Sorpreso con il fucile in un'area protetta, denunciato un cacciatore

Un uomo di Francavilla Marittima è stato denunciato dai carabinieri forestale, per introduzioni di armi in area protetta.

In particolare, i militari della Stazione Parco di Cerchiara e San Donato di Ninea hanno fermato l’uomo in un'area del Parco nazionale del Pollino, ubicata in località Montagnola, nel Comune di Plataci.

Il cacciatore, è stato fermato mentre si trovava a bordo del suo fuoristrada, con un'arma e diverse munizioni.

Il fucile, un Benelli semiautomatico calibro 12, era carico e con colpo in canna.

Una volta accertato che l’uomo era sprovvisto della necessaria autorizzazione al trasporto ed attraversamento di armi in area Parco nazionale del Pollino, i militari hanno sequestrato l'arma e le munizioni.

Al termine delle attività, il cacciatore è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Castrovillari.

 

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Doppia scossa di terremoto nel cosentino

Due terremoti, a distanza di quattro ore, hanno interessato il territorio di Alessandria del Carretto, in provincia di Cosenza.

La prima scossa, di magnitudo ML 2.7, è rilevata alle 2,14 della notte scorsa, ad una profondità di 24 chilometri.

Alle 6,14, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha registrato un secondo sisma, di magnitudo 2.4.

L'ipocentro è stato localizzato ad una profondità di 26 chilometri.

Tra i Comuni più prossimi alla zona dell'epicentro figurano: Albidona, Plataci e Castroregio

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Lieve scossa di terremoto in Calabria

 Un terremoto di magnitudo ML 2.4 è stato rilevato dai sismografi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia a Plataci, in provincia di Cosenza.

La scossa ha avuto origine alle 7,16 di oggi, ad una profondità di 27 chilometri.

Tra i comuni più vicini all'epicentro: Albinoda, Villapiana, Cerchiara di Calabria e Alessandria del Carretto.

Nel tardo pomeriggio di ieri, invece, un sisma d'intensità analoga era stato avvertito a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria.

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Antonio Gramsci e quelle lontane origini calabresi

