Arresto provvisorio di un calabrese in Olanda: è il figlio del capo di una ‘ndrina

A conclusione di intenso scambio informativo tra l’Italia e l’Olanda,  è stato tratto in arresto provvisorio a fini di consegna Rocco Mammoliti, 47enne di Locri, destinatario di mandato di arresto europeo in esecuzione di sentenza di condanna ad 8 anni di reclusione, emessa dalla Corte d’Appello di Bologna, per i reati di partecipazione ad organizzazione criminale e traffico illecito di  stupefacenti. Rocco Mammoliti, figlio di Sebastiano, capo dell’omonima ‘ndrina calabrese, lo scorso 6 giugno era stato fermato per un controllo ad Amsterdam dalla polizia olandese cui aveva esibito un documento di identità sospetto. A seguito degli accertamenti effettuati dal servizio per la cooperazione internazionale di polizia della direzione centrale della polizia criminale, il soggetto è stato  compiutamente identificato e quindi tratto in arresto. Sono in corso di definizione le procedure di consegna.

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'Ndrangheta. Confiscati beni per 324 milioni di euro a un imprenditore

La Direzione investigativa antimafia ha eseguito la confisca dei beni appartenenti ad un imprenditore le cui attività spaziano dal comparto oleario, a quello immobiliare, dai servizi al settore turistico. Il valore economico del patrimonio oggetto del provvedimento supera i 324 milioni di euro. L'elenco comprende automobili, aziende, immobili, rapporti finanziari. Con base nella Piana di Gioia Tauro e nel Catanzarese, le attività dell'indagato si estendono fino all'Abruzzo ed alla Toscana. I particolari del blitz saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti fissato per le 11 negli uffici del Centro Operativo della Dia di Reggio Calabria alla presenza del Procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho. 

 

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'Ndrangheta. Sequestrati beni a reggente di un clan e ad un suo parente

A seguito di indagini patrimoniali - coordinate dal nuovo Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto presso la D.D.A., Giovanni Bombardieri, e dal Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia, Pierpaolo Bruni – la Guardia di Finanza di Cosenza ha sottoposto a sequestro un patrimonio di circa un milione di euro nei confronti di Francesco Patitucci,  esponente di spicco del clan Ruà / Lanzino e di un suo parente, Giuseppe De Cicco, presunto intraneo alla stessa cosca. In data odierna, infatti, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza hanno dato esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale, emessa dal Tribunale di Cosenza – Sezione Misure di Prevenzione - su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ai sensi del nuovo Codice Antimafia (D. Lgs. 159/2011). Tale normativa prevede l’applicazione delle misure di prevenzione, anche patrimoniali a carico di soggetti ritenuti, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi, ovvero che per la loro condotta ed il tenore di vita debba ritenersi che vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuosa. Il reggente della cosca si trova attualmente detenuto presso la casa circondariale di Terni per violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale e per violazione legge armi. Patitucci è stato già condannato per il delitto di associazione mafiosa e reati connessi con sentenze di primo e secondo grado (divenuta irrevocabile nel 2015) nelle quali veniva condannato per appartenenza all’associazione mafiosa denominata "Lanzino/Rua" e riconosciuto quale "reggente" della consorteria, nonché per la commissione di reati di estorsione e di usura aggravati dall’art. 7 L. 203/91. Peraltro il capo clan era già stato condannato per la partecipazione all’associazione mafiosa denominata "Pino-Sena” con sentenza della Corte di Assise d’Appello di Catanzaro, divenuta irrevocabile nel 2000. Giuseppe De Cicco, invece, è legato da stretti rapporti di natura familiare con il reggente del clan ed è indicato come intraneo alla cosca "Ruà-Lanzino", prevalentemente, sostengono gli inquirenti, con compiti riscossione dei proventi dell’usura praticata dal clan. Gli accertamenti patrimoniali eseguiti nei loro confronti e dei prossimi congiunti hanno permesso di appurare, a parere degli investigatori,nel periodo 2002 / 2013, una netta sproporzione delle movimentazioni economico-finanziarie in uscita (ad esempio, acquisti di immobili) rispetto ai redditi dichiarati, inidonei persino a soddisfare le esigenze primarie di vita. Nello specifico, l’esecuzione del  provvedimento ha portato al sequestro dei seguenti beni: 4 fabbricati turistico-residenziali, siti in provincia di Cosenza; una società di capitale, con 10.000 quote sociali, con relativo complesso aziendale operante nel settore delle costruzioni di edifici; un automezzo; diversi rapporti bancari,per un valore complessivo stimato pari a un milione di euro.

