Teatro, “Quasi quasi m’ammazzo” approda a Reggio Calabria

Se la soluzione ad una vita d’insoddisfazioni soggiogata dalla forca della miseria fosse davvero di farla finita? No, niente di tragico, né di allarmistico.

Il piangersi addosso, tipicamente meridionale, non risolve né aiuta a cambiare strada. Piuttosto girarla in commedia e riderci su guardandosi sul palcoscenico.

Un gioco teatrale brillante la commedia “Quasi quasi m’ammazzo”, scritta da Giuseppe Vincenzi, scrittore e musicista cosentino emigrato a Parigi, che andrà in scena domani al teatro “Umberto Zanotti Bianco”, di Reggio Calabria, alle ore 21,00.

Vincenzi getta l’occhio (e la penna) sulla sua terra con la lucidità dell’osservarla da lontano. Un fotografare, intriso di atmosfere nostalgiche, delineato da contorni netti e piumati, deliberatamente farseschi.

Il cast: Alessandra Chiarello, Paolo Mauro, Ciccio Aiello, Stefania De Cola.

Le musiche sono di Carlotta Proietti e Giuseppe Vincenzi, voci off Emilia Brandi e Marco Tiesi, scenografie di Achille Veltri, tecnico audio e luci Eros Leale.

Il brano “Quasi quasi m’ammazzo” è suonato dalla O.M.O Omissis Mini Orchestra.

‘Quasi quasi m’ammazzo’ è il racconto divertente e surreale dell’ultima cena di un uomo, in un triste e isolato ristorante di una grande città dove non ci sono camerieri.

Marco, il protagonista, è un piccolo imprenditore ormai sfinito dai debiti, decide di ritirare tutti i soldi che ha in banca, dando fondo ad ogni sua risorsa, e di lasciarli alla moglie per saldare tutti i debiti, dopodiché, secondo la logica dei tempi moderni, dovrebbe farla finita.

Decide di riflettere sul da farsi: ‘Intanto mangio, e poi quasi quasi m’ammazzo’”.

Lo spettacolo rientra nella sezione Sud (c’è già stata quella Nord ed in corso quella Centro Calabria) del progetto “Diteca”, Distribuzione teatro Sud Calabria, la cui direzione artistica è di Dante de Rose e Marco Silani.

Il circuito “Diteca Sud” è gestito e organizzato dalla Compagnia Officine Jonike delle Arti, diretta da Maria Milasi.

Sempre al “Zanotti Bianco” di Reggio, verranno portate in scena “Kabaret”, il 18 febbraio, della Compagnia Sybaris, e “Prove aperte di libero teatro”, il 25 marzo

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Chiaravalle Centrale, stagione teatrale: in vendita gli abbonamenti 

Avanti tutta con il secondo concorso teatrale interregionale “Città di Chiaravalle Centrale”.

Un progetto sostenuto anche dalla locale Consulta comunale della Cultura la cui assemblea, nel corso di una apposita riunione presso la sede municipale, ha focalizzato l'attenzione sui temi organizzativi in vista dell'imminente avvio degli spettacoli.

La “prima” è infatti prevista per domenica prossima, 4 febbraio, alle ore 18.30. L'assessore comunale alla Cultura, Pina Rizzo, ha illustrato ai presenti le caratteristiche peculiari del concorso, aperto alla partecipazione di prestigiose compagnie nazionali e patrocinato dall'Unione italiana libero teatro, ribadendo l'invito a collaborare nella promozione dell'evento, particolarmente atteso dal pubblico dell'intero comprensorio.

I rappresentanti della Consulta presenti hanno confermato la propria disponibilità a pubblicizzare la stagione, coinvolgendo la cittadinanza nell'acquisto di abbonamenti e biglietti, già disponibili in prevendita.

Si è anche stabilito che la serata inaugurale di domenica prossima, che vedrà andare in scena “La cantina delle arti” di Sala Consilina (Salerno), verrà introdotta da un breve intervento dello storico Ulderico Nisticò.

Ogni spettacolo sarà preceduto da una apposita scheda di presentazioone curata da uno dei componenti della Consulta comunale della Cultura.

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Chiaravalle Centrale, teatro: nove spettacoli e una sorpresa finale

Nove spettacoli, compagnie provenienti da tutta Italia e una sorpresa finale. Ricchissimo il programma del secondo concorso teatrale interregionale “Città di Chiaravalle Centrale” presentato oggi in conferenza stampa dall'assessore comunale alla Cultura, Pina Rizzo. Al suo fianco, il presidente regionale dell'Unione italiana libero teatro, Gino Capolupo, e la segretaria della locale Consulta comunale della Cultura, Teresa Tino.

