Crisi Ucraina, Biden ignora Draghi e Di Maio

La guerra in Ucraina tiene in allerta la diplomazia internazionale. Non passa giorno senza che venga aperto un nuovo tavolo per cercare di dare soluzione alla crisi.

L’ultimo, in ordine di tempo, ha visto protagonista il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il quale ha convocato un summit in videoconferenza per coordinare le prossime mosse con gli alleati. Seduti attorno al tavolo, oltre al presidente Usa: il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier britannico Boris Johnson.

E  l’Italia? L’Italia di Draghi e Di Maio non è stata invitata.

Biden avrà pensato che non valesse la pena scomodare il Belpaese e il suo ritrovato prestigio internazionale, per discutere di bagattelle come la guerra in Ucraina.

Paxlovid, il farmaco anti Covid da domani in distribuzione alle Regioni

Inizierà domani la distribuzione alle Regioni e alle Province autonome dei primi 11.200 trattamenti dell'antivirale Paxlovid, la pillola anti Covid di Pfizer, dopo la firma del contratto tra la struttura del Commissario per l'emergenza Francesco Figliuolo e la casa farmaceutica americana.

Il contratto prevede la fornitura di complessivi 600 mila trattamenti nel corso del 2022, i quali verranno progressivamente distribuiti alle Regioni, non appena disponibili, secondo le indicazioni del Ministero della Salute e dell'Aifa. 

L’Italia dei record e le patacche da fureria

Buona parte dell’Italia calcistica è in visibilio dopo il successo azzurro nella gara d’esordio agli Europei. Il rotondo 3-0 rifilato ai turchi, sembra aver definitivamente consacrato la nazionale del “Mancio”. Una squadra che, a sentire buona parte dei commentatori, macina record e primati con impressionante scioltezza.

Mancini sembra aver letteralmente ammaliato gli italici pallonari, impegnati a fare a gara per tagliare il traguardo del complimento più mieloso. I paragoni con i commissari tecnici del passato - anche con mostri sacri del calibro di Vittorio Pozzo, Enzo Bearzot o Marcello Lippi - non si contano.

Se qualcuno volesse fare un’obiezione verrebbe immediatamente fustigato con lo scudiscio dei numeri che, si sa, non mentono mai. Come ricordano ogni due per tre gli osservatori, Mancini, grazie alla vittoria sulla Turchia, ha migliorato il record assoluto di successi nelle prime 33 partite da commissario dell'Italia. Un primato che, manco a dirlo, apparteneva allo stesso Mancini che ora, con 28 risultati utili consecutivi, è a due sole lunghezze dal record di Vittorio Pozzo. In attesa che il primato del 1939 venga fatto evaporare dal neghittoso sole di questa primavera, ci siamo cimentati nell’improba fatica di guardare oltre il nostro naso e siamo andati a scorrere la lista degli avversari macinati dall’italico tritacarne negli ultimi tre anni.

Compulsando la lista, abbiamo scoperto che la nazionale di Mancini ha costruito le sue fortune contro formazioni, il più delle volte, solo di poco superiori alle rappresentative del dopolavoro ferroviario. I 28 risultati utili consecutivi - se si eccettuano un pareggio con il Portogallo e un successo con l’Olanda- sono stati, infatti, collezionati con nazionali sperdute nelle pagine di coda del ranking Fifa. Per capire quanto gli azzurri siano cresciuti, servono avversari di ben altra caratura rispetto a Polonia, Liechtenstein, Armenia o San Marino.

Per non parlare del test con la Turchia, per il quale i più si sono spellati le mani con generosissimi applausi. Per prevenire, o meglio ancora, evitare cocenti delusioni, sarebbe bene che gli addetti ai lavori, ricordassero che per trovare la squadra di Şenol Güneş nel ranking Uefa bisogna scorrere la graduatoria fino alla 32esima posizione, alle spalle di Iran e Algeria. A ciò si aggiunga che, per tutta la prima frazione di gioco, gli azzurri hanno faticato non poco a trovare il bandolo della matassa contro una formazione incapace d’imbastire due passaggi consecutivi. Con i turchi rintanati nella loro trequarti, l’Italia si è specchiata nel suo  stucchevole e innocuo possesso palla, prima di riuscire a trovare il vantaggio grazie all’autolesionistica zampata di Demiral.

