Gioia Tauro: sequestrati migliaia di giochi cinesi contraffatti e pericolosi

Le fiamme gialle del Gruppo della guardia di finanza di Gioia Tauro, unitamente ai funzionari della locale Agenzia delle dogane e dei monopoli, hanno individuato due container, provenienti dalla Cina, contenenti giocattoli contraffatti delle più note marche, quali: “Minnie”, “Thomas & Friends”, “Capitan America”, “Peppa Pig”, “Frozen”, “Pokemon”, “Elena di Avalor”, “Principessa Sofia”, “Disney”, “Strawberry Shortcake”, “L’era glaciale”, “Minions”, “Hello Kitty” e “Tartarughe Ninja”.

L’operazione, condotta dalla Procura della Repubblica di Palmi, ha consentito, dopo una serie di incroci documentali e successivi controlli eseguiti su numerosi container in transito, l'individuazione dei due carichi illeciti imbarcati nel porto cinese di Shantou e destinati, secondo la documentazione doganale esibita, in Montenegro e in Croazia.

I finanzieri hanno, quindi, sottoposto il contenuto dei container ad accertamenti eseguiti da parte dei tecnici delle società titolari dei marchi, i quali hanno confermato l’intuizione dei finanzieri e dei funzionari doganali. I 10.524 giocattoli, per un valore di circa 52 mila euro, sono risultati contraffatti e pertanto sono stati sottoposti a sequestro.

I giochi, destinati a minori, in assenza delle condizioni previste dalla vigente normativa, sono stati ritenuti potenzialmente dannosi per la salute.

Trump, la Russia e il Nuovo ordine mondiale

Con il solito tono professorale di chi non ne azzecca una, i giornalisti corrivi e gli osservatori distratti che non avevano capito nulla del fenomeno Trump, ci riprovano.

Dopo aver sbagliato tutte le previsioni formulate nel corso della campagna elettorale, chiunque, al loro posto, si sarebbe nascosto per sfuggire alla vergogna, ma loro no. Anzi, si ripresentano sulla ribalta, con la pretesa di voler spiegare agli altri ciò che non riescono a capire.

Così, continuando a produrre la loro partigiana e inconcludente informazione anti Trump, non si preoccupano di pronunciare idiozie sesquipedali. L’ultima perla è stata sciorinata pochi giorni addietro. A loro dire, il neo presidente non conosce la politica estera per poter sedere alla Casa Bianca.

Tralasciando il dato, non irrilevante, che neppure in passato (Obama in primis) i presidenti erano stati selezionati tra i ranghi della diplomazia. Tralasciando, pure, i danni prodotti in giro per il mondo dall’esperta coppia Obama – Hillary Clinton, viene da chiedersi come sia possibile che giornalisti e sedicenti osservatori non facciano uno sforzo, non per capire, ma quanto meno per cercare di trovare una spiegazione a ciò che potrebbe succedere a breve.

Non condividere, beninteso, semplicemente analizzare e capire.

Una delle tante colpe imputate a Trump è l’attenzione verso la Russia. Un’attenzione che, in fin dei conti, potrebbe essere frutto di calcolato pragmatismo.

Fin dalle prime uscite ufficiali, il neo inquilino della Casa Bianca ha confermato ciò che aveva ripetuto in campagna elettorale. Nella sua visione, gli Usa devono riacquistare in tutti gli ambiti la centralità perduta.

Per raggiungere l’obiettivo sa che deve mettere mano alla politica estera. Non è un caso che tra i primissimi provvedimenti figuri il ritiro dal Tpp, peraltro non ancora ratificato dal Congresso. Con una firma, Trump ha definitivamente affossato l’accordo di libero scambio transpacifico.

Nell’ambito della politica internazionale, l’America si muove su un terreno minato. Il lascito di Obama è disastroso (ne abbiamo parlato qui).

I problemi sul campo sono piuttosto complessi ed in alcuni casi rappresentano la conseguenza della caduta del muro di Berlino.

A partire dagli anni Novanta, gli Stati Uniti hanno, infatti, avviato la stagione dell’unilateralismo. La fine della storia vaticinata da Fukuyama ha assunto, però, una piega diversa. Così, l’idea di poter governare in solitudine il mondo si è scontrata con la realtà.

Viepiù che le sfide lanciate da più parti, nel corso degli anni si sono moltiplicate.

Soprattutto in Iraq e Afghanistan, gli Usa hanno misurato sulla loro pelle quanto sia difficile esercitare il ruolo di unica grande potenza. Ne è conseguito che, dopo le avventate gesta belliche volute da Bush, l’America si è scoperta restia a mettere gli scarponi sul terreno.

In un mondo in cui i conflitti tendono a dilatarsi, Trump sa di avere bisogno di “alleati” desiderosi e capaci di condividere il fardello delle responsabilità.

