Lacaria ucciso con un bastone: conferenza stampa di Pm e carabinieri

Conferenza stampa presso il Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia dove il sono stati resi noti i particolari dell’omicidio del commercialista 52enne Bruno Lacaria, scomparso l’8 febbraio scorso il cui cadavere è stato ritrovato ieri sera grazie alla confessione di Giuseppe Zangari di 46 anni che lo avrebbe ucciso con un bastone dopo una lite avvenuta in località “Scaglione” sui monti della “Lacina”. Il procuratore Sirgiovanni ha sottolineato come la confessione di Zangari sia avvenuta grazie «all'ausilio di personale qualificato, che è arrivato a mettere il soggetto con le spalle al muro, dopo aver inserito il caso nel giusto quadro investigativo». Mentre il Pm titolare del caso, Filomena Aliberti ha effettuato la ricostruzione basata sulle dichiarazioni dello stesso Zangari, una dichiarazione che ha portato all’arresto ma ancora con alcuni punti da verificare: «Nel luogo dove è stato ritrovato il cadavere – ha aggiunto il pm – c'è stata una lite e qui con un bastone Zangari avrebbe colpito Lacaria. Il resto della dinamica va comunque approfondito e verificato» ha ribadito ancora Aliberti. Secondo il racconto di Zangari, sarebbe stato proprio Lacaria a chiedere, a quello che sarebbe diventato il suo aguzzino, di raggiungere il posto dove sarebbe avvenuta una violenta lite e la conseguente uccisione di Lacaria a colpi di bastone. Tutto questo, hanno ribadito inquirenti ed investigatori, è tutto ancora da verificare.  Alla conferenza stampa hanno preso parte il pm Filomena Aliberti; il Procuratore facente funzioni, Michele Sirgiovanni; il comandante provinciale dei carabinieri, Gianfilippo Magro; il comandante del nucleo investigativo di Vibo, Valerio Palmieri; il capitano della Compagnia di Serra San Bruno, Mattia Ivano Losciale e il  maresciallo Massimiliano Staglianò del comando del Nucleo investigativo di Serra San Bruno

I misteri di Spadola: il Ris dei carabinieri al lavoro nel negozio di Zangari

Procedono a ritmo febrile le attività degli investigatori per cercare di fare luce sul duplice mistero spadolese. La scomparsa del commercialista 52enne Bruno Lacaria, sembra essere legata a doppio filo alla vicenda che ha avuto per protagonista Giuseppe Zangari. Il 46enne, che sarebbe l'ultima persona ad aver visto Lacaria prima della scomparsa, è ritornato a casa dopo essere stato ricoverato all'ospedale di Locri in seguito ad un aggressione, nel corso della quale, due uomini incappucciati avrebbero cercato di avvelenarlo facendogli bere del pesticida sotto la minaccia delle armi.

Per cercare di trovare il bandolo di una matassa piuttosto ingarbugliata, nella mattinata di oggi, i carabinieri del Ris di Messina hanno svolto un'intensa attività investigativa nei locali che ospitano la rivendita di prodotti agricoli gestita da Zangari.

Nella serata di ieri, pare, che i militari dell'Arma abbiano compiuto un'analoga attività sia nell'abitazione che nel capannone in cui è stato compiuto il tentato omicidio.

Gli esperti della scientifica hanno repertato una serie di oggetti che verranno sottoposti ad analisi di laboratorio.

Le indiscrezioni fatte trapelare dalle forze dell'ordine, mettono in relazione i sopralluoghi di questi giorni, con quanto accaduto a Zangari.

Gli specialisti della Benemerità starebbero, quindi, cercando elementi utili a fare luce sul tentato omicidio la cui dinamica presenta diversi punti oscuri.

In teoria, quindi, le verifiche effettuate dal Ris non dovrebbero essere direttamente collegate con la scomparsa di Lacaria, tanto più che, allo stato, Zangari risulta essere persona offesa.

I carabinieri hanno sentito l'uomo in tre occasioni, senza che nulla sia trapelato, anche perchè i verbali sono stati secretati.

In ogni caso, l'ipotesi più accreditata è che la soluzione di un mistero possa, contestualmente, fare luce anche sull'altro.

Bruno Lacaria, si cerca nell’Alaco. Al vaglio la versione di Zangari

 Sono giunti a Spadola, su richiesta della Procura delle Repubblica di Vibo Valentia e della Compagnia dei carabinieri di Serra San Bruno, i sommozzatori del nucleo operativo di Reggio Calabria, il compito sarà quello di cercare il corpo del commercialista scomparso, Bruno Lacaria di 52 anni della cui sorte non si conosce più nulla da mercoledì scorso. La ricerca, molto probabilmente, sarà concentrata nelle acque del lago Alaco.

Non si cerca più dunque un uomo vivo ma, da quanto si apprende, una persona deceduta.

Morta per cause del tutto ignote e completamente avvolte nel mistero.

Intanto le condizioni di Giuseppe Zangari, il suo amico e compare d’anello, con cui si era accompagnato la mattina della scomparsa e che, dopo un giro in auto, lo avrebbe lasciato in prossimità della sua auto, sono in netto miglioramento.

L’uomo sarebbe stato vittima, il giorno successivo alla scomparsa del commercialista, di un tentato omicidio ad opera di due sconosciuti che sotto la minaccia di una pistola lo avrebbero costretto ad ingerire un potente pesticida.

E proprio le versioni di Zangari starebbero al vaglio della magistratura e presto sarà interrogato dal sostituto procuratore della Repubblica Filomena Aliberti.

Spadola, 40enne costretto a bere pesticida minacciato da uomo armato

Sarebbe stato costretto a bere una certa quantità di pesticida sotto la minaccia di un uomo armato di pistola.

Il fatto è accaduto a Spadola, dove ieri è scoparso un noto commercialista di 52 anni, Bruno Lacaria.

Questo pomeriggio vittima dell’inaudita violenza sarebbe un 46enne del luogo, Giuseppe Zanzari che, dopo aver ingerito la sostanza, si sarebbe sentito immediatamente male.

I soccorritori del 118 lo hanno trasportato presso l’ospedale di Locri dove sarebbe in gravi condizioni nel reparto di rianimazione. Un nuovo episodio che destabilizza nel giro di due giorni la proverbiale tranquillità del borgo della Minerva ed ora agli investigatori non resta che cercare di capire se entrambi gli episodi possano avere un punto in comune.

Infatti, pare, che Zangari possa essere stato una delle ultime persone ad avere contatti con Bruno Lacaria poco prima della sua scomparsa. La matassa, a questo punto, è ancora più difficile da dipanare e agli investigatori si offre un quadro tutt'altro che facile da decifrare.

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