Nessuna contaminazione acqua a Santa Maria di Catanzaro

Il responsabile del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’Asp di Catanzaro, Dott. Francesco Faragò, interviene sulle notizie diffuse negli ultimi giorni in merito al problema dell’acqua che si è verificato a Catanzaro. “Da due giorni infatti – afferma il dott. Faragò – si leggono notizie allarmistiche sugli organi di informazione circa le irregolarità analitiche riscontrate nell’acqua della rete del quartiere Santa Maria di Catanzaro. In qualità di responsabile del Servizio dell’Asp di Catanzaro, addetto al controllo ufficiale per quanto attiene l’acqua destinata al consumo umano, rispetto a notizie fuorvianti ed allarmistiche, sento il dovere di fornire ai cittadini consumatori chiarimenti in ordine alla problema.

Nel corso dei controlli che il nostro Servizio effettua sulla rete idrica di Catanzaro, con frequenza quindicinale, in una fontana pubblica del quartiere Santa Maria, abbiamo riscontrato la presenza di “batteri coliformi a 37° C” in numero di 45/100ml. Tale dato va interpretato come indicatore di una non conformità ascrivibile verosimilmente ad una non perfetta pulizia degli impianti dell’acquedotto e/o una non adeguata disinfezione. Tengo a precisare che non sono stati, invece, assolutamente riscontri indicatori di contaminazioni fecale”. 

“In seguito al reperto analitico – prosegue il responsabile del Siam Faragò – il Servizio dell’Asp ha provveduto ha far emettere al Sindaco Sergio Abramo un’apposita Ordinanza, a scopo precauzionale, di divieto dell’acqua a fini potabili. Subito dopo l’ordinanza sindacale, la Sorical ha provveduto ad effettuare la pulizia del serbatoio a monte e, nella mattinata di ieri, i tecnici del Servizio dell’Asp hanno nuovamente prelevato campioni di acqua a vari livelli per verificare se sia rientrato tutto nella norma. Oggi stesso riceveremo i referti analitici da parte dell’Arpacal di Catanzaro e sapremo se le operazioni di bonifica effettuate dalla Sorical siano state risolutive. In caso di riscontro favorevole, proporremo subito la revoca della Ordinanza al Sindaco di Catanzaro”.

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Ecco il decalogo per la prevenzione dei rischi di avvelenamento da funghi

