Corruzione e falso, misure cautelari per dirigente regionale e imprenditrice vibonese

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Corruzione: chiede 300 euro per registrare un atto, arrestato funzionario dell'Agenzia delle entrate

In seguito ad una segnalazione fatta da un cittadino, i finanzieri del Comando provinciale di Cosenza hanno tratto in arresto un dipendente dell’Agenzia delle entrate, accusato di chiedere somme di denaro per compiere atti inerenti il suo ufficio.

Secondo l'accusa, un contribuente si sarebbe recato presso gli uffici dell’Agenzia delle entrate per la registrazione di un atto di successione ed un impiegato, addetto al servizio di assistenza, gli avrebbe promesso l'evasione della pratica in tampi rapidi, in cambio di trecento euro.

Per convincere il cittadino che non si trattava di un atto dovuto, l'impiegato avrebbe comunicato al contribuente che l’attività svolta, se richiesta ad un professionista, sarebbe costata molto di più.

Avendo già versato l’imposta per l’atto di successione, il cittadino ha segnalato l'accaduto alla guardia di finanza.

Nel corso delle indagini, avviate in seguito alla denuncia, i finanzieri avrebbero trovato riscontro dell’indebita richiesta di denaro.

In particolare, durante servizi d'osservazione e d'intercettazione ambientale finalizzati a verificare e documentare la natura della richiesta e le modalità del pagamento del denaro, dopo aver identificate le banconote destinate all’indebito pagamento, le fiamme gialle hanno filmato l’incontro tra il pubblico funzionario ed il cittadino con la consegna di una somma di denaro.

Ricevute le banconote, il pubblico funzionario avrebbe consegnato l’attestazione di avvenuta registrazione dell’atto.

Contestualmente i finanzieri sono intervenuti ed hanno tratto in arresto il pubblico ufficiale, sequestrando il denaro consegnato che verrà restituito al cittadino.

Il gip presso il Tribunale di Cosenza ha, quindi, convalidato l’arresto ed applicato la misura cautelare interdittiva nei confronti del funzionario.

Cerca di corrompere i carabinieri per evitare la multa, arrestato

I carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro hanno tratto in arresto S. G., 58enne del luogo, accusato d'istigazione alla corruzione di pubblici ufficiali.

Durante un servizio di controllo, i militari del Nucleo operativo radiomobile hanno fermato una Fiat 600 che anziché incolonnarsi nel traffico cittadino avrebbe superato le altre auto ferme impegnando la careggiata nel senso opposto di marcia e rischiando in tal modo di causare incidenti stradali.

Il conducente una volta fermato è stato identificato.

L’uomo, con diversi precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, stava per ricevere una salata sanzione pecuniaria, la sospensione della patente di guida e il ritiro del libretto di circolazione per la mancata revisione periodica del veicolo, quando ha deciso di offrire ai carabinieri 50 euro per indurli a non verbalizzare gli illeciti contestati.

I militari hanno, quindi, informato l’uomo che stava commettendo un reato. Per tutta risposta, il 58enne avrebbe cercato addirittura d'infilare una banconota nella tasca della divisa di uno dei due carabinieri.

Una volta verbalizzate tutte le infrazioni al Codice della strada, gli uomini dell'Arma hanno, quindi, arrestato S.G. con l'accusa d'aver istigato dei pubblici ufficiali ad omettere degli atti del loro ufficio, offrendogli del denaro.

In attesa di essere giudicato con rito direttissimo, l'uomo è stato posto ai domiciliari.

 

 

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Corruzione all'aeroporto di Lamezia, ai domiciliari presidente e direttore della Sacal

Corruzione, peculato, falso, abuso d’ufficio e varie forme di concussione, questi i reati che hanno dato l'abbrivio ad una complessa operazione condotta dai finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme e dagli agenti della polizia di frontiera presso il locale aeroporto internazionale.

Gli arrestati sono Massimo Colosimo, presidente della Sacal, Pierluigi Mancuso, direttore generale, ed Ester Michienzi, responsabile Ufficio legale. Gli arresti sono stati eseguiti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari emesse dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica di Lamezia Terme, diretta da Salvatore Curcio.

I dettagli dell'operazione saranno resi noti nel corso di un’apposita conferenza stampa, in programma alle 11 di oggi presso l’ufficio del Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme.

