Processo "Topa": revocata la misura di prevenzione all’ex sindaco Carmelo Buggè

La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale ha revocato la misura di prevenzione originariamente applicata a Carmelo Buggè. L’ex sindaco di Seminara era stato coinvolto nel procedimento "Topa", nato dall’omonima operazione condotta dai Carabinieri che, nel novembre 2007, aveva portato all’esecuzione di diverse ordinanze di custodia cautelare per le ipotesi di associazione mafiosa e condizionamento delle consultazioni elettorali del comune pre-aspromontano. Parallelamente agli esiti del procedimento penale, a Buggè era stata applicata la Misura di Prevenzione della Sorveglianza Speciale basata sul presupposto di una sua pericolosità sociale qualificata. All'esito dell’udienza camerale presso il Tribunale di Reggio Calabria, nella quale i legali di fiducia del Buggè (avvocati Davide Vigna e Paola Minasi) hanno sottolineato come le attuali condizioni di salute del prevenuto fossero incompatibili con la possibile manifestazione di atteggiamenti antisociali, il Collegio ha accolto le istanze difensive disponendo la conseguente cessazione del regime di sorveglianza.

 

Operazione "Porto Franco": annullata con rinvio l’ordinanza nei confronti di Nicola Filardo

Ancora un annullamento da parte della Cassazione nell’ambito dell’operazione "Porto Franco", con la quale il 21 ottobre 2014 erano state emesse 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere per il reato di associazione mafiosa, nonché spiccati 23 decreti di sequestro preventivo per diverse aziende operanti nel settore dei trasporti e dei carburanti. Il provvedimento giunge all’esito di un complesso iter giudiziario iniziato nel 2014, con l’arresto di Nicola Filardo al quale era stata imputata la partecipazione ad associazione mafiosa in concorso con altre 12 persone. In conseguenza dei chiarimenti forniti dallo stesso durante l’interrogatorio di garanzia, e dell’istanza difensiva presentata dal legale, avvocato Davide Vigna, pochi giorni dopo lo stesso giudice delle indagini preliminari aveva revocato la misura emessa per insussistenza dei requisiti di gravità indiziaria, con conseguente scarcerazione dell’indagato. A ciò ha fatto  seguito l’appello proposto dalla Procura della Repubblica, successivamente accolto dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria e sul quale gli avvocati Davide Vigna e Guido Contestabile hanno proposto ricorso per Cassazione, segnalando come gli elementi sui quali si basava la motivazione di accoglimento della richiesta del pubblico ministeri erano, a loro parere, del tutto insufficienti a delineare un quadro di evidenza della partecipazione del Filardo al reato associativo. L’annullamento giunge ad esito della Camera di Consiglio tenutasi presso la Prima Sezione, nella quale sono state accolte le argomentazioni difensive (peraltro avallate dallo stesso Procuratore Generale, che sul punto ha insistito per l’annullamento dell’ordinanza del Tribunale delle Libertà reggino). Filardo resta pertanto in libertà, in attesa di nuovo giudizio cautelare, rispondendo a piede libero nell’ambito del procedimento ordinario in trattazione presso il Tribunale Collegiale di Palmi.

 

Processo "Due Torri Connection": imputata assolta dall'accusa di falsa testimonianza

Il Tribunale di Palmi, in composizione monocratica, ha assolto Ionela Mocanu dall’accusa di false dichiarazioni testimoniali. Per la Mocanu, difesa dall’avvocato Davide Vigna, l’accusa era quella di aver reso dichiarazioni mendaci al difensore che all’epoca dei fatti si occupò della difesa di uno degli imputati del procedimento madre. L’ipotesi di reato partiva da uno stralcio, con trasmissione atti alla competente Procura palmese, del più vasto procedimento cosiddetto "Due Torri Connection", nell’ambito del quale nel 2011 la DDA di Bologna trasse in arresto 14 persone tra Italia, Austria e Spagna per l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

 

Assolti dall'accusa di abuso d'ufficio ex sindaco e membri della Giunta di Anoia

Si è concluso ieri presso il Tribunale Collegiale di Palmi il processo a carico di Antonio Napoli, ex sindaco di Anoia in carica nella consiliatura 2005/2011, nonché di alcuni membri dell’allora Giunta Comunale. La vicenda approdata in Tribunale è stata originata da una denuncia inoltrata da esponente politico di uno schieramento avverso, nella quale lo stesso ipotizzava che gli imputati avessero abusato della propria carica per adottare delibere contrarie all’interesse dell’ente, conferendo incarichi di consulenza ed assistenza legale privi di effettiva consistenza ovvero emettendo mandati di pagamento senza causali giustificative. Durante l’istruttoria dibattimentale, invero, le Difese hanno dimostrato che tali delibere – perfettamente lecite sotto il profilo normativo e regolamentare, oltreché contabile - avevano ad oggetto attività di consulenza effettivamente prestate dal professionista incaricato, ovvero si limitavano al rimborso delle spese per l’assistenza in giudizio nelle cause civili che vedevano come parte il Comune. Aderendo alle tesi difensive, pertanto, il Collegio Palmese ha pronunziato sentenza di assoluzione con la formula "perché il fatto non sussiste" nei confronti di Antonio Napoli e Giuseppe Fuda (difesi dagli Avvocati Davide Vigna e Candeloro Parrello), nonché nei confronti di De Marzo Francesco e Alessandro (difesi dall’Avvocato Anna Maria Fazzari).

 

Detenzione di armi: 55enne ai domiciliari

Scarcerato R.V., di anni 55, arrestato il 7 giugno per minaccia e detenzione abusiva di armi clandestine. Il provvedimento è stato emesso dal GIP presso il Tribunale di Palmi, ad esito dell’istanza difensiva avanzata dagli avvocati Davide Vigna e Luigi La Capria, i quali hanno focalizzato l’attenzione sulle recenti modifiche introdotte nel Codice di procedura penale sulla materia della custodia cautelare e sulla necessità che le esigenze sottese l’applicazione ed il mantenimento della misura carceraria siano sempre sorrette da elementi concreti idonei ad escludere che altre misure non possano tutelare adeguatamente le necessità di cautela. In particolare, i difensori hanno segnalato che l’incensuratezza dell’imputato ed alcuni dettagli specifici emersi in sede di indagini hanno consentito di ritenere che le esigenze cautelari non potevano ritenersi idonee al mantenimento della custodia in carcere. Secondo i difensori anche la misura degli arresti domiciliari, eventualmente supportata dall’utilizzo del cosiddetto “braccialetto elettronico”, avrebbe consentito di soddisfare ampiamente ogni esigenza di cautela. In accoglimento delle argomentazioni difensive, pertanto, il GIP ha disposto la sostituzione della misura con quella degli arresti domiciliari presso l’abitazione di residenza, ove l’indagato dovrà permanere in attesa del giudizio.

 

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