Abusò sessualmente di una ragazza nel 2011: latitante catturato in un covo

Nelle prime ore di oggi i Carabinieri hanno tratto in arresto un uomo di 29 anni per i reati di violenza sessuale, lesioni personali aggravate e ricettazione. Il provvedimento restrittivo è stato attuato dai militari dell'Arma della Stazione di Rizziconi e dello Squadrone Cacciatori Calaria  in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Palmi. Giacomo Mamone, latitante dal febbraio di quest’anno quando si era sottratto all’arresto in esecuzione del citato provvedimento, è stato individuato, a seguito di una articolata e prolungata attività d’indagine, all’interno di un covo ricavato all’interno di un vasto uliveto abbandonato in località Bosco Sovereto, a Gioia Tauro, al cui centro vi era un fitto roveto. L’ingresso al rifugio era garantito tramite un cunicolo di 30 metri ricavato tra le spine al termine del quale si accedeva ad un piccolo slargo in cui era posizionata una tenda da campeggio da 4 posti) di circa 8 metri quadri. al cui interno vi era una brandina e del materiale di prima necessità (viveri e vestiti). Il fuggitivo, sorpreso nel cuore della notte, non ha opposto resistenza e, subito dopo l’irruzione dei Carabinieri, ha fornito le proprie generalità lasciandosi ammanettare. Mamone è ritenuto responsabile di aver, nel settembre del 2011, attirato presso una propria abitazione di campagna, a Rizziconi una giovane donna con difficoltà mentali abusandone sessualmente in più circostanze e procurandole lesioni personali, fra cui la frattura del setto nasale. Lo stesso, inoltre, è ritenuto responsabile di avere ricettato - in concorso con altro imputato di origini rumene - ingenti quantitativi di rame proventi di furto nella Piana di Gioia Tauro. Al termine delle formalità, Mamone, che dovrà espiare la condanna della reclusione a 9 anni e 3 mesi, è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Palmi a disposizione della Autorità Giudiziaria.

 

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Favorì latitanza boss "u tiradrittu": arrestato

I carabinieri hanno tratto in arresto un 69enne di Ravagnese loc. Trunca, già noto alle forze dell’ordine, per i reati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza della pena, in ottemperanza all’ordine di carcerazione, emesso dalla locale Procura Generale della Repubblica, dovendo scontare la pena definitiva di 3 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione per fatti commessi a Reggio Calabria fino a febbraio 2004, ovvero per aver favorito la latitanza dello storico reggente della omonima cosca di ‘ndrangheta, Giuseppe Morabito alias “u tiradrittu”.

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Latitante scovato dai Carabinieri in casa della cognata ad Acquaro

Stamattina i Carabinieri della Stazione di Arena hanno catturato ad Acquaro il latitante Francesco Maiolo, 27 anni. Al di là del residuo di pena che il soggetto deve scontare, gli inquirenti sono in possesso di elementi tali da ritenere che si tratti di figura molto carismatica sul territorio e socialmente molto pericoloso. Ricercato dal 15 settembre dello scorso anno, si nascondeva a casa della cognata. Dal periodo immediatamente successivo alla sparizione del padre Rocco e dello zio Antonio, vittime di "lupara bianca", è considerato elemento apicale dell'omonima cosca. Riconosciuto colpevole del reato di associazione al termine dei tre gradi di giudizio del processo allestito in seguito all'inchiesta "Luce nei boschi", gli è stata inflitta una condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione. Di lui si erano perse le tracce dal momento in cui si era disfatto del braccialetto elettronico per sfuggire alla detenzione domiciliare cui era sottoposto.

