Cacciavano fringuelli e ghiri nel Parco nazionale d’Aspromonte, denunciati

Erano autorizzati a cacciare cinghiali, ma avrebbero esteso la loro attività anche a specie protette all’interno del Parco nazionale d’Aspromonte.

I carabinieri forestale della Stazione di Cittanova (Rc) stavano da tempo monitorando la squadra di cacciatori in quanto avevano il sospetto che dietro alcune manovre si celassero attività illegali.

A seguito di indagini svolte anche con l’ausilio di alcune fototrappole occultate nella vegetazione sono stati identificati 16 soggetti, di età compresa tra i 25 e i 68 anni, intenti ad esercitare attività di bracconaggio all’interno dell’area protetta.

La successiva perquisizione domiciliare ha confermato i sospetti degli investigatori che hanno sequestrato: 67 fucili da caccia, un ingente quantitativo di munizioni, 4 reti da uccellagione, 6 trappole per ghiri,  7 fringuelli e 90 esemplari di ghiro. Inevitabile quindi la denuncia ed il sequestro del materiale probatorio.

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Pesca di frodo in un lago, denunciate tre persone

Tre persone sono state denunciate dai Carabinieri forestale della Stazione Parco di Spezzano della Sila-Camigliatello Silano per bracconaggio ittico in località lago di Ariamacina, nel comune di Casali del Manco.

Alle denunce si è giunti durante un servizio di controllo, nel corso del quale i militari e gli agenti della Polizia provinciale hanno notato la presenza di una rete da pesca posizionata nel lago.

E' seguito, quindi, un servizio d'osservazione che ha permesso di sorprendere due uomini di nazionalità romena intenti a recuperare il pesce contenuto nella rete e destinato ad essere caricato su un furgone guidato da un uomo del luogo.

I militari, una volta sequestrata la rete ed il pesce che, previa autorizzazione del servizio veterinario del’Asp, è stato donato ad un ente benefico, hanno denunciato i tre uomini chiamati ora a rispondere del reato di bracconaggio ittico.

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Operazione antibracconaggio, denunciati 12 cacciatori

Si è conclusa in provincia di Reggio Calabria la seconda fase delle operazioni straordinarie antibracconaggio disposte dal Raggruppamento Cites di Roma che ha visto impegnati i militari del Reparto operativo Soarda in collaborazione con il Nucleo Cites.

Durante le operazioni, svolte con la collaborazione dei volontari dell’associazione ambientalista Cabs (Committee against bird slaughter), i carabinieri forestali hanno denunciato 12 presunti bracconieri, sequestrato 8 fucili da caccia con relativo munizionamento, 5 richiami elettroacustici vietati e decine di esemplari di tordi e allodole illecitamente abbattuti.

In particolare, a Nicotera (Vv), nel corso di due distinte operazioni, sono stati denunciati due cacciatori provenienti dalla provincia di Reggio Calabria, L.O. G è G. E., 58 e 20 anni, che utilizzavano richiami illegali, uno dei quali riprodotto da uno smartphone.

Stessa sorte è toccata a P.E., 58 anni, residente in provincia di Brescia, sorpreso in località Campicello di Cittanova (Rc) mentre cacciava con le stesse modalità illegali.

In località Prateria di Laureana di Borrello (Rc), invece, due cacciatori, I.A., 53 anni, di Palmi e M.P. 69 anni di Brescia, sono stati denunciati per la contraffazione di sigilli, in quanto utilizzavano come richiami vivi esemplari di allodole catturati in natura e muniti di anelli di riconoscimento contraffatti.

Nella frazione Gallina di Reggio Calabria, il solito apparecchio elettroacustico era utilizzato in comune da tre cacciatori, il più giovane dei quali era anche privo di licenza di caccia e utilizzava il fucile del padre; inevitabile anche la denuncia per porto abusivo di arma e omessa custodia delle stesse.

Sempre per l’utilizzo di richiami elettroacustici vietati, sono stati denunciati a Brancaleone (Rc) tre cacciatori che avevano già abbattuto 40 allodole ed un esemplare di pispola, specie particolarmente protetta dalla legge. Per tutti è scattata la denuncia con richiesta di revoca del porto d’armi.

