Scarico di acque reflue in un torrente, sequestrato impianto industriale

I carabinieri della Compagnia di Paola hanno eseguito il decreto di sequestro di un impianto industriale di Fuscaldo, nel quale viene effettuato il trattamento superficiale di ossidazione anodica, elettrocolorazione e verniciatura su profili in alluminio, produzione di accessori per serramenti, trasformazione e commercializzazione di sistemi in alluminio per architettura.

Il decreto, emesso dal gip del Tribunale di Paola, è stato notificato all’amministratore unico e legale rappresentante della società, che risulta indagato per il reato di scarico di acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose.

Il provvedimento rappresenta l'epilogo di un'attività d'indagine avviata a dicembre scorso, quando i militari dell'Aliquota radiomobile della Compagnia di Paola hanno notato un tubo posticcio uscire da uno dei capannoni del complesso industriale, che scaricava, senza alcuna autorizzazione amministrativo, scarti di lavorazione in un torrente.

 

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Acque reflue. Ferrara (M5S): “La Regione chiarisca se e come vuole sanare il settore”

Come un mantra ritorna l’allarmante preoccupazione per le pesanti sanzioni dell’Unione europea per il mancato superamento delle criticità sul trattamento delle acque reflue.

L’Italia non si è allineata con quanto previsto dalla sentenza del 2012 ed in particolare la Calabria, come facilmente prevedibile, è una delle Regioni con la peggiore performance. Ben 13 gli agglomerati che ancora non hanno rispettato quanto imposto dalla prima condanna della Corte di giustizia per il trattamento delle acque. “Come procederà ora la Regione Calabria di fronte all’ennesima possibilità di condanna visto che finora tutte le politiche sono state fallimentari?”  Se lo chiede Laura Ferrara, eurodeputata del Movimento 5 Stelle. “La Delibera Cipe 60/2012 finanziava oltre 160 milioni di euro da utilizzare a tale scopo – continua la Ferrara - tali risorse però restavano sostanzialmente inutilizzate per la scellerata idea del Dipartimento regionale di ricorrere alla procedura del project financing per la realizzazione degli interventi previsti. Abbiamo contestato questa modalità e le nostre rimostranze in merito le abbiamo ulteriormente ribadite nell'incontro con l'assessore al settore Rizzo e con i funzionari del Dipartimento ambiente della Regione Calabria, lo scorso luglio.

Ad oggi, molti degli interventi previsti per sanare il sistema depurativo dei 13 agglomerati calabresi coinvolti nella sentenza di condanna sono stati commissariati, in molti casi, addirittura, i lavori ancora devono iniziare. Attestiamo con amarezza il caos gestionale del sistema depurativo. Andrebbe chiarito che le scelte politiche azzardate operate dalle diverse amministrazioni regionali succedutesi negli anni andranno a ripercuotersi solo e soltanto sulle tasche dei cittadini calabresi, visto che le sanzioni pecuniarie che verranno comminate all’Italia, oltre 62 milioni di euro, in base ai meccanismi di rivalsa, andranno poi a ricadere inesorabilmente sulle Regioni interessate, e quindi in prevalenza su Calabria e Sicilia che detengono la maglia nera per numero di agglomerati coinvolti.

Ora si diano risposte chiare su come, in maniera strutturale e definitiva la Regione Calabria intende migliorare la disastrosa situazione in materia depurativa. Lo stiamo chiedendo da tempo – conclude l’europarlamentare pentastellata – basta interventi tampone e flussi di soldi pubblici per manutenzioni e lavori fantasma. Da quattro anni ormai l’Unione europea ci sta chiedendo maggiore efficienza nel comparto depurativo. Come Movimento 5 Stelle continueremo il fiato sul collo e a vigilare sull’operato del Dipartimento regionale e dei Comuni che ancora nulla hanno fatto nonostante i fondi messi a loro disposizione”.

 

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