Una nuova costituzione con una Camera che rappresenti chi lavora

 L’articolo 1 della costituzione recita che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Non so chi l’abbia proposta, questa faccenda del lavoro, ed è un concetto trasversale, che può venire dalle variegate sfaccettature del socialismo, comunismo incluso; come dalla dottrina sociale della Chiesa, con notissimi precedenti medioevali; come dai “combattenti e produttori” del fascismo.

Gli antichi avevano lasciato il lavoro agli schiavi, a parte solitari tentativi di Esiodo e Virgilio di nobilitarlo; il mondo moderno, dall’XI secolo, sviluppò l’idea che la natura doveva essere trasformata attraverso l’opera umana; l’Europa industriale affrontò il dramma del lavoro come necessità e come conflitto. Insomma, “fondata sul lavoro”, espressione che è fonte inesauribile di sarcasmo e battute di spirito, potrebbe anche venir presa sul serio.

 Possiamo interpretarla come dovere di tutti di esercitare qualche attività; senza però scadere nel materialismo di un Marx immaturo, che immagina il lavoro manuale senza la direzione tecnica e intellettuale; e riconoscendo che ogni attività è utile e necessaria nella comunità; e che non tutti possono fare tutto, ma “diversamente per diversi offici”, insegna, secondo l’organicismo, Dante. Però tutti devono in qualche modo lavorare, e non dev’essere ammessa una comoda rendita.

 Al dovere di lavorare devono corrispondere dei diritti, e questi e di natura interna al lavoro, quindi retribuzione e organizzazione; e di natura politica.

 Le città dell’Impero Romano eleggevano i loro magistrati attraverso i “collegia”; quelle medioevali, attraverso i “corpora”, associazioni senza le quali non si poteva esercitare un’arte, e che controllavano e proteggevano i loro membri.

 Si doveva dunque supporre che l’articolo 1 della vigente carta desse origine anche alla rappresentanza corporativa, accanto a quella partitica cui, con artato pudore, appena accenna l’articolo 49; e invece un bel nulla, e, dalle elezioni per la Costituente del 1946 a oggi, l’unica rappresentanza fu ed è quella dei partiti. E ciò è tanto peggio oggi, nel 2016, giacché i partiti attuali sono mere sigle, generalmente prive di iscritti genuini, e quindi in mano a segretari di se stessi.

 Si obietterà che esistono i sindacati; e, infatti, questi, verso gli anni 1980, tentarono di assumere anche una funzione politica: non ci riuscirono perché, rifiutandosi di obbedire ai dettami costituzionali, millantarono iscritti e rappresentatività che non avevano, e cui non credette nessuno; e alla fine ripiegarono sopra funzioni di contrattazione.

 Io vedrei volentieri una camera corporativa, eletta dai lavoratori regolarmente ed effettivamente iscritti ciascuno al suo “corpus”. Attenti, però: il sopra citato Dante, per farsi eleggere, si dichiarò, senza alambicchi, speziale.

  • Published in Diorama

"Cyber Intelligence. Tra libertà e sicurezza", presentato alla Camera il nuovo libro di Mario Caligiuri

"Un libro scritto per essere letto". In questo modo Paolo Messa, Direttore del Centro studi americano e coordinatore dell'incontro, ha introdotto la presentazione del libro di Mario Caligiuri "Cyber Intelligence. Tra libertà e sicurezza", edito da Donzelli, che si è svolta a Roma nella Sala "Aldo Moro" della Camera dei Deputati.

L'editore Carmine Donzelli ha sostenuto che quello trattato nel volume è "un tema civilmente importante", in un libro non esoterico scritto per addetti ai lavori, che invita al preventivo controllo democratico in un settore così delicato come quello dell'intelligence e delle tecnologie.