Pertanto, diciamocela tutta: gli azzurri, al momento, sono un esercito carico di patacche conquistate in fureria. Per comprenderne il reale valore, più che l’ennesima parata, serve un’autentica prova del fuoco.

Festival di Sanremo, lo chef serrese Bruno De Francesco a "L’Italia in vetrina”

«È la Calabria presentata nella trasmissione “L’Italia in vetrina”, in onda su Casa Sanremo (www.casasanremo.it), dove giornalisti, artisti e addetti ai lavori si ritrovano da qualche anno in occasione del Festival della canzone italiana.

La nostra regione, in questa prestigiosa cornice, è stata rappresentata dai Flags, i Fishery local action group, ossia i gruppi di azione costiera, ospiti d’eccezione della trasmissione condotta da Veronica Maya».

È quanto comunica l’assessorato alle Politiche agroalimentari, che ha collaborato all’iniziativa.

«Al centro dell’attenzione – è scritto nella nota –, il settore della pesca calabrese, particolarmente piegato dalle difficoltà del momento ma che, nonostante tutto, porta in alto il nome di una regione che vanta territori e mari da favola, insieme a maestranze specializzate e a produzioni di grande qualità. In evidenza il grande lavoro svolto dai Flag calabresi, che, con il supporto dei fondi comunitari-Feamp, lavorano in sinergia tra pubblico e privato per valorizzare il pescato, la commercializzazione, la trasformazione, ma anche per favorire la sostenibilità ambientale e il rispetto del mare».

«Gli stessi rappresentanti dei Flag – si spiega ancora – hanno messo in evidenza, peraltro, la stretta connessione tra il territorio marino e quello montano in una regione come la Calabria, che punta, anche con vetrine come quella di casa Sanremo, alla promozione del suo territorio in tutte le sue sfaccettature: dal mare alla montagna, dal turismo esperienziale a quello religioso, passando attraverso la ricca offerta enogastronomica, custode di particolarità, cultura, tradizioni e qualità».

«Oltre alle bellissime immagini della Calabria trasmesse – conclude la nota –, la promozione dei nostri territori si è concretizzata anche con l’esposizione di diversi prodotti agroalimentari d’eccellenza e soprattutto con alcuni cooking show: quello di Bruno Di Francesco del Flag Jonio 2 e quello dello chef “narrante” Emilio Pompeo, accompagnato dallo chef Emilio Casella, che hanno proposto agli spettatori una ricetta a base di merluzzo, olio al peperoncino e cipolla rossa di Tropea Igp. Nel corso della trasmissione, inoltre, Fulvio Grosso, pescatore calabrese e imprenditore ittico/turistico del Flag “La Perla del Tirreno”, ha invitato il pubblico da casa a immergersi nelle tipicità della regione, destando stupore e commozione».

Per proporre un 'banale' lockdown non serve uno scienziato

Da persone comuni, saremmo portate a pensare che gli esperti del Cts e del Ministero della Salute dovrebbero lavorare per trovare, o quanto meno studiare, soluzioni adeguate a farci convivere, per quanto possibile, con il coronavirus.

Invece, a distanza di un anno, appena l'indice Rt sale di un decimale, i consulenti del governo non fanno altro che proporre la solita ricetta della chiusura generalizzata.

A questo punto, è lecito chiedersi: ma per proporre un 'banale' lockdown, serve uno scienziato?

I derivati di Stato, ovvero come i tecnici hanno inguaiato l’Italia

Ma siamo proprio sicuri che i tecnici siano migliori dei politici? Giusto per citare un fatto: grazie ai tecnici del Ministero dell’Economia, a partire dagli anni Novanta, per abbassare di qualche punto il deficit per entrare in Europa, l’Italia ha sottoscritto montagne di derivati.

Si tratta di operazioni ad alto rischio, pagate a caro prezzo

Tra il 2006 ed il 2013, infatti, il Paese ci ha rimesso ben 11 miliardi di euro.

Come se non bastasse, nel 2013 la ristrutturazione dei derivati è costata altri 8 miliardi.

Infine, tra il 2015 ed il 2018, l’Italia ha visto andare in fumo altri 25,3 miliardi.

Si stima che, in media, i derivati costino all’Italia, 4,7 miliardi di euro all’anno.

