Sicurezza sul lavoro, D’Ettore (CI): “Serve un patto con le imprese”

«L’Italia è indietro di molti anni».

Lo ha detto, ieri, l’onorevole e coordinatore regionale per la Calabria di ‘Coraggio Italia’ Felice Maurizio D’Ettore intervenendo in Parlamento a margine dell'Informativa del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

«Da gennaio a ottobre 2021 – ha aggiunto D’Ettore -  sono calcolati 1017 morti sui luoghi di lavoro. Una cifra tragica, che fa paura e che ci induce a mettere a tacere il momento dei proclami e della retorica ma non deve esimerci dal sottolineare che il nostro Paese è in ritardo e deve fornire risposte chiare e celeri su una questione e un tema di civiltà».

D’Ettore ha anche sottolineato che «ricordare i morti è dovuto e molto doloroso, ma ricordarli significa, in particolare, assunzione immediata di impegni del Parlamento e del Governo.

In Italia siamo ancora carenti di uno Statuto sulla sicurezza complessiva del lavoro. Abbiamo solo una produzione normativa complessa che si affastella di momento in momento.

Bene ha fatto il ministro a richiamare i principi costituzionali di tutela della salute e della personalità umana, ma non basta perché non si traducono  in norme concrete di prevenzione e sicurezza».

Da qui la proposta. «Ci vuole  - ha suggerito D’Ettore - un Patto con le imprese, con tutte le organizzazioni dei lavoratori  e delle imprese che si fondi su valori condivisi da recepire in norme  concrete. Ecco perché diciamo “no” ai meri  impegni che restano lettera morta e non trovano attuazione».

D’Ettore ha ribadito l’assenza di norme vere. «Siamo ancora all’articolo  2087 del codice Civile. Sicuramente una norma importante e significativa, che ha fatto da guida e da cui si è dipanata anche una giurisprudenza creativa che ha ordinato il sistema; -  ma non basta.

Sento, tuttavia, di esprimere fiducia agli accenni propositivi del Ministro ed a spunti che devono trovare specifica diciplina da affiancare alla riforma dell’apparato repressivo.

Chi vuole accedere ai benefici dei Bonus deve assumere l’impegno di garantire la massima sicurezza sui posti di lavoro perché l’investimento sul lavoro deve trasformarsi in investimento di impresa.

 E molte imprese sono pronte e rispettano le regole ma richiedono un quadro normativo chiaro e di pronta applicazione ed incentivi fiscali rispetto ai costi che devono assumere anche per la sicurezza e la prevenzione di rischi».

Poi ha concluso invitando il ministro e il Governo a rafforzare l’interlocuzione sulla materia con il Parlamento «perché è il momento del fare,  indipendentemente da quale parte guarda il ministro quando espone in aula, l’importante è che guardi agli interessi del Paese e dei lavoratori».

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Salute e sicurezza in agricoltura al centro di un incontro organizzato dall'Arsac

Nel pomeriggio dello scorso 28 ottobre, presso la sede dell’Ordine provinciale dei dottori agronomi e dottori forestali di Crotone, si è svolto un seminario informativo/formativo sul D. Lgs. 81/2008-Testo unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.

L’iniziativa è inserita nell’ambito del progetto “Contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura (Caporalato)” ed è stata organizzata dall’Arsac di concerto con la Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali della Calabria, allo scopo di promuovere un confronto sulle tematiche inerenti l’applicazione nelle aziende agricole della normativa in materia di salute e sicurezza.

I lavori sono stati aperti da Enzo Talotta, presidente dell’Ordine provinciale di Crotone e seguiti da una relazione di Davide Colace, funzionario dell’Arsac, che ha inquadrato il seminario all’interno del complesso di attività che il Dipartimento agricoltura della Regione Calabria ha inteso delegare e finanziare all’Arsac, nell’ambito degli interventi in materia di “agricoltura sociale”.

Il cuore dell’iniziativa, comunque, è stata la relazione tecnico-giuridica di Franco Penna, del Centro Asac di Serra San Bruno (VV), autore della monografia “Salute e Sicurezza in agricoltura”, fornita a tutti i partecipanti, il quale ha diffusamente trattato il tema, concentrando l’attenzione sulle problematiche nell’ambito delle attività agricole.

I numerosi partecipanti hanno dimostrato di apprezzare l’impegno nella divulgazione del testo normativo, animando il seminario con interventi e domande sugli aspetti più delicati e controversi di un insieme di prescrizioni, l’applicazione dei quali, spesso, comporta complicazioni burocratiche, per cui è sempre più impellente una generale risoluzione dei “conflitti” tra l’azienda e gli enti deputati ai controlli in materia, in un contesto di processi produttivi caratterizzati da standard qualitativi sempre maggiori.

Come corollario alla partecipazione, i professionisti agronomi-forestali, della provincia di Crotone, hanno potuto beneficiare degli appositi crediti formativi ed, ovviamente, dell’attestato di partecipazione rilasciato dall’Arsac.

