Monterosso, incontro della Lega organizzato dalla neo referente Alessandra Siclari

Riceviamo e pubblichiamo

"La crescita dei consensi a favore della Lega nel Centro - Sud, come dimostrano i dati raccolti da Ipsos per il Corriere della sera, è esponenziale: si evince un incremento dal 9,4% delle politiche, al 26,5%. I dati possono intendersi assolutamente confermati per quel che riguarda la provincia di Vibo Valentia, che registra la risultante sul ritorno di una valida comunicazione formativa ed informativa nei confronti di cittadini realmente motivate dalla logica del progetto nazionale della nuova Lega di Matteo Salvini, sulla base dell’ideale espresso dal leader, perfettamente e completamente condiviso: l’impegno necessita di costanza e coerenza, di palese incorruttibilità, di sottile intelligenza politica ed umana, di radicale libertà, requisiti determinanti ed imprescindibili perché si concretizzi il reale cambiamento della nostra terra. Nel Comune di Monterosso si è tenuto un incontro sui contenuti in questione, organizzato dalla neo – referente cittadina, Dott.ssa Alessandra Siclari, durante il quale si sono elaborate tematiche di valenza nazionale, ma anche microterritoriale: dagli interventi è emerso il drammatico disinteresse da parte della “politica”, silenziosa, sfuggente, inaffidabile ad allarmi che interessano la zona che ha subito la metamorfosi dei propri importanti disagi, manifesti su più fronti, mutati strategicamente da emergenza in ordinarietà, al fine di legittimare la totale deresponsabilizzazione da parte degli aventi dovere. La Dott.ssa Siclari, titolare della farmacia cittadina, profonda conoscitrice delle condizioni locali e personalmente impegnata nel sociale e nel culturale (conducendo, ad esempio, il progetto “Farmacia nelle scuole”, percorso di straordinaria avanguardia che mira a sensibilizzare i giovanissimi al ruolo della farmacia, nel territorio nel quale i ragazzi stessi vivono, come elemento integrante nel contesto sociale, ma anche atto alla realizzazione di campagne di prevenzione per la fascia d’età dei primi destinatari del messaggio) si occuperà di coordinare il partito all’interno del proprio territorio, creando un rapporto di mutua ed efficace contribuzione tra politica e Cittadinanza".

Antonio Piserà - Coordinatore Provinciale Lega Vibo Valentia

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Rinvenute oltre 250 munizioni per fucile in una mansarda del vibonese

Nel corso della mattinata del 16 dicembre 2018, i Carabinieri della Stazione di Monterosso Calabro al fine di contrastare il fenomeno della vendita e della detenzione abusiva di armi, munizioni e materiale esplodente, hanno effettuato una perquisizione domiciliare nell’agro del Comune di Monterosso Calabro.

Nella circostanza i militari operanti hanno rinvenuto circa 260 munizioni da fucile, rispettivamente cal. 12 e cal. 16, illegalmente detenute, ben occultate all’interno di una mansarda. Per tale reato sono stati quindi deferiti madre e figlio, rispettivamente di 65 anni e di 47 anni, entrambi originari di Monterosso Calabro proprietari dell’immobile e presenti all’atto della perquisizione stessa.

Tutte le munizioni sono state quindi sequestrate e messe a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per gli accertamenti del caso.

Spaccio di cocaina, 4 misure cautelari eseguite nel Vibonese

Nel corso di un’operazione condotta questa mattina nei comuni di Capistrano, Mileto, Filadelfia e Grosseto, i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno, con il supporto dei colleghi di Vibo Valentia e Grosseto, hanno eseguito due misure cautelari in carcere ed altrettante agli arresti domiciliari.

I provvedimenti, emessi dal gip del Tribunale di Vibo Valentia, su richiesta della locale Procura, hanno coinvolto: Gaetano Zupo, di 34 anni, di Mileto, Robertino Caruso, di 45 anni, di Filadelfia, Vito Ielapi, di 31anni, di Polia e Rocco Caputo, di 31 anni, di Capistrano.

Sulla scorta dei riscontri acquisiti durante le indagini, i quattro sono accusati di aver spacciato cocaina nei paesi di residenza.

A dare l’abbrivio all’attività investigativa, sono stati i carabinieri della Stazione di Monterosso Calabro che, nell’ambito di un’indagine per un furto in abitazione, si sono imbattuti in alcune immagini riprese da telecamere di videosorveglianza che documentavano un’attività di spaccio.

Attraverso l’ausilio d’intercettazioni telefoniche e ambientali, gli uomini dell’Arma sono, quindi, riusciti a monitorare gli spostamenti dei presunti spacciatori e di alcuni consumatori.

In particolare, i militari avrebbero documentato diversi episodi di spaccio di cocaina che avrebbero per protagonisti gli indagati.

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Monterosso Calabro: ingente furto di bestiame. I danni ammontano a circa 10000 euro

Furto di bestiame in località "Fazio" di Monterosso Calabro, dove, la notte scorsa, sono stati rubati 150 tra ovini e caprini.

