Sigilli a cava abusiva su terreni confiscati alla ’ndrangheta

I carabinieri forestali della Stazione di Melito Porto Salvo (Rc), supportati dal Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare forestale (Nipaaf) di Reggio Calabria e da altri reparti dell’Arma, su mandato della Procura della Repubblica reggina, hanno sequestrato, in località “Zinzoluso”, gli impianti ed i mezzi meccanici al servizio di una cava di materiale inerte che operava da oltre 20 anni, su terreni confiscati nel 1999 alla cosca “Iamonte” e trasferiti al patrimonio del Comune di Melito di Porto Salvo, che avrebbe dovuto destinali a progetti di utilità sociale.

Dagli accertamenti è emerso che i terreni non sarebbero mai stati destinati a tale scopo, bensì lasciati nella disponibilità della ditta di inerti che, negli anni, ha continuato ad operare indisturbata, cavando abusivamente un’enorme quantità di materiale ed alterando irrimediabilmente la morfologia dei luoghi, in un’area peraltro destinata dal Piano urbanistico comunale a  zona agricola e sottoposta al vincolo paesaggistico.

I carabinieri forestali hanno ricostruito l’intera vicenda, denunciando tre persone che, a vario titolo, avrebbero operato nella cava

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Sbancamento abusivo: il Corpo Forestale dello Stato sequestra un'area di 2000 mq

Nei giorni scorsi a seguito di un controllo è stato posto sotto sequestro, da personale del Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato di San Pietro in Guarano, in località  "Pescara" nel Comune di Luzzi , in provincia di Cosenza, nei pressi dell’omonimo torrente un’area di 2000 metri quadri dove era stato eseguito un notevole sbancamento di terreno finalizzato all’apertura e coltivazione di cava che ha creato due piazzali. Tali lavori, che hanno interessato lo sradicamento di diverse  ceppaie sono stati eseguiti in area sottoposta a vincolo paesaggistico- ambientale senza le dovute autorizzazioni necessarie.  L’attività svolta ha modificato in modo permanente lo stato fisico del suolo e del sottosuolo, rispetto al piano di campagna e rientra tra quelle attività che comportano una trasformazione urbanistica del territorio. Inoltre i lavori eseguiti sono stati realizzati su un’area inferiore ai 150 metri dai corsi d’acqua, nelle immediate vicinanze del torrente Pescara, iscritto nel registro delle acque pubbliche. Il volume comprensivo dello scotico e del materiale inerte prelevato, inerente lo sbancamento, ammonta a circa 10000 metri cubi di terreno su un’aliquota. Per quanto accertato è stato deferito all’autorità giudiziaria un uomo del luogo, proprietario del fondo. 

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