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Favorì la latitanza di due boss della 'ndrangheta: arrestato

I Carabinieri hanno tratto in arresto un uomo di 30 anni per i reati di associazione a delinquere e procurata inosservanza di pena, in esecuzione all’ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica. Massimiliano Richichi dovrà scontare la pena definitiva di un anno, 10 mesi e 28 giorni, poiché riconosciuto colpevole di aver, unitamente ad altri soggetti, favorito la latitanza di Pasquale Condello, 66 anni, detto "U Supremu", e Domenico Condello, 60 anni, detto "Micu u’ pacciu", entrambi massimi esponenti dell’omonima cosca di 'ndrangheta operante a Reggio Calabria ed in ambito internazionale. 

 

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'Ndrangheta. Sequestrati beni per un milione di euro a due presunti affiliati

La Guardia di Finanza sta eseguendo una misura di prevenzione disposta dal Tribunale su richiesta del Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nei confronti di un esponente di spicco di un clan di Cosenza e di un consociato. Il provvedimento (previsto dal Codice Antimafia, ex D. Lgs. 159/2011) è finalizzato al sequestro per la successiva confisca, di immobili, quote sociali, una società ed un’autovettura per un controvalore pari a circa un milione di euro. Maggiori particolari dell’attività saranno divulgati al termine delle operazioni di servizio.

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Sequestrati beni a presunto boss della 'ndrangheta

Un patrimonio,  il cui valore complessivo ammonta ad una somma pari a 200 mila euro, è stato posto sotto sequestro dai  Carabinieri. Destinatario del provvedimento firmato dai magistrati della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale il 66enne Giuseppe Varacalli, di Ardore. Ritenuto affiliato alla 'ndrangheta, gli è stata inflitta una condanna in primo grado a 14 anni di carcere. La misura giudiziaria è stata adottata, nell'ambito dell'inchiesta ribattezzata "Saggezza" su istanza formulata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Nel corso dell'attività investigativa gli inquirenti avrebbero verificato una sproporzione fra le cifre contenute nelle dichiarazioni dei redditi presentate da Varacalli e dalla sua famiglia e le spese che erano soliti sostenere. Sequestrati,  automobili, buoni fruttiferi, conti correnti, dossier titoli, libretti di deposito, polizze di investimento.  E' stato giudicato appartenente al clan Corona di cui sarebbe "Consigliere della Corona", nonché vertice apicale della "locale" di Ardore.

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'Ndrangheta. Operazione "Fata Morgana": nomi degli arrestati e dettagli