A denunciare il furto di bestiame, per un valore di oltre 10 mila euro, è stato B.S., proprietario dell' azienda agricola, visitata dei ladri. 

Sul fatto indagano i carabinieri della locale Stazione, che stanno vagliando una serie di ipotesi.

 

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Ordinanza di condanna definitiva, arrestato 43enne di Monterosso Calabro

I carabinieri della Stazione di Monterosso Calabro hanno eseguito un’ordinanza di condanna definitiva emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, nei confronti di C. F., 43enne, originario di Monterosso Calabro.

In particolare, il provvedimento è stato disposto in virtù delle informazioni prodotte dai militari dell’Arma e della sequenza di reati per i quali l'uomo è stato condannato.

Il 43enne dovrà espiare una pena definitiva a 5 mesi di detenzione domiciliare, per un cumulo di pene inerenti una serie di reati consumati tra il 2004 ed il 2017.

 

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Al Tropea festival "La scrittura delle donne...con un'eccezione"

Angelo Calvisi, autore di Adieu mon coeur” si aggiudicato il concorso “Quel libro nel cassetto”, promosso dalla fondazione “Liotti” di Monterosso Calabro. La proclamazione del vincitore è stata fatta nell’ambito del Tropea Festival “Leggere&scrivere”, nel corso di un appuntamento cui hanno preso parte le scrittrici: Maria Concetta Preta, autrice de “L’Ombra di Diana”; Giusy Staropoli Calafati vincitore del premio regionale Rai “La Giara” con “La terra del ritorno”; Daniela Rabia  autrice di “Matilde non aspettare la vita non aspetta” ; Milea Mattia, “Dalla Calabria alle Langhe” e Anna Pascuzzo, “Pari, dispari e donne”. L’eccezione dell’incontro “rosa” è stata rappresentata da Marco Truzzolillo, autore di “In Marocco”. A discutere con loro, due blogger Ippolita Luzzo e Stefania Mangiardi. Non sono mancati i contributi dal pubblico, con gli interventi della scrittrice Patricia Dao e Vincenzina Perciavalle, consigliere pari opportunità alla Regione Calabria,

 

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'Ndrangheta. Si nascondeva nelle campagne del Vibonese il latitante catturato dalla Polizia

Nella mattinata odierna, all’esito di prolungati servizi di osservazione e di infiltrazione sul territorio, personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, collaborato dai colleghi della Squadra Mobile di Vibo Valentia e del Commissariato di Polizia di Polistena, ha localizzato e catturato, nelle campagne di Monterosso Calabro, in provincia di Vibo Valentia, il pericoloso latitante della ‘ndrangheta calabrese Giuseppe Alvaro, 34 anni,  alias “Peppazzo”, posto ai vertici della cosca Alvaro, intesa “Carni i cani”, operante a Sinopoli con proiezioni in Lazio ed all’estero. Era il latitante più longevo della Piana di Gioia Tauro, essendo colpito dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 17 febbraio 2009 dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, per i seguenti reati contestati nell’ambito dell’operazione “Virus”, condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria:  delitto di cui all’art. 416 bis c.p., per aver fatto parte della ‘ndrina Alvaro, svolgendo funzioni di tramite tra il capocosca Carmine Alvaro e gli altri associati, trasferendo le direttive ricevute e riportando le notizie di volta in volta acquisite; per aver preso parte alle riunioni mafiose presiedute da Carmine Alvaro; per aver gestito, anche con funzioni decisionali, volte al riciclaggio valuta estera tra la Calabria, Roma, Milano, Torino ed i Paesi dell’est Europa; per aver mantenuto contatti con soggetti appartenenti alle altre ‘ndrine, finalizzati in particolare alla cessione di armi; delitto di cui agli artt. 110, 648 bis, aggravato dall’art. 7 della Legge 203/91 perché, in concorso con altri soggetti, avrebbe proceduto  all’acquisizione di denaro estero, prevalentemente del tipo dinaro Croati, won Coreani e dollari Coreani di provenienza illecita, ovvero al trasferimento di tale valuta, compiendo operazioni finanziarie, quali transazioni o versamenti, finalizzate ad ostacolarne l’identificazione della provenienza delittuosa, il tutto al fine di agevolare la cosca Alvaro;delitto di cui agli artt. 81, 1 comma, 110 c.p., 10, 12 e 14 della Legge 497/74 e art. 7 della Legge 203/91, per avere, in concorso con Paolo Schimizzi (nel frattempo scomparso), nell’ambito di un medesimo contesto temporale di azione, detenuto e portato in luogo pubblico una pistola calibro 6.65 con relativo munizionamento e due ordigni esplosivi che Giuseppe Alvaro,  il 30enne Nicola Alvaro, il 34enne Nicola Alvaro e Rocco Caruso avrebbero ceduto a Schimizzi e Borruto, presunti esponenti della cosca Tegano, di Archi, frazione di Reggio Calabria;delitto di cui agli artt. 110 c.p., e 23, commi 1, 3 e 4 della Legge 110/1975, per avere, in concorso con altri soggetti,  detenuto e portato in luogo pubblico la pistola da considerarsi clandestina perché recante la matricola abrasa.    Il ricercato è stato catturato all’esito di prolungati servizi di osservazione svolti in un’ampia zona rurale. Al momento dell’irruzione eseguita in un frantoio, Alvaro ha tentato la fuga lanciandosi da una finestra, ma poco dopo è stato raggiunto dal personale operante che lo ha bloccato ed ammanettato. Dopo le rocambolesche fasi della cattura, l’arrestato è stato trasportato presso l’ospedale di Vibo Valentia per essere sottoposto ad intervento chirurgico, poiché, cercando la fuga dal frantoio, ha riportato la frattura scomposta della caviglia. Il provvedimento restrittivo compendia i risultati acquisiti durante l’attività investigativa che aveva svolto la Squadra Mobile di Reggio Calabria per la cattura di Carmine Alvaro, 53 anni (padre dell’odierno arrestato), rimasto latitante dal 9 giugno 2003 al 18 luglio 2005, condannato dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, con sentenza del 18 novembre 2002, per associazione mafiosa, quale promotore, organizzatore e capo dell’omonima famiglia mafiosa.  In tale contesto, secondo gli inquirenti, era emerso un ruolo di assoluto rilievo dell’ALVARO Giuseppe nell’organigramma della cosca. I vari accoliti, infatti, non esitavano ad eseguire puntualmente ed immediatamente le direttive da lui impartite anche, perché, probabilmente, ne riconoscevano il ruolo di portavoce del padre boss. Gli incontri con il padre, dunque, non erano semplici incontri tra padre e figlio, ma vere e proprie riunioni per stabilire le attività illecite della cosca e per ricevere le direttive del boss latitante. Giuseppe Alvaro era ricercato sin dall’inizio della propria latitanza, allorché riuscì a sottrarsi alla cattura insieme al cugino Paolo Alvaro, 51 anni, catturato il 20 novembre 2015 a Melicuccà da militari dell’Arma dei Carabinieri. Egli annovera diversi precedenti penali e di polizia per associazione mafiosa, ricettazione, furto, rapina, truffa, riciclaggio, violazioni della legge sulle armi, favoreggiamento personale e procurata  inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. In relazione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la quale Alvaro risultava ricercato, il 7 aprile 2010 è stato condannato, all’esito del rito abbreviato, alla pena di otto anni di reclusione ed euro 8.000 di multa dal GUP presso il Tribunale di Reggio Calabria. La sentenza di condanna è stata confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria il 20 aprile 2010. 

