Accusati di omicidio, due fratelli arrestati nel vibonese

Nelle prime ore di oggi (5 Giugno), nella frazione Monsoreto di Dinami (VV), i carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, hanno tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Palmi (RC) su richiesta della locale Procura della Repubblica, due persone.

 A finire in manette sono stati i fratelli Daniele e Giuseppe Matalone, rispettivamente di 27 e 30 anni.

I due sono ritenuti responsabili dell’omicidio a colpi d’arma da fuoco di Michele Franzé, avvenuto il 9 Gennaio 2014 presso la sua abitazione rurale sita in Contrada Salice nel Comune di Galatro (RC).

I provvedimenti cautelari rappresentano l’epilogo di una complessa attività d’indagine, condotta dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, sotto la costante direzione della Procura della Repubblica di Palmi

Gli arrestati sono figli di Filomena Sirgiovanni, di 51 anni. La donna sarebbe stata legata da una relazione sentimentale con la vittima. I due fratelli sono accusati di concorso in omicidio, aggravato dalla premeditazione e di detenzione e porto illegale di arma da fuoco in concorso.

Le indagini, che si sono avvalse di intercettazione telefoniche ed ambientali, nonché delle escussioni di numerosi testimoni, avrebbero permesso di accertare, quale movente del delitto, l’esistenza di dissidi tra gli indagati e la vittima. Dissidi acuitisi nel periodo antecedente all’omicidio e legati, anche, alla decisione di Franzé di non elargire più denaro in favore del nucleo familiare della donna.

Nel corso delle investigazioni, i carabinieri hanno raccolto numerose prove che collocherebbero i due indagati nel luogo dell’omicidio in un arco temporale compatibile con l’ora del delitto.

 Inoltre, la  verifica delle dichiarazioni rese dai testimoni e l’analisi del contenuto delle intercettazioni, avrebbe permesso agli investigatori di smascherare il piano elaborato dagli indagati per costruirsi falsi alibi. In  particolare, i fratelli Matalone avrebbero tentato di giustificare le tracce di polvere da sparo, rinvenute sui loro indumenti poco dopo l’omicidio, con una battuta di caccia effettuata il giorno prima.

Inoltre, per confutare l’ipotesi investigativa secondo cui i colpi di arma da fuoco diretti verso il Franzè potevano aver investito anche l’assassino, Daniele Matalone, per giustificare una ferita alla fronte avrebbe riferito di essersela procurata a seguito di un incidente sul lavoro occorsogli il giorno precedente all’omicidio. Nonostante i tentativi messi in atto per allontanare i sospetti, i militari sarebbero riusciti a dimostrare  l’infondatezza degli alibi addotti dai presunti responsabili.

Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati tradotti presso la casa circondariale di Vibo Valentia, in attesa di essere sottoposti ad interrogatorio di garanzia.

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Nascondeva in bagno una pistola e numerose munizioni, arrestato

I carabinieri della Stazione di Gioia Tauro, col supporto dei colleghi del Nucleo cinofili dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, Fabio Manolo Cosoleto, di 46 anni, pregiudicato del luogo, per detenzione illecita di armi comuni da sparo clandestine, detenzione abusiva di munizionamento e ricettazione.

I militari, nel corso di una serie di perquisizioni che hanno interessato alcune aree della municipalità gioiese, giunti all’interno dell’abitazione di Cosoleto hanno rinvenuto, abilmente occultata nel bagno, una pistola marca Glock mod. 19 cal. 9X21 con matricola punzonata, un caricatore per pistola da 15 colpi, un caricatore per pistola da 30 colpi, nonché munizionamento vario cal. 9X21 per un totale di 115 cartucce. L’arma, che al momento del rinvenimento era avvolta in un panno, ben oleata ed in ottimo stato di conservazione, è stata sottoposta a sequestro assieme alle munizioni per essere successivamente trasmessa al Ris di Messina per gli accertamenti balistici del caso.

L’arrestato, già pregiudicato per reati contro la persona ed il patrimonio, al termine degli adempimenti di rito, è stato associato presso la casa circondariale di Palmi.

