Incubo a Gerocarne: anziana minacciata con un coltello e rapinata in casa

Intorno alle 22:45 di ieri, i militari del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia Carabinieri di Serra San Bruno sono intervenuti presso l’abitazione di Iolanda Santaguida, 98 anni, nella frazione Sant’Angelo di Gerocarne, dove, poco prima, Annunziata Iacopetta, 70 anni, nuora della Santaguida, mentre dormiva, aveva udito un rumore proveniente dalla porta d’ingresso. Alzatasi per controllare, si è accorta della presenza di un individuo, travisato da passamontagna. Lo stesso, puntandole un coltello alla gola, l’ha minacciata di morte e costretta a consegnare tutta la somma contante nella sua disponibilità, dileguandosi subito dopo, a piedi. Il denaro rubato ammonta ad un totale di 600 euro. Illese le 2 donne. Indagano i Carabinieri della Stazione di Soriano Calabro.

 

Gerocarne: parte il monitoraggio del radom, la soddisfazione del sindaco Papillo

“Sono stati installati nella giornata odierna, da parte dell’Arpacal, gli apparecchi per la rilevazione del gas radon e dei campi elettromagnetici su tutto il suolo comunale di Gerocarne, frazione comprese. Una soddisfazione grandissima per me e per i componenti dell’amministrazione che rappresento, da sempre attenti alle problematiche ed alle esigenze del paese e dei cittadini che ci vivono”. E’ quanto scrive in una nota, il sindaco di Gerocarne Vitaliano Papillo per il quale, “una delle esigenze primarie dei cittadini è quella di avere garantita la tutela della salute, con tutto ciò che è possibile compiere per realizzare questo fine. Per questa ragione – prosegue  il comunicato - quando ci è stato proposto di aderire all’indagine di monitoraggio dell’Arpacal, insieme a pochi altri comuni non abbiamo esitato nemmeno per un istante, dando la nostra piena e convinta partecipazione. Il Radon, in particolare, è un pericolosissimo gas radioattivo che si trova naturalmente nel terreno e nei materiali da costruzione, ragion per cui è di fondamentale importanza conoscerne il grado di concentrazione per attuare eventuali contromisure atte ad attenuarne gli effetti. Allo stesso modo, sempre al fine di ridurne le conseguenze sulla salute umana, risulta fondamentale il monitoraggio della concentrazione di onde elettromagnetiche nell’ambiente”. L’intervento di monitoraggio interesserà “l’intero territorio” comunale, con particolare riferimento ai “luoghi più sensibili, come le scuole e, grazie alla fondamentale collaborazione dei cittadini che hanno dato la loro adesione, le private abitazioni”. E proprio ai cittadini, “sensibili alle tematiche della salubrità dell’ambiente e della tutela della salute pubblica”, ha espresso il proprio plauso Papillo. Un plauso indirizzato, inoltre, ai “tecnici Arpacal” che “hanno proceduto all’installazione”, coadiuvati dagli “assessori e consiglieri, Ferdinando, Domenico e Nazzareno, che li hanno accompagnati per tutto il territorio comunale”. “I cittadini - conclude la nota col loro voto - ci hanno permesso di amministrare e, amministrare bene, vuol dire curare gli interessi ed i diritti dei cittadini tutti, in primo luogo quello alla salute ed all’ottimale vivibilità di questo comune”.

Gerocarne. I Carabinieri scoprono armi e munizioni: due arresti e una denuncia

Stamattina a Gerocarne i Carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, coadiuvati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori del Gruppo Operativo Calabria di Vibo Valentia, hanno tratto in arresto, in flagranza in reato, due persone di Soriano Calabro: Attilio Giovanni D’Anna, 31enne, accusato di detenzione di arma clandestina e Salvatore Emmanuele, 22enne, cui sono contestati i reati di furto di energia elettrica e detenzione abusiva di munizioni. Gli stessi militari, coordinati dal Comandante della Compagnia Mattia Ivano Lo Sciale, hanno denunciato in stato di libertà Giovanni Emmanuele, anche lui di Soriano 28 anni, nei cui confronti le accuse sono di furto di energia elettrica e detenzione abusiva di munizioni. Nella circostanza, al termine di una mirata attività di perquisizione, presso immobili in uso agli indagati, i militari operanti hanno rinvenuto, abilmente occultate in una busta di cellophane: una pistola marca Beretta, calibro 7,65, con matricola obliterata, completa di caricatore contenente 6 colpi; un caricatore completo di 9 colpi, calibro 7,65; 35 pallottole dello stesso calibro; 8 cartucce a pallettoni, marca fiocchi, calibro 20; 2 cartucce a palla, marca global shot. Com, calibro12; 3 cartucce a pallettoni, marca Clever Mirage, calibro 12; una cartuccia a palla, marca Rws/Geco calibro 12; 4 cartucce a pallettoni, marca Winchester, calibro 12; 13 grammi di sostanza da taglio per stupefacente.  Tutto è stato sottoposto a sequestro. Gli arrestati, espletate le formalità di rito, sono stati tradotti presso le rispettive abitazioni in regime di arresti domiciliari, come disposto dall’Autorità Giudiziaria. 

