'Ndrangheta, Gaetano Giampà condannato a 9 anni di reclusione

Riconosciuta la colpevolezza per il reato di associazione mafiosa, ma prosciolto dagli addebiti legati alla detenzione di armi ed all'estorsione: è questo il verdetto emesso dal Tribunale di Crotone nei confronti di Gaetano Giampà cui è stata inflitta una condanna a 9 anni di carcere. Si tratta del dibattimento processuale seguito all'inchiesta denominata "Old family", condotta nell'estate di due anni fa e sfociata nella cattura di più di trenta soggetti. L'indagine aveva messo nel mirino gli equilibri e le dinamiche interne al clan della città pitagorica, oltre alle relazioni esistenti con il gruppo criminale Megna, originario della frazione Papanice. Giampà è considerato il personaggio apicale della cosca. Il Tribunale ha disposto l'assoluzione per Luigi Cirillo, 51 anni,  accusato del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Bilancio complessivo del processo "Saggezza": 23 assoluzioni, 15 condanne

Sono complessivamente quindici gli imputati condannati all'esito del processo denominato "Saggezza", appendice giudiziaria dell'inchiesta sfociata tre anni fa in numerosi arresti eseguiti nella zona di Locri, nel Vibonese, nel Cosentino ed in provincia di Como. Provvedimenti restrittivi all'epoca disposti dal Tribunale di Reggio Calabria che accolse le richieste in merito formulate dalla locale Direzione distrettuale antimafia. Il Collegio Giudicante del Tribunale di Locri, emettendo il verdetto, ha inflitto in tutto 150 anni di carcere a fronte dei 400 che erano stati al centro della requisitoria del pubblico ministero. I magistrati hanno assolto 23 soggetti ed in ulteriori cinque casi si sono dovuti arrendere al superamento della soglia temporale che prescrive il reato e, dunque, sancire il non doversi procedere.  I reati di cui rispondevano gli indagati andavano dall'associazione di tipo mafioso, alla detenzione ed al porto abusivo di armi, dall'estorsione all'esercizio abusivo dell'attività di credito, dal furto di materialeinerte all'illecita concorrenza tesa a condizionare  le gare pubbliche di appalto, dall'intestazione fittizia di beni alla minaccia, dalla truffa all'usura, con le modalità aggravanti di avere operato per favorire la ndrangheta, e della transnazionalità.

  • Published in Cronaca

Operazione Saggezza. Assoluzioni eccellenti: scarcerato Giuseppe Fabiano, Procura aveva chiesto 18 anni di reclusione

E' stato assolto con la formula per non aver commesso il fatto Giuseppe Fabiano, cinquantenne di Platì, difeso dagli avvocati Marco Tullio Martino (coadiuvato dal collaboratore di studio, dottor Alessandro Bavaro) e Giuseppe Iemma. Per lui l'ufficio di Procura aveva chiesto una condanna a 18 anni di reclusione perché considerato capo della cosca del locale di Cirella di Platì, componente - insieme agli altri locali - della famosa "Corona" che si interfacciava con Polsi. I legali avevano dimostrato nel corso dell'istruttoria dibattimentale con copiosa documentazione difensiva ed evidenziato nel corpo delle loro arringhe, come non fossero che generiche le affermazioni del collaboratore di giustizia Varacalli che indicava Fabiano quale capo locale di Cirella e che non avessero alcun valore probatorio né la vicenda del furto di un escavatore per il quale sarebbe stato presuntivamente interessato il Fabiano, né le conversazioni ambientali dal corpo delle quali sarebbe emersa un'offerta di aiuto economico in occasione di una precedente carcerazione fatta dal presunto boss Vincenzo Melia proprio ai familiari del Fabiano. Dopo quattro anni di custodia cautelare Fabiano ha così lasciato la casa circondariale di Locri.

'Ndrangheta e traffico di droga: 57 arresti in un'operazione di Carabinieri e Polizia

In un'operazione congiunta effettuata stamane da Carabinieri e Polizia, sono stati eseguiti cinquantasette arresti. I reati contestati ai soggetti finiti in manette tra Reggio Calabria e Roma vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, alla detenzione abusiva di armi ed al traffico internazionale di droga e detenzione abusiva di armi, aggravati dalla transnazionalità dei crimini addebitati. I magistrati reggini avrebbero focalizzato la loro attenzione sul flusso delle sostanze stupefacenti gestito da clan operanti nell'area di Locri, i clan Aquino-Coluccio e Commisso-Crupi. I colleghi romani, invece, hanno canalizzato i loro sforzi nell'individuazione di distributori e spacciatori. Federico Cafiero De Raho, capo della Procura di Reggio Calabria, ha dichiarato  che "si tratta di un'operazione storica perché è stata colpita una 'ndrangheta elitaria. "I particolari dell'inchiesta saranno illustrati nel corso di un incontro con i giornalisti, presenti i responsabili del Servizio centrale operativo, del Raggruppamento operativo speciale e Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia. 

