Estate 2020, in Calabria precipitazioni sopra la media

E’ stato pubblicato oggi, sul sito web dell’Arpacal, il consueto rapporto trimestrale sulle temperature e precipitazioni estive in Calabria a cura del Centro funzionale multirischi, diretto da Eugenio Filice.

Il documento, redatto da Roberta Rotundo e Loredana Marsico, raccoglie i dati che vanno dal mese di maggio sino ad agosto, analizzandone gli andamenti e comparando i dati acquisiti con le medie degli ultimi trent’anni.

“L’estate del 2020 in Calabria – riferiscono i tecnici del Multirischi Arpacal - è stata caratterizzata da temperature allineate ai valori del periodo e da precipitazioni al di sopra della media, soprattutto in alcune zone”.

Nello specifico, riferiscono dal Multirischi, “si evince che nel mese di giugno sono state registrate temperature generalmente più basse rispetto alla media storica del periodo, mentre per i mesi di luglio e agosto, i valori di temperatura sono stati prossimi alle medie, ad eccezione di alcune zone in cui sono stati registrati valori più alti”. Per quanto riguarda, invece, la comparazione con la media degli ultimi trent’anni, “il trimestre 2020 ha registrato generalmente temperature inferiori ai relativi valori normali, sia nel caso dei valori massimi che dei medi, i valori minimi sono invece prossimi alla media”.

Passando alle precipitazioni, il Multirischi rileva che “nel periodo estivo 2020 il deficit di precipitazione ha interessato solo alcune aree della regione, concentrate soprattutto nella provincia di Cosenza. Nel mese di agosto tale anomalia sembra più diffusa. Particolare attenzione quest’anno va prestata alla situazione del mese di maggio dove si registrano precipitazioni pressoché nulle che rispecchiano l’andamento del periodo primaverile”. Passando alla comparazione con la media degli ultimi trent’anni “il valore della precipitazione registrata nel trimestre estivo di quest’anno (124 mm) è superiore al valore medio del periodo 1990-2019 (78 mm)”. Trimestre più piovoso, quindi, con distribuzione pressocché uniforme nelle province calabresi, ed un picco importante a Reggio Calabria.

“Questa tipologia di dati – ha dichiarato il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra – rappresenta quel set di informazioni ambientali che il decisore politico è chiamato a consultare per le proprie decisioni di programmazione del territorio. Informazioni che il Multirischi, con esperienza ormai pluridecennale, fornisce alle Istituzioni, ma anche ai privati, con lodevole precisione e puntualità”

Il documento del Centro Funzionale Multirischi dell’Arpacal è consultabile QUI

Acque Marino Costiere: nel Vibonese attenzione rivolta ai fossi che sfociano a mare

“Il percorso per la protezione dell’ambiente parte dalle segnalazioni del cittadino, passa attraverso le istituzioni del territorio a vario titolo competenti, e ritorna al cittadino stesso sia in termini di risposta concreta all’illecito ambientale segnalato e sia in termini di informazioni e nuova conoscenza ambientale acquisita”.

È quanto dichiara il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, in merito alla recente richiesta di intervento da parte del Comune di Vibo Valentia per accertare eventuali cause di presunto inquinamento nei pressi del torrente Tomarchiello.

Spesso, inoltre, l’agenzia viene coinvolta in interventi sulla costa calabrese in sinergia con le capitanerie di porto della Calabria che intervengono sul territorio, in seguito alle segnalazioni fatte da cittadini e turisti al numero telefonico nazionale 1530.

Tra i diversi casi che sono stati affrontati in questa stagione estiva dal Dipartimento provinciale di Vibo Valentia dell’Arpacal, diretto dal Clemente Migliorino, c’è ad esempio anche quello relativo ad una segnalazione della capitaneria di porto, a sua volta attivata dai cittadini del posto, in località Pennello di Vibo Valentia.

L’intervento, programmato in parallelo al controllo delle acque di balneazione che l’Arpacal svolge di routine su tutta la costa regionale secondo un calendario predisposto dal ministero della salute e regione Calabria, ha permesso di riscontrare che, se da un lato i parametri delle acque di mare erano assolutamente rispettosi dei limiti previsti dalla legislazione nazionale, non era altrettanto ciò che è stato prelevato e analizzato da un fosso nelle vicinanze, in cui era presente non solo una importante carica batterica ma i residui di tensioattivi, ossia detersivi, provenienti da uno scarico abusivo probabilmente sversato nei giorni precedenti.

