Condannato per associazione mafiosa, la Finanza gli sequestra beni per 230 mila euro

A seguito di indagini economico-patrimoniali delegate dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte D’Appello di Reggio Calabria, la Guardia di Finanza di Cosenza ha eseguito il provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di un appartamento con relativi garage e soffitta sito nel Comune di Castrolibero (CS).  Il valore complessivo dei beni, appartenenti ad una persone  condannata con sentenza definitiva nel luglio del 2000 per associazione mafiosa, ammonta a 230 mila euro. Dalle indagini eseguite dalla Fiamme gialle sarebbe emerso il divario tra la situazione reddituale ed il patrimonio accumulato da parte del destinatario del provvedimento. Ai fini dell’applicazione della misura del sequestro, oltre alla sproporzione tra il patrimonio posseduto ed redditi dichiarati, i finanzieri hanno dimostrato, inoltre, la mancata giustificazione della legittima provenienza dei beni

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Inchiesta "Strada del Mare": finanzieri di Vibo hanno sequestrato i beni di 5 indagati

La Guardia di Finanza del Comando provinciale di Vibo Valentia e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha sequestrato beni, in Calabria e nel Lazio, per un importo complessivo vicino ai 6 milioni di euro, la cui titolarità è riconducibile a cinque indagati nell'ambito dell'inchiesta avviata  sulla realizzazione della "Strada del Mare". Il costo dell'arteria viaria, una delle tante incompiute italiane, ha raggiunto finora i 30 milioni di euro. Le indagini, condotte su input della Procura Repubblica, costituisce una tranche dell'attività investigativa aperta in seguito alla drammatica situazione finanziaria della Provincia di Vibo. Gli inquirenti, nel caso specifico, ritengono che siano stati commessi illeciti nella conduzione delle opere e, più in generale, del contratto. Nell'elenco delle persone finite nel calderone delle indagini figurano ex funzionari dell'Amministrazione Provinciale ed imprenditori ed un imprenditore. Il provvedimento giudiziario ha messo nel mirino immobili, quote societarie, rapporti finanziari. Alle  11.00 di lunedì 7 marzo, il Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, illustrerà nel corso di una conferenza stampa, che si terrà presso gli uffici della stessa Procura, i dettagli dell’operazione che ha gia’ condotto all’arresto ed alla denuncia di funzionari pubblici, tecnici ed imprenditori

 

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La Dia di Firenze sequestra beni per 3 milioni di euro ad imprenditore calabrese

Un ingente patrimonio mobiliare, immobliare e societario del valore stimato di oltre 3 milioni di euro, e` stato sequestrato dalla Direzione investigativa antimafia di Firenze. L'operazione rappresenta il culmine di una complessa attivita` investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze. Destinatario del provvedimento, un imprenditore calabrese operante da anni in Toscana. Dalle indagini, sarebbe emerso che grazie all'ausilio di un "prestanome", l'uomo sarebbe riuscito ad operare una serie di investimenti che gli avrebbero permesso di acquisire alcune attivita` commerciali come bar, pasticcerie, pizzerie e diversi appartamenti ubicati nei comuni di Firenze e Prato.

 

 

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Debiti fiscali, sequestro milionario per un noto imprenditore vibonese: i particolari dell’indagine