Papillo: "Sempre più soddisfatto dell’adesione di Gerocarne all’associazione 'Borghi da Rivivere"

"Sempre più soddisfatto dell’adesione di Gerocarne, unico centro tra i fondatori in provincia di Vibo, all’associazione 'Borghi da Ri-vivere', sodalizio tra Comuni e associazioni che si propone la valorizzazione del patrimonio architettonico e delle tradizioni dei borghi calabresi. "Questa mia accresciuta convinzione - spiega il sindaco Vitaliano Papillo- deriva dalla partecipazione alla conferenza stampa ufficiale di presentazione, stamattina presso la 'Cittadella" regionale, alla presenza del presidente Mario Oliverio e dell’assessore regionale all’Urbanistica Francesco Rossi, le parole di elogio di entrambi i quali verso l’iniziativa mi hanno fatto comprendere ancora di più che la strada intrapresa è corretta. Vive le congratulazioni da parte di Oliverio, per un’associazione che è partita dal basso, da noi sindaci e dagli altri soggetti aderenti, su impulso del presidente, l’ingegner Giovanni Renda, che ci ha coinvolto e convinto della bontà del progetto, perché crediamo nell’iniziativa e nella possibilità di risollevare le sorti dei nostri paesi". Da Oliverio - rivela il Primo Cittadino - abbiamo ricevuto la disponibilità a portare avanti questo programma, anche attraverso alcune dritte per la predisposizione del regolamento, al fine di includere dei paletti ai nuovi potenziali aderenti, per garantire che abbiano la nostra stessa convinzione. Una piena disponibilità resasi subito concreta, con il mandato dato al consigliere regionale Arturo Bova di occuparsi di tutto ciò che serve alla crescita dell’associazione ed il suo personale impegno a tenere in considerazione la stessa nella programmazione 2014/2020, riconoscendo che negli ultimi anni è mancato un reale interesse verso i borghi, che invece sono custodi di immensi tesori, in termini di storia, tradizioni, architetture, artigianato, che vanno preservati e riscoperti". "Una conferenza stampa, dunque, che non poteva andare meglio per un’associazione che, nata sotto i più buoni auspici e sposata appieno dalla Regione, può dare un contributo fattivo - secondo Papillo - alla rinascita dei nostri borghi e, con essi, della Calabria intera. 

Faida nelle Preserre vibonesi: ergastolo per Vincenzo Bartone e Bruno Emanuele

Carcere a vita per Vincenzo Bartone ed il 43enne Bruno Emanuele: è questo il verdetto emesso dai giudici della Corte d'assise di Catanzaro al termine del dibattimento processuale avviato in seguito all'inchiesta ribattezzata "Luce nei boschi". Un'indagine incentrata sulla guerra di 'ndrangheta che insanguina l'area delle Preserre della provincia di Vibo Valentia. Ai due imputati, di Gerocarne, è stata addebitata la responsabilità dell'agguato in cui furono trucidati i fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo, uccisi 14 anni fa a Gerocarne. Il Collegio Giudicante ha, invece, prosciolto il 40enne Gaetano Emanuele ed il 50enne  Franco Idà, rispettivamente fratello e cognato di Bruno Emanuele e Giovanni Loielo (cugino di Vincenzo e Giuseppe) e sul quale grava l'accusa di aver assassinato Raffaele Fatiga e Rocco Maiolo, ritenuto capo della clan di Acquaro che allora contendeva il controllo del territorio alla cosca Loielo.

Scossa di terremoto in mattinata con epicentro Gerocarne

L’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato, quando ancora non c’erano le prime luci dell’alba, un terremoto di magnitudo 1.6 (profondità 9.8 km) con epicentro Gerocarne. L’evento sismico, che non ha provocato danni a persone o cose, è stato avvertito solo da chi era sveglio all’ora del manifestarsi dello stesso (5:42). Un’altra scossa di magnitudo 2.4 (profondità 129 km) si è verificata fra Messina e Reggio Calabria alle 8:59. Durante la notte ci sono stati movimenti tellurici a San Giovanni in Fiore (magnitudo 1.0, profondità 14.1 km) ed al largo delle coste vibonesi e lametine (magnitudo 2.1, profondità 171.4 km).

