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Il sindaco Callipo incontra gli studenti turchi in visita a Pizzo

Venti studenti turchi tra i 16 e i 18 anni, hanno incontrato il sindaco di Pizzo Gianluca Callipo e hanno visitato la città napitina. I ragazzi, appartenenti a due diversi istituti superiori e accompagnati da due insegnanti, stanno soggiornando da circa 10 giorni nella provincia vibonese, nell'ambito del programma Erasmus Plus. Nello specifico, il progetto che riguarda gli studenti turchi e vede tra i partner anche l'Istituto nautico di Pizzo ed è relativo allo sviluppo dei motori navali e alla formazione degli operatori impegnati nella loro gestione. Immancabile, quindi, la tappa nella città napitina, per approfondire la conoscenza del territorio e prendere contatto diretto con il principale istituto superiore di formazione nautica della Calabria. Più in generale, lo scopo del progetto è di contribuire allo sviluppo delle competenze, delle risorse umane e al miglioramento del mercato del lavoro, promuovendo scambi culturali che possano rafforzare la dimensione europea, in vista del possibile ingresso della Turchia nella Ue.

Pizzo: forse individuati i resti di Murat. Verranno recuperati entro maggio

Saranno recuperati entro la fine di maggio i campioni biologici dai resti individuati nella cripta sotterranea del Duomo di Pizzo, che si presume appartengano a Gioacchino Murat, il re di Napoli che nell'ottobre del 1815 fu catturato, imprigionato e ucciso nella città napitina. Sarà poi il test del Dna, che verrà effettuato nei prossimi mesi a confermare o meno se le spoglie appartengano al cognato di Napoleone. È questo il ruolino di marcia che si è imposto il comitato tecnico-scientifico istituito dal Comune, in collaborazione con l'associazione Murat Onlus, dopo la prima riunione operativa. Del comitato, oltre all'assessore alla Cultura, Cristina Mazzei, in rappresentanza dell'Amministrazione comunale, fanno parte la Sovrintendente ai Beni archeologici Maria Teresa Iannelli, l'antropologa dell'Università di Camerino Isolina Marota, il parroco del duomo Pasquale Rosano, il presidente dell'associazione Murat Onlus Giuseppe Pagnotta e due alti ufficiali del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) dei Carabinieri, Sergio Schiavone e Sergio Romano. Quest'ultimo, nella sua qualità di biologo, sarà colui che dovrà calarsi nella cripta una volta rimossa la pesante lastra di marmo sul pavimento della chiesa di San Giorgio, che sigilla l'accesso all'antico luogo di sepoltura. Una volta dentro, dovrà effettuare rilievi fotografici e prelievi biologici in corrispondenza della cassa, individuata negli anni Settanta grazie ad una con telecamera calata per esplorare i sotterranei del duomo, che si ritiene possa contenere i resti di Murat. In quell'occasione, le immagini mostrarono numerosissimi resti di corpi umani, tumulati nel corso dei secoli, a conferma della consuetudine di seppellire i defunti sotto le chiese. Tra queste spoglie, fu individuata una cassa che corrisponde alla descrizione che alcune cronache dell'epoca fanno della bara in cui venne deposto il corpo dell'ex sovrano. In particolare, dopo la fucilazione, il corpo di Murat venne composto in una cassa d'abete che, durante il trasporto verso il duomo, cadde sul selciato, rompendosi. Per ovviare all'incidente, fu effettuata una riparazione di fortuna, avvolgendo la bara con una lunga corda al fine di tenerla insieme. Ed è proprio su un feretro legato da una corda che si è quindi concentrata l'attenzione dei ricercatori. Le probabilità che contenga le spoglie mortali di Gioacchino sono molto alte, ma il dilemma potrà essere risolto soltanto calandosi nella cripta, analizzando i resti ed effettuando un prelievo per il test del Dna. Nei prossimi giorni, il comitato tecnico-scientifico invierà al vescovo di Mileto una relazione dettagliata della procedura e della tempistica che si intende seguire, per il via libera da parte della Diocesi, che deve formalmente autorizzare le operazioni di ricerca. «Riuscire a individuare con certezza il corpo di Murat sarebbe molto importante - sottolinea l'assessore Mazzei -, non soltanto per ovvi motivi storici e culturali, ma anche perché questa scoperta accrescerebbe la capacità attrattiva di Pizzo, che già fa leva sull'importante figura di questo giovane re e delle vicende storiche che lo coinvolsero. Non dimentichiamo, infatti, che il castello aragonese nel quale fu imprigionato e ucciso, è il segno distintivo della nostra città ed è già meta di migliaia di turisti ogni anno. Individuare con certezza le spoglie di Murat, nel bicentenario della sua morte che ricorre quest'anno, sarebbe un risultato di grandissimo impatto per Pizzo».
 
