Vibo: prosegue la rassegna di Libera "Film contro le mafie"

Domani sabato 19 novembre alle ore 16,00 presso il Polo Culturale S. Chiara, riparte il Cineforum “Pellicole scomode. Storie e film contro le mafie”, l'iniziativa promossa dal coordinamento provinciale di Libera Vibo Valentia, in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Vibonese.

Dopo il successo della prima edizione, parte una nuova stagione che prevede la proiezione di cinque film, scelti con lo scopo di stimolare la riflessione e il dibattito sulle varie tematiche della cittadinanza attiva e responsabile. Saranno ancora una volta i giovani, coordinati da Giuseppe Borrello, protagonisti del confronto con i vari ospiti che avverrà alla fine di ogni proiezione.

L'obiettivo di LiberaVibo è anche quello di portare cultura e conoscenza, diffondendo le storie di chi è diventato punto di riferimento per molti giovani, in un momento in cui questa terra  ne ha fortemente bisogno.

Il primo incontro avrà come tema “Giornalisti in terra di mafia”, focalizzando l'attenzione su chi quotidianamente tenta, attraverso la libera informazione, di far conoscere la difficile situazione della nostra regione. L'appuntamento prevede la proiezione del film “Fortapàsc”, film diretto da Marco Risi e vincitore del Globo d'oro nella categoria “Miglior regista”.

Ispirato alla storia vera di Giancarlo Siani, narra gli ultimi 4 mesi del giornalista napoletano, ucciso dalla camorra nel 1985 a soli 26 anni, per aver svolto inchieste sulle alleanze tra la politica locale e la famiglia dei Nuvoletta. In seguito Paolo Siani lo descriverà come il film più “realistico e vicino” alla storia del fratello Giancarlo.

Al termine della proiezione si terrà un confronto con il giornalista calabrese Michele Albanese, insignito pochi giorni fa dell'Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana da parte del Presidente Mattarella per “aver affermato il valore della legalità e della libera informazione in un contesto con forte presenza criminale”.

Il giornalista de “Il Quotidiano del Sud” vive dal 2014 sotto scorta, in seguito a varie inchieste riguardanti il potere delle cosche nella Piana di Gioia Tauro e la loro attività nel porto. E' stato lui, inoltre, ad aver scritto per primo dell'inchino sotto casa del boss della statua della Madonna a Oppido Mamertina.

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Calabria “Terra di nessuno”: l’imprenditore De Masi e il giornalista Albanese stasera su Rai3

Terra di nessuno é il titolo del terzo appuntamento con le inchieste morali di Domenico Iannacone. Al centro del viaggio della trasmissione di Rai3 “I dieci comandamenti”, che andrà in onda stasera alle 23, c’è un pezzo d’Italia abbandonato a se stesso. Iannacone torna in Calabria nella Piana di Gioia Tauro e nelle campagne di Rosarno per raccontare i problemi e le storie di chi ci vive. Secondo quanto è stato verificato, “a quattro anni dalla rivolta degli immigrati le condizioni di vita dei braccianti agricoli non sono cambiate: miseria e sfruttamento regolano la vita di migliaia di persone che ogni anno si riversano nelle campagne per i raccolti stagionali. Da una parte la povertà e dall’altra la solidarietà: Bartolo, un  piccolo commerciante della zona, sta dedicando la sua vita agli immigrati  senza chiedere nulla alle istituzioni”. Quello che emerge dal lavoro giornalistico è che “nella Terra di nessuno vivere e lavorare onestamente è quasi impossibile”. Tante sono le storie intrise di dolore che si materializzano in una regione in cui la libertà e la giustizia a volte sono obiettivi difficili da raggiungere. Michele Albanese, ad esempio, è “un giornalista che da un anno vive sotto scorta per aver denunciato con i suoi articoli le cosche della ‘ndrangheta locale. Oggi ha perso la libertà di fare il suo lavoro e di raccontare la verità”. Antonino De Masi  è “un imprenditore che si è sempre ribellato al pizzo e alla sopraffazione e prima di lui suo padre. La sua azienda, una piccola eccellenza nel campo della meccanica agricola, ha subito innumerevoli attentati. Oggi la sua famiglia si è dovuta allontanare dalla Calabria per motivi di sicurezza, mentre lui resiste insieme ai suoi operai. Per continuare a produrre però è dovuto intervenire l’Esercito, il suo stabilimento da mesi è presidiato notte e giorno dai militari”. Salvatore Barbagallo,  invece, “ha perso tutto. Faceva l’imprenditore  ed ora vive in povertà. La ‘ndrangheta lo ha per anni perseguitato fino a farlo fallire. Per vivere oggi è costretto a fare il badante e a  chiedere aiuto alla Caritas”. “La Terra di nessuno – come viene spiegato nel promo - non è un luogo immaginario ma una parte del nostro Paese abitata da uomini e donne che attraverso le loro storie chiedono di non essere dimenticati”.

 

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