Nascondeva in bagno una pistola e numerose munizioni, arrestato

I carabinieri della Stazione di Gioia Tauro, col supporto dei colleghi del Nucleo cinofili dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, Fabio Manolo Cosoleto, di 46 anni, pregiudicato del luogo, per detenzione illecita di armi comuni da sparo clandestine, detenzione abusiva di munizionamento e ricettazione.

I militari, nel corso di una serie di perquisizioni che hanno interessato alcune aree della municipalità gioiese, giunti all’interno dell’abitazione di Cosoleto hanno rinvenuto, abilmente occultata nel bagno, una pistola marca Glock mod. 19 cal. 9X21 con matricola punzonata, un caricatore per pistola da 15 colpi, un caricatore per pistola da 30 colpi, nonché munizionamento vario cal. 9X21 per un totale di 115 cartucce. L’arma, che al momento del rinvenimento era avvolta in un panno, ben oleata ed in ottimo stato di conservazione, è stata sottoposta a sequestro assieme alle munizioni per essere successivamente trasmessa al Ris di Messina per gli accertamenti balistici del caso.

L’arrestato, già pregiudicato per reati contro la persona ed il patrimonio, al termine degli adempimenti di rito, è stato associato presso la casa circondariale di Palmi.

Rinvenuta una piantagione marjiuana di oltre 15 mila piante, un arresto. (VIDEO)

Nella giornata di lunedì 29 maggio u.s., a Gioia Tauro (RC), in località Bosco Sovereto, i Carabinieri dell’Aliquota Operativa – N.O.R. della Compagnia di Gioia Tauro, unitamente a quelli della Stazione di Rizziconi, hanno tratto in arresto in flagranza di reato A. G. (di 38 anni), incensurato di Rosarno (RC), per il reato di produzione e coltivazione di un ingente quantitativo di Marijuana.

In particolare, all’alba di lunedì, i militari della Compagnia di Gioia Tauro, insospettiti da giorni dal forte odore di marjiuana proveniente da quell’area rurale, soprattutto durante le ore mattutine e serali, hanno deciso di intraprendere un servizio di osservazione finalizzato all’individuazione di un ipotetico sito di produzione dell’illecita sostanza.

Dopo circa due ore di appostamento, i militari hanno notato un uomo corpulento, in quel momento non ancora identificato, che, a bordo di un furgone bianco, accedeva ad un podere di proprietà comunale all’interno del quale vi erano circa 6 serre. Così i Carabinieri, allarmati dall’insolita ed ingiustificata presenza di quell’uomo nel terreno, hanno deciso di accedere al podere per ispezionarlo e, una volta giunti, hanno sorpreso l’uomo intento ad irrigare ben 3 serre di circa 1000 mq ognuna, contenenti un enorme quantitativo di piante di canapa del tipo olandese nana (oltre 15000 piante per altrettanti kilogrammi), alte circa 1 metro ed in pieno stato vegetativo, in grado di fruttare illeciti profitti sino ad un importo superiore ad 1,5 milioni di euro.

Al momento dell’intervento dei militari, all’interno delle serre, completamente coperte e quindi non visibili né dall’alto né dall’esterno, è stato rinvenuto un sofisticato impianto di irrigazione, perfettamente funzionante e ad attivazione manuale. Nelle immediate vicinanze, invece, all’interno di un casolare, è stato recuperato del materiale per l’essiccamento e per il taglio delle piante, che è stato chiaramente repertato e sottoposto a sequestro probatorio. Pertanto, data la flagranza, l’ uomo è stato tratto in arresto e tradotto presso la Casa Circondariale di Palmi in attesa della convalida a disposizione dell’A.G.

Le piante, invece, previa campionatura, sono state distrutte sul posto mentre i campioni prelevati saranno trasmessi al RIS di Messina per le analisi tossicologiche.

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Il Garante per l’Infanzia e Adolescenza della Regione Calabria Antonio Marziale sul film di Jonas Carpignano che a partecipato al Festival di Canes

“I riflettori del Festival di Cannes sul film di Jonas Carpignano dedicato ai bambini della Ciambra di Gioia Tauro giungono nel momento storico in cui le istituzioni, mai come oggi, hanno concentrato la loro attenzione sul quartiere simbolo del più autentico degrado urbano e sociale, grazie al determinato e sensibile intervento del Prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, dopo la denuncia da me fatta, convintamente e continuamente sostenuto nella sua azione dal quotidiano Gazzetta del Sud”.