E’ allarme intossicazione da funghi per i numerosi casi che sono stati registrati nel corso delle ultime settimane nel nostro territorio  e che, purtroppo, stanno continuando ad essere segnalati alle autorità competenti. Sono infatti almeno una quarantina le notifiche per sospetta intossicazione, alcune delle quali hanno interessato intere famiglie. Quest’anno c’è una crescita di funghi particolarmente ricca nei  boschi del nostro territorio  che,  oltre a rendere felici gli innumerevoli  raccoglitori ed offrire occasioni importanti  di studio  agli esperti micologi, presenta i suoi effetti negativi per i casi di intossicazione che inevitabilmente si  registrano. Puntualmente come in passato, in queste occasioni sorge sempre lo stesso interrogativo per gli operatori addetti alla prevenzione delle intossicazioni da funghi: cosa non ha funzionato e cosa si può fare  per migliorare lo standard di sicurezza in merito a questo problema sanitario? Per spiegare il fenomeno e suggerire i comportamenti da adottare per non correre rischi di avvelenamento da funghi, interviene il dottor Francesco Faragò, direttore del Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, che chiarisce: “Non meno del  90%  dei casi di intossicazione sono attribuibili al consumo di funghi raccolti in proprio o avuti in regalo da conoscenti, mentre una esigua quantità  è in relazione alla vendita. Tutti i casi registrati quest’anno hanno avuto un esito favorevole, nel senso che si è trattato di forme appartenenti alle banali sindromi gastro-intestinali, tranne un  solo  caso che, invece, è stato più grave perché si è trattato di un a sindrome falloidea  la cui prognosi solitamente è severa. Nel nostro caso, per fortuna,  avendo la paziente consumato una quantità molto limitata di Amanita phallodes e grazie alla tempestiva identificazione e diagnosi, l’esito è stato favorevole  senza postumi". "Per quanto riguarda  la vendita dei funghi - prosegue Faragò - recentemente abbiamo avuto tre casi della stessa famiglia finiti in Ospedale per il consumo di funghi  acquistati  da un venditore abusivo. Ciò ripropone il problema serio  della vendita illegale che, sebbene sia una  consuetudine  che affonda le radici in epoche antiche, oggi  con le normative vigenti  e con i controlli che vengono messi in atto, non  trova  più  alcuna giustificazione. Facciamo presente che  la vendita di funghi  è consentita esclusivamente nei negozi di orto-frutta a posto fisso e solo quando i titolari si siano dotati di  apposita autorizzazione sanitaria, di apposita abilitazione alla vendita e di certificazione di commestibilità, che viene rilasciata, di volta in volta, dall’Ispettorato micologico dopo aver visionato attentamente i funghi. Si  ribadisce che la vendita  di funghi da parte di  ambulanti o di venditori  improvvisati lungo le strade è illegale e ci  si deve astenere dal comprare". "E’ vero - aggiunge il responsabile del SIAN - che, come prima accennato, la maggioranza delle intossicazioni  sono  in relazione ai funghi raccolti in proprio o ricevuti in regalo. Pertanto c’è molto lavoro da fare sul piano della educazione e sensibilizzazione, per promuovere  comportamenti che siano basati sulla prudenza assoluta in merito alla raccolta ed al consumo di funghi spontanei. Ci si deve rendere conto che funghi spontanei non vanno considerati quali comuni alimenti; si tratta, invece, di alimenti molto particolari che portano in sé una grossa insidia con rischi molto elevati per la salute. Quindi, il primo pensiero che deve passare per la mente è quello di accertarsi della effettiva commestibilità.  Ciò non può essere fatta da persone qualsiasi ma solo da esperti veri, dai micologi. L’Azienda Sanitaria Provinciale dispone dei Centri di controllo micologici dove sono presenti gli esperti. Inoltre, anche nei Gruppi micologici esistono le persone con competenza specifica. Bisogna rivolgersi solo a loro per evitare i problemi seri ai quali stiamo assistendo".

Infine, il dottor Faragò riassume i suoi suggerimenti nel seguente decalogo:

1. raccogliere e consumare solo i funghi che si conoscono con sicurezza;

2. accettare  consigli solo da persone qualificate e con esperienza dell’Ispettorato micologico dell’ASP o dei Gruppi micologici;

3. non fidarsi mai della determinazione fatta unicamente attraverso un libro, perché le rappresentazioni a volte ingannano;

4. non basarsi sulla determinazione empirica, come : l’aggiunta di aglio, della moneta di argento, del ferro rovente, l’essere il fungo mangiato delle lumache, l’assaggio da parte di animali domestici;

5. se si acquistano, vanno acquistati solo presso i punti vendita di orto-frutta fissi,  chiedendo sempre il certificato di commestibilità;

6. non  regalare funghi se la loro commestibilità è incerta, perché si incorre in gravi responsabilità;

7. non consumare funghi freschi tenuti in sacchetti di plastica;

8. non  raccogliere  funghi  in zone di possibile inquinamento, quali: vicinanza di discariche, all’interno e in vicinanza dell’abitato, in vicinanza delle strade, in vicinanza di insediamenti industriali o artigianali inquinanti;

9. i funghi sono alimenti facilmente alterabili, quindi si devono consumare entro breve tempo, dopo adeguata cottura (almeno 15 minuti di bollitura). Si  sconsiglia la cottura alla griglia, alla piastra e altri modi non adeguati come temperatura e tempo;

10. il consumo dei funghi è sconsigliato per: i bambini, gli anziani, le donne in gravidanza ed in allattamento, le persone affette da particolari malattie (del fegato, reni, dell’intestino, etc.). Le persone adulte sane possono consumare solo quantità limitate di funghi.

 

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