Nello scenario attuale, più che una strada possibile, la Russia rappresenta l’unica percorribile.

L’Europa dei mercati è, infatti, poco meno di un gigante riluttante, incapace di difendere se stessa, figurarsi gli altri. Reso pusillanime da settant’anni di benessere garantito dalle baionette americane, il Vecchio Continente non ha lo spessore politico per proporsi come attore globale.

In Estremo Oriente, l’ascesa economia della Cina ha gettato le premesse per un futuro attrito. In maniera discreta, Pechino ha iniziato a costruire le basi per trasformare l’attuale potere finanziario in supremazia geopolitica.  I cinesi hanno già trasformato l’Africa nel loro supermercato. In Australia sono diventati il secondo gruppo etnico più numeroso . Nel Pacifico, invece, hanno ampliato il loro orizzonte con la costruzione delle isole artificiali nel Mar Cinese meridionali.

Articolo pubblicato su: mirkotassone.it

In Medio Oriente, infine, Obama ha incendiato la polveriera sulla quale era seduto. Con l’intera area infiammata da guerre e conflitti latenti, la situazione rischia di finire fuori controllo. Per ricomporre i cocci, Trump ha bisogno di un alleato militarmente attrezzato che non teme si gettarsi nella mischia.

Nella strategia di The Donald, la Russia rappresenta giocoforza l’unico alleato possibile.

Dalla sua, Mosca ha la tradizione, la vocazione, la proiezione strategica e la capacità pratica di prendere parte alla costruzione del Nuovo ordine mondiale.

Per tenere in piedi la loro traballante supremazia, gli Usa hanno bisogno di una solida stampella. In tal senso, nel breve periodo, la Russia di Putin può aiutare Trump a pacificare il Medio Oriente. Nel lungo termine, invece, può coprire il vuoto politico rappresentato dall’Europa e tenere in ambasce la Cina, distraendola da eventuali tentazioni imperiali.

Nelle intenzioni di Trump, molto probabilmente Usa e Russia dovrebbero, candidarsi a rimettere in ordine il mondo. Lo scopo, neppure troppo celato, è impedire la nascita di ingovernabili linee di conflitto. Un accordo del genere rappresenterebbe la saldatura tra la talassocrazia americana e la tellurocrazia russa. Un accordo che potrebbe ridisegnare, non solo il mondo, ma anche la sua storia.

Cina: la lunga marcia per inseguire un pallone

Se i protagonisti della Lunga marcia avessero saputo che, anziché il paradiso degli operai, la Cina sarebbe diventata l’eden dei calciatori, molto probabilmente, sarebbero rimasti a casa a giocare a Go.

L’ingaggio milionario di Carlitos Tevez rappresenta, infatti, il definitivo de profundis del comunismo cinese.

L’ideale di giustizia sociale non è naufragato nella svolta capitalista voluta da Den Xiaoping negli anni Ottanta. Non è svanito neppure nelle industrie dove i lavoratori vengono sfruttati per la classica ciotola di riso.

Il comunismo con gli occhi a mandola si è dissolto nel sogno di ricchezza che anima i cinesi, ma solo alcuni. Un sogno che ha mutuato dall’occidente capitalista tutti i suoi stilemi.

Le luce sfavillanti, le auto potenti ed i vestiti di lusso non bastano più. Per proiettare fino in fondo l’allucinazione del benessere, il governo cinese ha deciso d’investire nello sport.

Fino a poco tempo fa, l’unica preoccupazione di Pechino era arraffare il maggior numero di medaglie alle olimpiadi. Da qualche tempo, l’obiettivo è stato riposizionato e la parola d’ordine sembra essere stupire.

Del resto, il rango di grande potenza impone alla Cina di sbalordire tutti. Per farlo, il paese del Drago può contare sui fiumi di dollari che affluiscono quotidianamente da tutto il mondo.

Una parte del denaro, che arriva da ogni angolo del pianeta, viene quindi investita per creare l’uomo nuovo. L’uomo nuovo cinese, però è già vecchio. Il modello di riferimento sembra essere, infatti, quello occidentale, imbolsito, annoiato e capace di emozionarsi solo al cospetto dei campioni dello sport.

Per avviare il mutamento antropologico i Mandarini hanno, quindi, pensato di ricorrere al gioco più popolare, il calcio. Il problema della penuria di talenti indigeni si sta superando grazie al mercato, con l’ingaggio, a suon di milioni, di calciatori famosi.

Grazie a montagne di dollari, il campionato cinese è diventato affascinante anche a chi era abituato a ben altri prosceni.  I giocatori europei e sudamericani hanno, quindi, scoperto quante soddisfazioni può offrire la Chinese Super League.

