'Ndrangheta, latitante catturato all'aeroporto di Milano Malpensa

Nel primo pomeriggio di ieri, presso l’aeroporto di Milano Malpensa, i carabinieri del Nucleo investigativo di Reggio Calabria, in stretta collaborazione con i militari della Compagnia di Gallarate (VA) e gli agenti della polizia di frontiera aerea, hanno arrestato il latitante Giuseppe Iaria, trentottenne di Melito di Porto Salvo (RC), ricercato dal marzo del 2016, in seguito all'emissione di un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dal Procuratore generale di Reggio Calabria.

Iaria, pluripregiudicato per reati in materia di armi e stupefacenti, è stato condannato alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, per aver favorito, nel 2005, la latitanza dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Iamonte, entrambi ai vertici dell’omonima cosca di ‘ndrangheta egemone nel territorio di Melito di Porto Salvo e, al tempo, inseriti nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi.

Le ricerche svolte dai Carabinieri reggini – coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria – hanno permesso di catturare Iaria all’atterraggio del volo proveniente da Zanzibar (via Dubai), località dove ha trascorso l’ultimo periodo di latitanza.

Al termine delle operazioni di rito, Giuseppe Iaria è stato condotto presso il carcere di Busto Arsizio.

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'Ndrangheta: beni per 70 mila euro, sequestrati a presunto esponente della cosca "Iamonte"

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione al decreto di sequestro di beni mobili e finanziari riconducibili al patrimonio di Andrea Domenico Costarella.

Il 39enne di Melito Porto Salvo è indiziato di appartenere a vario titolo alla cosca di ‘ndrangheta dei “Iamonte”, ritenuta una delle consorterie criminali più agguerrite del mandamento ionico, che esercita la propria egemonia sul territorio di melitese.

Le risultanze prodotte dal Nucleo Investigativo reggino, sulle quali il provvedimento si fonda, derivano dagli esiti dell’indagine "Ada, conclusasi con la condanna in primo grado, confermata in Corte d'appello, alla pena in 7 anni e 4 mesi.

Il provvedimento di sequestro ha interessato: un autoveicolo e svariati rapporti bancari, titoli obbligazionari e polizze assicurative, per un totale di 70 mila euro.

 

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Infermiere favoriva i mafiosi detenuti, arrestato

Nella serata di ieri, a conclusione di indagini coordinate dalla locale Direzione distrettuale antimafia, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti del 51enne Pasquale Manganaro, di Melito Porto Salvo, infermiere presso la Casa Circondariale “Panzera” di Reggio Calabria, ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso e danneggiamento mediante incendio, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il provvedimento cautelare è giunto al termine delle indagini condotte dal Nucleo investigativo di Reggio Calabria, finalizzate ad accertare comportamenti illeciti tenuti dall’indagato all’interno dell’istituto di detenzione a favore di elementi di spicco della cosca “Iamonte”, egemone nel territorio di Melito Porto Salvo.

Le indagini avrebbero permesso di accertare la partecipazione di Manganaro alla consorteria criminale, in favore della quale avrebbe svolto la funzione di “tramite”, tra gli affiliati detenuti ed il mondo esterno.

In particolare, gli approfondimenti investigativi avrebbero fatto luce sul comportamento dell’infermiere, che si sarebbe adoperato, in più occasioni, per far entrare nell’istituto di pena oggetti personali destinati ai detenuti eccellenti, eludendo le prescrizioni carcerarie.

Sullo sfondo, naturalmente, la volontà di compiacere i capi cosca, tra cui il detenuto Remingo Iamonte.

Il quadro indiziario e con esso, anche, il giudizio sulla pericolosità sociale sarebbe stato corroborato dal danneggiamento di un’imbarcazione, incendiata con modalità tipicamente mafiose e senza motivi di diretto dissidio tra la vittima e Manganaro e dove quest’ultimo avrebbe assunto il ruolo di mero esecutore di direttive altrui.

Al termine delle formalità di rito, l'arrestato è stato tradotto presso il carcere di Vibo Valentia.

 

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'Ndrangheta: arrestato sorvegliato speciale

I carabinieri della Stazione di Melito Porto Salvo (Rc), diretti dal maresciallo aiutante Antonio Caminiti hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, il 63enne Vincenzo Iamonte.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, è ritenuto elemento di spicco della ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata “cosca Iamonte”, operante principalmente nel comprensorio di Melito di Porto Salvo e Montebello Ionico.

Il 63enne, che per l’appartenenza alla consorteria criminale è, allo stato, sottoposto alla misura della Sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, è stato  trovato dai carabinieri in compagnia di un’altra persona nota alle forze dell’ordine, quindi in palese violazione degli obblighi imposti dalla misura di prevenzione, che prevede, tra le varie, quello di non frequentare abitualmente persone che hanno riportato condanne.

Le manette sono, quindi, scattate immediatamente e l’uomo è stato tradotto agli arresti domiciliari, dove attenderà l’udienza di convalida, così per come previsto dalla competente Autorità Giudiziaria. 

L’arresto segue a meno di una settimana quello, operato per le stesse motivazioni, dai militari della Compagnia di Melito Porto Salvo, a carico del fratello Giuseppe di 68 anni, considerato elemento di spicco della criminalità organizzata e pertanto sottoposto alla misura della Sorvegliato speciale di pubblica sicurezza.

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Favorì un boss latitante: arrestato dai Carabinieri

I Carabinieri hanno rintracciato e tratto in arresto un uomo di 68 anni per il reato di favoreggiamento personale aggravato dalla metodologia mafiosa, in esecuzione all’ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. Francesco Cassano, di Reggio Calabria, dovrà scontare la pena di 3 anni e 6 mesi poiché ritenuto responsabile di aver favorito la latitanza di Vincenzo Iamonte, 62 anni, esponente di spicco dell’omonima cosca di 'ndrangheta operante nel territorio di Melito di Porto Salvo, poi catturato dai militari dell’Arma nel luglio 2005. 

'Ndrangheta, bloccato ed arrestato in autostrada presunto esponente del clan Iamonte

E' stato braccato per ore e alla fine individuato nei pressi dell'uscita di Savona lungo l'autostrada A10. E' terminato in poche ore il tentativo di sottrarsi all'arresto da parte del sessantaduenne Consolato Malaspina. A stringere le manette ai polsi sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Imperia. La cattura rientra nell'ambito della retata di cui si sono resi autori i militari dell'Arma del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno inferto un duro colpo alla cosca Iamonte, di Melito Porto Salvo. Dieci gli arresti eseguiti.   originario di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria. Quando gli uomini in divisa sono andati a prelevarlo presso il suo domicilio nella cittadina jonica, Malaspina non era presente, ma alla sua irreperibilità hanno messo rapidamente un punto i Carabinieri liguri. 

'Ndrangheta: arrestate 10 persone

I Carabinieri, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice delle indagini preliminari, hanno arrestato dieci individui accusati di appartenere alla cosca Iamonte, con base originaria a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria. Il reato di cui sono stati riconosciuti responsabili dal giudice dell'udienza preliminare è associazione a delinquere di stampo mafioso. I provvedimenti restrittivi, attuati con il supporto dei militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori, sono stati richiesti dalla Procura della Repubblica. Si tratta di persone che nove mesi addietro hanno ricevuto condanne comprese fra i sei ed i dieci anni di carcere. Tratti in arresto in passato nell'ambito di diverse inchieste, furono rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame. Condannati, il pubblico ministero ha richiesto che fossero nuovamente spediti dietro le sbarre. 

 

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