Da Vibo Valentia a Gioia Tauro, su Tv7 di Rai Uno i drammi della Calabria

L'inquinamento atmosferico costa all'Italia 30 miliardi di spese sanitarie e 32 mila morti all'anno in più, secondo l'Oms. Un cocktail di veleni concentrato in massima parte nella pianura Padana, da 22 giorni a secco di pioggia e con concentrazioni di polveri sottili due volte superiori ai limiti di legge.

Le telecamere di “Tv7”, venerdì 16 dicembre alle 23.35 su Rai1, sono andate sotto la cappa di smog che accorcia di 14 mesi le aspettative di vita nella Valle del Po e a Torino, la città oggi con l'aria più inquinata del nostro Paese.
Di seguito gli altri racconti della settimana: i dati statistici disegnano un quadro di grande difficoltà sul lavoro e l’economia nel Sud Italia.

Il nuovo governo pone la questione fra le priorità. Un reportage racconta la situazione da Vibo Valentia che i numeri indicano essere la situazione peggiore, nei paesi della Calabria che si svuotano per l’emigrazione e al porto di Gioia Tauro dove, dopo il sogno infranto del grande polo siderurgico, arrivano mobilità e licenziamenti.


Si andrà poi tra le mamme di Angera, vicino a Varese, che protestano contro la chiusura del reparto di pediatria e del punto nascite dell’ospedale. Se per questa situazione sembra ventilarsi una soluzione positiva, resta però aperto il dibattito sulla sicurezza e le compatibilità economiche dei punti nascita che non registrano almeno 500 nati ogni  anno.


Archiviato il risultato del referendum il programma fa l’analisi di come i partiti stiano riorganizzando il loro campo d’azione in un passaggio d’epoca come quello attuale. Cosa ci riserverà il futuro sul piano politico? Come si muoveranno centrosinistra, centrodestra, Grillo?


Si tornerà anche ad Amatrice, dove è iniziato il lavoro di sgombero dalle macerie del terremoto del 24 agosto  e nelle frazioni che invece sono ancora centri fantasma con gli abitanti costretti a vivere in roulotte. Mentre l’esercito è al lavoro per consegnare entro Natale le casette provvisorie ai primi nuclei familiari. Le donne di Amatrice, colpite dal lutto, si mettono in Associazione per recuperare gli antichi mestieri perché, dicono, vogliono ricominciare e non essere costrette a vivere di aiuti.

Focus anche sulla Francia dove non si placano le polemiche sulla legge che proibisce l'uso del velo islamico. A pagare tutte le multe, 2000 finora, è infatti un ricco uomo d'affari franco-algerino, Rachid Nekkaz, che con il suo operato mette seriamente in crisi il principio di laicità, in Francia e non solo.   


Si resta in Europa dove 25 anni fa, proprio in questi giorni,  crollava l’Unione Sovietica: a Tv7 l’intervista con Michail Gorbaciov protagonista di quel periodo. Dalla presa del potere da parte di Eltsin ai timori di una nuova guerra fredda, dal conflitto in Ucraina all’elezione di Trump negli Usa, il pensiero di uno dei personaggi di primo piano del XX secolo.


Si torna in Sardegna dove è boom della marijuana. Dalla Gallura al Sulcis, passando per il Medio Campidano, tutta l’isola si è trasformata in una mega piantagione di cannabis, che frutta ai trafficanti oltre 50 milioni di euro l’anno. Molti malviventi da sempre specializzati nei sequestri di persona si sono riciclati nelle coltivazioni estensive e intensive di erba, che rende molto di più, a fronte di pene di gran lunga inferiori. Anche il bandito più famoso della Sardegna, Graziano Mesina, è stato appena condannato in primo grado per traffico di stupefacenti.


Il programma proporrà anche le storie dei padri, alle prese con il bisogno di essere più inseriti nella vita dei figli e a confronto con i retaggi culturali: alla ricerca di un tempo di qualità da vivere come genitore. I bambini con un padre presente sono più equilibrati e hanno meno probabilità di sviluppare problemi comportamentali. A sostenerlo è una ricerca dell’Università di Oxford.

La puntata si chiude con Niccolò Agliardi, raffinato cantautore italiano, compositore di brani per grandi cantanti, fra i quali Laura Pausini con la nomina ai Latin Grammy Awards, delle colonne sonore della fiction “Braccialetti Rossi” e da poco, con il suo primo romanzo da scrittore.

