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Serra, il Santuario mariano è in preda all’incuria

Dove sgorga l’acqua benedetta dalla penitenza eremitica di Bruno di Colonia la voce della preghiera è portata dal vento. Qui, per le lumache che guardano dal basso dei loro gusci, il Santuario mariano assume le sembianze di una imponente cattedrale. In realtà, a Santa Maria del Bosco, quello che avrebbe dovuto celebrare degnamente la palestra, che per quasi dieci anni, San Bruno fece tra solitudine e contemplazione, nell’attesa dell’incontro con Dio, è governato dall’incuria. L’antico eremo eretto nel 1091 dal Fondatore dell’Ordine dei certosini versa in condizioni pietose e nessuno, nemmeno la religione che oggigiorno sembra incapace di pregare gratis, vuole prendersene cura. Partiamo nel nostro viaggio da quello che nel 1972 avrebbe dovuto essere provvisorio ma che dalle nostre parti diventa perpetuo. I pali della luce. Quegli odiosi stuzzicadenti giganti che circondano di fili l’antico laghetto che accolse Bruno nelle sue acque, vide le urla degli ossessi e le benedizioni dei Padri certosini, lo raggomitolano ormai da oltre 40 anni e nessuno mai ha pensato bene d’intervenire per sgomberare il luogo di penitenza prediletto dal Santo taumaturgico. Che dire poi del celebre asfalto, simbolo di modernità forzata ma che col Santuario non ci azzecca nulla? Per quanto tempo ancora dobbiamo sopportare che ad accogliere i piedi dei pellegrini sia un nero bitume e non una pavimentazione di scheggiato di granito consono al luogo? La scalinata, dove pure, in tempi migliori, intonò le sue note Katia Ricciarelli, deve rimanere senza erbetta per paura che qualcuno possa bagnarsi le scarpe per la rugiada? Per non parlare poi di una statuetta della Madonna incomprensibilmente adagiata sulla sfera che sormonta l’angolo che adorna una fresca fontana e che fu disegnato da Giuseppe Maria Pisani. Che significato ha una statuetta su quella sfera? Cosi come non si comprende come mai, i Tribunali sono cosi virtuosi in alcuni campi e meno in altri: basterebbe andare a vedere il pavimento interno del Santuario per comprendere lo scempio che è stato perpetrato qualche anno addietro. Quando al posto di un pavimento, forse bruttino ma almeno antico, qualcuno decise che era giunto il momento di dotare la chiesa di un pavimento nuovo la cui rara bruttezza e il nefasto contrasto con il Santuario sono degni della delle ciminiere di una periferia industriale. L’intonaco decrepito e decadente della facciata della Chiesa dice tutto il resto. Il restauro è stato fatto con estrema approssimazione e la Soprintendenza della Calabria sembra essersi dimenticata di questo luogo. Bene è nostro compito ricordarglielo, cosi come nostro dovere è chiedere alla pubblica istituzione la nomina di un direttore artistico per Santa Maria del Bosco che curi il luogo e metta in campo le soluzioni idonee per renderlo un luogo “veramente” sacro sotto ogni punto di vista, soprattutto da quello storico-artistico. Ad altro ci ha già pensato San Bruno mille anni addietro.

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