Condannata per corruzione Alessandra Sarlo, ex Commissario straordinario dell'Asp di Vibo

E' stata riconosciuta responsabile di corruzione e per questo il Tribunale di Catanzaro le ha inflitto una condanna a due anni di reclusione. Alessandra Sarlo, già dirigente del dipartimento Controlli della Regione Calabria, è la moglie di Vincenzo Giglio, fino al momento dell'arresto nell'ambito di un'indagine condotta dagli inquirenti milanesi, a capo della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria.  Sulla scorta di quanto emerso nel corso delle indagini, l'ex magistrato si sarebbe adoperato, utilizzando il legame con Franco Morelli, allora consigliere regionale del PdL, per procurare alla consorte l'assegnazione, da parte dell'Esecutivo presieduto da Giuseppe Scopelliti, dell'incarico di Commissario straordinario dell'Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia. La rappresentante della pubblica accusa aveva richiesto che Alessandra Sarlo fosse condannata a tre anni e tre mesi di reclusione. 

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"Lorsignori" mangiano e la Calabria affonda

"E' quasi surreale dovere constatare che, al continuo perpetrarsi di truffe e raggiri per ottenere illeciti finanziamenti, corrisponda, per converso, l’incapacità, specialmente nelle regioni del Sud, di spendere i ricchi stanziamenti europei per legittimi progetti di sviluppo. In tale contesto, peraltro, non meraviglia, ma è triste che l'Italia sia primatista delle frodi comunitarie, con in testa Calabria e Sicilia". E' questo, uno dei passaggi salienti contenuto della relazione del Presidente della Sezione giurisdizionale per la Calabria della Corte dei Conti, Mario Condemi che, nel corso dell'apertura dell'anno giudiziario 2015, tenutasi, ieri, a Catanzaro, ha evidenziato quanto sia "doloroso riscontrare che la violazione della legalità ha assunto, in misura ormai molto preoccupante, una delle peggiori e più deleterie delle sue manifestazioni: la corruzione, rilevata essersi estesa in moltissimi settori di attività, dove pubblico e privato incrociano e condividono interessi ormai di natura criminale". “La corruzione – ha aggiunto Condemi -  è “costituita anche da ogni indebita e volontaria alterazione profittatoria di regole generali giuridiche e comportamentali, che si manifesta, quasi sempre, come degenerazione spirituale e morale, depravazione, totale abbandono della dignità e dell'onestà, con compromissione, inquinamento e ammorbamento di basilari principi del vivere civile". Sembra, poi, riecheggiare il Corrado Alvaro della “disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”, il passaggio in cui, il presidente della Corte dei Conti ha evidenziato la presenza di un “panorama desolante”  dove “l’onestà, la correttezza, l'affidamento, l'osservanza delle norme non trovano più posto”. E’ un quadro a tinte fosche quello tratteggiato dal magistrato che ha ribadito, più volte, quanto in Calabria, “la corruzione” abbia, ormai, “assunto configurazione di ‘sistema’”, causa di “tanti danni” “alle pubbliche finanze”. La “matrice” della corruzione, per Condemi, trova origine “nel patologico istinto egoistico dell'esclusivo interesse personale o di gruppo”. Tuttavia, a favorire la proliferazione del fenomeno è la presenza di “contesti normativi ed amministrativi fragili, contraddittori e incerti, tra le cui maglie possono trovare facile appiglio ambiguità interpretative per illeciti comportamenti, ritardi e/o accelerazioni di procedimenti, con l'ausilio di una burocrazia che si sente legittimata e protetta certamente da imperfette disposizioni e/o superfetazioni normative”. Complice della politica sarebbe, quindi, la burocrazia “anch'essa egoisticamente e supinamente abbarbicata in quella mai o poco rimossa inefficienza, a volte oggettiva, a volte volutamente prodotta, grazie alla quale spesso, è agevole inserire il proprio agire nel perimetro di malaffare, la cosiddetta zona grigia, pur senza attivamente concorrervi, nel cui ambito, con sorniona e autogiustificata acquiescenza-collusione, ritenuta fallacemente di ineluttabilità ambientale, non si disdegna di accettare illecite dazioni per attività spesso dovute e/o per evasione di affari poco chiari”. Un quadro cupo che, qualora c’è ne fosse stato bisogno, ha confermato, ancora una volta, la presenza di numerose “corporazioni” dedite al malaffare che, con il loro egoismo, tengono inchiodata la Calabria al suo atavico sottosviluppo. 

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