Pina Rizzo ha delineato gli aspetti fortemente innovativi del concorso, destinato a operare un salto di qualità importante rispetto alla precedente edizione. Confermati i prezzi popolari, sia per gli abbonamenti che per i singoli appuntamenti, grazie anche alla risposta estremamente positiva delle aziende private del comprensorio che daranno supporto alla kermesse con le loro sponsorizzazioni.

Si comincia domenica 4 febbraio con “La cantina delle Arti” di Sala Consilina (Sa) che presenterà “Na storia antica”. Il 18 febbraio spazio al “Teatro dei Dioscuri” di Campagna (Sa), in scena con “Uomo e galantuomo”. L'11 marzo sarà la volta della compagnia “La ribalta” di Vibo Valentia con “Serata in famiglia”. Il 25 marzo “Incastrolibero” di Castrolibero (Cs) presenterà “Tressette col morto”. Domenica 8 aprile la compagnia “Ettore Petrolini” di Barcellona (Me) metterà in scena “Madame Catrin”. Il 15 aprile “A gentile richiesta” de “La bottega del teatro” di Caserta. Si chiude il 25 aprile con “Un'improbabile storia d'amore” di Dandy Danno e Diva G (Teatro Degart) e, a seguire, le premiazioni finali. Due gli spettacoli fuori concorso: il 25 febbraio “Pe curpa du caputrenu” de “I commedianti” di Vibo Valentia e il 18 marzo “Tangoblìo” de “Il gelsomino” di Roccella Jonica (Rc).

La giuria popolare, formata da tutto il pubblico che assisterà agli spettacoli, decreterà con il proprio voto i vincitori: migliore compagnia, miglior attore e migliore attrice.

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Il Politeama e la buccia di banana

La Regione Calabria, detto in generale, è zeppa di difetti e di colpe, soprattutto nella politica culturale. Una volta tanto che finanzia qualcosa, però, se qualcuno non ne sa approfittare, la colpa è tutta sua, e non della Regione.

 Mi riferisco, da quel che poco che i giornali reticenti fanno capire, alla buffa vicenda del Politeama di Catanzaro, escluso dai finanziamenti… eh, non per un malvagio piano, non per odio nemico, non per vendetta del conte di Capaccio per la sconfitta del 1528; ma no, niente di queste cose serie e importanti: perché quando hanno mandato, tramite Pec, la domanda, non c’era allegata la documentazione. C’era, se ho capito bene, solo la lettera di accompagnamento, che però non accompagnava un bel nulla.

 Il burocrate regionale, credo io, ha letto la lettera, ha costatato la mancanza di documenti allegati, ha cestinato il tutto. Ragazzi, i burocrati sono delle macchine.

 Esclusa dai soldi, la Fondazione mette mano a un ricorso al Tar, il quale Tar, in punta di diritto, respinge il ricorso e dà ragione alla Regione. Ecco come scivolare sulla buccia di banana!

 Siccome la Fondazione è un ente, e gli enti sono composti di esseri umani, sarei curioso di sapere chi è il responsabile di una tale diciamo così distrazione; chi è che doveva inviare la Peccon gli allegati, e invece non allegò. Sarà un essere umano, sarà uno con nome e cognome.

 Bisogna dunque individuare un colpevole, e assumere nei suoi confronti tutti i provvedimenti del caso. Vero, ma, ragazzi, esiste anche la “culpa in vigilando”, che, gerarchicamente, va dall’ultima ruota del carro ai massimi livelli. Ovvero, ha sbagliato qualcuno, e qualcun altro non ha controllato. E le responsabilità, a tutti i livelli, sono personali; ovvero, in linguaggio più terra terra, non si può giocare a scaricabarile.

 Qualcuno ora deve chiedere conto, “redde rationem”, di come la città di Catanzaro e il suo teatro si siano trovati in tale situazione.

 A proposito, e Soverato? Anche Soverato si è vista bocciare la sua rassegna canora dal nome pacchiano di “Summer arena”; ma quello lo capisco: sono solo canzonette, mica cultura.

 Ecco, queste due volte non me la posso pigliare, in coscienza, con la Regione.

 

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L'Orestea del liceo Telesio nel cartellone delle "Buone feste cosentine"

Dopo il successo dell'opera teatrale Orestea messa in scena al teatro Rendano dagli studenti del Liceo Classico 'B. Telesio' di Cosenza, diretti dal maestro Antonello Lombardo con la collaborazione e la consulenza dei grecisti Marta Leonetti e Flavio Nimpo, l'Orestea è stata inserita nel programma delle "Buone feste cosentine" come spettacolo di punta dell'intero cartellone e andrà in replica alle 20,30 del prossimo 27 dicembre, sempre al teatro Rendano.