Non è la prima volta, dunque, che il Dipartimento provinciale di Vibo Valentia collabora con i comuni segnalando l’importanza di attenzionare i fossi che portano a mare dove, evidentemente, il fenomeno dello sversamento abusivo continua; conclusa l’indagine tecnico-scientifica dell’Arpacal, l’attività investigativa per scoprire i responsabili di questa tipologia di illecito ambientale, al Pennello così come sarà per il fosso Tomarchiello, proseguirà nelle mani delle istituzioni competenti ad operare in termini di polizia giudiziaria.

Acque costiere: fioritura algale a Pizzo, Arpacal scrive alla capitaneria di porto

Il servizio tematico Acque del Dipartimento provinciale Arpacal di Vibo Valentia, diretto dal dr. Clemente Migliorino, ha trasmesso ieri alla Capitaneria di Porto di Vibo Valentia gli esiti dei controlli eseguiti su segnalazioni di emergenza della Guardia Costiera in merito all’alterazione del colore delle acque sulla costa di Pizzo Calabro.

In seguito “all’intervento effettuato su vostra segnalazione in data 21 luglio – scrive Arpacal alla Capitaneria di Porto – e all’attività di indagine tecnico-analitica condotta per sospetta fioritura algale sull’area in oggetto, trasmettiamo le relative certificazioni analitiche. Quest’ultime in riscontro all’analisi batteriologica, condotta al fine della ricerca di eventuali indicatori di contaminazione fecale impattanti sulle acque di balneazione e all’indagine microscopica effettuata anche per ricerca di microalghe potenzialmente tossiche”.

Le acque di superficie campionate a mare dai tecnici del Servizio Acque del Dipartimento di Vibo dell’Arpacal, si riferiscono ai seguenti punti: fronte sede Locamare CP-Pizzo Calabro, Stazione FF.SS. , Porticciolo, 1 Km Sud Angitola.

“Le acque di balneazione, che in atto al controllo venivano interessate dal fenomeno – scrive il tematico Acque del Dipartimento di Vibo dell’Arpacal – presentavano tutte una colorazione giallo- verdastra. La temperatura delle acque rilevata era compresa tra i 27 ed i 29°C, quasi pari a quella dell’aria. Non si evidenzia all’analisi alcuna contaminazione fecale in atto al controllo. L’indagine microscopica ha confermato una fioritura algale di Pyramimonas spp (classe Prasinoficee), specie ampiamente diffusa nei mari italiani la cui tossicità non risulta essere segnalata. Presenti anche Dinoficee, Diatomee ed alcuni aggregati mucillaginosi”. 

“Dalle segnalazioni registrate – continua Arpacal - il fenomeno di bloom algale avrebbe avuto già inizio nei giorni precedenti il campionamento. Veniva infatti riscontrata un’abbondante presenza della stessa specie nel campione del 14 luglio scorso da noi effettuato, in località “Torrente Quercia” di Pizzo Calabro. Venivano riscontrati in atto al controllo altresì, schiume di colore biancastro, frammenti di legno e plastica, che in aggregazione formavano delle scie. Le correnti ed il vento risultavano favorire lo spostamento verso la costa, ed i rifiuti venivano infatti spiaggiati”.

Balneazione: punto Malfarà a Pizzo torna conforme, ma le criticità permangono

“Le acque del fosso Malfarà, seppure le risultanze analitiche evidenziano un’importante diminuzione del valore di contaminazione fecale, rispetto ai dati precedenti, continuano a rappresentare una potenziale fonte di pressione per le acque marine adibite alla balneazione”.

È quanto ha scritto questa mattina il dipartimento provinciale Arpacal di Vibo Valentia, diretto da Clemente Migliorino, alla Commissione straordinaria che amministra il Comune di Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia, comunicando l’esito dei controlli suppletivi delle acque di balneazione sul punto denominato Malfarà, e controlli batteriologici sull’omonimo fosso che sfocia nelle vicinanze.

Le analisi suppletive del 21 luglio scorso, infatti, hanno dato esito di conformità con i valori degli enterococchi intestinali e l’escherichia coli rientrati sensibilmente nei limiti previsti dalla normativa.

