Lo Slai Cobas ha querelato il sedicente sindacalista di Pizzo Carmelo Furciniti

«Carmelo Furciniti non è altro che la punta dell’iceberg dell’inquietante vicenda, atteso che lo stesso, pur incassando illecitamente la somma di 650 euro da ciascuno dei 60 malcapitati, effettivamente procurava loro un lavoro su una della tante navi disponibili. Quindi, e di conseguenza, alle “spalle” del Furciniti non può non sussistere una rete organizzata e/o singole persone dedite a favorire gli imbarchi sulle navi tra l’altro mediante l’uso illecito della sigla Slai Cobas, nonché ulteriori e specifiche complicità, contatti ed “entrature” illecite nei relativi ed evidentemente collegati ambienti armatoriali». Lo ha affermato Mara Malavenda, firmataria della denuncia-querela presentata stamattina alla Procura in nome e per conto del coordinamento nazionale di Slai Cobas che si costituirà parte civile. I vertici nazionali dello Slai Cobas hanno, dunque,  presentato una querela alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia per richiede l’acquisizione del video mandato in onda dalla trasmissione “Mi manda Raitre” e avviare una «doverosa indagine a tutto campo» sul caso dei posti di lavoro venduti da un sedicente sindacalista. La vicenda è quella scoppiata nel corso del programma televisivo di Raitre dove, nel corso di una videoregistrazione, il sedicente sindacalista era stato beccato in un colloquio, a chiedere 650 euro per garantire un posto di lavoro ad un disoccupato che era in cerca di un imbarco su di una nave per lavoro. Subito la Malavenda aveva disconosciuto sia il sedicente sindacalista sia il fatto che a Pizzo Calabro fosse mai esistita una sezione del sindacato di base. Ora l’epilogo che era già stato preannunciato nel corso diuna conferenza stampa tenuta dai vertici provinciali.

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