Usura ed estorsione, eseguite 14 misure cautelari

I carabinieri del comando provinciale di Cosenza, supportati dai militari del nucleo cinofili e del nucleo elicotteri di Vibo Valentia hanno eseguito 14 misure cautelari nei comuni di Cosenza, Trenta, Rovito, Mendicino, Rende, Rose, Luzzi e Massafra.

Le indagini, avviate in seguito alla denuncia presentata da due gioiellieri cosentini,  hanno permesso di documentare una rete composta da presunti usurai.

Gli indagati, inseriti nel locale contesto criminale, non avrebbero esitato a fare ricorso a ripetute minacce e ad atti di violenza fisica pur di conseguire i proventi illeciti derivanti dalla restituzione delle somme lievitate in ragione degli interessi, che venivano applicati in percentuale esponenzialmente.

In totale, sarebbero 18 i presunti usurai che avrebbero applicato tassi mensili oscillanti fra il 10 ed il 100 per cento.

Le indagini hanno, inoltre permesso di scoprire che alcune delle 17 vittime identificate, pressate da una gravissima condizione di precarietà finanziaria e da esigenze di sopravvivenza della loro attività economica, avevano contemporaneamente contratto debiti con più usurai, nel tentativo di fare fronte alle incessanti sollecitazioni di pagamento, saldando le posizioni debitorie più impellenti.

 

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'Ndrangheta, sequestro di beni per un vibonese residente nel bergamasco

Accogliendo la proposta della Direzione investigativa antimafia di Brescia, il Tribunale di Bergamo ha emesso un provvedimento di sequestro di beni immobili a carico di un 58enne (R.G.) originario della provincia di Vibo Valentia.

Ritenuto dagli investigatori affiliato alla 'ndrangheta, l'uomo è stato condannato in via definitiva per usura ed estorsione. 

Il valore dei beni sequestrati, un appartamento, un magazzino ed una società di capitali, ammonta a oltre 160 mila euro.

 

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Usura, indagati un commercialista e un imprenditore. Sequestrari beni per olre 200 mila euro

I finanzieri del gruppo di Lamezia Terme, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro di beni nei confronti di un affermato commercialista ed un noto imprenditore.

I due sono indagati per usura aggravata commessa ai danni di un imprenditore lametino.

 Le indagini hanno permesso di fare luce su complicato sistema illecito di prestito usurario, al quale gli indagati avrebbero tentato di dare parvenze legali, distorcendo a proprio vantaggio complicate strutture giuridiche.

In particolare, le fiamme gialle hanno scoperto che l’imprenditore vittima dell’usura, nel momento più grave di difficoltà finanziaria della sua azienda, sarebbe stato costretto (proprio in ragione di tale stato di bisogno) a sottoscrivere un contratto di “associazione in partecipazione” (peraltro regolarmente registrato) con il quale accettava dai presunti usurai l’apporto di capitali per 250 mila euro, che avrebbe dovuto restituire mediante il versamento di rate mensili con interessi pari ad oltre il 27% annuo.  

L'”associazione in partecipazione”, quindi, in apparenza del tutto lecita, avrebbe celato quello che in realtà era soltanto un prestito usurario.

L’associazione in partecipazione, infatti, è un contratto di scambio con il quale – normalmente – l’associato apporta un finanziamento all’impresa e come contropartita partecipa agli utili della stessa.

Nel contratto stipulato tra gli indagati e la vittima, invece, la clausola prevalente era quella che prevedeva, a fronte del finanziamento, un “reddito minimo garantito” annuo per gli usurai di 69 mila euro per sei anni, mediante rate da 5.750 euro al mese (per un totale di 414 mila euro) e, al termine di tale periodo, anche – in aggiunta – la restituzione dell’intero capitale prestato, ovvero 250 mila euro, per una somma complessiva di ben 664 mila euro.

Il Tribunale – ufficio gip – di Lamezia Terme, su conforme richiesta della Procura che ha condiviso l’assunto investigativo formulato dalla guardia di finanza, ha disposto nei confronti delle due persone indagate il sequestro per equivalente di disponibilità finanziarie e beni mobili ed immobili fino alla concorrenza di 217 mila, pari alle somme che la vittima era riuscita, nel frattempo, a versare ai presunti usurai, fino all’intervento dei finanzieri.

Il sequestro ha interessato, quindi, disponibilità finanziarie giacenti presso vari istituti bancari e quota parte di un appartamento.

Le due persone interessate dalle indagini, pertanto, dovranno rispondere del reato di usura continuata ed in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto a danno di chi svolge attività imprenditoriale.