A dirlo, è il Garante per l’Infanzia e Adolescenza della Regione Calabria Antonio Marziale che aggiunge: “Se il qualificato pubblico di Cannes è stato emotivamente coinvolto dalla proiezione del film, si immagini quale sentimenti di pietà e rabbia può aver suscitato il sopralluogo delle istituzioni sul luogo, nel vedere stuoli di bambini disinvoltamente scorrazzare tra tonnellate di rifiuti e detriti, come fossero giostre di Disneyland – spiega Marziale – e dormire in case letteralmente invase da magma fognario. Una realtà, che difficilmente la macchina da presa può catturare nella sua più intima miseria. Nei giorni scorsi, il Prefetto ha convocato una riunione allo scopo di individuare iniziative urgenti volte alla risoluzione delle più impellenti problematiche di carattere igienico sanitario, cui ha partecipato, tra gli altri, il Dirigente della Protezione Civile Regionale, Carlo Tansi che ho sentito telefonicamente – afferma ancora il Garante – e ringrazio perché nelle sue parole ho nitidamente avvertito una determinazione totale a fronteggiare le difficoltà che la sfida comporta e che il massimo rappresentante del Governo sul territorio, Michele di Bari, ha detto di voler vincere a tutti i costi, in nome e per conto di quei bambini che hanno il sacrosanto diritto di conoscere lo Stato nei suoi servizi più elementari. Proprio questo è il punto –aggiunge Marziale –: i bambini e i loro diritti ad essere integrati ad una civiltà che non è loro estranea, perché sono cittadini di Gioia Tauro, cittadini d’Italia e d’Europa”.

“Ma, nel corso dell’ultimo anno – evidenzia ancora il Garante – una sfida è stata più o meno vinta, perché mai, come nella stagione scolastica in corso, la dispersione scolastica è stata contenuta, frutto di un’intesa raggiunta da me raggiunta con l’Amministrazione comunale in carica nel luglio 2016, che ha provveduto ad inviare un pulmino con assistenti sociali a bordo per registrare le assenze e le presenze. Un servizio interrottosi per pochi giorni in quanto non era stato saldato il premio assicurativo del mezzo, che ho provveduto a coprire con i fondi del mio Ufficio”.

Aggiunge Marziale: “Dai dati forniti dalle autorità scolastiche al comandante della Polizia Municipale, Angelo D’Ascola, risultano infatti due bambini interessati al fenomeno della dispersione su una popolazione scolastica di 62 minorenni. Soltanto la scuola può permettere ai bambini di fronteggiare anche la cultura degli adulti di riferimento, certamente non avulsi da responsabilità e che poco hanno fatto per risollevarsi dalla situazione. Laddove ci sono bambini – conclude – si ha il dovere di non sfuggire alle proprie responsabilità. L’avere ratificato la Dichiarazione ONU sui Diritti del Fanciullo impone al nostro Paese una presa di coscienza scevra da giustificazionismi di sorta, quelli da cui è rifuggito mirabilmente il Prefetto di Bari. Lontano dal voler fare inutili e sterili polemiche, ma mai si era visto un Prefetto girare alla Ciambra, mai un Questore, come Raffaele Grassi, mai un Garante, sintomo di una congiuntura storica che vede uomini impegnati in ruoli diversi e uniti nel comune intento di tramutare i diritti dei Minori in azioni concrete e non lasciarli come inchiostro prigioniero della carta”.

 

Armi e droga, in arresto un uomo ed i suoi due figli

Nella mattinata di ieri 16 maggio 2017, a Rizziconi (RC), in Contrada Bosco Selvaggio Olmolongo s.n.c., al termine di un servizio mirato di controllo del territorio disposto dalla Compagnia CC di Gioia Tauro (RC) e finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati in materia di armi e sostanze stupefacenti, i Carabinieri della Stazione di Gioia Tauro in stretta sinergia con personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, G. G. (53 anni), ed i figli G. M. (26 anni) e G. G. (21 anni), tutti originari del luogo ed ivi residenti, perché ritenuti responsabili del reato di detenzione illecita di arma comune da sparo clandestina e relativo munizionamento, nonché dei reati di ricettazione e detenzione di sostanze stupefacenti.