“Inoltre – scrive il Dipartimento Arpacal alla Commissione Straordinaria di Pizzo - si comunica che nella stessa data è stato effettuato anche un campionamento per la verifica di tipo batteriologica delle acque superficiali del fosso in località Malfarà, di fronte lo specchio acqueo marino. Gli esiti di laboratorio hanno evidenziano quanto di seguito: Enterococchi intestinali 2100 (MPN/100 ml ) ed Escherichia coli 2300 (MPN/100 ml)".

I risultati dei controlli batteriologici sul fosso Malfarà, quindi, dimostrano che la criticità, seppure notevolmente diminuita (le precedenti risultanze analitiche davano valori superiori ai 24000) con le attività di controllo che il Comune ha svolto sul fosso, continua a permanere. “Si coglie l’occasione – conclude Arpacal -  dell’evidente necessità di pulizia del fosso”.

Balneazione: un punto non conforme a Pizzo Calabro

Il Servizio tematico Acque del dipartimento provinciale di Vibo Valentia ha informato il Comune di Pizzo Calabro (Vv), la Regione Calabria ed il Ministero della Salute, che “le analisi, relative al campione eseguito in data 14/07/2020, delle acque destinate alla balneazione avente codice con denominazione “Lido Malfarà”, hanno dato esito non conforme”.

I risultati, in particolare, sono: Enterococchi intestinali >2000 (valore limite 200) ed Escherichia coli >2000 (valore limite 500).

“Pertanto – scrive Arpacal al Comune di Pizzo - si invita ad attuare tutte le misure atte all’individuazione e all’eliminazione delle cause dell’inquinamento in atto e quant’altro previsto dalla normativa vigente per la gestione dell’evento a tutela della salute dei bagnanti”.

Balneazione: punto non conforme nel Vibonese

Il servizio tematico Acque del Dipartimento provinciale di Vibo Valentia dell’Arpacal ha trasmesso questa mattina al sindaco del Comune di Nicotera l'esito delle analisi delle acque di balneazione effettuate il 9 giugno scorso che ha dato esito di non conformità rispetto ai parametri previsti dal decreto legislativo 116 del 2008.

Il punto interessato dalla non conformità è denominato “200 metri a destra Fiume Mesima” ed è appunto ricadente nel comune di Nicotera. I valori riscontrati indicano uno sforamento del parametro Escherichia coli pari a 1550 UFC/100 ml. (valore limite 500) e degli Enterococchi intestinali a 580 UFC/100 ml. (valore limite 200).

“Sebbene l’area risulti essere sottoposta ad ordinanza di divieto n. 32 del 04.07.2013 – aggiunge il Dipartimento di Vibo dell’Arpacal nella lettera inviata al Comune di Nicotera, Regione Calabria ed al Ministero della Salute - si richiama alla gestione delle acque di balneazione ai sensi della normativa vigente in materia, adottando anche adeguate misure nel caso di rifiuti con riferimento a quanto previsto dalla parte IV del D.lgs. 152/2006 e s.m.i.”.

Lockdown e qualità dell'aria: studio Arpacal sugli effetti in Calabria

"Abbiamo voluto contribuire attraverso uno studio ragionato dei dati della nostra rete regionale della qualità dell’aria nonché di quelli satellitari, come faremo in SNPA anche con il progetto Pulvirus in partnership con ENEA ed Istituto Superiore di Sanità, per ragionare quanto l’emergenza coronavirus possa aver inciso sulla qualità dell’aria in Calabria”.

E’ quanto dichiarato dal Direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra, in merito allo studio che i tecnici dell’Agenzia hanno realizzato per valutare gli effetti che la misura di lockdown imposta dal Governo nazionale prodotti sulla qualità dell’aria in Calabria, ed eventualmente quale correlazione ci sia tra le misure di limitazione introdotte e i valori di concentrazione registrati.

Nel documento – consultabile da questa mattina sul sito web dell’Arpacal - sono stati analizzati i dati di qualità dell’aria di PM10 e Biossido di azoto (NO2), al fine di valutare la variazione della loro concentrazione a seguito del rispetto delle misure restrittive che hanno comportato una diminuzione del traffico veicolare. Sono stati analizzati i dati registrati nel primo quadrimestre del 2020, confrontandoli con quelli registrati nello stesso periodo del triennio 2017-2019; come è noto, infatti, in Calabria la qualità dell’aria viene monitorata attraverso la rete regionale costituita da 20 stazioni fisse posizionate sull’intero territorio secondo il Programma di Valutazione (PdV) approvato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM).