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Libera: parte la campagna “La libertà non ha pizzo”

Secondo un rapporto dell'Eurispes del 2010, Vibo Valentia è la provincia con il più alto tasso di usura.

Il 2017 è stato e continua ad essere, un anno segnato da numerosi fatti di cronaca che riguardano piccole e medie imprese colpite più volte dalle organizzazioni criminali che rivendicano il potere e il controllo su di un territorio che ormai, senza distinzione alcuna, è sotto scacco di racket ed estorsioni.

Libera nel corso degli anni ha ricevuto numerose richieste di aiuto da parte di chi, vedendo calpestata la propria dignità, aveva abbandonato ogni forma di speranza e resistenza. Per poter dare una risposta organica, ma allo stesso tempo strutturale al territorio, nasce nel 2011 "S.O.S. Giustizia - Servizio di ascolto e di assistenza alle vittime della criminalità organizzata". Lo sportello fornisce un aiuto concreto, psicologico e legale accompagnando non solo le vittime o le possibili vittime dell’usura e del racket, ma anche i testimoni di giustizia e i familiari delle vittime innocenti delle mafie su tutto il territorio nazionale, nel faticoso percorso della denuncia e della richiesta di verità e giustizia.

Così, come Libera Vibo, abbiamo deciso di avviare una campagna per diffondere e far conoscere, anche nel nostro territorio, le attività degli Sportelli SOS Giustizia. Una campagna che richiede l'aiuto ed il contributo di tutti affinché i contatti degli Sportelli SOS Giustizia possano essere maggiormente diffusi; da un lato, per premere sulle coscienze al fine di far nascere  una corale risposta di voglia di riscatto e di libertà e dall'altro, per offrire il nostro contributo a chi si sente solo perché vittima di ingiustizie.

A partire da sabato 29 luglio, inizieremo la nostra campagna da Vibo Valentia, distribuendo il materiale informativo ai commercianti, per poi proseguire nel resto del territorio provinciale. Territorio che desideriamo libero da ogni sopruso e da ogni forma di violenza.

La denuncia è libertà.

Prestiti con tassi fino al 400%: un arresto per usura ed estorsione

Stamattina, nei confronti di due persone è stata eseguita da parte dei Carabinieri e della Guardia di Finanza un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari, il quale ha concordato pienamente con la richiesta della Procura della Repubblica. Nello specifico, al 40enne U.F., già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari per i reati di usura ed estorsione, mentre al nipote U.G., 21 anni, quella dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, per il reato di favoreggiamento. Entrambi i soggetti sono di Trebisacce. I provvedimenti sono stati attuati dai Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro e dai militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Montegiordano. La presunta illecita attività, avente come epicentro Trebisacce, sarebbe stata perpetrata dal 2013 nei confronti di almeno 13 cittadini della Sibaritide, sia in contanti che tramite il rilascio di cambiali ed assegni bancari. Le indagini, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero permesso di appurare come venissero date in prestito delle somme di denaro con interessi sino al 400%. Il principale indagato è già stato destinatario di sequestro preventivo di conti postali e bancari, e l’indole di questi, sostengono i titolari dell'indagine, è trapelata dalla circostanza che vedeva il medesimo richiedere le somme anche ad una vittima in grave stato di salute, raggiunta durante un trattamento di dialisi. Inoltre, nel corso della perquisizione in abitazioni e pertinenze in uso  ad U.G. è stata rinvenuta e sequestrata  la somma di euro 4000 euro in contanti, nonché 5 quintali circa di fuochi pirotecnici, anch’essi posti sotto sequestro.

 

 

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Operazione “Lex Genuncia”. Prestavano denaro a tassi usurai: sequestrati beni per oltre 1.500.000 euro