In particolare, i militari operanti a seguito di un’accurata e prolungata perquisizione domiciliare effettuata presso l’abitazione degli uomini hanno rinvenuto, abilmente occultati all’interno di alcune pertinenze della loro proprietà e di autovetture a loro intestate, un revolver marca Smith & Wesson 357 magnum con matricola abrasa, una pistola di fabbricazione ceca cal. 6.35 completa di caricatore con 6 cartucce e con matricola abrasa, nonché un totale di kg. 1,3 di marijuana, suddiviso in diverse confezioni.

Al termine delle operazioni di polizia giudiziaria, dati i gravi elementi indizianti a loro carico, i tre soggetti sono stati quindi tratti in arresto e messi a disposizione del P.M. di turno presso la Procura di Palmi che ne ha disposto l’immediata associazione presso la Casa Circondariale di Palmi (RC) in attesa della convalida. Le armi, le munizioni e la sostanza stupefacente sono state sottoposte a sequestro in attesa dell’effettuazione delle successive analisi balistiche e biologiche da parte del R.I.S. di Messina.

 

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Quarantenne "scippa" 2800 euro mentre era in fila alla Posta, arrestato

Nella giornata di ieri 15 maggio 2017, a Gioia Tauro (RC) i militari della locale Stazione Carabinieri, in collaborazione con personale del Commissariato di P.S. di Gioia Tauro, hanno deferito in stato di libertà M.R., incensurato trentanovenne del luogo, poiché resosi responsabile di un furto con strappo commesso ai danni di un impiegato dell’ufficio postale ubicato in via Sicilia, nel pieno centro della città.

In particolare, intorno alle 13.45 circa di ieri, a seguito di una chiamata pervenuta al pronto intervento, le pattuglie del locale commissariato di P.S. e della Compagnia Carabinieri diretta dal Tenente Gabriele LOMBARDO, sono intervenuti presso l’ufficio postale centrale poiché un dipendente aveva segnalato una rapina consumata poco prima da parte di un ignoto individuo. Gli equipaggi, giunti sul posto, hanno immediatamente constatato che un soggetto, in quel momento non ancora identificato, mentre si trovava in fila in attesa di essere servito, approfittando di un attimo di distrazione di un dipendente, gli aveva strappato dalle mani la somma contante di euro 2800 circa dandosi immediatamente alla fuga a piedi facendo perdere le proprie tracce.

In poco tempo, dunque, gli operanti sono riusciti a rintracciare l’autovettura a lui in uso, parcheggiata non molto distante dall’ufficio postale e, dopo una serie di accertamenti di polizia giudiziaria, consistiti nell’analisi delle immagini estrapolate dal sistema di video - sorveglianza interno all’ufficio postale e nell’escussione di alcuni testimoni, sono riusciti a risalire all’identità del reo. Scattate le ricerche, l’autore dello scippo, vistosi ormai braccato, ha spontaneamente deciso di presentarsi presso il Comando Stazione dei Carabinieri, accompagnato dal proprio avvocato di fiducia, ammettendo da subito le proprie responsabilità. 

 

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Operazione “U Patri Nostru” sequestrato patrimonio del valore di 28 milioni di euro (VIDEO)

Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio CalabriaDirezione Distrettuale Antimafia, le Fiamme Gialle del locale Comando Provinciale, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata hanno eseguito, nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Roma, un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata disposta, nei confronti dell’imprenditore edile vibonese RESTUCCIA Angelo, l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’intero patrimonio aziendale di n. 4 imprese commerciali, delle rispettive quote societarie, di n. 27 immobili (appartamenti, locali commerciali, terreni), di svariati rapporti finanziari e assicurativi, il tutto per un valore stimato pari a circa 28 milioni di euro.

Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle attività investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza, da cui è emerso che l’imprenditore – sebbene abbia riportato solamente condanne per fatti di modesta entità (violazioni fiscali e alla normativa sul lavoro), peraltro risalenti – è da tempo colluso con la ‘ndrangheta, avendo avviato ed accresciuto le proprie attività grazie agli appoggi delle cosche “Piromalli” e “Mancuso” operanti rispettivamente nei territori di Gioia Tauro (RC) e Limbadi (VV) e legate da accordi e cointeressenze economiche, così come si ricava dalle evidenze giudiziarie del processo cd. “Tirreno” e, da ultimo, del processo cd. “Mediterraneo”. Tale rapporto sinallagmatico, risalente ai primi anni Ottanta, ha consentito all’imprenditore di prosperare e, nel contempo, ha favorito gli interessi dei sodalizi mafiosi, rafforzandone le capacità operative e di controllo del territorio.