Al banchetto allestito in Estremo Oriente si è seduto anche un italiano, Graziano Pellè. A lui, che non è esattamente quel che si dice un fuoriclasse, la Shandonh Luneng ha assicurato un contratto da 15 milioni a stagione.

Niente di comparabile con i 40 milioni all’anno che percepirà Carlitos Tevez. L’argentino che, poco più di un anno fa, era stato strappato alla Juventus dalla nostalgia di casa si è convito subito a rifare le valige. I 106 mila euro al giorno offerti dallo Shangai sono stai sufficienti a fargli dimenticare l’asado e lo yerba.

In Cina Tevez troverà una terra che di sconfinato ha tre cose: la storia, il territorio e l’ingiustizia.

Un’ingiustizia testimoniata da un dato. In un’ora Tevez percepirà, grosso modo, la stessa cifra che un contadino cinese guadagna in un anno di duro lavoro.

Davvero un gran bell’esempio di ridistribuzione della ricchezza in un paese in cui di comunista è rimasta solo la bandiera rossa.

 

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Cina: professore fa sesso in aula con un'alunna è finisce su Facebook

Il professore fa sesso in classe con un'alunna è finisce sui social. La storia hard si è svolta in Cina, in un'aula della Changzhou University, dove un docente è stato filmato mentre sulla cattedra consumava un rapporto sessuale con un'alunna. La scena è finita su Weibo, la versione cinese di Facebook. Sul social, il video della durata di 45 secondi è stato condiviso al punto da fare letteralmente il giro del mondo. La scena immortalata lascia poco all'immaginazione ed ha indignato i dirigenti dell'università che hanno aperto un'indagine finalizzata ad individuare il focoso professore. 

USA: eseguito il primo trapianto di pene

Primo trapianto di pene negli Stati Uniti, dove un 64enne, il cui organo era stato rimosso a causa di un tumore, è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico presso il Massachusetts General Hospital di Boston. All' uomo, Thomas Manning, un bancario di Halifax, è stato trapianto un organo prelevato da un cadavere. L'operazione durata oltre 15 ore, è stata eseguita tra l'8 e il 9 maggio. "Siamo cautamente ottimisti", ha aggiunto Curtis L. Cetrulo, che ha diretto il team chirurgico, forte di una dozzina di specialisti in chirurgia e 30 altri sanitari. «Stavamo navigando in acque inesplorate», ha sottolineato. Nel mondo, infatti,  sono stati eseguiti solo altri due trapianti di pene, uno fallito in Cina nel 2006 ed uno di successo in Sud Africa nel 2014. 

Cina: anziano muore mentre fa sesso e rimane incastrato, la prostituta liberata in ospedale

Ha voluto strafare a letto ed è morto mentre faceva sesso con una prostituta. Come se non bastasse, l’attempato cinese, protagonista della surreale storia, dopo essere passato a miglior vita, è rimasto letteralmente “incastrato” nella donna. Una volta rivelatisi infruttuosi tutti i tentativi compiuti per liberarsi, la prostituta ha dovuto richiedere l’intervento dei sanitari. L’operazione di “distacco” è stata compiuta in ospedale. Il momento dell’ingresso nel nosocomio è stato immortalato in un video pubblicato sul web nel quale sono ben visibili due persone coperte da un lenzuolo.

Distratta dallo smartphone cade nel fiume ed annega

E` caduta nel fiume mentre mandava messaggi dal suo telefonino. E` annegata cosi` una 28 cinese, residente a Wenzhou, città prefettura dello Zhejiang. Ad immortalare la sequenza in cui si vede la donna camminnare sul bordo del fiume mentre chatta con il suo smartphone, alcune telecamere di sicurezza. Nel filmato e` visibile il momento in cui la giovane cade ed inizia ad annaspare nel disperato tentativo di recuperare la riva. Il corpo della 28enne, che era madre di due bambini, e` stato rinvenuto il giorno successivo. Il video della tragedia, postato sulla pagina Facebook dall'emittente televesiva cinese CCTV, e` stato visualizzato da oltre 2 milioni di persone.

"Apocalisse smog" in Cina

E' pesantissimo il prezzo pagato dalla Cina sull'altare dello sviluppo economico. Un prezzo salato, non solo in termini sociali, ma anche e soprattutto ambientali. Quanto gli effetti dell'industrializzazione selvaggia e senza regole abbiano minato la salubrità del Paese dei Mandarini lo stanno constatando, sulla loro pelle, quanti vivono nel nord est della Cina. I livelli di smog sono così elevati che si parla di "Apocalisse dell'aria". Secondo gli ecologisti, il livello di inquinamento rilevato nella metropoli di Shenyang è "il più alto che si sia mai registrato nel mondo". Che non si tratti di semplice allarmismo lo dimostrano i voli cancellati, le autostrade chiuse e la visibilità che non supera i 500 metri.

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