Dopo un’analisi attenta dei dati acquisiti, suffragata da una serie di tabelle esplicative, i tecnici autori dello studio - Dr.ssa Claudia Tuoto, Dirigente Servizio tematico “Aria” del Dipartimento provinciale di Cosenza, CPS Esperto Emilio Centorrino e Dott. Pasquale Crea del Servizio tematico “Aria” del Dipartimento provinciale di Reggio Calabria – giungono alla conclusione che “i dati registrati dalla rete di monitoraggio della qualità dell’aria mostrano, nel periodo interessato dal lockdown, una generale riduzione della concentrazione di NO2. Non è stata evidenziata alcuna variazione sostanziale della concentrazione di PM10 tra il periodo prima del lockdown e quello del lockdown. Una possibile spiegazione di questo andamento va ricercata nel fatto che PM10 e NO2 hanno origine e caratteristiche differenti, infatti mentre per il biossido di azoto la fonte prevalente è il traffico veicolare, per il PM10 la sorgente primaria è da attribuire al riscaldamento. Questa fonte di emissione, durante il periodo di contenimento, non è stata mai interrotta anzi con la maggiore permanenza delle persone nelle abitazioni le emissioni provenienti dal riscaldamento domestico potrebbero essere anche aumentate rispetto agli anni precedenti”.

In parallelo, lo studio Arpacal ha acquisito anche informazioni da un punto di osservazione in più, a comprova di quanto i tecnici dei Servizi tematici Aria hanno già evidenziato. Il centro regionale Geologia e Amianto, infatti, ha elaborato una serie di dati acquisiti dal TROPOMI (TROPOspheric Monitoring Instrument), uno strumento installato a bordo del satellite Sentinel 5P messo in orbita dall'Agenzia spaziale europea (ESA) con lo specifico compito di rilevare i diversi inquinanti atmosferici su scala globale.

Da questa seconda parte dello studio – realizzata dalla dr.ssa Teresa Oranges, direttore del Centro regionale Geologia e Amianto, e dal dr. Luigi Dattola,geologo dello stesso centro - è emerso che anche per la Regione Calabria, pur in assenza di un importante tessuto industriale, nel periodo di lockdown si sono osservate riduzioni della concentrazione di Biossido di azoto nei centri urbani, nella Piana di Gioia Tauro e nell’area dello Stretto di Messina.

Il sistema Tropomi, infatti, acquisisce informazioni sulla colonna atmosferica utilizzando le lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico che vanno dall’ultravioletto all’infrarosso, consentendo di rilevare la presenza di aerosol e gas in traccia che possono influire sulle condizioni climatiche e sulla qualità dell’aria. La sua prospettiva di osservazione, diversa dalla rete regionale della qualità dell’aria, contribuisce a migliorare il quadro conoscitivo del territorio.

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Calabria, inverno meno piovoso rispetto alla media 1960-2020

“Le precipitazioni registrate in Calabria dal mese di ottobre 2019 al mese di marzo 2020 (autunno-inverno 2019-2020) sono state inferiori ai valori medi: in particolare nell’inverno 2020 (coincidente in pratica con il primo trimestre 2020) sono stati registrati valori particolarmente bassi, soprattutto nei mesi di gennaio e febbraio”.

È il risultato al quale è giunto il Centro funzionale Multirischi dell’Arpacal in un report sull’andamento delle piogge – pubblicato oggi sul sito web dell’Agenzia ambientale calabrese - dopo aver considerato i dati registrati dal 1960 al 2020 dalla rete pluviometrica regionale.

Il report – realizzato dall’ing. Loredana Marsico con la supervisione del direttore del Centro Multirischi, Ing. Eugenio Filice – evidenzia un calo nel quantitativo di precipitazioni medie ed anche un calo nel numero di giorni piovosi nella stagione 2019-20 (52 rispetto a 60) . Anche l’inverno, ossia il primo trimestre 2020, segna un calo nelle precipitazioni e nei giorni piovosi (20 su 30).

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