Operazione "Fake green", falsi braccianti in aziende agricole fantasma: 18 misure cautelari

I Carabinieri, a conclusione di un’attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 18 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Il provvedimento scaturisce dalle indagini avviate nel 2019 dai Carabinieri della compagnia di Villa San Giovanni e della Stazione di San Roberto, con la quale sono stati acquisiti elementi probatori sul conto di 18 soggetti, ritenuti responsabili - a vario titolo - di aver ideato, promosso e realizzato un'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di truffe aggravate e continuate ai danni dell’Inps, mediante la creazione di 7 aziende agricole “fantasma”, inducendo in errore l’ente previdenziale, allo scopo di far percepire ai richiedenti (finti braccianti agricoli), dietro compenso di denaro o altra ingiusta utilità, le indennità previdenziali (disoccupazione, malattia, maternità e contributi genericamente previdenziali).

Per gli investigatori, al vertice del sodalizio ci sarebbe stato Giuseppe Romeo, 65 anni, responsabile di un ufficio Caf di Reggio Calabria il quale, è ritenuto "l'indiscusso punto di riferimento per tutti gli associati", che avrebbero messo a disposizione i propri terreni e le proprie aziende agricole, presso le quali, sarebbero stati assunti fittiziamente braccianti agricoli, al fine di consentire loro di richiedere ed ottenere indebitamente l’elargizione da parte dell’Inps di indennità previdenziali ed assistenziali che poi venivano ripartite tra tutte le parti interessate.

Nel corso dell'operazione, denominata "Fake green", sono state eseguite 18 misure cautelari di cui una agli arresti domiciliari per Giuseppe Romeo e 17 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

 Inoltre, nei confronti degli indagati è stato eseguito il provvedimento di sequestro preventivo di 110 mila euro euro, ovvero di un importo pari al profitto ottenuto tramite la presunta truffa consumata ai danni di Inps ed Arcea.

Condannato per truffa, 46enne in manette

Crotone - I carabinieri della Stazione di Crotone hanno dato esecuzione all’ordine di carcerazione, emesso dalla Procura della Repubblica di Trento, a carico di un 46 enne del luogo.

L’uomo dovrà espiare un residuo di pena pari ad un anno e 8 mesi di reclusione, poiché riconosciuto colpevole del reato di truffa aggravata in concorso, commesso in provincia di Trento nel 2017.

L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Crotone. 

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Truffe, violenze sessuali e omicidio colposo: manette per il “Mago”

I Carabinieri della compagnia di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Davide De Simone, 40 anni, nonché della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti della moglie, G.V., 37 anni. I coniugi sono ritenuti responsabili, in concorso, del reato di “ricettazione”, mentre De Simone anche per altri gravi delitti quali “omicidio colposo”, “morte come conseguenza di altro delitto”, “violenza sessuale”, “circonvenzione di persona incapace”, “detenzione abusiva di armi” e “truffa aggravata”.

Il provvedimento giunge in seguito ad un’indagine avviata nel gennaio 2019, quando gli uomini dell’Arma intervennero in un ufficio postale del capoluogo reggino, in seguito ad una segnalazione giunta al 112 da parte del direttore della filiale, al quale aveva destato preoccupazione un atteggiamento, alquanto “ambiguo”, da parte di un utente e di una donna rimasta fuori dall’ufficio.

I sospetti non si sono mostrati infondati, in quanto, durante la perquisizione personale e domiciliare dei due, rivelatisi marito e moglie, i militari hanno rinvenuto e contestualmente sequestrato vari monili in oro, due cartucce per armi da fuoco e una cospicua somma di denaro.

La verità sui due, era però ancora lontana dall’essere svelata e solo grazie ai successivi accertamenti investigativi, posti in essere dai Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia reggina, sotto la direzione dell’autorità giudiziaria di Palmi, è stato possibile fare luce su un giro d’affari in cui era coinvolta la coppia di presunti truffatori in cerca di malcapitati, cui promettere la “miracolosa” risoluzione di problemi di carattere sentimentale o di salute in cambio di soldi. De Simone in particolare, anche mediante la diffusione di locandine, si sarebbe proclamato mago e guaritore.

Il modus operandi era sempre lo stesso: il "Mago", approfittando della fragilità e della vulnerabilità delle presunte vittime, convinte di essere colpite da negatività o sfortune, con amuleti e talismani portafortuna venduti a peso d’oro, avrebbe proceduto all’incantesimo con la promessa di sconfiggere il “Maligno”. In alcuni casi, vantando poteri soprannaturali, avrebbe affermato di riuscire a curare una malattia o riconquistare il partner perduto.

