'Ndrangheta: arrestati un chirurgo e un imprenditore

Un chirurgo plastico ed il proprietario di un'azienda che si occupa di demolire le automobili a Desio sono stati tratti in arresto dalla Polizia in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Milano. Sospettati di essere vicini alla locale di 'ndrangheta di Desio, rispondono del reato di associazione mafiosa. L'inchiesta, condotta sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale antimafia di Milano, ha consentito, a parere degli inquirenti, di appurare che il professionista e l'imprenditore si occupavano di raccogliere denaro da girare a vari soggetti reclusi in galera. Inoltre, il medico avrebbe assistito e curato diversi affiliati alla cosca. 

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“Calabria non equivale a ‘ndrangheta, il presidente della Regione siciliana chieda scusa”

“L’intenzione del presidente della Regione siciliana, Crocetta, di bloccare l’accorpamento del porto di Messina nella costituente Port Authority con sede a Gioia Tauro suona come un’offesa sterile per il contenuto delle motivazioni”. Lo afferma in una dichiarazione il presidente del gruppo di Forza Italia, Alessandro Nicolò. “La silloge ‘Gioia Tauro = ‘ndrangheta’ sostenuta da Crocetta – sottolinea Nicolò – dimostra la superficialità con la quale è stato trattato un argomento di portata storica, volano di sviluppo e di ripresa per il Mediterraneo, garantendo con le economie di scala un servizio di qualità a costi competitivi. Crocetta è certamente un personaggio sui generis e, in questo caso, si è rivelato qualunquista etichettando senza distinzione l’intera popolazione calabrese, incurante dei molti che da anni lottano e hanno pagato a caro prezzo, sulla propria pelle, la scelta di avere ‘fatto impresa’ al Sud. Noi, pertanto, non accettiamo di subire inermi simili luoghi comuni né sentiamo addosso il peso di epiteti illogici e privi di fondamento. Il presidente Crocetta dovrebbe fare ammenda delle offese perpetrate e chiedere scusa a tutti i calabresi e con spirito collaborativo e propositivo farebbe bene ad instaurare una solida partnership infraregionale per garantire la difesa congiunta dei diritti e delle specificità del Sud Italia”, conclude Alessandro Nicolò.

Armi: in carcere affiliato alla cosca Bellocco

In esecuzione all’ordine di misura detentiva emessa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, i Carabinieri hanno tratto in arresto in Contrada Bosco di Rosarno il 58enne  Antonio Reitano, di Rosarno, affiliato alla cosca Bellocco. Dovrà espiare la pena di 2 anni 1 mesi e 19  giorni di detenzione carceraria, poiché ritenuto responsabile di aver violato la normativa in materia di armi nel novembre 2014 a Rosarno.

Scappa nelle campagne vicino casa: inseguito e arrestato presunto affiliato alla 'ndrangheta

I Carabinieri hanno tratto in arresto un uomo di 46 anni presunto affiliato alla cosca dei Piromalli, egemone su Gioia Tauro, per i reati di evasione dagli arresti domiciliari e resistenza a Pubblico Ufficiale.  Il provvedimento restrittivo a carico di Filippo Raso,  di Gioia Tauro, è stato eseguito presso la frazione Drosi di Rizziconi. Secondo la ricostruzione fornita dagli investigatori, alla vista dei militari operanti, giunti presso il suo domicilio per un controllo al rispetto delle prescrizioni impostegli dal regime degli arresti domiciliari, avrebbe cercato di dileguarsi nelle campagne limitrofe, ma è stato repentinamente inseguito e bloccato dopo aver opposto strenua resistenza. Tradotto presso la casa circondariale di Palmi,  è stato raggiunto dall’ordine di carcerazione, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi. Dovrà scontare la pena di 8 mesi  e 15 giorni in quanto ritenuto responsabile di reati inerenti le sostanze stupefacenti, commessi a Rizziconi nel dicembre 2012  e nell'aprile dell'anno successivo. 

 

In corso operazione anti ‘ndrangheta: 16 fermi di indiziato di delitto. Colpita la famiglia Franco

