergli somministrato una dose quasi letale di valium, causandogli, nei giorni successivi all’evento, ben due infarti.

In altre due occasioni, rispettivamente nel dicembre 2018 e nell’aprile 2021, i Carabinieri traevano in arresto in flagranza di reato altrettante donne nel momento in cui queste riscuotevano i soldi oggetto di richiesta estorsiva conseguente alla ribellione da parte delle vittime, le quali si vedevano costrette a pagare nuove somme affinché non venisse rivelata ai familiari la relazione.

La violenza con cui agiva la banda, nonché la ripartizione dei ruoli al suo interno, è altresì dimostrata dall’episodio avvenuto nell’ottobre 2018 a Grotteria (Rc) che ha visto coinvolto un uomo quasi novantenne, condotto in un’abitazione privata in uso alla propria adescatrice, dando così il tempo ai complici della donna di sottrargli il portafoglio dall’autovettura.

Il carattere transnazionale dell’organizzazione, i cui appartenenti dopo aver perpetrato le attività delittuose sul territorio nazionale, facevano periodicamente rientro alla base logistica in Romania per ridefinire le strategie operative e spartirsi i proventi delle condotte illecite, ha fatto emergere la necessità per gli investigatori di avviarne il monitoraggio degli spostamenti tramite i canali di cooperazione internazionale di polizia. Lo sforzo sinergico tra le articolazioni territoriali dei carabinieri della provincia di Reggio Calabria ed Europol – l’Agenzia europea con sede all’Aia che a partire dal 1999 è impegnata in prima linea, agevolando lo scambio di informazioni tra gli Stati membri nel contrasto al crimine organizzato nelle sue diverse forme – ha consentito la localizzazione di 16 soggetti destinatari di misura cautelare, 13 dei quali individuati tra la Romania, la Germania e l’Olanda. I restanti indagati in stato di libertà rispondono delle medesime condotte di circonvenzione, mentre sono una quindicina le vittime accertate nell’arco temporale coperto dall’indagine.  

Le fasi della cattura hanno visto la cooperazione di polizia affiancata alla cooperazione giudiziaria tra Procure: contestualmente all’esecuzione dei Mandati di Arresto Europeo, le polizie romena e tedesca – su richiesta della Procura della Repubblica di Locri previe interlocuzioni con i Procuratori esteri – hanno operato perquisizioni personali e locali nei confronti degli indagati, sequestrando dispositivi telematici il cui contenuto sarà oggetto di successiva analisi a consolidamento del quadro probatorio delineatosi nel corso delle indagini preliminari. Nell’ambito della medesima investigazione, sono stati inoltre censiti, mediante la collaborazione con le articolazioni competenti di Europol, flussi illeciti di denaro per oltre 1 milione di euro.

I sodali indagati nell'ambito del procedimento, attualmente pendente nella fase delle indagini preliminari, e le cui responsabilità dovranno essere accertate in sede di giudizio, dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla circonvenzione di incapace, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, rapina ed estorsione.

A ulteriore conferma della valenza operativa dei rapporti tra forze di polizia di Stati diversi, finalizzati alla condivisione delle informazioni, è importante sottolineare come dallo scambio informativo intrattenuto nel corso delle indagini anche tramite Interpol – l’Agenzia con sede a Lione che completa, unitamente a Europol, il Servizio di cooperazione internazionale di polizia – abbia permesso il rintraccio e la cattura in Romania, Inghilterra e Francia di 7 latitanti romeni, tutti destinatari di mandati d’arresto europeo per reati commessi in Italia e collegati a vario titolo con i membri dell’organizzazione criminale investigata.  

Fornisce documenti falsi per sottrarsi ad un mandato d'arresto europeo, 23enne romeno catturato in Calabria

 I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Rossano (Cs) hanno eseguito un mandato d'arresto europeo emesso in Romania a carico di P.I.C., di 23 anni.

Il cittadino romeno è stato inoltre tratto in arresto con l'accusa di possesso di documenti d'identificazione falsi.

In particolare, il giovane, già condannato per vari reati nel suo Paese d'origine, è stato individuato durante un controllo effettuato nel parcheggio di un supermercato ubicato in viale Sant’Angelo, a Rossano

Alla richiesta dei documenti, il giovane ha esibito una carta d'identità ed una patente di guida romene che, durante le successive verifiche, sono risultati falsi.

Scoperta quindi la verà identità del giovane e la presenza a suo carico di un mandato d'arresto europeo emesso nel luglio dello scorso anno, per i reati di furto aggravato, guida senza patente e guida di veicolo non immatricolato, i carabinieri hanno proceduto all'arresto.

Al termine delle formalità di rito, il 23enne è stato trasferito nella casa circondariale di Castrovillari.

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Operazione “Hermes”, latitante catturato in Germania

Un latitante di nazionalità romena, Remus Alin Bragaru di 31 anni, è stato arrestato a Karlsruhe (Germania), in esecuzione di un mandato d’arresto europeo.

L’uomo era stato colpito da una misura cautelare emessa nell’ambito dell’operazione “Hermes”, condotta dalla Squadra mobile di Crotone, con la collaborazione del Sco della polizia di Stato, sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

La cattura del ricercato è stata possibile grazie all’attività investigativa svolta dagli agenti della questura pitagorica, in collaborazione con i colleghi della polizia tedesca e dell’Interpol.

Nei prossimi giorni, Bragaru sarà estradato in Italia.

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Una studentessa italiana di 20 anni tra i feriti nella strage della discoteca di Bucarest

E' una studentessa napoletana di 20 anni, l'italiana rimasta gravemente ustionata nell'incendio avvenuto nella notte tra venerdì e sabato in una discoteca di Bucarest, in Romania. La ragazza, T.C., che studia all'università L'Orientale di Napoli si trovava nella capitale romena perché impegnata nel progetto Erasmus. Ricoverata all'ospedale Ionescu, la giovane, ieri, è stata raggiunta dai familiari. Intanto il bilancio della strage è salito a 29 morti, i feriti sono 145 di cui almeno 30 versano in gravissime condizioni. Uno dei feriti non è ancora stato identificato.

 



 

Romania, esplosione in discoteca 27 morti e 180 feriti

I morti sarebbero 27, per alcune fonti addirittura 40, mentre i feriti, ricoverati in ospedale con ustioni sul 70 per cento del corpo, sarebbero almeno 180. Questo il bilancio dell'esplosione avvenuta ieri sera in un locale notturno di Bucarest, in Romania. Secondo fonti ufficiali, la deflagrazione avrebbe investino un night club situato nel centro della capitale nel quale, al momento, si trovavano circa 400 persone convenute per assistere ad uno spettacolo musicale. All'origine della tragedia ci sarebbe l'esplosione di alcuni fuochi pirotecnici che avrebbe innescato un incendio. Il numero delle vittime potrebbe essere destinato a salire.

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