Durante la celebrazione di alcuni riti esoterici, il presunto millantatore sarebbe riuscito anche ad "abbindolare” e violentare tre donne che si erano rivolte a lui per riconquistare la propria anima gemella.

Ancora più grave un episodio in cui il fantomatico mago, sarebbe riuscito a conquistare una forte empatia da parte di una persona affetta da infermità mentale e deficienza psichica; raggirandola a tal punto da farsi consegnare mensilmente l’intero importo della pensione d’invalidità, ingenerando nel malcapitato un forte stato di sudditanza e influenza tali da indurlo a sospendere la cura farmacologica cui era sottoposto ed a rifiutare di sottoporsi ad un importante intervento chirurgico, a tal punto da perdere la vita.

Brognaturo: due indagati per truffa, furto aggravato, invasione di proprietà e danneggiamento

I carabinieri forestale della Stazione di Serra San Bruno (Vv) hanno denunciato la titolare ed il responsabile di cantiere di un’impresa boschiva, per truffa aggravata, furto aggravato, invasione di proprietà e danneggiamento.

Per i militari, i due indagati, in seguito all’acquisto di un bosco, avrebbero sconfinato nelle particelle limitrofe non comprese nel contratto di compravendita, il quale, peraltro, sarebbe risultato contraffatto, con le firme false, alcune particelle non indicate nell’atto originale ed con un prezzo d’acquisto ribassato, rispetto a quello realmente corrisposto, con conseguente elusione fiscale sull’imposta di registro.

Il danno economico subito dai proprietari del bosco è stato quantificato, con una perizia giurata, in circa  13 mila euro.

Truffa per il servizio di pulizie all'ospedale di Cosenza, domiciliari per funzionari e dirigenti della ditta appaltatrice

Ha preso il via questa mattina un’operazione finalizzata all’esecuzione di un’ordinanza cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di quattro, fra funzionari e dirigenti, della società aggiudicataria dell’appalto delle pulizie e dei relativi servizi integrativi dell’Azienda ospedaliera di Cosenza.

Inoltre, con il provvedimento, emesso dal gip presso il Tribunale del capoluogo bruzio, è stato disposto il sequestro, anche nei confronti di un ulteriore indagato, per un importo complessivo di oltre 3 milioni di euro.

Gli indagati sono accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture.

I particolari dell’indagine verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 10.30 di oggi presso la sede del Comando provinciale carabinieri di Cosenza, alla presenza del Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, del Comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, colonnello Piero Sutera, del Comandante provinciale della guardia di finanza di Cosenza, colonnello. Danilo Nastasi e dei Comandanti dei reparti che hanno preso all’operazione.

Usa documenti falsi per incassare rimborsi Irpef di altre persone, arrestato

I carabinieri della Stazione di Camigliatello Silano e della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Cosenza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza d’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, disposta dal gip presso il Tribunale della città bruzia, su richiesta dalla locale Procura della Repubblica, nei confronti di un 43enne accusato di truffa aggravata, sostituzione di persona, uso di atto falso, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione.

Il provvedimento giunge in seguito ad un’indagine nel corso della quale i  militari hanno ricostruito un sistema truffaldino, attraverso il quale l’indagato sarebbe riuscito ad impossessarsi dei rimborsi Irpef destinati dall’Agenzia delle Entrate ad altre persone.

L’attività investigativa ha preso il via in seguito a alcune denunce sporte, in tempi diversi, da privati cittadini, che avevano scoperto che i rimborsi Irpef loro dovuti risultavano erogati ed incassati.

Gli investigatori della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura di Cosenza, hanno quindi scoperto che il 43enne, dopo essere venuto in possesso dei mandati di pagamento spettanti alle vittime, era riuscito ad incassarli usando falsi documenti d’identità e false deleghe.

 

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Truffa dello specchietto, manette per un 19enne

Ricercano e individuano la loro vittima, solitamente automobilisti anziani soli o comunque persone vulnerabili; lanciano qualcosa di “solido” sulla carrozzeria dell’autovettura del prescelto in modo da provocare un rumore più o meno percettibile; affiancano la macchina della vittima e, in modo più o meno minaccioso, lo accusano falsamente di aver rotto lo specchietto della propria auto con una manovra sbagliata, chiedendo in cambio una somma di denaro per evitare inutili trafile burocratiche, spesso convincendo lo spaventato guidatore.

È la celeberrima “truffa dello specchietto”, ormai nota e conosciuta in tutto Italia ma che, ancora oggi, coinvolge numerosi automobilisti.