 

'Ndrangheta, undicenne collabora con la giustizia: "Mio padre braccio destro del boss"

La giustizia si sta avvalendo della collaborazione di un bambino di undici anni, mai era capitato nella storia della guerra alla 'ndrangheta che i magistrati potessero sfruttare i racconti di un testimone in così tenera età. La storia, raccontata da "Repubblica, ruota attorno alla figura del figlio di uno dei soggetti sospettati di essere al vertice di una potente cosca gravitante nella Piana di Gioia Tauro. A raccogliere le sue dichiarazioni è Giulia Pantano, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria al quale il ragazzino fornisce dettagli e particolari di ciò che avrebbe visto nel corso degli anni. Con lui la mamma, pure lei determinata nel collocarsi dalla parte giusta delle barricata per impedire che i suoi eredi vivano in contesti scellerati. L'uomo che lei ha sposato è finito in galera undici mesi fa, catturato nel contesto dell'indagine "Eclissi" condotta dai Carabinieri. Gli inquirenti, inoltre, sono in possesso, di una sim che è stata loro consegnata dal giovanissimo collaboratore, il quale ha spiegato che in numerose circostanze il padre se ne è servito per comunicare con uno fra i capi del clan rosarnese dei Bellocco, anch'esso con base nella stessa zona del Reggino.  "Mio papà - è scritto in uno dei verbali - faceva parte di questa cosca. Papà faceva quello che voleva all'interno della cosca, era il braccio destro del capo".  "Li ho visti fare tutto, tutto quello...so tutto quello che avete trovato armi. Ho visto la droga, le armi, pistole più che altro, fucili mai...la droga l'ho vista sempre nel garage, in giro non l'ho mai vista".  A maggio, al pari della mamma e dei due fratellini, è stato trasferito in un luogo segreto. 

 

 

'Ndrangheta: disposto il carcere duro per presunto boss vibonese

I giudici qualche mese fa gli hanno inflitto una pena ad otto anni di reclusione al termine del processo celebrato in seguito all'operazione denominata "Lybra": ora il boss Nicola Tripodi sarà sottoposto al regime del 41 bis. L'istanza di trasferire al "carcere duro", colui che è considerato uno dei personaggi di spicco della 'ndrangheta di Vibo Valentia, è stata inoltrata da Pierpaolo Bruni, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. La figura del presunto boss, ritenuto dagli inquirenti soggetto al vertice del clan attivo nell'area di Vibo Marina, è al centro di una seconda indagine affidata a Bruni e che ha messo nel mirino la criminalità organizzata del capoluogo ed i suoi interessi criminali. 

'Ndrangheta, bloccata scarcerazione per motivi di salute di Pantaleone Mancuso

La Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha respinto l'istanza di scarcerazione di Pantaleone Mancuso presentata alla luce delle cattive condizioni di salute certificate dal personale medico della casa di reclusione di Tolmezzo, presso cui si trova rinchiuso. Il Tribunale aveva accolto favorevolmente la richiesta avanzata nelle more del processo "Black Monkey". Il presunto boss della cosca di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, è coinvolto anche nell'indagine "Purgatorio" condotta dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo di regione su un giro illegale di reperti archeologici. Sarà ora un ulteriore accertamento medico a decretare il destino di Mancuso.  

Omicidio brigadiere dei Carabinieri: arrestato presunto boss 88enne

In applicazione di una misura esecutiva emessa dai magistrati dell'Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Reggio Calabria, è stato arrestato Francesco Barbaro, presunto boss della 'ndrangheta. Ottantottenne, è ritenuto responsabile di aver ucciso Antonio Marino, il brigadiere dei Carabinieri assassinato il 9 settembre di quindici anni fa a Bovalino. Condannato all'ergastolo,è stato tratto in arresto a Platì. 

Subscribe to this RSS feed