Ha preso poi la parola Roberto Baldoni, direttore del Centro di ricerca su Cyber intelligence e information security dell'Università 'La Sapienza' di Roma e direttore del Laboratorio nazionale di cyber security del CINI, che ha ribadito la necessità di creare luoghi dove sviluppare capacità per comprendere  la tecnologia che è uno spazio che occorre capire e che richiede capacità umana per comprendere quello che sta succedendo, poiché sono in atto dei fenomeni di autentica ibridazione tra uomo e macchina. "Non può esserci - ha sostenuto - un mondo tecnologico dove nessuno, o un ristretto nucleo di persone, sarà in grado di controllare la tecnica. In questo modo si profilerebbe la fine della democrazia". 

"Per gestire un campo come la cyber intelligence", ha poi proseguito Baldoni, "la tecnologia ha la sua importanza, ma il fattore umano è fondamentale. Investire solo in tecnologia è sbagliato, poiché ha dei limiti. Ci vogliono anni per dispiegare correttamente alcuni strumenti, che vanno costantemente aggiornati, perché non è detto che siano ancora sicuri In secondo luogo, quando si acquista tecnologia per lungo tempo. Per questo bisogna lavorare, come stiamo facendo, per aumentare il numero degli esperti di cyber security sia con la creazione di nuovi corsi di studio sparsi sul territorio, sia portando investimenti in Italia per creare laboratori di ricerca pubblici e privati".

È quindi intervenuto Giuseppe Esposito, Vice Presidente del Comitato parlamentare sulla sicurezza della Repubblica, che ha evidenziato le politiche nazionali sulla sicurezza informatica. 

Sul tema del terrorismo di matrice islamica,  ha sottolineato Esposito che " alcuni dicono che il cyber spazio non esista e che sia una cosa virtuale. Non è affatto vero: il cyber spazio produce terra e Stati, seppur non riconosciuti dalla comunità internazionale, come il Daesh. Abu Bakr al-Baghdadi per prima cosa ha creato l'Isis nella Rete e tanti giovani da tutto il mondo sono andati a combattere per uno stato che non c'era e che si è materializzato solo dopo. Prima c'è stato il Cyber Califfato e poi lo Stato Islamico con i suoi confini e le sue città. Tutto questo dimostra che siamo in un mondo nuovo, nel sesto continente di internet reale come gli altri cinque". Ha poi ricordato che questo nuovo continente "ha una sola regola: quella di non avere regole poiché non sempre  gli amici sono nostri alleati e non sempre gli alleati sono nostri amici".

Ha quindi concluso l'autore Mario Caligiuri che ha evidenziato che quello trattato nel libro è un tema di grande attualità, discutere del quale è oggi necessario se non addirittura indispensabile. "Il volume - ha ricordato - affronta due temi indissolubilmente collegati, l'Intelligence e le tecnologie, che sembrano descrivere quanti altri mai lo spirito del nostro tempo". "L'Intelligence - ha proseguito - è fondamentale per selezionare le informazioni davvero rilevanti, così come internet determina gran parte dell'economia dei paesi avanzati".  "In Italia convive un doppio ritardo culturale, che incide pesantemente anche sull'economia e che riguarda appunto sia l'intelligence, per anni non compresa o demonizzata, che l'utilizzo  delle nuove tecnologie, dove una batteria composita di conservatori ne rallentano l'utilizzo dichiarando "guerra ai nostri figli". 

In relazione ai recenti attacchi informatici che hanno bloccato per ore il funzionamento di Amazon, e-bay  ed altri siti provocando danni economici ingenti, Caligiuri ha citato il Direttore della National intelligence James Clapper: "Paesi come gli Stati Uniti, totalmente dipendenti dall'informatica, devono pensarci due volte prima di adottare rappresaglie su questo terreno...si può perdere il controllo della situazione ".

Infatti, secondo Caligiuri, le guerre presenti e future, che saranno economiche e culturali, saranno combattute prevalentemente attraverso l'informazione e avranno internet come campo di battaglia .

  • Published in Cultura
Subscribe to this RSS feed