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Murat, il re di Napoli ucciso a Pizzo 200 anni fa

Premesso che commemorare significa solo commemorare e non lodare o approvare o il contrario, sarebbe il caso di commemorare Murat nel duecentesimo della sua avventura di Tolentino, e, il prossimo 13 ottobre, della fucilazione a Pizzo. Promosso re di Napoli dal cognato Napoleone per trasferimento di Giuseppe Bonaparte in Spagna, Gioacchino Murat ereditò una situazione difficile: la Calabria era in fiera rivolta; gli Inglesi occupavano Capri; essi e re Ferdinando minacciavano dalla Sicilia. Conquistò Capri e intensificò la lotta contro i borboniani calabresi, inviando il generale Manhès con amplissimi poteri: quelli da cui verrà copiata dal Regno d’Italia la famigerata legge Pica! Tentò una spedizione contro la Sicilia, senza risultati. Più importanti i suoi effetti sul piano interno. Secondo l’ingombrante affine di Parigi, doveva comportarsi da re vassallo; suo intento era invece di guadagnarsi sempre più vasti spazi di autonomia, e a tal fine si studiò di costituire una classe burocratica e un esercito “nazionali”, al punto da imporre ai generali francesi di naturalizzarsi napoletani, con ira di Napoleone. Già al tempo della spedizione in Russia, buona parte dei generali e colonnelli erano meridionali, e non damerini da parata, ma veri uomini di guerra. Fu la Guardia reale napoletana a salvare Napoleone durante la disastrosa ritirata, respingendo i cosacchi; fu Florestano Pepe a tenere Danzica contro i Prussiani… Le riforme interne furono secondo il modello napoleonico: centralismo burocratico, controllo delle province in mano ai prefetti, diffusione della proprietà privata della terra sottratta alla Chiesa, Codice civile “Napoléon” con “l’uguaglianza di fronte alla legge” (calma, significa solo tutti soggetti, legge territoriale!)… Per venire incontro alla vanagloria meridionale, distribuì a piene mani titoli ormai puramente nominali di baroni, consentendo agli arricchiti di inventarsi mai esistiti nobili avi: una mania che dura tuttora! Al ritorno dalla sconfitta napoleonica di Russia, e dopo quella ancor più dura di Lipsia, Gioacchino riconsiderò la propria sorte, e tentò di salvare il trono separandosi dal cognato e dalla Francia; per qualche tempo del 1814 fu mezzo alleato dell’Austria, e attaccò assieme a questa il Regno Italico del viceré Eugenio. Tornato a Napoli, si avvide che Austria e Gran Bretagna non erano affatto certe di cosa fare del Sud Italia, e oscillavano tra il mantenimento di Murat e il ritorno dei Borbone. Decise, con irruenza più che con logica, la guerra all’Austria, e si spinse fino in Toscana e in Romagna. Qui lanciò agli Italiani un Proclama di Rimini incitandoli alla lotta per l’indipendenza. Era un messaggio improbabile e per chi lo inviava e per chi lo leggeva; e non lo lesse nessuno, tranne un poeta milanese, il Manzoni, che iniziò, e non finì un Inno di quel titolo. Il 2 maggio 1815 Murat, assestatosi nelle Marche, venne attaccato a Tolentino dal generale austriaco Bianchi, e il giorno dopo battuto. Fuggì in Francia, mentre i generali riportavano in patria le truppe, e da lì a poco