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Call center, i lavoratori: "Rivendichiamo la nostra dignità"

SERRA SAN BRUNO - È buio pesto per i lavoratori del call center di via Catanzaro. Perché si sentono abbandonati da tutti, le loro paure ormai si toccano con mano, la tensione si taglia con il coltello. Sono, però, finalmente riusciti ad aprire un varco in un silenzio che rischiava di assumere i connotati dell'omertà. "Dopo giorni di protesta - affermano in una nota - ormai siamo rassegnati al nostro destino. Dopo il terzo tavolo tecnico al Mise, che non ha portato novità, non sappiamo più che fare. Ci viene chiesto di attendere, di non muoverci, per non compromettere l'ultimo tavolo previsto per l'11 marzo. Siamo stati accusati dagli stessi commissari - spiegano - i quali hanno permesso ad Abramo e a Comdata di vincere la gara con offerte allucinanti che tutto fanno tranne che garantire i livelli occupazionali, di aver mandato a monte i primi tavoli tecnici solo perché abbiamo fatto sentire la nostra voce, solo perché abbiamo lottato per il nostro posto di lavoro". Rammentano le rassicurazioni, che ora sono prive di credibilità perché il committente "a fine commessa, il 30 aprile 2015, ci abbandonerà senza nessun rimorso e senza un grazie". "Oggi - sostengono con rabbia - ci viene chiesto di non lottare ma di continuare a produrre, ci viene chiesto di non disturbare più la classe politica che, come sempre, ha detto tante belle parole, ma di concreto non ha fatto nulla, ci viene chiesto di rimanere immobili accettando la perdita del nostro lavoro e della nostra dignità. Non possiamo nemmeno sperare in qualche ammortizzatore sociale visto il nostro contratto co.co.pro.". Il timore di essere licenziati nell'ipotesi di prosecuzione della protesta comincia a lasciare il passo ad altri sentimenti e genera una rivendicazione che dovrebbe essere scontata: "vogliamo almeno il diritto alla protesta, il diritto al lavoro e soprattutto il diritto alla nostra dignità". 


Associazione Culturale "Tempi Moderni" - via Alfonso Scrivo, 30 - 89822 Serra San Bruno

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