All’alba di oggi, la Guardia di Finanza ha eseguito, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, 7 provvedimenti di fermo di indiziati di delitto, nei confronti di imprenditori, professionisti, nonché 30 perquisizioni locali nei confronti di soggetti operanti nel settore economico, imprenditoriale, politico e dirigenti pubblici, collegati, a vario titolo, ai predetti fermati, nonché il sequestro di patrimoni aziendali per un valore complessivo di circa 34.000.000 di euro. I provvedimenti, a firma del Procuratore Federico Cafiero De Raho e dei sostituti procuratori Rosario Ferracane, Giuseppe Lombardo, Luca Miceli e Stefano Musolino, hanno riguardato soggetti considerati operanti nella cosiddetta "zona grigia", a testimonianza dell’ormai assodata evoluzione dei sodalizi criminali che, utilizzando finemente ed in modo sistemico, secondo gli inquirenti, la fitta rete di entrature ed agganci anche nella Pubblica amministrazione sono in grado di condizionare l’economia e l’imprenditoria, tanto da far emergere, a parere degli investigatori, un sistema criminale in grado di alterare gli equilibri della classe dirigente ed imprenditoriale della città. La Procura reggina ha puntato la sua attenzione sulla redistribuzione dei punti vendita della grande distribuzione alimentare, all’esito dello stato di crisi della GDM S.p.a. e del sequestro delle imprese riferibili agli imprenditori Suraci e Crocè, concentrando, poi, l’indagine sulle attività coeve alla riapertura dell’importante centro commerciale villese, "La Perla dello Stretto". In particolare, è emerso come un presunto connubio, strutturalmente organizzato, tra 'ndrangheta e professionisti, avrebbe determinato le principali sorti dell’aggiudicazione dei predetti punti vendita, nonché la scelta dell’imprenditore della grande distribuzione alimentare che doveva avviare l’esercizio commerciale "food" nella Perla dello Stretto. In particolare, le indagini eseguite dalle Fiamme Gialle reggine si sono soffermate, su due professionisti che, di fatto, hanno curato il riavviamento del centro commerciale villese e pilotato l’inserimento di una società, creata ad hoc e facente capo ad un noto imprenditore del settore, quale unico ipermercato destinato ad operarvi gettando le basi per una redistribuzione delle imprese del settore, dopo il vuoto lasciato dallo stato di crisi della G.D.M. S.p.a.. Fra questi, spicca il ruolo di noti professionisti reggini che, relazionandosi con una variegata platea di soggetti, avrebbero fattivamente contribuito alla riapertura della Perla dello Stretto, curandone anche gli aspetti prettamente autorizzativi, interagendo con esponenti della politica e della pubblica amministrazione. Esemplificativo del potere intimidatorio, sostengono i titolari dell'indagine, sarebbe la vicenda relativa all’imposizione ai commercianti "minori" della Perla dello Stretto di un contratto consortile deteriore dei loro interessi economici; ed infatti, mentre alcuni si sarebbero piegati all’imposizione per evitare gravi conseguenze, l’unico commerciante che aveva osato opporsi aveva visto il suo esercizio commerciale distrutto dalle fiamme. Ne è emersa una strutturata rete relazionale, governata, affermano gli inquirenti, da Paolo Romeo, in grado di gestire un enorme potere di indirizzo sulle sorti delle principali attività economiche cittadine. Un sistema asfissiante perché in grado di influenzare anche la pubblica amministrazione e la politica. Le risultanze emerse dalle indagini hanno consentito di quantificare, dichiarano gli investigatori, la mole dei capitali investiti nel presente "affare" che, solo per l’apertura dell’ipermercato presso il centro commerciale villese, si attestano sul valore di circa 3.000.000 di euro. Le accuse contestate, a vario titolo, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata anche all’intestazione fittizia ed all’estorsione. I soggetti colpiti da provvedimento di fermo sono: Paolo Romeo, 69 anni; Natale Saraceno, 53 anni; Giuseppe Chirico, 56 anni; Antonio Marra, 61 anni; Emilio Angelo Frascati, 60 anni; Antonio Idone, 55 anni; Domenico Marcianò, 33 anni. Le aziende colpite dalla contestuali misure ablative del sequestro preventivo - fra cui anche l’applicazione di quanto previsto dall’art.12 quinquies della Legge 356 del 1992, in tema di intestazione fraudolenta di beni per eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniale - in quanto sospettate di essere riconducibili alla diretta o indiretta gestione dei soggetti colpiti dal provvedimento restrittivo e pertanto "inquinate" dalla connivenza con gli interessi della criminalità organizzata, risultano essere: Studio commerciale Saraceno; Circolo Pescatori Posidonia Gallico;SO.R.AL. S.a.s., con i due supermercati ipermercati, operanti a Gallico, frazione di Reggio Calabria; Perla S.r.l., gestore dell’ipermercato presso il centro commerciale "Perla dello Stretto" – Villa San Giovanni; Quote societarie della D.EMME C. SUN S.r.l.; IN.FRA s.n.c PI 0248110804, con sede a Reggio Calabria; R.IN.A. srl in liquidazione con sede a Reggio Calabria; Parma Reggio Distribuzione S.r.l.", di Reggio Calabria; G.S. S.r.l., con sede in Reggio Calabria, nonché una unità operativa ubicata a Campo Calabro; "MAX - Cash and Carry" zona industriale; "M. C. S.a.s. di Domenico Marcianò & C", con sede a Reggio Calabria–Gallico; Center Fruiti S.r.l." con sede a Reggio Calabria; "d.i. Monorchio Antonino", con sede aReggio Calabria.

'Ndrangheta. Operazione "Fata Morgana": in manette 7 fra imprenditori e professionisti

E’ in corso di esecuzione, dalle prime luci dell’alba, una rilevante operazione da parte della Guardia di Finanza che ha consentito, secondo gli inquirenti, di individuare alcuni imprenditori e professionisti, partecipi con ruoli organizzativi della 'ndrangheta reggina; l’indagine ha, inoltre, svelato i collegamenti tra quest’ultima ad una strutturata rete di professionisti, capaci di indirizzare le sorti di rilevanti settori dell’economia cittadina. Sono in corso di esecuzione 7 fermi di indiziato di delitto, sequestrate 12 società e beni per un valore complessivo di circa 34 milioni di euro ed effettuate oltre 30 perquisizioni. I reati contestati sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, aggravati dalle modalità mafiose. Le indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno portato a rilevare, sostengono gli investigatori, l’esistenza di un vero e proprio cartello criminale, presente ed operante nel territorio di Reggio Calabria, in grado di condizionare il regolare svolgimento delle attività economico/imprenditoriali, con particolare riferimento alla grande distribuzione alimentare, sfruttando anche la compiacenza di pubblici amministratori, al fine di ottenere, tra l’altro, l’illecita percezione di profitti. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00 presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria alla presenza del Procuratore Capo di Reggio Calabria Cafiero de Raho.

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