Imprenditore agricolo denunciato per riduzione in schiavitù dei lavoratori

Deve rispondere di riduzione e mantenimento in schiavitù il proprietario di un terreno in cui la Polizia ha trovato tre fabbricati diroccati affittati a diciannove immigrati che, per avere un tetto sopra la testa, pagavano una cifra oscillante fra i 40 ed i 50 euro al mese. La vicenda è emersa a Rizziconi nell'ambito di un'operazione condotta con il supporto degli Ispettori del Lavoro per fronteggiare la piaga del "caporalato". Gli accertamenti compiuti dagli agenti hanno interessato tre diverse ditte di Candidoni, Rizziconi e Taurianova, in provincia di Reggio Calabria: trentasei i lavorati complessivamente impiegati, la metà dei quali extracomunitari. Le irregolarità riscontrate nel rispetto delle norme che regolano l'assunzione dei dipendenti ha determinato la notifica di multe comminate ai responsabili. Drammatico lo stato dei luoghi che erano costretti ad abitare, al di sotto dei minimi standard igienico-sanitari.  

 

 

Caporalato in Calabria: portavoce M5S denunciano lo sfruttamento dei migranti

A pochi giorni dalla visita dell'eurodeputata Laura Ferrara nella Piana di Gioia Tauro, con i deputati Bernini e Parentela ancora una notizia sconcertante sullo sfruttamento di braccianti agricoli impiegati nella raccolta degli agrumi e pagati un euro all'ora nella provincia di Cosenza. "L'operazione della Guardia di Finanza non fa che portare alla luce, ancora una volta, come sia radicato e capillare il fenomeno del caporalato in Calabria ed al Sud in generale – commenta Laura Ferrara -. Attraverso la visita degli scorsi giorni nella Piana di Gioia Tauro abbiamo voluto verificare le condizioni di vita e di lavoro delle persone impiegate nel settore agrumicolo. Abbiamo ascoltato e registrato anche le problematiche lamentate dai produttori locali, da un lato additati come sfruttatori e dall'altro vittime di un succedersi di Governi che hanno abbandonato ogni forma di tutela verso un settore che sarebbe dovuto essere risorsa primaria per l'economia di alcune Regioni, fra queste la Calabria". Tante le segnalazioni oggetto di una lettera che i tre esponenti del Movimento 5 Stelle hanno scritto ai Ministri di Interno, Politiche Agricole e Lavoro. I Portavoce ritengono quanto mai necessaria ed urgente una etichettatura etica delle arance e di tutti gli altri prodotti ortofrutticoli italiani e una riforma efficace della distribuzione dei prodotti agricoli che oggi arrivano al consumatore dopo ben 14 passaggi di intermediari. "Passaggi poco trasparenti – continua l'eurodeputata – che vedono coinvolti braccianti agricoli, piccoli e grandi produttori, criminalità organizzata, grande distribuzione, multinazionali. Una filiera malata che scarica ai livelli inferiori (piccoli produttori e braccianti) costi e disagi". In quelle zone, come evidenziato nella missiva ad Alfano, Poletti e Martina, è emerso che i piccoli produttori soccombono nei rapporti di forza con le Organizzazioni di Produttori, costituite da aziende agricole della Piana. Nell’area di Rosarno sarebbero pochissimi i soggetti che dominano il mercato delle arance e vendono a multinazionali e supermercati. Nella zona industriale di San Ferdinando insiste una tendopoli-baraccopoli (le tende recano la dicitura “Ministero dell’Interno”) e stabilimenti industriali abbandonati ed occupati da centinaia di lavoratori immigrati di origine africana, costretti a vivere ai margini della società civile, in veri e propri ghetti e situazioni abitative che costituiscono un’offesa alla dignità umana. Fra le richieste ai rappresentanti del Governo Renzi anche un piano di interventi volto a garantire misure per la sistemazione logistica e il supporto dei lavoratori, al fine di migliorare le condizioni di svolgimento dell'attività lavorativa stagionale di raccolta dei prodotti agricoli.

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“Caporalato” in Calabria, braccianti agricoli pagati un euro all’ora: denunciate 6 persone

Le Fiamme gialle hanno concluso un’articolata attività di contrasto all’illecito fenomeno del “caporalato” e all’impiego di mano d’opera irregolare, con la denuncia di 6 persone ex art. 603 bis C.P. Approfittando dello stato di necessità e bisogno di persone in cerca di occupazione, i “caporali” sfruttavano la forza lavoro di braccianti agricoli, italiani ed extracomunitari illusi dalla speranza di una paga adeguata e decorosa, per impiegarli nei campi della Sibarite. L’operazione, condotta nel corso delle ultime settimane in diverse località della Sibarite, si è svolta attraverso il controllo di automezzi, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti e riscontri cinefotografici. L’organizzazione individuata forniva ai lavoratori sfruttati un posto letto in fatiscenti “abitazioni” costituite da container non areati, maleodoranti e in pessime condizioni igieniche. Il tutto per 100 euro al mese. Diversi lavoratori venivano continuativamente impiegati per 10 ore di lavoro al giorno, senza alcuna pausa e senza alimenti, ricevendo una retribuzione di 1 euro ogni ora di lavoro. A conclusione delle attività sono stati segnalati alla Procura della Repubblica di Castrovillari 6 soggetti, 4 italiani, un bulgaro ed un pakistano, per aver organizzato e reclutato manodopera agricola, fornendo intermediazione ad aziende, mediante sfruttamento dei lavoratori attuato con violenza e minacce (c.d. “caporalato” ex art. 603 bis C.P.). Il cittadino pachistano è stato denunciato anche per porto abusivo d’armi. I controlli della Guardia di Finanza a contrasto del fenomeno del “caporalato” si intensificheranno per tutto il periodo della campagna agrumaria.