È in corso dalle prime ore di questa mattina a Reggio Calabria una vasta operazione della Polizia di Stato per l’esecuzione di 16 fermi di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Colpita la locale di ‘ndrangheta della frazione Pellaro del capoluogo reggino, facente capo alla famiglia Franco. I reati contestati vanno dall’associazione mafiosa alla procurata inosservata di pena, all’estorsione in danno di operatori economici. Eseguite anche numerose perquisizioni. L’indagine avrebbe consentito agli investigatori della Polizia di Stato di individuare i soggetti che avrebbero aiutato il latitante Giovanni Franco a sottrarsi all’esecuzione di una pena definitiva ad 11 anni e 4 mesi di reclusione per traffico di sostanze stupefacenti, dopo essere fuggito in Francia. Spiccata la professionalità dei presunti fiancheggiatori che avrebbero raggiunto più volte il ricercato nel Paese d’Oltralpe. Per sviare le indagini, durante alcuni viaggi, avrebbero spedito, con un corriere, i loro telefoni cellulari accesi, in una località turistica del Nord Italia che avrebbero raggiunto, con autovetture prese a noleggio, dopo aver incontrato il latitante in Francia, mentre in altri casi avrebbero affidato gli apparecchi telefonici ad altri sospetti affiliati, per simulare la loro presenza a Reggio Calabria. Oltre alla rete dei fiancheggiatori che avrebbero favorito il latitante Giovanni Franco in Costa Azzurra, le indagini della Squadra Mobile di Reggio Calabria avrebbero consentito ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria - guidata dal Procuratore Federico Cafiero De Raho - di contestare a 12 dei soggetti fermati il delitto di associazione mafiosa per avere preso parte, con ruoli specifici, alla locale di 'ndrangheta di Pellaro di Reggio Calabria, quale articolazione territoriale dell’organizzazione criminale calabrese. Nel corso delle indagini che hanno portato all’esecuzione dell’operazione Antibes, sarebbero state intercettate conversazioni sulle affiliazioni di nuove leve alla locale di 'ndrangheta di Pellaro, avvenute con la benedizione del boss Giovanni Franco, dal luogo di latitanza in Francia. A margine del summit dei battesimi di ‘ndrangheta, alcuni individui, dagli inquirenti considerati affiliati, si sarebbero lamentati della mancanza di giovani da mettere nella strada. Le indagini dell’aliquota della Polizia di Stato presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, avrebbero portato allo scoperto alcune estorsioni dell’ordine di alcune migliaia di euro, perpetrate ai danni di un operatore economico del luogo, da soggetti considerati contigui alla locale di Pellaro, fermati nel blitz di questa notte. La vittima sarebbe stata vessata da continue minacce di attentati all’incolumità personale, atti intimidatori, da pressanti avvisi che era necessario aiutare le famiglie dei carcerati, da danneggiamenti ed asportazione di beni strumentali, al punto che aveva deciso di chiudere l’esercizio commerciale. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà in Questura alle ore 11.00.

Catturato in autostrada presunto affiliato alla 'ndrangheta

Stamattina la Polizia Stradale ha tratto in arresto un camionista di 24 anni nei pressi del casello di Calenzano, in provincia di Prato, lungo l'autostrada A1. M.V., residente in Calabria, è accusato di essere appartenente alla 'ndrangheta. Per conto dell'organizzazione criminale si occuperebbe di armi, materiale esplosivo e sostanze stupefacenti.  Gli inquirenti ritengono, inoltre, che avrebbe favorito soggetti in stato di latitanza e curato gli interessi delle cosche interessandosi dell'acquisto di imprese commerciali. A disporre la cattura è stato l'ufficio del Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria. I carabinieri di Taurianova, verso le 2:30 di oggi si sono messi in contatto  con gli agenti della Polizia Stradale di Firenze per segnalare che il giovane era in transito dalle parti di Montevarchi, nell'Aretino. Gli agenti di tre pattuglie si sono messi in azione e, attorniato l'autoarticolato condotto dal 24enne, lo hanno arrestato ed accompagnato dietro le sbarre nella prigione di Prato. 

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Blitz dei Carabinieri contro la 'ndrangheta: arrestate 19 persone

All'alba di oggi, coadiuvati da personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori, dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia e da militari delle zone interessate, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, su conforme richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 19 persone ritenute responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione abusiva di armi, ricettazione, favoreggiamento personale, danneggiamento seguito da incendio, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate, violazione di disposizioni per il controllo delle armi ed in materia di armi clandestine, detenzione di stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso. Gli arresti sono stati effettuati nelle province di Reggio Calabria, Verbania, Firenze, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia e Chieti. Il provvedimento è stato emesso nell’ambito del medesimo procedimento penale, coordinato dalla Procura Distrettuale e le cui indagini sono state condotte dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova sin dal novembre 2013, che ha già portato: all’arresto di 8 persone, al sequestro di oltre 1 chilogrammo di cocaina ed al rinvenimento di numerose armi e munizioni; il 15 dicembre scorso all’esecuzione di un decreto di fermo e l’8 gennaio di un’ordinanza di custodia cautelare rispettivamente nei confronti di 36 e 29 persone, oltre al sequestro preventivo di beni mobili, immobili e conti correnti per un valore complessivo di circa 400.000 euro. In particolare le indagini, che si sono avvalse anche delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di delineare gli assetti della presunta organizzazione criminale nonché di acclarare, secondo gli inquirenti, l’appartenenza degli indagati, anche con ruoli di vertice, alle cosche Petullà, Ladini e Foriglio, quali articolazioni autonome dell’associazione per delinquere di tipo 'ndranghetistico nota come locale di Cinquefrondi, operante nel territorio dei Comuni di Cinquefrondi e Anoia con ramificazioni in tutta la provincia ed in varie altre province. L’attività della cosca, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo, era finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche della zona mediante il compimento di una serie indeterminata di delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, in materia di commercio di sostanze stupefacenti, nonché delitti volti ad acquisire direttamente e indirettamente la gestione e/o il controllo di attività economiche, in particolare nel settore degli appalti boschivi, ed ogni altra attività illecita.

Morto a 67 anni un boss della 'ndrangheta

Gravemente malato da tempo, è deceduto colui che gli inquirenti ritenevano fosse uno dei capi indiscussi della 'ndrangheta nell'area di Sibari, in provincia di Cosenza. Santo Carelli, noto come "Santullo", 67enne, due mesi fa aveva lasciato la prigione proprio a causa della patologia che lo ha condotto alla morte ed era tornato a Corigliano Calabro.  Dietro le sbarre per più di due decenni, era considerato il boss della città che si affaccia sul Tirreno cosentino. In carcere dal 17 febbraio del 1993, era stato trasferito al regime del 41 bis a partire dal 18 settembre 1996. Fu giudicato responsabile dei reati contestatigli nell'ambito del processo scaturito dall'inchiesta denominata "Galassia.

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