'Ndrangheta, il boss Rocco Morabito estradato in Italia

Rocco Morabito è atterrato questa mattina all’aeroporto di Roma - Ciampino, dopo essere stato estradato dal Brasile, dove era stato arrestato il 25 maggio dell'anno scorso nel corso di un’operazione condotta congiuntamnte da polizia federale brasiliana, carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio di cooperazione internazionale di polizia - progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘ndrangheta) e dalle agenzie statunitensi Dea e Fbi. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Arresto in forza di un provvedimento restrittivo della Procura generale di Reggio Calabria, Morabito deve scontare una pena definitiva a 30 anni di reclusione per reati in materia di stupefacenti. Considerato uno dei massimi broker del narcotraffico internazionale, era inserito nella lista dei latitanti di massima pericolosità facenti parte del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno.

Legato da vincoli di parentela con il noto esponente di vertice della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, detto Tiradritto, Rocco Morabito è stato al centro di una complessa vicenda investigativa. Arrestato in Uruguay nel settembre 2017 dal Ros dopo 23 anni di latitanza, il 24 giugno 2019 era riuscito ad evadere da un penitenziario di Montevideo, quando era in attesa di estradizione verso l’Italia. Da quel momento se ne erano perse le tracce.  

La svolta nelle indagini si è avuta nel maggio 2021, quando le complesse investigazioni di respiro internazionale, sviluppate anche attraverso il monitoraggio delle scie telematiche, hanno permesso di localizzare il latitante a João Pessoa, dove è stato rintracciato in compagnia di un altro ricercato di ‘ndrangheta, Vincenzo Pasquino.

La rapidità delle procedure di estradizione, che sembravano essersi arenate a causa di un procedimento penale aperto dalla magistratura di San Paolo nei confronti di Morabito, è stata resa possibile grazie all’intensa attività di raccordo tra l’ambasciata d’Italia in Brasile, il Progetto I-CAN e le autorità brasiliane.

'Ndrangheta nel Reggino, arrestati 5 presunti affiliati alle cosche Condello e Rugolino

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno dando esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal gip del Tribunale reggino, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 5 persone, ritenute responsabili di associazione mafiosa.

Il provvedimento costituisce l’esito di un approfondimento investigativo condotto dai militari del Nucleo investigativo di Reggio Calabria che, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale dntimafia reggina, ha consentito di individuare, allo stato degli atti e fatti salvi i successivi sviluppi processuali, gli indagati quali appartenenti alle cosche cittadine “Condello” e “Rugolino” oltre che della locale di Oppido Mamertina.

 

'Ndrangheta a Soriano, sciolto il Consiglio comunale

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, in considerazione dei pressanti condizionamenti della criminalità organizzata, che compromettono il buon andamento e l'imparzialità dell'attività comunale, a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Soriano (Vv) e l'affidamento per un periodo di 18 mesi,  della gestione del Comune a una commissione straordinaria. 

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Operazione "Jonica" contro la 'ndrangheta: 10 misure cautelari, sequestrati beni per 2 milioni di euro

Questa mattina, i finanzieri del Gruppo di Crotone hanno eseguito nella frazione San Leonardo di Cutro (Kr), a Petilia Policastro (Kr) e Botricello (Cz), un provvedimento restrittivo di natura personale emesso dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura distrettuale, con il quale sono state disposte misure cautelari personali nei confronti di 10 persone accusate a vario titolo dei reati di estorsione, usura, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalle modalità mafiose.

Una delle misure cautelari in carcere, emessa - nell'ambito dell'operazione denominata "Jonica" - a carico di uno degli indagati per usura ed estorsione, è stata eseguita dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina (Cz), cui una delle presente vittime si è rivolta per denunciare fatti ritenuti delittuosi.

Contestualmente al provvedimento cautelare personale, è stata data esecuzione al decreto di sequestro - emesso dalla Dda - finalizzato alla confisca “per sproporzione” dei seguenti beni: 4 ditte individuali con sede in provincia di Crotone (operanti, rispettivamente, nel settore della vendita del caffè, della vendita dei prodotti agroalimentari, dell’edilizia e della distribuzione alimentare) ed i relativi compendi aziendali; 19 conti correnti bancari; 1 terreno, 5 appartamenti e 6 automobili.