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A Gerocarne un Carnevale all’insegna dell’unità

"È stato un carnevale, quello appena passato, come raramente se ne sono visti a Gerocarne, dove il divertimento, l’unità e lo stare insieme hanno fatto da collante per una manifestazione - afferma Vitaliano Papillo, sindaco di Gerocarne - senza dubbio riuscita con successo, a dimostrazione che quando si partecipa in tanti e si fa gruppo le iniziative sono capaci di coinvolgere la collettività, che diventa un corpo unico rivolto alla realizzazione di quanto più importante per essa vi sia: la promozione del bene comune. Sono rimasto davvero colpito nel vedere una partecipazione così massiccia, sia da parte dei residenti a Gerocarne centro sia da parte dei cittadini di tutte le frazioni i quali, ognuno per ciò che ha potuto fare, hanno tutti contribuito a rendere unico questo momento di stare insieme, palesando le grosse potenzialità che può avere il paese di Gerocarne, il quale può davvero rinascere se si agisce per il suo bene e per quello di tutti noi". "Certamente - commenta il Primo Cittadino - una grossa parte del successo va attribuita alla presenza dei carri allegorici, che quest’anno hanno brillato per bellezza, fantasia e magistrale fattura: un grosso grazie, quindi, va rivoto ai gruppi che si sono impegnati con passione nella loro realizzazione, invitandoli ad essere così creativi e partecipativi in ogni occasione che si possa immaginare durante tutto il corso dell’anno. Ma il successo della manifestazione lo si deve anche agli addobbi che sono stati realizzati e che hanno trasformato il paese in una simpatica e variopinta bomboniera. Un grazie, poi, ai parroci delle nostre parrocchie per il loro prezioso apporto. Ai genitori, che con il loro impegno sono stati un significativo esempio che mi auguro sia da futuro stimolo per i loro figli e nipoti, affinché possano dare vita ad una nuova generazione attiva e fattiva nella riproposizione di eventi così belli e coinvolgenti. Ed il carnevale gerocarnese 2016 è stato anche una delizia dei palati, grazie ai tanti dolci tipici preparati da numerose volontarie, che hanno saputo rendere più completa la manifestazione anche dal punto di vista culinario. Insomma, sono stati tre giorni veramente piacevoli, in cui tante piccole cose ed il contributo di ognuno hanno contribuito a rendere ancor più grande un evento, vissuto intensamente da grandi e piccini". "Hanno contribuito a rendere ancor più grande un paese, che quando vuole - sostiene infine Papillo - sa dimostrare la sua reale tempra. Dovremmo farlo più spesso!"

 