Nei giorni scorsi son tornato a rileggere un libro interessante quanto coinvolgente ed in quanto tale conservato tra quelli prediletti. Si tratta di “Vita attraverso le lettere” curato da Giuseppe Fiori ed edito da Einaudi nel 1994 che raccoglie una selezione di 261 lettere scritte dal comunista Antonio Gramsci, quel cervellone che “non avrebbe dovuto funzionare per vent’anni”, chè tale era il desiderio dei fascisti. Ha scritto Eric Hobsbawm: “ l’elenco degli autori di tutto il mondo le cui opere sono più frequentemente citate nella letteratura internazionale di arte e umanità contiene pochi nomi di italiani, di cui soltanto cinque nati dopo il XVI secolo. In questo elenco non è compreso, per esempio, né Vico e né Machiavelli mentre è invece citato Antonimo Gramsci”. Così è se vi pare! Nel libro del Fiori sono contenute non solo le lettere più conosciute, scritte in carcere (1926 – 1937), ma anche quelle che vanno dal 1908 al 1926. “Un autentico autoritratto – scrive Diego Sergio Anzà – (quasi un romanzo) che ci rende partecipi di un percorso straordinario”. Sono le lettere alla madre, alle sorelle, ai fratelli nel periodo della sua formazione politica e culturale a Torino, dove era emigrato dalla natia Ales (Cagliari), fino a quelle degli anni più intensi e più drammatici scritte alla moglie Julka Schucht, ai figli Delio e Giuliano, alla cognata Tania, all’amico Piero Sraffa, ai compagni di partito, lettere che gli rendono amara l’esistenza perché spesso tramite queste interviene sui problemi del movimento comunista internazionale, esprimendo idee e posizioni che spesso contrastano duramente con quelle ufficiali di chi il movimento dirige. In una lettera del 19 maggio del 1930 scrive tra l’altro: “Potevo preventivare i colpi degli avversari che combattevo, non potevo prevedere che i colpi mi sarebbero giunti anche da altre parti da dove meno potevo sopportarli. Io sono stato condannato dal tribunale speciale […] ma chi mi ha condannato è un organismo molto più vasto, di cui il tribunale speciale non è stato che l’indicazione esterna e materiale di chi ha compilato l’atto legale di condanna”. Non è stato il partito fascista il suo solo “condannatore”. Bene, siamo davanti ad un epistolario che, scrive Anzà, “al di là dell’ormai universalmente acquisito monumento umano e letterario, è una via percorsa da segni alati e metatemporali. Una cima da esplorare con coraggio e fatica oltre la quale ci è regalato cogliere orizzonti senza nebbie. Perché quella vetta affonda le sue radici nell’antico mare che ha bagnato e ripulito buona parte delle stratificazioni esistenziali e culturali dell’umanità”. È il mare della Magna Graecia. E sta qui la “notizia” che ci dona il Fiori, la notizia di un Gramsci “calabrese”. Già, perché il trisavolo don Gennaro Gramsci, il bisnonno don Nicola del 1769 e il nonno don Gennaro del 1810, sono nati a Plataci, centro arberesh della provincia di Cosenza.Uno dei figli di don Gennaro, Franscesco, si è trasferito poi in Sardegna per dirigere l’Ufficio del Registro a Ghirlanza prima e ad Ales poi. Qui ha sposato Peppina Marcias che ha avuto sette figli, dei quali Antonio era il quarto. Insomma un Gramsci magnogreco, “un abisso cromosomico che perpetuamente ritorna alla luce, un architrave che continua a sostenere le nostre vite, soprattutto le più grandi come quella del pensatore sardo” e calabro, un pensatore molto contrastato anche  tra fides et ratio. “L’ho invitato molte volte con delicatezza a ricevere i sacramenti. Mi rispondeva sempre: ‘ non è che non voglio, non posso’”. È questa la testimonianza data dal cappellano della clinica romana “Quisisana” al quale il grande comunista calabro – sardo confidava le sue preoccupazioni negli ultimi mesi della  sua vita. Si può leggere, a riguardo, un ampio  servizio di Andrea Tornelli su il Giornale del 27 novembre del 2008, corredato da due interviste a Giorgio Galli e Giuseppe Vacca. Secondo quanto scritto dal Tornelli, mons. Giuseppe Furrer, dal 1935 al 1938 cappellano della clinica, una volta alla settimana faceva visita a Gramsci, restando “con lui molto a lungo”. E non solo, il Comunista, “rivelava una conoscenza marcata dei Padri della Chiesa, specialmente Agostino e Tommaso e conosceva molto bene le opere di Rosmini”.  Ed ancora, il sacerdote lo invitava “Molte volte con delicatezza a ricevere i sacramenti, ma mi rispondeva sempre, ‘non è che non voglio non posso’  e “certamente non lo diceva per i suoi mali fisici”. In punto di morte il cappellano Furrer accorse per dare l’ultimo conforto della Fede al moribondo, ma solo la presenza della cognata Tatiana Schucht contrariata impedì che gli fosse amministrata l’estrema unzione. E comunque nei giorni immediatamente precedenti alla morte, Gramsci sentiva il bisogno di avvicinarsi a Dio. Avvenne, infatti, che a Suor Angelina Zucher, accorsa al capezzale, disse: “Madre preghi per me, perché sento di essere alla fine”, aggiungendo subito dopo, “Madre, mi aiuti lei a pregare, mi sento proprio sfinito”. Le testimonianze e le dichiarazioni sugli ultimi giorni della tormentata vita di Antonio Gramsci continuano sul giornale, fonte di questa nota, ed anche in altre pubblicazioni, ma io mi fermo qui per dare al lettore il sapore della scoperta invitandolo a leggere e a riflettere. La conversione alla fede cristiana del fondatore de l’Unità sarà avvenuta davvero? La storia e la storiografia continuano il loro lavoro. Ai posteri?! Ma forse è meglio dire che solo Lui sa!

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Prende a calci e pugni un pensionato: arrestato dai Carabinieri

E' accusato di lesioni personali un uomo di 44 anni arrestato dai Carabinieri che lo considerano responsabile di un'aggressione ingiustificata a suon di calci e pugni ai danni di un pensionato settantanovenne. L'episodio è avvenuto a Plataci, in provincia di Cosenza. Un'esplosione di violenza che, secondo quanto ricostruito dai militari dell'Arma giunti sul luogo, non è stata originata da alcuna motivazione. 

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Vasto incendio manda in tilt le linee telefoniche

Un Canadair sta facendo la spola con una vasta area che nelle prime ore pomeridiane è stata colpita da un rogo. Le fiamme si sono propagate nei territori comunali  di Cerchiara di Calabria, Plataci e Villapiana, in provincia di Cosenza. Ingenti i danni provocati dal fuoco che ha mandato in tilt i collegamenti telefonici, un disagio ulteriore che impedisce di mettersi in contatto con diverse persone anziane che vivono nelle campagne di Plataci. 

Nella notte scossa di terremoto in Calabria

L'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) ha registrato alle 3.07 un sisma di magnitudo 3.3 con ipocentro ad una profondità di 24 chilometri ed epicentro nelle vicinanze di Albidona, Amendolara, Castroregio, Plataci, Trebisacce: tutte località del Cosentino. La scossa di terremoto non ha provocato alcun danno

    

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