Denaro che, guarda caso, finisce nelle casse delle banche d’affari per le quali hanno lavorato gli stessi tecnici chiamati a salvarci dalla crisi!

Il mondo in aereo e l'Italia in Calesse

Siamo nel bel mezzo di una tempesta di proporzioni apocalittiche, ma ci comportiamo come se fossimo sdraiati in riva al mare con un aperitivo in mano.

Con tutta evidenza, la pandemia non sembra essere il problema principale della classe politica italiana.

A dimostrarlo, l’indecoroso teatrino portato in scena nelle ultime settimane.

Non fosse bastato il pantano in cui il governo era piombato già a dicembre per i mal di pancia che ne hanno provocato la crisi prima e la caduta poi; abbiamo pure dovuto fare i conti con un esecutivo che si è ostinato ad andare avanti, a dispetto della mancanza dei numeri necessari per governare.

Con la sfrenata e inconcludente ricerca di voltagabbana o “costruttori” - che dir si voglia - abbiamo perso un’altra settimana che ci saremmo potuti risparmiare se, dopo il voto in Senato, Conte avesse responsabilmente preso atto della situazione e presentato le dimissioni.

Come se non bastasse, in un periodo storico in cui ogni giorno corrisponde ad un mese, ci permettiamo il lusso di trastullarci con i bizantinismi di una Costituzione ottocentesca.

 Dopo la salita di Conte al Quirinale, sarebbe stato necessario procedere speditamente con consultazioni lampo.

Invece, il Capo dello Stato ha visto i presidenti di Camera e Senato solo questo pomeriggio. Per i colloqui con i rappresentanti delle forze politiche presenti in Parlamento, bisognerà aspettare le giornate di domani e dopodomani.

Ben che vada, quindi, conosceremo l’esito delle consultazioni solo sabato.

In un mondo normale, mezza giornata per sapere cosa pensino di fare i partiti, sarebbe più che sufficiente, in Italia, invece, ci trastulliamo in inutili e dannose liturgie.

Intanto, mentre il tempo scorre e le persone continuano a morire, il Fondo monetario internazionale ha  tagliato di oltre 2 punti le stime di crescita dell’economia italiana nel 2021.

Una previsione che evidentemente non sembra interessare chi vive nelle calde stanze del Palazzo e pensa di poter far viaggiare il Paese in calesse, in un tempo in cui il resto del mondo corre in aereo.

Ai pescatori italiani prigionieri in Libia non rimane che chiedere la cittadinanza turca

E’ durata meno di una settimana la prigionia dei marinai della nave turca "Mabouka”, presi in ostaggio il 5 dicembre scorso davanti alle coste libiche dagli uomini del generale Haftar.

Ad indurre a miti consigli l’uomo forte della Cirenaica, è stato l’intervento tempestivo e deciso della diplomazia di Ankara.

Senza usare giri di parole o le formule astruse tante care ai politici nostrani, il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, ha dichiarato: “ Ricordiamo che se gli interessi turchi in Libia verranno presi di mira ci saranno delle gravi conseguenze e gli autori di queste azioni verranno considerati degli obiettivi legittimi“.

In altre parole, o ci restituite i marinai o interverremo militarmente.

A rendere il messaggio più persuasivo, ci hanno pensato i caccia turchi che si sono fatti vedere in volo dalle parti di Jufra e Sirte.

Vista la parata, a Bengasi hanno capito l’antifona ed il 10 dicembre hanno rimesso in liberta la nave con il suo equipaggio.

La vicenda, qualora, ce ne fosse stato bisogno, ha palesato l’irrilevanza del governo italiano che, a distanza di oltre cento giorni, non è ancora riuscito a riportare a casa i 18 marinai sequestrati sui loro pescherecci mentre si trovavano ad oltre 70 miglia dalla costa cirenaica.

Con tutta evidenza, a dispetto degli interessi che l’Italia vanta in Libia, l’azione diplomatica condotta dalla Farnesina non è stata presa molto sul serio.

Pertanto, nonostante le ripetute rassicurazioni fornite ai familiari, non c’è d’aspettarsi che i marinai facciano ritorno a casa neppure  per Natale.

A questo punto, ritenendo impensabile che Haftar si faccia impressionare dalle pusillanimi dichiarazioni di Di Maio, ai poveri pescatori non rimane che chiedere la cittadinanza turca.

  • Published in Diorama
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