Graduatorie Legambiente. Il lato positivo della Calabria: lo smog alberga altrove

Città soffocate e avvolte dallo smog. Anche il 2015 per l’aria respirata nei centri urbani è stato un anno da “codice rosso”, segnato da un’emergenza smog sempre più cronica. Milano avvolta in una cappa che la fa somigliare a Pechino, la Pianura Padana coperta da un manto di nebbia e smog, la città della Mole dove non si intravedono sullo sfondo le montagne e la vetta del Monviso, o Roma che si risveglia più volte velata da un’insolita foschia sono solo un esempio. Non basta appellarsi all’assenza di vento e pioggia per intere settimane, l’aria diventa sempre più irrespirabile a causa delle elevate concentrazioni delle polveri sottili, dell’ozono e del biossido di azoto che causano, tra l’altro, danni alla salute dei cittadini e all’ambiente circostante. A conferma di ciò arrivano i dati scientifici di Mal’Aria di città 2016, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane. Delle 90 città monitorate dall’associazione ambientalista nella campagna PM10 ti tengo d’occhio, nel 2015 ben 48 (il 53%), hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti di Pm10. Le situazioni più critiche si sono registrate a Frosinone che guida anche quest’anno la classifica dei capoluoghi di provincia dove i giorni di superamento nel 2015 sono stati 115; seguita da Pavia con 114 giorni, Vicenza con 110, Milano con 101 e Torino con 99. Dei 48 capoluoghi fuori legge il 6% (Frosinone, Pavia e Vicenza) ha superato il limite delle 35 giornate più del triplo delle volte, andando oltre i 105 giorni totali; il 33% lo ha superato di almeno due volte e il 25% ha superato il limite legale una volta e mezza. Anche a livello regionale, la situazione non è delle migliori: in Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate ha superato il limite dei 35 giorni consentiti; (in particolare quelle di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza), in Lombardia l’84% delle centraline urbane (tutte quelle di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Como e Monza), in Piemonte l’82% delle stazioni di città (en plein per le centraline di Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli), il 75% delle centraline sia in Emilia-Romagna (Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Ravenna e Rimini) sia in Campania (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno). Per quanto riguarda gli altri inquinanti, PM2,5, ozono troposferico, e ossidi di Azoto, il bilancio è relativo al 2014. Per il PM2,5 i capoluoghi di provincia Monza, Milano e Cremona hanno superato il limite del valore obiettivo di 25 µg/m3 di PM2,5 (erano 11 le città nel 2013 e 15 nel 2012). Dati poco rassicuranti riguardano invece dall’Ozono: un terzo dei capoluoghi di provincia monitorati (28 su 86) ha superato il limite dei 25 giorni (dati 2014). Prime in classifica Genova e Rimini con 64 giorni di superamento, seguono Bologna (50), Mantova (49) e Siracusa (48). Particolarmente critica la situazione nell’area padana per le elevate concentrazioni di questo inquinante. Per gli ossidi di Azoto, sempre nel 2014, sono 10 i capoluoghi di provincia sui 93 monitorati (il 12%) che hanno superato il limite normativo (Torino, Roma, Milano, Trieste, Palermo, Como, Bologna, Napoli, Salerno, Novara). Per Legambiente per contrastare in maniera efficace l’inquinamento atmosferico, è indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma o ai 67 di Catania, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra. Per l’associazione ambientalista è perciò indispensabile una strategia nazionale per la qualità dell’aria e un piano per la mobilità in città, accompagnato da studi accurati sulle fonti di emissione, eseguiti a scala locale e urbana, per pianificare le giuste politiche di intervento. “L’emergenza smog - dichiara Rossella Muroni, la presidente nazionale di Legambiente - difficilmente si potrà risolvere con interventi sporadici che di solito le amministrazioni propongono in fase d’emergenza tra targhe alterne, blocchi del traffico, mezzi pubblici gratis, come avviene attualmente in gran parte delle città italiane, e senza nessuna politica concreta e lungimirante. Per uscire dalla morsa dell'inquinamento è fondamentale che il Governo assuma un ruolo guida facendo scelte e interventi coraggiosi, mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile, impegnandosi per approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze anti-smog virtuose messe già in atto in molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano”. “Il protocollo firmato lo scorso 30 dicembre - continua Muroni - tra ministero dell’Ambiente, rappresentanti di Comuni e Regioni, non è stato all’altezza del problema e il rischio è che si rincorra sempre l’emergenza senza arrivare a risultati concreti e di lunga durata. Per questo è urgente e indispensabile che l’Italia adotti un piano nazionale per la mobilità urbana, dotato di risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. La priorità deve essere la realizzazione di nuove linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città, dove si svolge la sfida più importante in termini di rigenerazione urbana e di vivibilità”.