Si tratta di un riconoscimento che inorgoglisce enormemente non solo gli studenti del Liceo, i veri protagonisti, ma anche il dirigente scolastico, il regista e quanti hanno fortemente creduto e sostenuto il progetto.

Il dirigente scolastico, Antonio Iaconianni, ha così commentato: «Il laboratorio sulla tragedia greca, sapientemente diretto dal regista prof. Antonello Lombardo, coadiuvato da altri docenti della scuola, si è dimostrato un valido strumento attraverso il quale far rivivere nei giovani, attualizzandoli, i valori, i drammi, le domande degli antichi, prodromi di una cultura nella quale ritrovare le nostre radici. Quanti il 27 saranno con noi al teatro vedranno - ha continuato il preside - una superlativa interpretazione degli attori che con coreografie, scenografie e costumi spettacolari, mi autorizzano a parlare, senza timore di smentita, di Cosenza come di una "piccola Siracusa" grazie al nostro 'Telesio'. La scommessa vincente messa a punto dal regista - ha concluso Iaconianni - è stata quella di adattare, in un unico atto, un'intera trilogia, realizzando una piece teatrale di tutto rispetto nella quale, in ben due ore di spettacolo, sfilano una serie di personaggi in un crescendo di emozioni che catturano un pubblico attento ed entusiasta. Tutto questo grazie ad una compagnia di giovani talentuosi che hanno calcato la scena con la grinta e la maturità da attori consumati. Un grazie di cuore, mi sia concesso, al Sindaco della Città di Cosenza, alla Giunta ed al Consiglio Comunale tutto, nonché al dirigente cultura, spettacolo e turismo: investire nella cultura e nei giovani è il più bel gesto di generosità che possa fare un amministratore pubblico».

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Teatro, a Catanzaro ritorna in scena Medea

Il vento della parola antica ritorna a soffiare forte su Catanzaro.

Dopo il grande successo di questa estate, il Teatro di Calabria torna in scena con l’attesa replica di “Medea” la celebre tragedia di Euripide.

La rassegna, nata nel 2014 dall'intuizione del direttore artistico Aldo Conforto e dell'autore Luigi La Rosa, ha l'obiettivo di riscoprire l'inestimabile patrimonio culturale del mondo classico e donare nuovamente alla rappresentazione teatrale una chiara funzione didattica e civile. Una manifestazione che, in soli quattro anni di vita, ha registrato un crescente numero di presenze da tutta la regione, fino a raggiungere i 1600 spettatori che hanno affollato le repliche degli spettacoli in scena tra luglio, agosto e settembre nel suggestivo scenario del complesso monumentale San Giovanni. 

“I numeri raggiunti in questa edizione sono importanti –afferma Anna Melania Corrado, presidente del Teatro- ma ciò che più conta per noi è il riscontro del pubblico, l’entusiasmo tangibile degli spettatori che seguono con crescente affetto gli appuntamenti del Teatro di Calabria. Inoltre, siamo felici di constatare che il nostro pubblico è sempre più “giovane” e che sono sempre più numerosi i ragazzi che partecipano ai nostri spettacoli, segno che il teatro classico, opportunamente proposto, può destare grande interesse nelle nuove generazioni”.

La quarta edizione di Graecalis ha visto la collaborazione di numerosi talenti locali e la creazione di virtuose sinergie tra il TdC e le varie realtà artistiche del territorio catanzarese: tra queste, la consulenza artistica di Oreste Sergi Pirrò, le scenografie realizzate da Cesare Citriniti e le musiche curate da Giulio de Carlo.

Sarà la tragedia “Medea”, l’opera più celebre del tragediografo greco Euripide, a chiudere la ricca stagione artistica 2017 del Teatro di Calabria, con un intenso programma di rappresentazioni, con particolare attenzione ai più giovani. Saranno ben due, infatti, le matinée dedicate agli studenti delle scuole superiori della Città e un appuntamento serale con particolari riduzioni per i giovanissimi e gli universitari: un modo concreto e tangibile per avvicinare i più giovani ai temi universali e sempre attuali del grande Teatro classico.  

