Premio Sila '49: selezionati i 5 finalisti

Tutto pronto per la V  edizione del Premio “Sila ’49”, in programma dal 24 al 26 novembre nelle sale di Palazzo Arnone.

La Giuria ha già indicato i nomi dei cinque finalisti: Luca Doninelli con "Le cose semplici" (Bompiani) Angelo Ferracuti con "Addio" (Chiarelettere), Wlodek Goldkorn con "Il bambino nella neve" (Feltrinelli), Vitaliano Trevisan con "Works" (Einaudi) e Zerocalcare con "Kobane Calling" (Bao Publishing).

I vincitori delle sezioni Letteratura ed Economia e società dell'Edizione 2016 saranno proclamati entro metà novembre mentre la cerimonia di premiazione avverrà a Palazzo Arnone sabato 26 alle 18.


Il Premio speciale alla carriera, conferito nel 2015 al giurista e politico Stefano Rodotà, quest’anno è stato assegnato al docente di Storia delle culture europee alla Normale di Pisa Carlo Ginzburg che, sabato 26 alle 11,30, svolgerà una Lectio Magistralis. 

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"La felicità dell'attesa" del calabrese Carmine Abate vince il "Premio Stresa"

Domenica 23 ottobre  nella sala Tiffany dell’Hotel Regina di Stresa il calabrese Carmine Abate è stato proclamato vincitore del prestigioso Premio nazionale Stresa di Narrativa  per il romanzo “La felicità dell’attesa” ( Ed. Mondadori),  con ben 35 voti su 62. Abate è riuscito a prevalere sui finalisti:  “La parte del diavolo”, di Emmanuelle de Villepin (Longanesi), “Una storia quasi solo d’amore”, di Paolo di Paolo (Feltrinelli), “Le cose semplici”, di Luca Doninelli (Bompiani) ed “Il popolo di legno”, di Emanuele Trevi.   Carmine Abate è nato nel 1954 a Carfizzi, centro arberesh ( di origine albanese) che assieme a Pallagorio e San Nicola dell’Alto costituisce la piccola ed importante area albanofona della provincia di Crotone. Dopo aver compiuto gli studi umanistici al Magistrale “Gravina” di Crotone, matura la sua giovinezza tra la Calabria ed Amburgo dove il padre è emigrato e dove lo stesso Carmine dopo la laurea in Lettere, conseguita a ventun’anni presso l’Università di Bari con una tesi sull’interpretazione del Boccaccio alla Divina Commedia, si trasferisce per insegnare nelle scuole per emigrati e dove comincia a pubblicare i suoi primi saggi e racconti. Nel 1984 esce, infatti, la sua prima raccolta di racconti sulla vita degli emigrati Den Koffer und weg e assieme alla sociologa, ed oggi moglie, Meike Behrmann il saggio I Germanesi, storia e vita di una comunità calabrese e dei suoi emigranti. In Italia cura una raccolta di testi letterari di emigrati italiani In questa terra altrove  ed editi dall’Argo di Lecce escono i racconti Il muro dei muri e la silloge di poesie Terre di andata. Oggi Abate vive nel Trentino dove insegna e continua a  scrivere a ritmi incessanti ma non disdegna di tornare spesso nella sua terra, nella sua Hora, microcosmo vivace di addii e abbandoni, di partenze e ritorni. È del 1991 il suo primo romanzo edito da Marietti Il ballo tondo ripubblicato nel 2000 in edizione riveduta dall’editore Fazi (Premio internazionale dei lettori Arge Alp). Nel 1999 è la volta del romanzo La moto di Scanderberg che lo conferma scrittore di elevato spessore creativo e lo fa conoscere al grande pubblico ( “Premio Crotone”, “Premio Matelica – Libero Bigiaretti” e  “Racalmare – Leonardo Sciascia”). Successivamente pubblica con la Mondadori il romanzo Tra due mari che gli fa guadagnare tanti prestigiosi riconoscimenti e tra i quali: il Domenico Rea – Ischia, Premio dei lettori – Lucca, il Rhegium Julii di Reggio Calabria, il Premio Internazionale Fenice Europa e il Feudo di Maida (Catanzaro). Infine La festa del ritorno sempre con la Mondadori che lo rende vincitore del Premio Napoli e del Premio selezione Campiello 2004.  Infine è delle settimane scorse la pubblicazione del nuovo romanzo, edito ancora da Mondadori, Il banchetto di nozze ed altri sapori. L’ultimo lavoro di Abate, già presentato a Bolzano, il prossimo 29 ottobre sarà presente nella sua Carfizzi assieme a Cataldo Perri, e Caterina Ceraudo chef dell’anno. Per Carmine Abate “ la funzione della letteratura è quella di raccontare storie. Io iniziai a scrivere con l’idea di denunciare la costrizione a emigrare, quindi la rabbia di dover abbandonare la propria terra d’origine, e mi illudevo che la letteratura potesse incidere a livello sociale. Oggi so bene che questa era una mera illusione, ma in parte vive in me una voce che mi dice ‘insisti!’ perché può servire a qualcosa, può illuminare un cammino, può dare stimoli e riflessioni. Tuttavia la letteratura non deve avere scopi sociologici o politici ma solo raccontare storie e lasciare alla sensibilità del lettore il resto.”

 

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