Mal’aria 2016 – L’emergenza smog 2015, che nel mese di dicembre è stata al centro di una forte attenzione mediatica, non è stata di certo un fulmine a ciel sereno. Nel dossier Legambiente si evidenzia come il superamento del Pm10 sia avvenuto già all’inizio del 2015: ad esempio Frosinone scalo, prima in classifica nel 2015, ha raggiunto il limite del 35° giorno di superamento il 16 febbraio scorso, Pavia e Torino, rispettivamente seconda e quinta in classifica, il 22 e il 27 febbraio e Milano il 10 marzo. Dati che lasciano pochi dubbi su come sia stata mal gestita fino ad oggi l’emergenza smog. Confrontando poi i dati del 2015 con quelli raccolti da Legambiente negli ultimi anni, emerge come per il Pm10 il numero di città che ha superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti (48 nel 2015) sia in linea con la media del numero di città fuorilegge degli ultimi sette anni (48 di media dal 2009 ad oggi). Inoltre le città coinvolte sono quasi sempre le stesse: ben 66 infatti compaiono almeno una volta nella classifica dei capoluoghi che hanno superato i 35 giorni ammessi e di queste ben 27 (il 41%) lo ha fatto sistematicamente 7 anni su 7. Numeri che si trasformano in rilevanti impatti sulla salute: ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa: la Penisola detiene il record di morti per smog con 59.500 decessi prematuri per il Pm2,5 – 3.300 per l’Ozono e 21.600 per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea dell’ambiente). Stime che potrebbero crescere esponenzialmente se come valori limite di riferimento per gli inquinanti si prendessero quelli consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; in base a questi valori dell’OMS, la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri sottili dannose per la salute salirebbe dall’attuale 12% a circa il 90%; per l’Ozono si passerebbe dall’attuale 14-15% al 97-98%. Legambiente ricorda poi che i danni alla salute della popolazione si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno (dati riferiti al 2010). Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell’aria. Sono due le procedure d’infrazione contro il Belpaese, entrambe nella fase di messa in mora. La prima, la 2014_2047, avviata nel luglio 2014 riguarda la “cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e il superamento dei valori limite di PM10 in Italia”; mentre la seconda, la 2015_2043, avviata nel maggio 2015 riguarda “l’applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria ambiente ed in particolare obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2)”. Aria sempre più irrespirabile, ma anche città sempre più rumorose. Legambiente ricorda che in Italia sono quasi sei milioni (il 10% della popolazione) i cittadini esposti, negli ambiti considerati, al rumore prodotto dal traffico stradale a livelli giornalieri inaccettabili secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le persone esposte, invece, ad elevati livelli di inquiamento acustico durante la notte sono quasi cinque milioni. La risposta a questa situazione è però ancora del tutto insufficiente. Non per nulla l’Italia è in procedura d’infrazione, in stato di messa in mora, per il mancato rispetto della normativa comunitaria relativa ai livelli di inquinamento acustico, la Direttiva 2002/49/CE.

"Apocalisse smog" in Cina

E' pesantissimo il prezzo pagato dalla Cina sull'altare dello sviluppo economico. Un prezzo salato, non solo in termini sociali, ma anche e soprattutto ambientali. Quanto gli effetti dell'industrializzazione selvaggia e senza regole abbiano minato la salubrità del Paese dei Mandarini lo stanno constatando, sulla loro pelle, quanti vivono nel nord est della Cina. I livelli di smog sono così elevati che si parla di "Apocalisse dell'aria". Secondo gli ecologisti, il livello di inquinamento rilevato nella metropoli di Shenyang è "il più alto che si sia mai registrato nel mondo". Che non si tratti di semplice allarmismo lo dimostrano i voli cancellati, le autostrade chiuse e la visibilità che non supera i 500 metri.

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