Aveva accumulato debiti verso il Fisco per quasi 6 milioni di euro e, per sottrarre i suoi beni alle azioni di recupero dello Stato, aveva posto in essere una serie di attività dispositive (donazioni, vendite simulate di immobili, terreni e quote di partecipazione sociali) i cui beneficiari erano, ovviamente membri della sua stessa famiglia. L’attività, svolta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Vibo Valentia, scaturisce da indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, la quale, in considerazione dell’entità e della gravità, in provincia, dei casi di fallimento e della diffusa prassi di non pagare i debiti tributari maturati nel tempo e, contestualmente, di sottrarre, con manovre fraudolente, i beni di impresa alle garanzie dell’Erario, dedica particolare attenzione al fenomeno. Venendo alla vicenda, nell’ambito di un consolidato un efficace “protocollo” operativo che vede i Reparti della Guardia di Finanza operanti nel territorio vibonese, impegnati, sotto le direttive della Procura, nel costante monitoraggio delle numerosissime procedure concorsuali, è stato rilevato che l’impresa P.T. operante sia nel settore turistico-alberghiero che nella costruzione di edifici, evidenziava un’ingente esposizione debitoria nei confronti dell’Erario (per imposte e sanzioni) in ordine alla quale aveva ricevuto avvisi di accertamento e cartelle esattoriali per un importo di circa 6 milioni di euro. A fronte di ciò l’imprenditore, per sottrarsi ad un eventuale fallimento ad istanza dell’Ufficio di Procura, ha richiesto la cancellazione della ditta dal Registro delle Imprese. Subito dopo aver proceduto alla cancellazione dell’impresa, l’imprenditore ha iniziato a disfarsi anche dei propri beni, cedendoli, a vario titolo, ai propri familiari e prossimi congiunti, con ciò pensando di poterli sottrarre ad eventuali azioni esecutive. Acquisita tale informazione, l’attenzione dei finanzieri si è focalizzata, in un primo momento, anche sul complesso delle imprese e società riconducibili al noto imprenditore (Gruppo P.) rilevando che due società del gruppo evidenziavano debiti fiscali per alcuni milioni di euro. Subito dopo la rilevazione delle esposizioni debitorie da parte delle Fiamme Gialle, le due società hanno richiesto una rateizzazione del debito con l’intenzione di estinguerlo ed iniziando a pagare. Dopo l’avvio del piano di rientro richiesto dalle due società del gruppo, l’attività si è quindi focalizzata sul debito fiscale evidenziato dall’impresa individuale P.T., che, come si è detto ammontava a circa 6 milioni di euro, accertando che P., nel corso di un biennio, aveva posto in essere (tra compravendite e donazioni) circa 8 negozi giuridici, alienando, a favore di figli e affini, terreni e fabbricati per un valore di 2 milioni di euro e quote di quattro società che nell’ultimo quinquennio hanno avuto un fatturato complessivo superiore a 25 milioni di euro con il preciso intento di sottrarre fraudolentemente le suddette garanzie patrimoniali, al pagamento delle imposte. A questo punto il procuratore della Repubblica e la dottoressa Concettina Iannazzo, titolare del fascicolo d’indagine, hanno richiesto al Gip il sequestro dei cespiti oggetto delle cessioni di beni effettuate con le finalità fraudolente di cui all’articolo 11 del D.lgs. 74/2000.

Beni per 3 milioni di euro sequestrati a noto imprenditore vibonese

I militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno sequestrato un patrimonio, il cui valore complessivo ammonta ad una cifra vicina ai 3 milioni di euro, riconducibile alla titolarità di un famoso imprenditore del luogo. Gli stessi inquirenti hanno tenuto a precisare che si tratta di un'inchiesta "importante" condotta per smascherare gli illeciti di natura fiscale che sarebbero stati commessi. I dettagli saranno illustrati in occasione di un incontro i giornalisti convocato per le 11:30 dalla Procura della Repubblica. 

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Evasione fiscale, sequestrati beni per oltre un milione di euro ad un imprenditore vibonese

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Vibo Valentia hanno eseguito un sequestro preventivo per equivalente di beni, nei confronti di un imprenditore di Vibo Valentia, operante nel settore alimentare, indagato per reati tributari. L’attività trae origine da una verifica fiscale, a conclusione della quale, mediante investigazioni effettuate sulla documentazione acquisita, le Fiamme Gialle sono riuscite a ricostruire completamente il reale volume d’affari dell’imprenditore, accertando un’evasione fiscale di circa 1 milione e 200 mila euro e segnalandolo non solo all’Agenzia delle Entrate, ma anche all’Autorità giudiziaria, poiché gli importi delle imposte evase superavano le “soglie” previste per la punibilità dei fatti anche sotto il profilo penale, oltre che quello amministrativo. Il Gip del Tribunale di Vibo Valentia, pertanto, su conforme richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro di beni dell’indagato a tutela delle ragioni dell’Erario. Il sequestro è infatti finalizzato alla confisca di beni nella disponibilità dell’indagato per il recupero delle imposte dovute al fisco. I beni sequestrati dai finanzieri a garanzia del credito erariale consistono, più in dettaglio, in beni immobili, costituiti da un appartamento, autovetture e disponibilità liquide esistenti su Conti Correnti bancari. Lo strumento della confisca per equivalente per i reati in materia fiscale, infatti consente, nell’impossibilità di individuare e dunque confiscare i beni che sono il prezzo e/o profitto di tali reati, di aggredire somme di denaro, beni e/o altre utilità di valore corrispondente. Il ricorso allo strumento del sequestro cosiddetto “per equivalente” rientra in una più ampia strategia operativa posta in essere dalla Guardia di Finanza, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, volta non soltanto a scoprire le violazioni fiscali, ma anche – in una prospettiva di maggiore concretezza ed effettività dell’azione del corpo – ad assicurare il reale recupero di risorse erariali illecitamente sottratte allo Stato. In quest’ottica, è possibile ricorrere, nei casi più gravi e con l’indispensabile avallo della magistratura, anche all’esecuzione di mirati sequestri penali di beni. Continua l‘azione della Guardia di Finanza contro la sleale concorrenza a tutela degli imprenditori onesti e rispettosi delle norme, che subiscono danni da comportamenti come quello in argomento che inquinano il regolare andamento dei mercati.