Il ricordo di Marcinelle ed il monumento ai caduti sul lavoro

In Italia, proprio in ricordo di quella immane tragedia dove morirono 262 persone, 136 delle quali italiane ed una di loro calabrese di Piscopio (Vv) il giorno 8 agosto di ogni anno si celebra la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.

La tragedia scaturì sicuramente da un errore umano, ma la prevenzione e le norme di sicurezza in quella miniera erano quasi inestitenti.

L'addetto di turno, di sua iniziativa, caricò l’ascensore fermo nel pozzo di aerazione della cava belga alla profondità di circa 975 metri con vagoncini pieni di carboni. Il cattivo funzionamento del freno di un vagoncino vuoto, bloccò l'ingresso di quelli pieni. L'ascensore si mise in corsa bruscamente senza che l’addetto potesse bloccarlo.

Nella corsa di risalita i vagoncini sporgenti dal corpo dell'ascensore tranciarono la condotta d'olio di pressione, i fili telefonici e due cavi dell'alta tensione, oltre alle condotte dell'aria compressa.

S’innesco, quindi, un incendio di vaste proporzioni ed i minatori  privi dei necessari D.P.I.(Non avevano in dotazione la maschera antigas) morirono, come fu accertato dalle indagini, alcuni per le ustioni, altri per soffocamento.

Tutti i rappresentanti istituzionali a cominciare dal capo dello Stato, hanno sottolineato l'importanza della sicurezza sul mondo del lavoro.

Ancora, nonostante l'emanazione di nuove norme e l'accresciuta sensibilità su un tema così importante, gli incidenti sono tantissimi.

La Calabria, una delle regioni con maggior numero di emigrati per motivi di lavoro, ha pagato un tributo enorme con le sue numerosissime vittime. Non c'è paese che non ne abbia avuto una o abbia avuto persone con invalidità permanenti. Non solo Piscopio, ma anche Filogaso ha avuto le sue vittime (alcune nel lontano Canada, altre a Torino).

Anni or sono, da assessore, proposi l'edificazione di un monumento per i caduti sul lavoro. Le ristrette casse comunali o la poca sensibilità politica su questo tema o entrambe non hanno consentito di realizzare l'opera, ma si riuscì a dedicare una lapide su uno dei lati del monumento ai caduti in guerra. L’accostamento, se si riflette bene, è significativo.I morti in guerra sono dovuti alla barbarie umana, quelli sul lavoro ad un'altrettanta colpevolezza dell'uomo il cui unico credo è il guadagno e lo sfruttamento dei suoi simili. Credo, e lo dico da semplice cittadino e da esperto in sicurezza sul lavoro conoscendo le problematiche in tale campo, che tutti i comuni dovrebbero dedicare un monumento ai caduti sul lavoro non solo come ricordo del loro sacrificio, ma anche come monito costante per prevenire eventuali altri incidenti ed evitare nuove vittime.


*Ing.Nicola Iozzo - Esperto in sicurezza

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Esplosione ordigno a Fabrizia, Cgil: “Investire sulla sicurezza dei lavoratori”

“Questa mattina un pericoloso incidente ha coinvolto, loro malgrado, alcuni operai forestali dell’Azienda Calabria Verde, impegnati nel cantiere di Fabrizia nel lavoro di pulizia degli alvei dei corsi d’acqua. Nel mentre si bruciavano alcune sterpaglie, un ordigno, presumibilmente un residuo bellico risalente alla Seconda guerra mondiale presente nel sottosuolo, è esploso innescato dal calore del fuoco. La deflagrazione che ha investito gli operai, fortunatamente, non ha avuto conseguenze gravi: i sei lavoratori, 3 donne e 3 uomini, trasportati all’ospedale di Serra San Bruno, hanno riportato solo lievi e superficiali ferite. A loro va tutta la solidarietà della Flai-Cgil Calabria e della Flai di Vibo Valentia”.

È quanto affermano gli esponenti del sindacato Santino Aiello (segreteria regionale) e Battista Platì (segreteria provinciale) che aggiungono: “queste donne e questi uomini, insieme a tutti i loro colleghi forestali, al di là delle problematiche aziendali riferibili solo alla dirigenza, compiono giornalmente un importante e prezioso lavoro di pulizia, manutenzione e salvaguardia di un territorio molto fragile. Fatti come questi accaduti quest’oggi, però, al di là dell’imprevedibilità, servono per farci riflettere su quanto importante sia la sicurezza sul lavoro. Le insidie delle morti bianche sono sempre in agguato.

Per questo – precisano - riteniamo che investire sulla sicurezza dei lavoratori e sulla tutela della loro salute, non sia mai una scelta sbagliata. La loro vita e la loro salute devono essere protette dalle situazioni di pericolo che possono venirsi a creare sul posto di lavoro o durante l'adempimento delle mansioni lavorative. Auguriamo ai lavoratori coinvolti in questo incidente una pronta guarigione. A loro va tutta la vicinanza della nostra organizzazione”.

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