Infine, nella frazione Castellace di Oppido Mamertina (Rc), è stato denunciato per furto aggravato di fauna selvatica C.R., 56 anni, dedito al commercio di cardellini catturati con le reti da uccellagione. L’uomo è stato identificato grazie all’uso di telecamere collocate nei siti di cattura.

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Attività antibracconaggio, sequestrati armi e richiami elettroacustici vietati. Denunciati otto cacciatori

Otto persone sono state denunciate nelle scorse settimane dai carabinieri forestale delle Stazioni  di Melito di Porto Salvo (Rc) e Brancaleone, con l’ausilio  dei colleghi del Cites di Reggio Calabria.

Tra i reati contestati a vario titolo: l’uso di richiami elettroacustici vietati nell’attività venatoria e l’abbattimento di specie protette.

In particolare, in località Lardicà di Bova Marina, i militari hanno denunciato B.A e L.S., di 61 e 44 anni, entrambe residenti a Condofuri, perché sorpresi ad utilizzare  richiami vietati. Inoltre, ai due cacciatori sono stati sequestrati i fucili, le munizioni, 4 richiami elettroacustici vietati e numerosi esemplari, già uccisi, di avifauna protetta.

Altre tre persone, B.F., E.G. e C.F., rispettivamente di 56, 49 e 47anni, sono state denunciate in località Musa-Torre di Melito di Porto Salvo, dopo essere state sorprese ad usare un richiamo elettroacustico illegale.

Anche in questo caso, oltre ai 3 fucili ed alle relative munizioni, ai denunciati sono stati sequestrati i dispositivi elettroacustici vietati.

Inoltre, in località Ficarella di Montebello Jonico, i militari hanno denunciato M.E.F, di 39 anni, per l’abbattimento di un esemplare di avifauna protetto. All’uomo sono stati sequestrati il fucile e le cartucce.

Infine, nelle località Badia del Rizzo e Ripe,rispettivamente  di Caraffa del Bianco e Sant’Agata del Bianco sono stati denunciati M.E e G.A., di  59 e 47 anni, perché  colti sul fatto mentre utilizzavano richiami vietati per la caccia.

Anche in questo caso, i richiami sono stati sequestrati, insieme ai fucili ed alle munizioni.

Bracconaggio, un arresto e due denunce

Due persone, L.L., 65 anni, di Calanna (Rc) ed A.G., 75 anni, residente in provincia di Brescia, sono stati denunciati dai carabinieri forestali reggini, perché colti in flagranza di reato, per l’uccisione di 26 uccelli avvenuta in località Villa Mesa del comune di Calanna, nella Zona di protezione speciale “Costa Viola”.

Come se non bastasse, i volatili sono stati abbattuti utilizzando richiami elettroacustici vietati per legge, in periodo di chiusura della caccia.

Dopo aver sequestrato due fucili, munizioni e richiami elettroacustici, gli uomini dell’Arma forestale hanno contestato ai due: l’abbattimento di specie protette, l’utilizzo di mezzi non consentiti, il porto abusivo di fucile e l’omessa custodia di arma da fuoco.

Nell’ambito dello stesso servizio, i militari hanno arrestato, S.C., 53 anni,di Palmi.

L’uomo è stato sorpreso, in località Palusci del comune di residenza, mentre era intento a catturare cardellini, utilizzando reti da uccellagione.

Il cinquantatreenne, il cui arresto è stato convalidato,  dovrà rispondere del reato di furto aggravato venatorio.

Gli esemplari già catturati sono stati immediatamente liberati.

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Operazione "Adorno" contro il bracconaggio nello Stretto di Messina

Si è conclusa, dopo un mese di attività nello Stretto di Messina, l'operazione "Adorno 2020", finalizzata alla salvaguardia degli uccelli rapaci migratori, che ha visto impegnati militari del Reparto operativo Soarda del Raggruppamento carabinieri Cites, del Gruppo carabinieri forestale di Reggio Calabria e del Nucleo carabinieri Cites di Catania.