La figura di RESTUCCIA Angelo è inizialmente emersa nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Bucefalo”, condotta dai predetti Reparti delle Fiamme Gialle e conclusasi con l’esecuzione, nel corso del 2015, di provvedimenti cautelari personali e patrimoniali nei confronti di n. 11 soggetti, tra cui il noto imprenditore ANNUZIATA Alfonso cl. 43. In quel contesto era emerso lo storico legame tra quest’ultimo ed i componenti di vertice della cosca “Piromalli” – da Don Peppino cl. 21 fino a Pino PIROMALLI cl. 45 – e come lo stesso si fosse prestato “(…) da oltre venti anni, volontariamente e consapevolmente, al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della predetta cosca, così creando e sviluppando, nel tempo, solide cointeressenze economiche, accompagnate da ingenti investimenti commerciali nel territorio di Gioia Tauro (un esempio per tutti la realizzazione del parco commerciale ANNUNZIATA). ANNUNZIATA, in definitiva, è da ritenere partecipe della cosca PIROMALLI, rappresentandone (…) il «cuore imprenditoriale»”. Attraverso le indagini svolte era stato possibile accertare che nella realizzazione del “Parco Commerciale Annunziata” di Gioia Tauro (RC) erano state impiegate diverse imprese legate, direttamente o indirettamente, a cosche di ‘ndrangheta. L’assegnazione 2 dei lavori, infatti, era una prerogativa esclusiva della cosca “Piromalli”, tanto da rappresentare uno dei motivi scatenanti la storica rottura dei rapporti tra la citata famiglia e la cosca “Molè”, le più potenti della piana di Gioia Tauro, storicamente legate da vincoli economici e di sangue.

In questo contesto, la RESTUCCIA COSTRUZIONI S.p.a. – gestita ed interamente riconducibile a RESTUCCIA Angelo – ha realizzato una consistente parte dei lavori edili, ovvero la struttura prefabbricata adibita a nuova sede dell’“ANNUNZIATA S.r.l.”, oltre a due capannoni ed un fabbricato che insistono all’interno del parco commerciale. Le investigazioni svolte, corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno inoltre consentito di appurare come “…don Angelo Restuccia…” non solo conoscesse da tempo i vertici della cosca “Mancuso”, ma li frequentasse e si rapportasse con loro, attraverso un rapporto duraturo e sinallagmatico tale da produrre reciproca collaborazione e reciproci vantaggi, aventi ad oggetto il comune interesse alla realizzazione di opere edili - sia pubbliche che private - nel territorio calabrese. RESTUCCIA Angelo è quindi un esempio emblematico di “imprenditore mafioso”, che ha instaurato con la 'ndrangheta, tanto reggina quanto vibonese, un rapporto interattivo fondato su legami personali di fedeltà e orientato ad un vantaggio economico, avendo certamente tratto dall'attiguità agli ambienti criminali un beneficio per la propria attività imprenditoriale. Una volta delineato il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto, l’attività investigativa si è concentrata, poi, sulla ricostruzione del complesso dei beni di cui RESTUCCIA Angelo e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, nell’arco temporale intercorrente dal 1985 al 2017, accertando, non solo la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, ma, soprattutto, il ruolo di imprenditore “mafioso” che lo stesso ha rivestito nel tempo, tanto da poter sostenere che il patrimonio accumulato altro non sia che il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite e, nella specie, dell’attività delittuosa di cui all’art. 416-bis c.p.. Si è appurato infatti, che la "corporate governance" sistematicamente illecita abbia alterato nel tempo le attività economiche riconducibili alla famiglia RESTUCCIA, snaturandone la loro ipotetica origine lecita, e trasformandole quindi - quale "frutto di attività illecita" - in altre entità economiche distinte dalle precedenti.

Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con l’odierno provvedimento, il sequestro di prevenzione sui seguenti beni riconducibili a RESTUCCIA Angelo:

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