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Picchia e stupra l'ex fidanzata minorenne: i Carabinieri lo hanno trovato e arrestato

I Carabinieri hanno tratto in arresto un ventiquattrenne, bracciante agricolo, resosi irreperibile dal giugno dello scorso anno. Destinatario  di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, T.R., di nazionalità bulgara, di fatto domiciliato a Seminara, è ritenuto responsabile dei reati di stalking, violenza sessuale su minore e sequestro di persona, che avrebbe ommesso a Seminara nell’aprile del 2015. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, non accettando la fine di una relazione sentimentale con una connazionale minorenne, anch’essa dimorante nel piccolo Comune ai piedi dell’Aspromonte, l'avrebbe molestata con continui pedinamenti, appostamenti sotto la sua abitazione e innumerevoli telefonate, fino a quando, una sera dell’aprile del 2015, si sarebbe introdotto furtivamente all’interno di una abitazione dove la ex fidanzata accudiva una anziana signora e, dopo averla rinchiusa in una stanza, l'avrebbe picchiata e ne avrebbe abusato sessualmente. Le ricerche dei militari sono state incessanti, fino alla mattinata di ieri, quando i Carabinieri lo hanno individuato e tratto in arresto a Palmi, senza che il presunto malvivente opponesse resistenza. Al termine delle formalità di rito, è stato ristretto presso la propria abitazione in regime di detenzione domiciliare.  

 

 

Era ricercato da oltre un anno: i Carabinieri scovano un latitante sotto il letto

I Carabinieri hanno messo fine poche ore fa alla latitanza di un uomo di 26 anni che era ricercato dal dicembre di due anni fa quando si era sottratto ai domiciliari. Le accuse a suo carico sono quelle di evasione, furto pluriaggravato e resistenza a pubblico ufficiale. I militari dell'Arma della Stazione di Cosenza, appurato che il nascondiglio di Florian Lacatus, di nazionalità rumena, poteva essere all'interno di uno stabile di via Giuseppe Sera, nel cuore del centro storico del capoluogo bruzio, hanno fatto irruzione. Inutile si è rivelato il tentativo degli abitanti nell'edificio, familiari del latitante, di impedire la cattura. Il ventiseienne aveva provato a nascondersi sotto il letto di una camera ed è lì che gli uomini in divisa lo hanno scovato stringendogli le manette ai polsi prima di portarlo in carcere. 

 

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'Ndrangheta, i dettagli della cattura del latitante scovato in un resort di Parghelia

Nel primo pomeriggio di oggi personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, coadiuvato da agenti del Commissariato di di Palmi e della Squadra Mobile di Vibo Valentia, con il supporto di un elicottero del V Reparto Volo della Polizia di Stato, nell’ambito di una complessa attività di indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria finalizzata alla ricerca ed alla cattura dei latitanti della fascia tirrenica, ha proceduto alla cattura del pericoloso latitante, esponente di spicco del sodalizio di 'ndrangheta dei Santaiti di Seminara, Antonio Cilona, 35 anni. A seguito dell’attività investigativa svolta sotto la direzione della Procura Antimafia reggina, lo stesso è stato individuato in un resort della "Costa degli Dei", nella zona costiera a sud della Provincia di Vibo Valentia, all’interno di un bungalow dove si nascondeva. Cilona, condannato per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed omicidio, era disarmato ed al momento della cattura non ha opposto resistenza agli agenti che avevano opportunamente cinturato l’obiettivo, rendendo impossibile ogni via di fuga al ricercato. La condanna all’ergastolo a carico di Cilona è stata frutto di un'attività di indagine compiuta dalla Polizia di Stato reggina e coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia che ha ricostruito l’omicidio di Carmelo Ditto, quest’ultimo cognato di Antonino Gallico dell’omonimo clan palmese, la cui responsabilità ricadeva sul clan Santaiti. L’indagine ha consentito di appurare che gli esecutori materiali del grave fatto delittuoso furono Carmine Demetrio Santaiti e, per l’appunto, Antonio Cilona.  A seguito della condanna all’ergastolo comminatagli dalla Corte d’Assise di Appello di Reggio Calabria il 27 luglio scorso Antonio Cilona si è reso latitante. Il ruolo di rilievo ricoperto da Antonio Cilona, in seno alla consorteria mafiosa dei Santaiti di Seminara, era emerso proprio dalla vicenda relativa all’omicidio di Carmelo Ditto, poiché Carmine Demetrio Santaiti, pur avendo la disponibilità di altri nipoti maschi diretti e di numerosi affiliati, aveva scelto proprio Antonio Cilona Antonio come suo complice per compiere tale delitto.  

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