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L'Arcivescovo Morosini non assolve Falcomatà: "Incompatibili festeggiamenti religiosi e registro delle unioni civili"

Sono ammonimenti che non ammettono repliche, una reprimenda che soffoca qualsiasi giustificazione si tenti di abbozzare: Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo dell'Arcidiocesi di Reggio-Bova, ha utilizzato lo strumento del videomessaggio per stigmatizzare con la forza che gli deriva dalla fede l'ambiguità e l'ipocrisia imperanti nel tessuto sociale e, in particolare, nella città capoluogo. L'avvio dei festeggiamenti in onore della Madonna della Consolazione è stato considerato, dall'alto prelato, il momento più propizio per togliersi i sassolini accumulatisi nelle scarpe in questi mesi. Il senso delle frasi del Monsignore non lasciano spiraglio alcuno ad interpretazioni ambigue: "In tempi in cui noi assistiamo ad una secolarizzazione e scristianizzazione galoppante, ha senso festeggiare un patronato religioso? Ha senso celebrare il santo patrono in uno stato, in una città che ormai si va sempre più organizzando in una maniera laica, diciamolo pure, in maniera scristianizzata?" Domande retoriche a cui nessuno, in buona fede, può rispondere senza rischiare di incappare nella buccia di banana della menzogna. L'Arcivescovo, proprio perché chiunque intenda, mette i piedi nel piatto e, sfrondando il pensiero da ogni elemento di debole fronzolo, alza il velo: "Che senso ha che una città, che si vuole organizzare in una maniera laica, festeggi le ricorrenze religiose se poi fa leggi che sono contrarie alla Chiesa? Che senso ha il patronato religioso con il registro delle unioni civili? Che senso ha il patronato della Madonna con la visione della famiglia che oggi sta prendendo piede e con la cultura gender? Cosa ha che fare con la corruzione e la ndrangheta che esistono dappertutto".

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