Lo Stretto di Messina, in particolare la provincia di Reggio Calabria, è purtroppo connotato da un'alta illegalità venatoria tanto da farlo rientrare in uno dei sette black-spot (aree calde del bracconaggio italiano) individuati dal “Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”.

Rappresenta, assieme allo Stretto di Gibilterra e a quello del Bosforo, uno dei corridoi della migrazione degli uccelli nell’area mediterranea; un vero e proprio “collo di bottiglia” in cui, tra aprile e maggio, si concentrano gli uccelli veleggiatori in viaggio verso i siti di nidificazione.

Tra questi il falco pecchiaiolo, detto Adorno, da cui prende il nome l'operazione.

Durante il periodo di presidio, le pattuglie dei carabinieri forestale controllano il territorio reggino e messinese compiendo attività di prevenzione del bracconaggio.

Nel corso delle operazioni, i militari hanno denunciato quattro persone per reati contro la fauna selvatica ed effettuato numerosi sequestri.

In particolare, a Campo Calabro, una pattuglia ha sentito sparare colpi di fucile in direzione dei falchi di passaggio ed è intervenuta, mettendo in fuga due persone che hanno abbandonato sul posto un’arma con matricola limata e numerose cartucce.

Nelle immediate vicinanze, è stata rinvenuta una cicogna bianca abbattuta. 

Inoltre, durante i controlli, alcuni allevatori sono stati trovati in possesso di cardellini catturati illegalmente e muniti di anello di riconoscimento contraffatto e, pertanto, sono stati denunciati per contraffazione di sigilli e ricettazione.

Nel corso delle attività, i militari hanno trovato anche un falco pellegrino, detenuto illegalmente e con certificato riciclato.

Le attività di controllo continueranno anche nelle prossime settimane, fino al completamento della migrazione pre-nuziale degli uccelli rapaci in transito nell’area dello Stretto.

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Lupo ucciso nelle Serre, la ferma condanna del Parco naturale regionale

«Il gravissimo episodio di bracconaggio ai danni di un esemplare di lupo rinvenuto ucciso ed appeso ad un cartello stradale, lungo l’ex strada statale 182 di Monte Cucco che collega Simbario a Torre di Ruggiero, deve essere fermamente condannato. L’ostentazione del macabro trofeo non fa che riportarci indietro di 50 anni quando il lupo non era ancora una specie protetta e veniva visto unicamente come minaccia per greggi ed allevatori».

È quanto afferma il commissario straordinario del Parco naturale regionale delle Serre, Pino Pellegrino, che stigmatizza «lo scempio perpetrato ai danni di uno splendido esemplare di lupo, apparentemente sano, che finalmente ha ripreso a popolare le Serre garantendo il giusto equilibrio nell’ecosistema dell’entroterra calabrese e favorendo, nel contempo, una efficace lotta contro la massiccia presenza di cinghiali».

Ferma condanna dunque e «nessuna giustificazione» in quanto l’abbattimento del lupo «rappresenta non soltanto un danno alla natura e al suo ecosistema ma anche l’aumento delle predazioni di animali domestici che vanno ad inserirsi in un posto della catena alimentare che non è proprio».

«Il Parco delle Serre tuttavia – prosegue il Commissario dell’ente di tutela ambientale – tiene presente anche le esigenze degli allevatori e proprio per questo ha attivato un piano di sperimentazione del collare dissuasore».

A margine del grave episodio di bracconaggio la notizia positiva è che «il lupo, dopo aver vissuto per decenni sull’orlo dell’estinzione, è tornato a popolare le montagne delle Serre ed un grazie va dato agli sforzi delle Istituzioni, delle associazioni naturalistiche, dei tanti appassionati della montagna e al mondo della ricerca. La convivenza tra uomo e lupo non soltanto è possibile ma è necessaria».