stipularono, con un compromesso insincero da entrambe le parti e causa di ogni futuro male politico del Sud, la Convenzione di Casalanza con il Borbone, riconoscendolo re di Napoli. L’anno seguente nasceranno le Due Sicilie: una curiosità, il titolo era stato giù usato e da Giuseppe e da Gioacchino! Un giovanissimo intellettuale, non ancora poeta, di quelle parti, Recanati, scrisse subito una “Orazione per la liberazione del Piceno”, ovvero cacciata di Gioacchino e dei suoi “barbari Sanniti” dalle Marche. Murat riparò a Marsiglia, poi in Corsica; intanto Napoleone era fuggito dall’Elba e tornato imperatore, per essere definitivamente sconfitto da Britannici e Prussiani a Waterloo il 18 giugno. Anche Murat tentò il ritorno sul trono; sbarcato a Pizzo, non trovò alcuna accoglienza; arrestato e sottoposto a un processo per identificazione, venne messo a morte. Questo sbarco a Pizzo è un mistero storico. Ammesso che Murat confidasse di avere ancora un partito favorevole, non l’avrebbe trovato davvero in Calabria, la terra a lui più ostile. Si ritenne volesse puntare su Salerno, e che a Pizzo sia finito per una tempesta. Un’ipotesi non senza argomenti viene affaccia da Luigi Durante in “Napitia 2”, sulla scorta di documenti e lettere di testimoni dei fatti pizzitani del 1815. Suggerisce che Murat sarebbe stato attirato in una trappola per poterlo eliminare. Commentiamo così l’ipotesi. Caduto la seconda volta Napoleone, non per questo in Francia era venuto meno il partito bonapartista, che nel 1849 tornerò al potere con Luigi, poi dettosi Napoleone III. C’era chi rivendicava l’Impero, per un momento anche Bernadotte, divenuto principe ereditario di Svezia; e restava pur sempre un figlio di Napoleone, sia pure in de virilizzante esilio austriaco. Il re Borbone, Luigi XVIII, non era dunque molto al sicuro, anche perché gli stessi monarchici più legittimisti dubitavano di lui e si chiedevano quale fosse la verità sul figlio di Luigi XVI, il Delfino misteriosamente scomparso durante la rivoluzione. Tra i marescialli che potevano mettersi alla testa dei bonapartisti, placato Bernadotte, fucilato Ney (ma si disse fatto fuggire di nascosto in America), passato Soult a fare il ministro regio, morti o isolati altri, restava solo Murat; e questi avrebbe potuto persino rivendicare il trono, se non per sé, per il figlio suo e di Carolina. I due Borbone di Parigi e di Napoli avevano dunque un pericolo in comune, che era più prudente eliminare: meglio se in maniera legale, e fuori dalla Francia. Non so se è vero e non potremmo saperlo mai, però pare logico.

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Lo picchiano per strada e gli devono asportare la milza

Un uomo, U.D., di 49 anni, è stato picchiato da quattro persone mentre si trovava in località "Difesa" a Pizzo. Subito dopo l'aggressione, l’uomo si è recato in ospedale dove ha denunciato l'accaduto. I medici hanno riscontrato una tumefazione al volto ed un trauma addominale che ha richiesto un intervento chirurgico e l'asportazione della milza. Sul fatto stanno indagando i carabinieri

Pizzo, il Comune accoglie i suggerimenti dei commercianti per ridurre il peso di Cosap e Tari