Maxi evasione fiscale: sequestrati terreni, magazzini e un appartamento ad un professionista

Il Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha eseguito un sequestro preventivo per equivalente di beni, disposto dalla magistratura alla sede, nei confronti di un professionista indagato per reati tributari, operante nel lametino. Il Tribunale di Lamezia Terme, su conforme richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro di beni per oltre 500.000 euro, equivalenti alle imposte evase constatate dai finanzieri. Il procedimento penale è infatti scaturito da una verifica fiscale effettuata dal Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, attraverso la quale gli investigatori hanno scoperto l’ingente evasione fiscale perpetrata dal professionista, risultato anche “evasore totale”. Il professionista infatti - che non ha dichiarato all’Agenzia delle Entrate nessun reddito ovvero, per alcune annualità, ha palesato introiti del tutto esigui – ha occultato al fisco, fra l’altro, ricavi per oltre 1.500.000 euro. Mediante investigazioni effettuate sui conti correnti e sulla documentazione acquisita, le Fiamme gialle sono riuscite a ricostruire completamente il reale volume d’affari dello studio professionale, segnalando il professionista non solo all’Agenzia delle Entrate, ma anche all’Autorità giudiziaria, poichè gli importi delle imposte evase hanno superavato le “soglie” previste per la punibilità dei fatti anche sotto il profilo penale, oltre che quello amministrativo. I beni sequestrati dai finanzieri a garanzia del credito erariale consistono, più in dettaglio, in 20 beni immobili, costituiti da un appartamento, magazzini e appezzamenti di terreno, nonché numerose quote societarie. L’attività istituzionale sopra descritta rientra in un più ampio disegno strategico/operativo della Guardia di Finanza, volto non soltanto a scoprire le violazioni fiscali, ma anche - in una prospettiva di maggiore concretezza ed effettività dell’azione del corpo - ad assicurare il reale recupero di risorse erariali illecitamente sottratte allo Stato. In questa ottica, è possibile ricorrere, nei casi più gravi e con l’indispensabile avallo della magistratura, anche all’esecuzione di mirati sequestri penali di beni, come accaduto nel caso descritto. Infine in questo modo si impedisce il continuo inquinamento del regolare mercato, contrastando la sleale concorrenza di chi danneggia gli imprenditori e professionisti onesti che rispettano le regole.

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Costruiscono ville con i soldi delle concessionarie e i creditori restano all'asciutto: denunciati

Due soggetti hanno conseguito proventi illeciti appropriandosi dei beni di due imprese condannandole al fallimento in danno agli ignari creditori. Redditi illeciti e non dichiarati, che hanno anche causato un’evasione di imposte per oltre 500.000 euro, che i finanzieri del Comando provinciale di Cosenza hanno recuperato con il sequestro di immobili, terreni e disponibilità finanziarie per lo stesso importo. A conclusione di un’attività di indagine, che ha fatto luce sui fallimenti di due concessionarie di autovetture, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica i rappresentanti legali delle società per bancarotta fraudolenta. All’origine del fallimento artifici contabili che hanno consentito ai due soggetti di impossessarsi di ingenti risorse finanziarie delle società, con conseguente depauperamento della casse sociali, e l’occultamento di disponibilità finanziarie ed altri beni per circa 1 milione 270 mila euro. Disponibilità finanziarie che hanno consentito ai soggetti denunciati la costruzione di due lussuosissime ville, ma che costituiscono anche proventi illeciti, non dichiarati, che sono stati sottoposti a sequestro perché sulla base della nuova normativa costituiscono reddito tassabile. Non solo bancarotta, quindi, ma anche reato tributario, evasione fiscale che è costata ai due soggetti la denuncia per infedele dichiarazione. L’operazione portata a termine dalle Fiamme Gialle cosentine si pone a contrasto del dilagante fenomeno delle bancarotte societarie, strumentali al reimpiego dei capitali trafugati in danno dei creditori. Un’ attività di polizia economico-finanziaria complessa, che la Guardia di Finanza calabra ha messo a segno a tutela degli imprenditori e cittadini che operano nel rispetto delle regole e della legalità.

 

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