 

 

Sversavano liquami nel lago Angitola: denunciati amministratore e due dipendenti di un frantoio

Tre sono le persone che gli Agenti del Comando Stazione Forestale di Polia, collaborati dal personale del Comando Stazione Forestale di Vallelonga, hanno denunciato presso la competente Procura della Repubblica. Si tratta dell’amministratore unico e di due dipendenti di un impianto di molitura delle olive situato il località Postoliti di Monterosso Calabro, in provincia di Vibo Valentia, ritenuti responsabili dello sversamento abusivo delle acque reflue e dei liquami provenienti dallo stesso frantoio. L’attività è scaturita grazie alla segnalazione effettuata dall’equipaggio di un velivolo del Centro Operativo Aeromobili del Corpo Forestale dello Stato di stanza a Lamezia Terme che, sorvolando la zona interessata durante un normale servizio finalizzato alla prevenzione e repressione di illeciti in danno all’ambiente, ha scorto un deflusso di liquido dal colore scuro proveniente dall’alto di un costone prospiciente l’Oasi Protetta del Lago Angitola, proprio dalla zona in cui era ubicato il frantoio. Lo sversamento in questione confluiva, mediante dei corsi d’acqua, all’interno del Lago Angitola, generando un’ampia macchia scura e per un tratto molto esteso. Intervenuto sul posto, il personale operante aveva modo di constatare che l’impianto era in piena attività. Al momento si stava procedendo al lavaggio ed alla molitura delle olive. E' stato possibile accertare che la macchina lavatrice delle olive spargeva i liquami direttamente sul terreno che, attraversando un uliveto, scivolavano a valle ed effettivamente confluivano, mediante i corsi d’acqua Malopera e Reschia, all’interno del Lago Angitola. Analoga situazione si riscontrava dove era situata una vasca con all’interno della sansa. Alla richiesta specifica i dipendenti dell’impianto presenti all’atto della verifica non sono stati in grado di fornire le necessarie autorizzazioni necessarie per il regolare smaltimento delle acque e lo spandimento della sansa. E' stata esibita soltanto una comunicazione per l’utilizzazione agronomica dei reflui oleari inoltrata al Comune di Monterosso Calabro priva, comunque, di relazioni tecniche redatte da un agronomo e da un geologo. Ciò riscontrato, sono stati posti i sigilli all’impianto ed ai macchinari al proprio interno. I tre responsabili, denunciati presso la competente autorità Autorità Giudiziaria, dovranno pertanto rispondere per violazione alla normativa sui rifiuti ed al vincolo paesaggistico-ambientale, per deturpamento di bellezze naturali nonché per violazione alla normativa sulle aree protette

 

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