Ed è proprio dopo alcune segnalazioni di analoghi tentativi di truffa, che i carabinieri della Compagnia di Taurianova (Rc) hanno avviato specifici servizi per la ricerca e individuazione dei responsabili che, nella giornata di ieri, hanno portato all’arresto in flagranza di Giuseppe Scafiri, diciannovenne residente a Noto (Sr), ritenuto responsabile del reato di truffa aggravata, ai danni di un 80enne taurianovese.

In particolare, i militari, dopo una segnalazione di una discussione tra un giovane ed un anziano in una piazzetta appartata di Taurianova, si sono messi subito alla ricerca dell’autovettura guidata dal giovane, una Volkswagen Polo di colore bianco, poco dopo notata e bloccata, nonostante un tentativo di allontanamento, sulla strada provinciale che porta a Gioia Tauro.

A bordo, gli uomini dell'Arma hanno identificato il giovane siciliano al quale hanno chiesto spiegazioni sul comportamento tenuto e, considerate le circostanze, lo hanno sottoposto a perquisizione personale, all’esito della quale è stato trovato in possesso di 870 euro in contanti in banconote di vario taglio, di cui non è riuscito a fornire una plausibile giustificazione.

Una volta condotto in caserma, i carabinieri hanno proceduto a immediati ed efficaci accertamenti investigativi che, grazie anche alla collaborazione di alcuni cittadini, hanno consentito d'individuare l’anziana vittima che nel frattempo era già tornata a casa spaventata, nonché ricostruire quanto poco prima accaduto.

Scafiri, infatti, dopo aver notato l’ottantenne, solo in macchina, uscire da un esercizio commerciale, avrebbe lanciato contro la carrozzeria della sua auto un oggetto solido, per poi inseguire la vittima fino ad una piazzetta più appartata, dove ne avrebbe bloccato la marcia.

Con fare minaccioso avrebbe quindi accusato il pensionato  di avergli rotto lo specchietto e, nonostante i tentativi di discolparsi dell’uomo, lo avrebbe accusato di avergli provocato un ingente danno, addirittura quantificato in quasi mille euro, chiedendo di consegnarli tutti i soldi che aveva in tasca.

L’ottantenne, confuso e frastornato, avrebbe deciso quindi di consegnare ben 870 euro in contanti, così da poter uscire dall’imbarazzante situazione.

Il giovane, dopo aver ricevuto i soldi, avrebbe intimato alla vittima di tornare a casa e non parlare con nessuno dell’accaduto, per poi dirigersi in auto verso la strada provinciale dove, fortunatamente, è stato individuato e bloccato.

Il giovane è stato quindi tratto in arresto in flagranza per truffa aggravata dalla minorata difesa della vittima e ristretto nelle camere di sicurezza in attesa del giudizio di convalida, all’esito del quale, su proposta della Procura di Palmi, il giudice, convalidando l’arresto, ha disposto per l’uomo il divieto di soggiorno in Calabria e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria del luogo di residenza.

Non si esclude che il giovane, verosimilmente insieme ad altri, fosse in “trasferta “nel territorio reggino per compiere in modo seriale questo tipo di reati, che colpiscono le persone più deboli e indifese.

False dichiarazione per accedere ai fondi agricoli, scatta il sequestrato dei beni

A partire dall'alba di oggi, i carabinieri del Nucleo Cites di Reggio Calabria e dalle Stazioni carabinieri forestale di Melito Porto Salvo, Brancaleone, San Roberto, Reggio Calabria e Bagaladi hanno eseguito perquisizioni e sequestri nell’ambito dell’operazione denominata “Aristeo”.

L'operazione, cui hanno preso parte anche 30 forestali del Comando unità tutela forestale ambientale e agroalimentare (Cutfaa), ha permesso d'individuare e sequestrare  conti correnti, beni mobili ed immobili, per un valore di 300 mila euro, nei confronti di imprenditori del settore agricolo/zootecnico, i quali, in concorso tra loro, mediante artifici e raggiri consistiti nel presentare domanda all’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) per l’ammissione a beneficiare delle agevolazioni ed aiuti Comunitari avrebbero attestato falsamente di essere proprietari e/o avere in concessione superfici agricole/pascolabili.

Alcuni, poi, avrebbero presentato falsi contratti d'affitto di terreni ammissibili ai fini dell’attivazione dei titoli necessari per l’erogazione delle somme richieste.

L’operazione fa seguito ad una complessa attività d'indagine finalizzata all’acquisizione ed all’analisi della documentazione presentata presso i Centri assistenza agricola per l’indebita percezione dei contributi comunitari e, successivamente, all’analisi dei conti correnti sui quali venivano accreditati i contributi comunitari.

Le indagini, tuttora in corso, mirano a vagliare le eventuali responsabilità penali di altre persone.

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