La storia del Mezzogiorno borbonico inizia a Bitonto, intervista a Ulderico Nisticò

Suscita curiosità la commemorazione che si tiene, il 18 luglio, a Bitonto. Ne abbiamo chiesto a chi ne sa non solo come storico, ma come protagonista della manifestazione, Ulderico Nisticò.

 Quest’anno non ci sarò: il 18, programmata da mesi, terrò la presentazione del libro della Fazio e don Galeone. C’ero nel 2004, quando Laricchia s’inventò la celebrazione della battaglia che diede inizio alla nostra storia moderna.

 Non è che i libri di testo si dilunghino molto sull’argomento…

Già. È un episodio della Guerra di successione polacca, in realtà combattuta per togliere all’Austria l’eccessiva potenza in Italia. Un esercito spagnolo, guidato da Josè Carrillo conte di Montemar, sconfisse gli Austriaci, e portò sui troni di Napoli e Sicilia il duca di Parma, Carlo di Borbone. I trattati di pace del 1738 lo riconobbero sovrano indipendente dei sue Regni.

 Chiariamo per i lettori: sono intricate faccende dinastiche?

 Carlo era figlio di Filippo V di Borbone, che, pronipote di Luigi XIV, era stato riconosciuto re di Spagna; e della sua seconda moglie, Elisabetta Farnese duchessa di Parma. La Spagna rivendicava i suoi antichi possessi, ma si dovette contentare di un re sovrano: anzi i trattati sancirono esplicitamente che i troni italiani non dovevano mai più essere uniti a quelli spagnoli. Infatti quando Carlo nel 1759 diverrà re di Spagna, lascerà il figlio Ferdinando IV come re di Napoli e III come re di Sicilia.

 Dunque la storia del Mezzogiorno borbonico inizia a Bitonto.

 Merito di Francesco Laricchia, medico e storico, che volle la commemorazione, e, in vario modo ogni anno la ripete. Ricordiamo – dico le volte in cui mi è possibile esserci – la battaglia e le sue conseguenze storiche e politiche. A Bitonto si celebra anche il miracolo dell’apparizione della Madonna, che ordinò agli Spagnoli di non saccheggiare la città. Gli scettici insinuano che la città pagò un riscatto.

 Venne, molti anni dopo, eretto un solenne monumento con quattro eleganti lapidi in latino. Troppo lungo sarebbe qui il discorso

 Ce ne parlerà ancora in altra occasione?

 Volentieri. Ora basti un cenno a quella che afferma la valenza storica della battaglia, con l’espressione che Carlo affermò con la vittoria “Italicam libertatem”.

 L’indipendenza d’Italia? Accidenti, nel 1734!

 Vero; intanto rivendicando, sia pure nominalmente, Parma e la Toscana; poi quasi riprendendo la funzione di Napoli ai tempi del vicereame, centro dei domini spagnoli. Un’affermazione diciamo oggi virtuale, ma politicamente interessante.

 Fermiamoci, per ora, alla commemorazione dei Caduti austriaci.

 Laricchia la volle nel 2010; prese contatto con la Croce Nera di Vienna, istituto per le onoranze ai Caduti, e, ottenutane la partecipazione, pensò a una lapide e incaricò me di scriverla. È quella che è stata pubblicata qualche numero fa.

 Torneremo a trattare di re Carlo e di Bitonto?

 Sarà un piacere… e un dovere borbonico.

 

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