'Ndrangheta, tre centri d'accoglienza per migranti commissariati nel vibonese

C’è l’ombra della 'ndrangheta sui tre centri d'accoglienza migrati di Briatico, che si occupano di 700 richiedenti asilo.

Il prefetto di Vibo Valentia, Guido Longo, ha fatto scattare un’interdittiva antimafia a carico delle due cooperative che gestiscono i centri. Destinatarie del provvedimento sono la “Monteleone Servizi” e la “Monteleone 3.0 protezione civile”.

All’origine della decisione ci sarebbe un subappalto assegnato ad una società che sarebbe pesantemente condizionata da infiltrazioni della ’ndrangheta.

Di concerto con l’agenzia anticorruzione di Raffaele Cantone e con il ministro dell’Interno Marco Minniti, Guido Longo ha nominato commissario l’avvocato palermitano Rosario Di Legami, amministratore giudiziario che gestisce già diversi patrimoni sequestrati alle mafie.

Chiaravalle C.le, il sindaco: non aumenterà il numero di profughi ospitati

“Non è prevista l'apertura di nuovi centri di accoglienza profughi a Chiaravalle Centrale”. Lo ha dichiarato il sindaco, Mimmo Donato, smentendo seccamente le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni in città.

“A Chiaravalle - ha spiegato il primo cittadino - esiste già un Cas, un centro di accoglienza straordinaria, che ospita circa cento immigrati. Una struttura che, peraltro, opera alle dirette dipendenze della Prefettura di Catanzaro ed è gestita, senza suscitare particolari elementi di criticità o problemi, da una società privata. Al momento non abbiamo informazioni tali da poter confermare l'avvio di un secondo Cas nel centro abitato. Riteniamo, in ogni caso, che il numero di profughi attualmente ospitati a Chiaravalle Centrale abbia già raggiunto il livello massimo di sostenibilità, se commisurato alla popolazione residente”.

Il sindaco ha ribadito che “pur non avendo competenze dirette su questi centri di accoglienza, l'amministrazione comunale sta collaborando per agevolare il processo di integrazione di uomini, donne e bambini in fuga dalle guerre e dalla miseria”. C'è in itinere, ad esempio, un percorso di inclusione legato alle pratiche sportive e al calcio, in modo particolare, con l'avvio di tornei amatoriali a squadre miste. Inoltre, è in fase di stipula una apposita convenzione con la Prefettura che punta a coinvolgere gli immigrati in attività socialmente utili e di pubblica utilità.

“Chiaravalle Centrale ha una sua lunga tradizione di solidarietà e accoglienza, molto forte – ha concluso il sindaco Donato – e lo sta dimostrando anche adesso, affrontando con grande civiltà e rispetto questa emergenza che, purtroppo, investe l'intero bacino del Mediterraneo e per la quale la nostra popolazione sta generosamente offrendo il suo piccolo, ma sicuramente significativo e importante contributo in termini di sostegno e partecipazione”.

Sfruttavano i rifugiati, 14 persone in manette

Operazione di contrasto allo sfruttamento degli immigrati ospiti dei centri di accoglienza da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza.

A partire dalle prime ore di oggi, i militari hanno eseguito 14 misure cautelari: 2 custodie cautelari in carcere, 4 arresti domiciliari, 8 obblighi di dimora.

Le 14 misure sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari di Cosenza, Salvatore Carpino, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d'ufficio e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Cosenza, sono partite a settembre del 2016 sotto la direzione del Procuratore aggiunto Marisa Manzini e del sostituto procuratore Giuseppe Cava, con il coordinamento del Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo.

Gli elementi raccolti dai militari hanno permesso di accertare che gli immigrati, principalmente senegalesi, nigeriani e somali, venivano prelevati da due Centri di accoglienza straordinaria di Camigliatello Silano (Cosenza) e portati a lavorare come pastori o braccianti nei campi di patate e fragole dell'altopiano della Sila cosentina.

In particolare, il presidente e due responsabili della gestione di un centro di accoglienza risultano accusati, in concorso con i titolari di alcune aziende agricole, di aver illecitamente reclutato i rifugiati loro affidati.

I responsabili del centro di accoglienza dovranno rispondere anche della manipolazione dei fogli presenza degli ospiti della struttura, che venivano dati come presenti nel tentativo di ottenere i finanziamenti previsti dalla legge a sostegno della struttura di accoglienza.

Gli immigrati sfruttati sarebbero stati in tutto una trentina. Dalle indagini è emerso che ai lavoratori in nero veniva corrisposto un importo compreso tra i 15 e i 20 euro per giornata lavorativa.

Nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza viene contestato per la prima volta il nuovo reato di "intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro".

 

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