Francia e Germania decidono, gli italiani pagano

“L’Italia ha riacquistato prestigio internazionale”. Una frase ripetuta ad ogni piè sospinto da esponenti del Governo, osservatori interessati ed opinionisti ancillari. Una frase con la quale si cerca di nascondere la verità cristallizzata nei dolorosi “schiaffi” ricevuti, negli ultimi anni, dal Belpaese. La storia dei Marò è solo una delle tante, una vicenda in cui i Governi che si sono succeduti non sono riusciti a far valere le ragioni dell’Italia né in termini di diritto, né in termini politici. Quanto il ruolo italiano sia marginale e subalterno, non solo sullo scacchiere internazionale, ma anche europeo, lo dimostra il mancato invito al vertice che si svolgerà stasera a Parigi ed al quale, oltre al rappresentante Ue, prenderanno parte i Ministri degli esteri di Francia, Gran Bretagna e Germania. Al responsabile della Farnesina, Paolo Gentiloni, quindi, non è stato recapitato nessun invito. Eppure, il tema dell’incontro riguarda da vicino l’Italia. Il “direttorio” composto dalle tre potenze continentali affronterà, infatti, i nodi relativi all’Iran ed alle crisi libica e siriana, tutti Paesi nei quali, gli interessi economici italiani sono storicamente rilevanti. Come se non bastasse, dalla Siria e dalla Libia, parte la gran parte dei flussi migratori che arrivano nel nostro Paese. In altre parole, le scelte fatte a Parigi ci investiranno in pieno senza che nessun rappresentante del Governo italiano abbia contribuito a determinale. A rendere ancor più grave la situazione, l’atteggiamento silente di Renzi&Co, considerati, dalle potenze europee, alla stregua di parenti poveri da teneri relegati in un angolo. Del resto, l’esclusione dal vertice di Parigi non è, affatto, un caso isolato, basti pensare al negoziato sul nucleare iraniano al quale, in rappresentanza del Vecchio Continente, hanno partecipato, al solito, Francia, Germania e Gran Bretagna. Situazione analoga a quanto accaduto nel caso della crisi Ucraina. Nel corso degli accordi di Minsk, del febbraio scorso, seduti al tavolo dei negoziati, nel ruolo di sensali, c’erano infatti le diplomazie francese e tedesca. In tutti i casi, dall’Iran all’Ucraina, l’Italia è stata chiamata a condividere il peso di scelte economiche, come le sanzioni, assunte, il più dalle volte da Francia e Germania, ovvero Paesi che, sotto il profilo commerciale, sono nostri concorrenti diretti. Il tutto nel silenzio più assoluto del Governo italiano, i cui rappresentanti esclusi da tutti i tavoli che contano, si consolano in Tv parlando del riacquistato prestigio internazionale dell’Italia. Un prestigio di cui oltre confine non si è accorto nessuno.

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Pirati "libici" in Calabria, soldati calabresi in Libia

Pare che dovremo fare una cosa in Libia. Una cosa, perché se la chiamiamo guerra, c’è l’art. 11; la chiamiamo spedizione di pace, però ci andremo armati: niente, chiamiamola cosa, tanto la sostanza non cambia.  Le grandi spedizioni ottomane con saccheggi e tentativi di conquista venivano dalla “Turchia”, nel senso di Anatolia e Balcani; i pirati erano anche o soprattutto Barbareschi, e venivano dall’Africa Settentrionale, dove dei capi locali, detti beg, bey o dey, governavano Algeri, Tunisi, Tripoli, e dipendevano dal sultano. Contro di loro si armò il Regno con le torri cavallare e i grandi castelli. Vediamo che accadde nel nostro territorio. Il castello feudale di Squillace si munì di torrioni in grado di reggere alle artiglierie; la grangia di S. Anna dei Certosini, antica, venne ristrutturata come una fortezza; si ha notizia, nel Barrio, di castelli di Petrizzi e Chiaravalle; mentre una foto aerea mostra la pianta di un castello di S. Vito; e ancora oggi si dice “a Picocca” per indicare Satriano; castelli ospitavano, secondo memoria storica, ma senza tracce, S. Andrea e Badolato; Guardavalle ha un nome evidente; Monasterace era la Bagliva dei Cavalieri di Malta; la Lacina è protetta dal Castello della Baronessa; anche la Marina di Soverato ne aveva uno, e il borgo collinare aveva mura. La Marina di Montepaone e Montauro era chiamata Muscettola, per la presenza di una “moschetta”, presidio. La parola castello è polivalente: può essere un borgo bizantino (kastellion); un maniero feudale; una fortezza regia o anche una semplice caserma. Come dicevamo di S. Anna, molte chiese erano fortificate; oppure alcune fortificazioni divennero chiese: la Roccelletta propriamente detta, cioè la piccola chiesa al bivio di Borgia; il convento della Pietà; il campanile di Cardinale; la Misericordia di Davoli; la Matrice di S. Sostene… Così le non molte abitazioni poste sulla costa erano tutte assai solide e al tramonto rigorosamente sprangate: “cu è dintra è dintra, cu è fora è fora”. Le torri cavallare di cui resta memoria, e raramente qualche traccia, sono moltissime: le hanno studiate il Valente, il Faglia e altri. Troppo lungo anche solo elencarle. E diremo un’altra volta delle conseguenze politiche, sociali e culturali della lunga guerra. Ma saltiamo ora alcuni secoli. Nel 1811 gli Stati Uniti, da pochi anni nati ma già pronti a ogni guerra, inviarono una spedizione contro Tripoli a seguito di un atto di pirateria; nel 1830 la Francia punì i pirati algerini, e iniziò ad impadronirsi del territorio; una spedizione navale congiunta di Regno di Sardegna e Due Sicilie, nel 1832, raggiunse Tunisi per intimorire il bey. Il Regno d’Italia mise gli occhi sulla Tunisia, ma se la prese comoda; e nel 1882 gliela soffiò la Francia, che la tenne fino al 1956. L’Italia, per rifarsi, dovette attendere il 1911, quando, battendo non agevolmente la Turchia, ottenne Tripolitania e Cirenaica, che chiamò, per suggestione classica, Libia. Tra i combattenti, Ulderico Nisticò di Cardinale, nonno di chi scrive, che, lasciati gli studi cui senza voglia era stato avviato, e arruolatosi, era sergente meharista; fece poi da ufficiale le guerre mondiali, ma non più in Africa. Chissà quanti altri, nel nostro territorio, e sarei curioso di saperlo: fatevi sotto.  La conquista effettiva della Libia avvenne durante il fascismo per mano di Badoglio e Graziani. Dalla Libia mosse l’offensiva del settembre 1940 contro gli Inglesi in Egitto, con la controffensiva nemica; la seconda ondata con l’intervento germanico; un nuovo attacco inglese, respinto fino alle porte di Alessandria e alla sconfitta di Alamein. Il 4 settembre 1942 cadde Baldassarre (Sarro) Sinopoli di Soverato, valente calciatore, paracadutista della Folgore; gli è stato intitolato lo stadio. Tra i combattenti d’Africa che conosco, Pasquale Gioffrè che, ufficiale prigioniero in India, aderì formalmente alla Repubblica Sociale; Mimmo Curcio… Parecchi civili andarono a lavorare in Libia; alcuni dovettero riparare in Italia; altri rimasero, almeno fino al 1970. Se ora faremo la Guerra di Libia del 2015, alla fine racconteremo se qualcuno dei nostri vicini è stato coinvolto e cosa fece.

 

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