Giuseppe Musolino, l’ultimo brigante uccise anche nelle Serre

E’ stato considerato, da più parti, l’ultimo dei briganti. Un uomo in lotta per affermare la giustizia naturale su quella legale. A lui sono stati dedicati libri, articoli di giornale, film e persino un’ode da Giovanni Pascoli. La parabola di Giuseppe Musolino ha caratterizzato l’arco temporale compreso fra 1889 e 1901, quando è diventato il più celebre brigante italiano. A far lievitare la sua fama e con essa la taglia posta sul suo capo (passata da 100 a 20 mila lire), furono le sue gesta. Autore di sette omicidi compiuti e nove mancati, Giuseppe Musolino era nato nel 1876. Destinato, molto probabilmente, ad un’esistenza anonima, la vita del taglialegna di Santo Stefano d’Aspromonte subì una decisiva virata il 28 ottobre del 1897, in seguito ad una rissa scoppiata in un’osteria. Protagonisti della tenzone, i fratelli Vincenzo e Stefano Zoccali, da una parte e Antonio Filastò e Musolino dall’altra. Sembra una rissa come tante, se non fosse che, il giorno successivo, qualcuno ferisce a fucilate Vincenzo Zoccoli. Sul luogo del tentato omicidio viene trovata la coppola di Musolino che verrà arrestato, sei mesi dopo, a Reggio Calabria dalla guardia municipale Alessio Chirico. Il processo, apertosi nel 1898, si conclude con la condanna a 21 anni. Determinanti, in fase di giudizio, le false testimonianze di Rocco Zoccali e Stefano Crea. La detenzione dura poco poiché, il 9 gennaio 1899, insieme ad altri tre compagni, Musolino riesce a scappare dal carcere di Gerace Marina, l’odierna Locri. Nel volgere di poco meno di tre mesi tutti gli evasi verranno rintracciati ed arrestati. L’unico a sfuggire alla cattura é Musolino che, una volta libero, anziché cercare riparo all’estero, inizia a consumare la vendetta che aveva giurato di compiere al termine del processo. Una vendetta implacabile che insanguinerà anche il territorio delle Serre, dove Musolino arriverà nel mese d’agosto del 1899 per colpire il suo nemico principale, Vincenzo Zoccali. Dopo aver ucciso, in appena otto mesi, cinque persone ed averne ferite gravemente altre quattro, il brigante abbandona il suo covo aspromontano per dirigersi sul massiccio delle Serre. Indossati giacca e pantaloni di velluto grigio, con in testa un cappello e sulla spalla il fucile Vetterli, la sera del 26 luglio Musolino lascia il suo rifugio. Seguendo tratturi, mulattiere e vecchi passi, arriva nella provincia catanzarese con l’intento di eliminare Vincenzo Zoccoli il quale, dopo essersi inizialmente rifugiato a Reggio, ha raggiunto il resto della famiglia, trasferitasi a Gerocarne in seguito all’attentato dinamitardo con il quale Musolino, a maggio, ne ha distrutto la casa. Al termine di quattro giorni di cammino, l’1 agosto arriva nel cuore delle Serre. Qui si muove senza grandi precauzioni, anche perché non esiste nessuna foto segnaletica che possa permettere ai carabinieri di riconoscerlo. Leggenda vuole che il brigante sia passato da Spadola, dove avrebbe comprato le sigarette e si sarebbe fermato brevemente a parlare con la proprietaria della rivendita; mentre poco fuori paese avrebbe acquistato delle ricotte da Francesco Tassone (bisnonno materno del direttore del Redattore, Bruno Vellone) al quale, nell’atto di dargli il resto, avrebbe risposto: “ A galantuomu non si torna riestu”. Non si tratta di semplice memoria orale, gli episodi trovano, infatti, riscontro nella documentazione custodita nell’archivio del Museo storico dei carabinieri a Roma. La mattina del 7 agosto, Musolino è a Gerocarne, appostato lungo la strada che conduce in un fondo del bosco “Marano” dove Vincenzo Zoccali ha trovato lavoro. Nascosto dietro un cespuglio, vede sfilare davanti al mirino del suo fucile decine di carbonai. Verso mezzogiorno, ad attirare la sua attenzione è un ragazzo, vestito con una giacca marrone ed un paio di pantaloni di velluto, che conduce due muli. Nonostante il cappello a larghe tese ed i folti mustacchi, riconosce, Stefano Zoccoli, fratello del suo acerrimo nemico. Senza indugio esce dal nascondiglio e gli si para innanzi. Riconosciutolo, il ragazzo carca disperatamente di scappare. La vendetta di Musolino è implacabile. Stefano Zoccoli cade ferito da una fucilata che lo attinge alle spalle mentre cerca di scavalcare un muretto. Ricaricato il fucile, si avvicina al moribondo e lo finisce con un colpo allo stomaco. Rientrato da Gerocarne, il 19 agosto è a Sant’Alessio dove uccide Alessio Chirico, la guardia che lo aveva catturato. Molto probabilmente, dalle montagne delle Serre Musolino transita anche nel gennaio del 1901, quando a Fabrizia viene arrestato Stefano De Lorenzo, uno dei banditi che, il 9 marzo 1900, insieme a Musolino ed a Giovanni Iatì era riuscito a sfuggire alla cattura alla grotta “Mingioia”. Nel paese delle Serre, De Lorenzo, viene arrestato dai carabinieri mentre con un sacco in spalla, nel quale verranno trovate  una scure e numerose cartucce, si sta dirigendo verso monte Pecoraro. Il sospetto, seppur non confermato, è che si trattasse di rifornimenti destinati a Musolino il quale, in seguito all’imponente dispiegamento di forze sul territorio è costretto a cercare riparo fuori degli ormai insicuri rifugi abituali. Con l’arrivo al Ministero dell’Interno di Giovanni Giolitti, il 15 febbraio 1901, il cerchio delle forze dell’ordine si stringe e Musolino deve lasciare la Calabria. Verrà fermato ad Acqualagna, non lontano da Urbino, il 9 ottobre 1901, quando i carabinieri, Amerigo Feliziani e Antonio Laserra, senza averlo riconosciuto riusciranno ad arrestarlo perché rimasto impigliato in un fil di ferro. Trasferito, il 24 ottobre, nel carcere di Catanzaro con un treno speciale, Musolino verrà giudicato e condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Lucca. Rimarrà nel carcere di Portolongone fino al 1946 quando, in seguito al riconoscimento dell’infermità mentale, verrà trasferito nel manicomio di Reggio Calabria, dove morirà il 22 gennaio del 1956. La breve ma intensa parabola criminale di Musolino sembra inverare una celebre frase Walter Benjamin: “Anche se non si distinguessero in  nulla dagli altri criminali, i briganti resterebbero pur sempre i più nobili tra i delinquenti, perché sono gli unici a possedere una storia”.

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