È giunto alle fasi conclusive il processo relativo all’operazione “Lex Genucia”, svolta dai finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme e coordinata dalla Procura della Repubblica alla sede, che nel 2012 portò alla sbarra dieci soggetti, tutti in stato d’arresto, accusati di aver vessato con prestiti usurari svariati imprenditori locali che versavano in forti difficoltà finanziarie. Al vaglio della Corte di Cassazione, infatti, sono giunte le posizioni giudiziarie di sei degli originari dieci imputati, poichè la situazione di altri tre rimane tuttora al vaglio della magistratura, mentre il restante indagato aveva nel frattempo già “patteggiato” la pena. Anche la Suprema Corte ha ora ritenuto esatte le conclusioni investigative dei finanzieri ed il conseguente impianto accusatorio della Procura lametina, ribadendo ancora una volta la penale responsabilità dei sei imputati, che avevano invano proposto ricorso rispetto alle condanne già subite in primo e secondo grado di giudizio. Non solo, la Corte di Cassazione, nel dichiararli definitivamente colpevoli di usura, ha pure disposto per due di essi la confisca altrettanto definitiva dei beni già sequestrati preventivamente dalla Guardia di Finanza, ciò in applicazione dell’art 12 sexies della legge 356/92. Quindi, il Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha dato esecuzione alle misure ablatorie citate ed ha sottoposto a confisca - oramai divenuta irrevocabile - beni per un complessivo valore superiore a 1.500.000 euro. Nello specifico, l’esecuzione del provvedimento ha interessato beni immobili, fra cui due ville ubicate sul territorio lametino, denaro per oltre 100.000 euro, beni mobili di pregio ed anche le quote societarie di una nota impresa, tuttora mantenuta operante, sotto la gestione dell’amministrazione giudiziaria. Tutti i beni sopra indicati sono stati tolti dalla materiale disponibilità dei condannati, per essere trasferiti al patrimonio dello Stato, che ora li destinerà a fini istituzionali e\o sociali.

Denunciate 2 persone per usura: prestati 100 mila euro a tassi fino al 135%

A conclusione di una meticolosa attività investigativa, la Guardia di Finanza ha segnalato alla Procura della Repubblica, in concorso per usura, due soggetti, che, approfittando della propria influenza e conoscenza del territorio, riuscivano ad individuare e selezionare sia privati cittadini che imprenditori locali, in precarie condizioni economiche, inducendoli a richiedere prestiti di danaro. Uno dei denunciati, da tempo emigrato in Amburgo (Germania), è risultato il materiale usuraio, ossia colui che prestava materialmente il denaro alle vittime a tassi usurari, servendosi dell'opera preparatoria del complice. L’attività traeva origine nel tempo, da altro contesto operativo, nel corso del quale l’attenzione degli investigatori si è concentrato su alcune quietanze di pagamento, sottoposte a sequestro in quanto sospettate di essere propedeutiche alla commissione del reato di usura. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle di Crotone sono stati altresì corroborati da una specifica perizia tecnica, disposta dall'Autorità Giudiziaria, la quale ha certificato che i tassi annuali applicati variavano da un minimo del 45%, sino ad un massimo del 135% e quindi nettamente superiori al tasso di soglia minima, trimestralmente calcolato dalla Banca d’Italia, oltre il quale si configura il reato di usura.

 

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Commerciante vittima di usura: arrestato un operaio

Al termine di articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte dai Carabinieri, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale ha emesso un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere ai danni di Domenico Tripodi., operaio reggino di 55 anni, per il reato di usura aggravata. Nello specifico, l'uomo,  secondo la ricostruzione degli inquirenti, approfittando dello stato di bisogno del titolare di un’attività commerciale ubicata a Reggio Calabria, quale corrispettivo della consegna a titolo di prestito di una somma di denaro pari a 3.000 euro, si sarebbe fatto promettere e consegnare dallo stesso interessi usurari pari al 10% mensile progressivo sul capitale prestato pari al 455% annuo, quindi superiori al tasso soglia previsto dalla legge per il periodo di riferimento.  Nello specifico, l’attività di indagine ha avuto origine il  2 settembre 2015, allorquando i Carabinieri della Stazione di Rione Modena, nel corso di una perquisizione domiciliare svolta presso la casa di Tripodi., avevano rinvenuto oltre 190.000 euro in contanti, somma della cui disponibilità, l’odierno arrestato non fornì nessuna valida giustificazione, motivo per il quale veniva sottoposto a sequestro preventivo, successivamente convalidato dall’Autorità Giudiziaria reggina. Nella circostanza fu altresì rinvenuta e posta sotto sequestro un’agenda riportante diverse annotazioni manoscritte di nomi e importi.  I successivi accertamenti svolti dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Reggio Calabria, hanno permesso di evidenziare l’evidente sproporzione rispetto alla situazione reddituale del Tripodi, al più sufficiente per soddisfare le ordinarie esigenze familiari, ma mai per accumulare l’ingente somma di denaro. Tale sproporzione correlata al contenuto dell’agenda posta sotto sequestro, ha indotto  gli inquirenti ad ipotizzare che il Tripodi potesse essere dedito ad un’attività usurarie, circostanza poi confermata, a parere degli investigatori, dalle ulteriori tappe dell'indagine. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito nella trascorsa notte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile i quali, al termine delle formalità di rito, hanno associatoTripodi presso la  Casa Circondariale di Arghillà di Reggio Calabria, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria reggina. 

 

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