Operazione antibracconaggio in Calabria: sequestrate armi, munizioni e numerosi esemplari di fauna protetta

Sono considerevoli i risultati operativi dell’attività di repressione al fenomeno del bracconaggio che anche quest’anno il CUFAA (Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari) dell’Arma dei Carabinieri ha organizzato per la repressione del fenomeno del bracconaggio. Il servizio, denominato “Operazione Adorno 2019”, ha previsto l’invio, nel territorio di Reggio Calabria di un contingente di personale specializzato della Sezione Operativa Antibracconaggio Centrale (SOARDA) che opera congiuntamente nell’area dello Stretto di Messina, con puntate anche al di fuori di tale ambito territoriale.

A tre settimane dall’avvio, l’Operazione ha fatto registrare, in entrambe le regioni un totale di: un arresto e otto denunce a piede libero.

Sequestrati inoltre: 4 fucili da caccia modificati con relativo munizionamento, numerose reti, richiami elettroacustici ed attrezzature per la cattura dell’avifauna selvatica ed oltre 120 esemplari di varie specie di uccelli tutte particolarmente protette dalla legge, tra cui ben 3 esemplari vivi di Falco Pellegrino (Falco Peregrinus) destinati al mercato illegale della fauna selvatica.

Le pratiche illegali sono innumerevoli tra le quali, le più diffuse, sono l’uccisione di specie protette, in particolare rapaci, nonché l’utilizzo di richiami elettroacustici e la cattura illegale, tramite reti da uccellagione, di passeriformi per fini di commercio.

I militari sono coadiuvati da personale del Comando Regione Carabinieri Forestale “Calabria”, del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Calabria e del Reparto Carabinieri “Parco Nazionale dell’Aspromonte”.

Fulcro delle operazioni è l’area dello “Stretto di Messina” che rappresenta uno degli ambiti territoriali con la maggiore ricchezza di avifauna migratoria e nella quale, anche a causa della vastità del territorio, il bracconaggio è più diffuso e causa i danni maggiori.

I Carabinieri Forestali hanno perlustrato il territorio delle province di Reggio Calabria e della provincia di Messina, ampliando il raggio di azione anche nelle provincie di Catania, Enna e Trapani.

In particolare, sulla sponda calabrese dello Stretto, sono stati denunciati due soggetti, E. V. di anni 27 e F.S. di anni 42, entrambi di Reggio Calabria, che detenevano, a scopo commerciale, diverse decine di esemplari tra cui: Lucherini, Fringuelli, Peppole, Frosoni e Cardellini, tutte specie particolarmente protette dalla legge, privi di anelli al tarso o con contrassegni contraffatti.

Sempre a Reggio Calabria, un terzo soggetto, F. D., classe 1938, è stato denunciato per ricettazione in quanto deteneva illegalmente oltre 30 cardellini privi di anelli identificativi.

A Bagnara Calabria, un anziano pensionato è stato deferito all’Autorità Giudiziaria poiché deteneva, per scopi amatoriali, 8 esemplari di uccelli tra cui Cardellini, Tortore dal Collare, Allodole, Tordi Bottaccio e Colombacci, tutti privi dei contrassegni identificativi previsti per legge, a riprova della severità delle regole poste a difesa della fauna selvatica.

Tutti gli animali sequestrati in grado di volare sono stati liberati in natura, mentre quelli risultati non più atti al volo sono stati consegnati alle cure del Centro Recupero Fauna Selvatica di Messina.

I Carabinieri Forestali stanno operando con il fattivo contributo sul campo dei ricercatori del Progetto LIFE CON.RA.SI (Conservazione Rapaci Siciliani), dei volontari del CABS (Committee Against Birds Slaughter), WWF, LIPU ed altre Associazioni Ambientaliste che quotidianamente, con la loro attenta azione di osservazione dei flussi migratori e di monitoraggio dei comprensori potenzialmente interessati al fenomeno del bracconaggio, apportano un contributo qualificato all’attività di repressione.

Le attività di controllo dei Carabinieri Forestali continueranno anche nelle prossime settimane, almeno fino al termine della migrazione pre-nuziale degli uccelli rapaci in transito nell’area dello stretto.

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