Una modifica al regolamento Cosap, di imminente adozione, per aiutare gli esercenti ad uscire dalla crisi, consentendo loro di ottenere una riduzione del canone per l'occupazione del suolo pubblico e della tassa sui rifiuti (Tari). È quanto accade a Pizzo, dove il Comune, guidato dal sindaco Gianluca Callipo, ha avviato un proficuo confronto con commercianti e ristoratori, al fine di adottare soluzioni che possano alleggerire il peso delle imposte comunali effetto del federalismo fiscale. A darne notizia è il consigliere comunale con delega al Centro storico, Raffaele Pulitano, che insieme al primo cittadino ha gettato le basi per una rinnovata collaborazione tra amministrazione ed esercenti. Nelle ultime settimane, infatti, è stato aperto un tavolo di discussione con i rappresentanti di una nuova associazione in fase di costituzione, che riunisce oltre 30 esercizi commerciali concentrati soprattutto in Piazza della Repubblica e alla Marina. Nel corso degli incontri, il sindaco Callipo ha premesso che a Pizzo il canone Cosap non determinerà alcun incremento della pressione fiscale, perché l'importo è stato mantenuto a 26,34 euro per metro quadro, lo stesso deciso circa 15 anni fa. Allo stesso modo, la Tari è rimasta ferma alle aliquote della vecchia Tares. Ma la crisi comunque si fa sentire e dal costruttivo confronto è poi scaturita la soluzione suggerita dagli stessi commercianti, cioè una modifica al nuovo regolamento Cosap, attualmente in fase di redazione, che possa consentire una ottimale modulazione della concessione per l'uso di spazi pubblici. L'idea è stata approfondita con i due amministratori ed è stata formulata una proposta di sintesi che prevede l'introduzione di 3 tipologie di canoni: annuale, stagionale (fino a un massimo di 180 giorni) e misto. In questo modo, i singoli esercenti, comunicando preventivamente i periodi durante i quali intendono occupare suolo pubblico, potranno programmare al meglio la propria attività ed i relativi costi. “Ad esempio - spiega Pulitano - un bar che solitamente occupa 100 mq di suolo pubblico, potrà chiederne 80 con canone stagionale e 20 con canone annuale. Così si consentirà di fatto un risparmio sia su Cosap che su Tari, poiché ai fini del calcolo dei tributi si terrà in considerazione l'effettivo periodo di utilizzo del suolo comunale e di conseguenza anche la corrispettiva produzione di rifiuti in quel determinato lasso di tempo”. Il nuovo regolamento Cosap prevederà anche la realizzazione di strutture fisse che delimitino il suolo pubblico in concessione, al fine di evitare occupazioni al di fuori degli spazi consentiti, garantendo così il passaggio agevole dei pedoni, soprattutto in Piazza della Repubblica. Mentre nei prossimi incontri si definiranno ipotesi di riduzione della tariffa per le categorie merceologiche che hanno subito maggiori incrementi con l’applicazione della Tares. “Come Comune – ha aggiunto il sindaco Callipo - abbiamo sempre sollecitato la collaborazione, invitando tutti ad elaborare proposte concrete e realmente percorribili che possano aiutarci a dare risposte efficaci. Lamentarsi senza proporre alcunché serve a poco, quindi sono felice quando riscontro la sincera volontà di confrontarsi con l'amministrazione e apprezzo molto che i commercianti si siano associati per esprimere posizioni condivise. Ringrazio, in particolare, il presidente della nuova associazione, Samuele Di Iorgi, con il quale siamo in costante contatto”. Tutte le proposte, da definire ancora nei dettagli, saranno oggetto di nuovi incontri nei prossimi giorni per arrivare all’approvazione definitiva entro fine marzo.