Il valore dei beni oggetto della misura è stato stimato in circa 2 milioni di euro.

 

'Ndrangheta: catturato Fernando Spagnolo, era latitante dal 2019

Nella giornata di ieri, a Casali del Manco (Cs), i carabinieri hanno messo fine alla latitanza di Fernando Spagnolo, di 67 anni.

L'uomo si era reso irreperibile nel giugno del 2019, quando la Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria aveva emesso un ordine di carcerazione per l’omicidio di Marcello Geracitano, avvenuto nel gennaio 2005 a Stilo (Rc).

Spagnolo,che per il reato commesso dovrà scontare l’ergastolo, era destinatario anche di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere di tipo mafioso, in quanto gravemente indiziato di essere vertice e promotore della locale di ‘ndrangheta attiva nel territorio di Stilo.

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda, l’8 marzo scorso aveva portato all’arresto di 9 persone nell’ambito dell’operazione  “Doppio sgarro”, condotta dai carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica.

Il latitante è stato localizzato mentre era intento a preparare il pranzo, in un casolare di campagna dotato di sistemi di videosorveglianza e allarme,

All’arrivo dei militari, Spagnolo ha cercato rifugio sul tetto dell’abitazione, riconducibile a una donna cosentina di 46 anni, sorpresa in sua compagnia e perciò denunciata in stato di libertà per procurata inosservanza di pena.

Alla cattura hanno partecipato i militari dell’aliquota di Primo intervento di Reggio Calabria e lo Squadrone Cacciatori di Vibo Valentia.

Nel casolare sono state sequestrate diverse armi da fuoco. L’arrestato è stato associato alla casa circondariale di Cosenza.

 

Beni del valore di oltre 11 milioni di euro sequestrati a imprenditore

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale reggino, con il quale è stato disposto il sequestro di beni per un valore complessivo stimato in oltre 11 milioni di euro, a carico di un imprenditore gioiese, operante nel settore della raccolta e gestione di rifiuti speciali e metallici.

La misura è stata emessa in seguito al coinvolgimento del destinatario nelle operazioni “Mala pigna” e “Rinascita scott”.

In relazione alle risultanze delle due operazioni, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha avviato un’indagine, condotta dal Gruppo investigazione criminalità organizzata delle fiamme gialle, al fine di effettuare verifiche di carattere economico-patrimoniale a carico dell’imprenditore.

Nel corso delle attività – focalizzate sulla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali dirette o indirette, effettuate tra il 1997 e il 2009 – gli investigatori hanno riscontrato una presunta  sproporzione rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi.

Alla luce di tali risultanze, il Tribunale di Reggio Calabria, ha disposto il sequestro dell’intero patrimonio riconducibile all’imprenditore e al suo nucleo familiare, costituito da due società operanti nel settore della lavorazione di materiale ferroso, una ditta individuale operante nel settore della raccolta e del trasporto di rifiuti speciali, tre fabbricati, fondi obbligazionari, rapporti bancari e finanziari e relative disponibilità, per un valore complessivo stimato in oltre 11 milioni di euro.

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Operazione “Defender”: favorirono la latitanza di Giuseppe Pelle, 8 arresti

E’ scattata all’alba di oggi l’operazione denominata “Defender”, durante la quale la Squadra mobile di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, ha tratto in arresto otto persone in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale reggino. Agli indagati vengono contestati, allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari, i reati di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza mafiosa ed in particolare di aver favorito e coperto la latitanza del 62enne Giuseppe Pelle, alias “Gambazza”, di San Luca (Rc), catturato il 6 aprile 2018 a Condofuri dagli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della polizia di Stato.

Le persone tratte in arresto sono: la moglie di Pelle, Marianna Barbaro, 55 anni, di Platì; i figli Antonio (35), Francesco (31) ed Elisa (35); il genero, Giuseppe Barbaro (36) e il nipote Antonio Pelle (36). Misura cautelare anche per Giuseppe Morabito (61) di Condofuri e Girolamo Romeo (43), di Melito di Porto Salvo.