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Spatara (Forza Nuova) denuncia situazioni di caporalato: "Fenomeno da debellare"

"Qualche giorno fa - fa sapere Bruno Spatara, Segretario provinciale di Forza Nuova a Catanzaro - sono stato testimone diretto di una situazione che purtroppo fa parte della nostra realtà ed è per tale ragione che questa mattina, con tanto di prove alla mano, in qualità di segretario provinciale di Forza Nuova, mi sono recato presso gli uffici della Guardia di Finanza del gruppo di Lamezia Terme per presentare un esposto e denunciare situazioni di caporalato che vedono coinvolti lavoratori immigrati presenti in città. Questa situazione lede gravemente i diritti dei tanti lavoratori, soprattutto disoccupati lametini, i quali sono quelli che pagano lo scotto maggiore di un’immigrazione sempre più forte ed incontrollata che diventa, nella nostra città, una fonte a cui attingere per ottenere forza lavoro in nero e quindi sottopagata. Il caporalato, presente principalmente in settori quali agricoltura ed edilizia, è un fenomeno da combattere e contrastare dove spesso a tirare le fila di tutto ci sta la criminalità organizzata e che, col grande senso civico che contraddistingue noi di Forza Nuova, vogliamo vedere debellato in questa nostra città, un’ulteriore piaga da sanare".  "Bisogna smetterla - secondo il rappresentante di FN - coi luoghi comuni, che sono diventati un mantra, che gli immigrati svolgono lavori che gli italiani rifiutano poiché, vista la grave ed imperante crisi economica, non ci sta nessun nostro connazionale che rifiuterebbe un qualsiasi lavoro che gli consenta di recuperare la propria dignità.  Un lavoro che sia equamente retribuito e che non costringa i lavoratori a sottostare a disumani orari e che preveda la tutela degli stessi. Tutte cose che col caporalato vengono ovviamente meno. Mentre le istituzioni politiche in città fanno bella mostra con tanto di passerella col sindaco in testa, parlando in conferenze, ed in svariati eventi, di immigrazione ed accoglienza, accompagnando il tutto con le immancabili frasi ad effetto scaturite da un buonismo peloso ed alquanto stucchevole dall’altro lato si è creata una nuova forma di schiavismo che a noi di Forza Nuova non è sfuggita. L’immigrazione, quindi, oltre che a rappresentare un danno per la nostra identità Nazionale diventa anche deleteria per la situazione lavorativa in Italia, e questo, in una città come Lamezia Terme, già duramente provata dall’alto tasso di disoccupazione, assume un aspetto ancora più rilevante e tragico anche nella lotta contro la criminalità organizzata". "Noi di Forza Nuova - termina Spatara -  abbiamo avuto il 'coraggio' di denunciare quest’altro aspetto che lega sempre di più il fenomeno immigratorio alla criminalità organizzata, adesso aspettiamo che la magistratura faccia le dovute indagini e che anche la politica prenda atto che favorendo questi flussi incontrollati di migranti favorirà sempre di piu’ tali situazioni che in Calabria, dopo Rosarno e Corigliano, stanno dilagando anche a Lamezia Terme".

 

 

Operazione Confine, lavoratori pagati una miseria per raccogliere arance

L'operazione "Confine", che ha smantellato una presunta organizzazione dedita allo sfruttamento dei lavoratori extracomunitari, ha portato al sequestro di beni il cui valore complessivo ammonta ad un milione di euro. I sigilli sono stati apposti anche ad una cooperativa agricola. Sette gli arresti eseguiti dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nei confronti di altrettante persone, che sono state ristrette ai domiciliari. Le ipotesi di reato addebitate vanno dall'associazione per delinquere finalizzata alla intermediazione illecita ed allo sfruttamento del lavoro, al reclutamento di manodopera clandestina di lavoatori extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno o con lo stesso scaduto, dal mancato rispetto delle norme previdenziali che tutelano i lavoratori subordinati, alla truffa aggravata ai danni di enti pubblici. Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Palmi, hanno smascherato un sistema perverso che si basava sul pagamento della miseria di cinquanta centesimi per raccogliere una cassetta di agrumi, a fronte dellla fatica devastante necessaria per svolgere un'attività simile nella Piana di Gioia Tauro. 

 

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