 

In manette il "rapinatore di san Valentino"

Un ventunenne, Gabriele Colombo, è stato arrestato, dai carabinieri della Stazione di Pizzo, con l’accusa di aver rapinato, in concorso con un complice, un market tabaccheria della cittadina murattiana. L’episodio, verificatosi la sera di san Valentino, ha avuto protagoniste due persone che, arma in pugno, si sono fatte consegnare dal titolare dell’attività commerciale un computer portatile ed una valigetta contenente circa mille euro. All’indomani dell'episodio criminoso, consumato sulla centralissima via Nazionale, il personale agli ordini del maresciallo Paolo Fiorello e del capitano Diego Berlingieri, si è messo sulle tracce degli autori visionando i filmati delle numerose telecamere installate presso le attività commerciali presenti in zona. Nel corso della perquisizione, effettuata prima di procedere all’arresto, i carabinieri hanno rinvenuto l’arma che potrebbe essere stata utilizzata per mettere a segno il colpo, ovvero, una pistola “giocattolo” a gas priva di tappo. Le indagini procedono per cercare di identificare il secondo rapinatore.

Pizzo, a breve l'ammodernamento della scuola elementare

"In un mondo ideale tutto filerebbe liscio, senza intoppi. Nella realtà, invece, anche quando fai tutte le cose nel modo giusto, l'imprevisto può essere sempre dietro l'angolo". L'assessore comunale ai Lavori pubblici Maria Pascale spiega i motivi che hanno ritardato l'avvio dei lavori di ammodernamento della scuola elementare di Piazza della Repubblica, i cui alunni sono stati trasferiti temporaneamente nei locali della scuola media. L'intervento, per un finanziamento complessivo di 350mila euro, prevede importanti lavori di ristrutturazione e adeguamento infrastrutturale dell'istituto, che verrà dotato anche di una palestra, eliminando così il disagio provocato dalla situazione attuale che costringe gli alunni a utilizzare l'impianto sportivo di un'altra scuola. "Nel settembre scorso la Stazione unica appaltante della provincia vibonese pubblicò il bando di gara - ricostruisce Pascale - e siccome i lavori sarebbero presumibilmente iniziati nel giro di un paio di mesi, d'intesa con il dirigente scolastico, decidemmo che sarebbe stato opportuno evitare ai ragazzi il trasferimento presso la scuola media ad anno scolastico già iniziato. La gara da appalto fu regolarmente espletata, ma successivamente, nell'ambito dei controlli di routine per verificare la reale sussistenza dei requisiti previsti dal bando, la Sua riscontrò la loro mancanza in capo alla ditta aggiudicataria. Insomma, chi aveva vinto non aveva le carte in regola per ottenere i lavori. Un intoppo assolutamente indipendente dalla volontà del Comune, che però ha inevitabilmente ritardato l'avvio dell'intervento". L'esclusione dell'impresa aggiudicataria, infatti, ha fatto subentrare la seconda ditta in graduatoria, con l'avvio di nuovi controlli e dilatazione dei tempi previsti. Ora, però, l'iter burocratico è stato finalmente concluso. "La prossima settimana sarà sottoscritto il contratto con la nuova ditta e nel giro di qualche giorno i lavori inizieranno. Per il Comune essere riuscito a programmare quest'opera  - spiega Pascale - è motivo di grande soddisfazione, perché le risorse necessarie derivano totalmente da un finanziamento erogato nell'ambito del Pon Fesr, finalizzato a incrementare la qualità delle infrastrutture scolastiche". L'iter è stato costantemente monitorato dall'amministrazione comunale e seguito con grande attenzione dal responsabile del procedimento, l'ingegnere Francesco Astorino che, in qualità di docente del Nautico, fa parte dell'Istituto omnicomprensivo di Pizzo, che comprende anche le scuole elementari. I lavori, infatti, saranno realizzati sulla base delle priorità segnalate dall'istituto scolastico, con particolare attenzione agli adeguamenti infrastrutturali in materia di sicurezza e salubrità dell'ambiente. Nello specifico, oltre alla realizzazione della palestra, l'intervento riguarderà l'eliminazione delle infiltrazioni di umidità, l'ammodernamento e messa in sicurezza dell'impianto elettrico, l'installazione di una nuova caldaia dell'impianto di riscaldamento, la sostituzione dei serramenti con infissi capaci di garantire l'isolamento termico, l'eliminazione delle barriere architettoniche, la ristrutturazione dei bagni e il loro adeguamento alle esigenze dei disabili, il pieno ripristino funzionale del laboratorio e dei locali dedicati alle attività scolastiche polivalenti, oltre a una serie di lavori di ritinteggiatura.