Il provvedimento cautelare scaturisce dalle risultanze investigative connesse alla ricerca di Giuseppe Pelle, ritenuto esponente dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di San Luca (già capeggiata dal defunto padre Antonio), che nel mese di aprile 2016 si era sottratto all’esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Reggio Calabria, in virtù del quale doveva scontare una pena residua a oltre due anni di reclusione, per associazione mafiosa (operazione “Reale”). Durante la latitanza Pelle venne raggiunto da un decreto di fermo di indiziato di delitto, poi tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere, per i reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, turbata libertà degli incanti ed illecita concorrenza aggravati dal metodo mafioso (operazione “Mandamento Ionico”). In relazione a tali vicende Pelle, è stato condannato, in primo grado, alla pena di 18 anni e 6 mesi di reclusione. Nel medesimo procedimento risulta coinvolto anche il figlio Antonio, anche lui condannato in primo grado a 14 anni e 8 mesi per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Protetto da una rete di fiancheggiatori prevalentemente a carattere familiare, Giuseppe Pelle venne catturato, dopo due anni di latitanza, in un appartamento di contrada Pistaria del comune di Condofuri (Rc).

Operazione del Ros, ingente sequestrato di beni a presunto esponente cosca Piromalli

I carabinieri del Ros, coadiuvati dai colleghi dei Comandi provinciali di Reggio Calabria e Milano, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale reggino, su proposta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di Antonio Piromalli, di 50 anni.

L’attività condotta dal Ros è originata dagli esiti dell’operazione “Provvidenza”, conclusa nel 2017, a seguito della quale Piromalli ha riportato una condanna in appello a 19 anni e 4 mesi di reclusione in quanto ritenuto responsabile di associazione mafiosa, riciclaggio, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata.

Le indagini patrimoniali hanno fatto luce, allo stato degli atti e salve le successive valutazioni fino al passaggio in giudicato della sentenza, sul controllo esercitato dalla cosca Piromalli di parte della filiera commerciale agricola reggina, condizionata tramite un consorzio colpito dal provvedimento ablativo, attraverso il quale ingenti quantitativi di agrumi venivano inviati al mercato ortofrutticolo di Milano.

Inoltre, dall’indagine è emersa l’operatività della cosca Piromalli all’interno del mercato ortofrutticolo di Milano, dove sarebbe stata riscontrata la riconducibilità all’organizzazione mafiosa di un’impresa che gestisce un posteggio di rivendita all’ingrosso di frutta e verdura.

Nell’hinterland milanese è stata inoltre individuata un’impresa di import-export formalmente di proprietà di una società con sede negli Stati Uniti, ma risultata riconducibile ad Antonio Piromalli.

Quest’ultima impresa, il cui ramo italiano è stata colpita dal decreto di sequestro, sarebbe stata  utilizzata, insieme ad altre società operative nel territorio statunitense, per perpetrare una frode alimentare ai danni di società americane che operano nel settore della grande distribuzione, attività illecita questa che avrebbe permesso alla cosca, secondo le risultanze allo stato degli accertamenti a fondamento del provvedimento in esecuzione, di realizzare un guadagno complessivo compreso tra i 1,5 ed i 2 milioni di euro.

Le società del gruppo operative negli Stati Uniti, infatti, avrebbero acquistato – tramite l’intermediazione fornita da Antonio Piromalli ed il supporto logistico prestato dalla impresa oggetto del sequestro – diversi container, spediti dal porto di Gioia Tauro, contenenti una miscela di olio di sansa d’oliva, poi rivenduta negli Stati Uniti ad operatori rilevanti della grande distribuzione come olio extra-vergine d’oliva.

Per aumentare l’operatività del sistema, Piromalli sarebbe intervenuto personalmente nell’affare illecito immettendo fondi di origine ignota che avrebbero consentito l’acquisto di ulteriori partite di olio di sansa dall’Italia, da rivendere sempre negli Stati Uniti come pregiato olio extra-vergine.

I beni sequestrati, che hanno un valore complessivo pari a circa un milione di euro, sono distribuiti nelle province di Reggio Calabria e Milano e sono costituiti da 3 complessi aziendali e varie disponibilità finanziarie.

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