 

Riequilibrio finanziario, Callipo: "Per Pizzo è un nuovo inizio"

"Per Pizzo questo è un nuovo inizio, una vera e propria rinascita amministrativa resa possibile da un lavoro durissimo che alla fine però ha dato i risultati sperati". All'indomani del Consiglio comunale che ha approvato il piano pluriennale di riequilibrio finanziario, il sindaco Gianluca Callipo torna sulla questione per sottolineare l'eccezionalità di un risultato che mette il Comune nelle condizione di tornare a investire in servizi e opere pubbliche. "Oggi - sostiene Callipo - il Comune di Pizzo non ha più debiti fuori controllo. Quando ci insediammo, poco più di 2 anni e mezzo fa, trovammo una situazione disastrosa. Davanti a noi c'erano soltanto due opzioni: avviare le procedure di dissesto o rimboccarci le maniche e provare a mettere ordine nei conti. Scegliemmo la seconda strada, ma è stata tutta in salita, con momenti davvero difficili". Per come racconta l'esponente renziano "allo stato attuale, alcuni dei debiti più consistenti sono stati pagati (come i crediti vantati dalle imprese e il risarcimento per la Chiesetta di Piedigrotta), mentre altri gravami, come l'obbligo di restituzione al Ministero dell'Interno di un milione e 300mila euro per trasferimenti statali indebitamente percepiti in passato dal Comune, hanno trovato spazio nel piano pluriennale di riequilibro finanziario approvato sabato scorso dal Consiglio comunale. "Questo importante strumento finanziario - continua Callipo - consente di assorbire in diversi anni deficit ancora esistente, pari a circa 8 milioni di euro, attraverso precise procedure di accantonamento delle risorse necessarie. Per la prima volta, quindi, si evita di riversare sulle future amministrazioni il peso dei debiti ereditati, ma viene adottata dal Comune una programmazione puntuale per la loro progressiva estinzione con le dovute coperture". Questo risultato è stato perché "Palazzo San Giorgio ha aderito due anni fa alla sperimentazione ministeriale dell'armonizzazione contabile, che impone bilanci esclusivamente di cassa, cioè basati sulle risorse effettivamente disponibili e non più sulle entrate presunte, spesso utilizzate impropriamente per far quadrare i conti soltanto sulla carta. Una rivoluzione contabile - sottolinea Callipo - che da quest'anno sarà obbligatoria per tutti gli enti locali italiani, ma due anni fa rappresentava una sorta di prova di coraggio per chi decideva di adottare in anticipo questo metodo. Insomma, siamo orgogliosi sia del lavoro svolto nel nostro Comune sia del contributo concreto che abbiamo dato per testare a livello nazionale il nuovo sistema contabile". Infine, il primo cittadino di Pizzo esprime apprezzamento anche per il senso di responsabilità espresso dai consiglieri di opposizione Holmo Marino e Francesco Gammo, che avrebbero potuto far saltare la seduta decisiva dell'ultimo Consiglio comunale per mancanza del numero legale. "Pur avendo votato contro il provvedimento per coerenza con le proprie posizioni politiche - spiega Callipo - non hanno abbandonato l'aula, consentendo così il corretto svolgimento del Consiglio e l'approvazione a maggioranza del piano di riequilibrio. Un segnale di forte responsabilità, che mi auguro possa rappresentare il viatico per una collaborazione più proficua con la minoranza, nell'esclusivo interesse per la città, fermo restando i diversi ruoli e prerogative". 

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