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Un'opera lirica sulla scomparsa di Ettore Majorana. Lo scienziato è stato più volte accostato alla Certosa di Serra San Bruno

Qualcuno lasciò scritto: “farò più rumore da morto!” È il caso, questo, anche di Ettore Majorana, lo scienziato che anticipò tante teorie che poi meritarono il Nobel ad altri e che misteriosamente, nel 1938, all’età di 32 anni, è scomparso nel nulla. Per paura, per rimorso o chi sa cosa? Forse all’origine della fuga i turbamenti legati alle sue ricerche sulla fisica nucleare che avrebbero portato alla bomba atomica?

In tutti questi anni giornalisti, scrittori e studiosi si sono avvicendati nella ricerca della verità che inevitabilmente porta alla clausura in un chiostro per trovare pace dopo aver inscenato un finto suicidio. La Certosa di Serra San Bruno? La Certosa di Farneta? Con tanto di punto interrogativo, per carità! Molti hanno da sempre associato al nome di Majorana appunto il nostro monastero bruniano.

Di ciò  era convinto anche Leonardo Sciascia che ne aveva parlato e scritto tanto. Anche lo scrittore siciliano entrò nella Certosa  sulla scia di un’informazione che voleva la presenza di “un grande scienziato” all’interno del monastero  calabrese, senza affermare o smentirne la presenza. E non si può sottacere che anche Giovanni Paolo II nella sua visita in Certosa nel 1984 accennò alla presenza del Majorana tra i monaci serresi.

È anche vero che come scriveva Sharo Gambino:“nel corso degli ultimi secoli, la Certosa di Serra San Bruno è rimasta coinvolta in alcuni ‘gialli’…che portano questi tre nomi: Giovanni Boccaccio, Leroy (il supposto bombardiere di Hiroshima) e, buon per ultimo, Ettore Majorana, il giovanissimo fisico catanese di cui tutti parlano per via del ‘giallo filosofico’ scritto da Leonardo Sciascia.”

Ed anche il serrese Girolamo Onda nel suo “L’Angelo che custodiva gli atomi” con sottotitolo “Ettore Majorana fra le mura di una certosa?”, mostra di avere qualche dubbio. Come dire che un’altra perla di dubbio  si aggiunge alla già ricca collana dei misteri!

Non ultimo, una rivelazione riferitaci da Roberto Sabatinelli (cartusialoverwordpress.com), parla dello storico dell’arte e pittore, il compianto Silvano Onda. Questi, nell’estate del 1970, nel mentre stava dipingendo la facciata dell’antica chiesa certosina di Serra, ebbe modo di intrattenersi, nel cortile del grande chiostro, con un tal fra’ Antonio che, con modi circospetti, gli parlava di arte, pittura, filosofia, scienza e con un accenno alla bomba atomica. In quel fra’ Antonio, con “la mano sinistra coperta da un guanto” si nascondeva Ettore Majorana? Sta di fatto che, raccontava ancora l’amico Silvano, qualche giorno dopo, alla richiesta del frate, gli si rispondeva: “ma chi è sto frate Antonio?” Si negava l’esistenza. Dubbio dei dubbi!

Comunque sia Sharo Gambino, che fu, per molto tempo, topo della biblioteca certosina, esclude categoricamente la presenza del Majorana nell’eremo di Serra.

Insomma in tutti questi anni si è cercato invano? Verrebbe da dire di sì se proprio Enrico Fermi, che fu maestro del Majorana, proprio ad un anno dalla scomparsa  affermò che “Ettore era così intelligente che se aveva deciso di sparire dal mondo senza farsi trovare è inutile che continuiamo a cercarlo.”

Ma il mistero continua! Ettore Majorana continua a far parlare di sé. Nei giorni scorsi, addirittura, è stato portato in scena con un’opera lirica tutta per lui, dal titolo “Ettore Majorana, cronaca di infinite scomparse”.

Si tratta, appunto, di un’opera musicata da Roberto Vetrano e presentata in prima mondiale al Teatro Sociale di Como, vincitrice del Concorso Internazionale Opera Oggi su progetto di Opera Lombardia volto alla promozione dell’opera lirica contemporanea.

Lo spettacolo musicale farà tappa nei principali teatri lombardi fino ad arrivare, nel 2018, a Magdeburg e a Valencia. È azzardata l’idea di portarla a Serra San Bruno?

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Chiaravalle Centrale: in "arrivo" il treno dei ricordi

"Nu trenu chijnu ‘e ricuordi. ‘A littorina Vuci... Suoni... e sapuri ‘e ‘na vota”. Questo il titolo dello spettacolo che il Gruppo folcloristico musico teatrale “Città di Chiaravalle” proporrà domani (sabato 5) agosto alle ore 21.30 sul palcoscenico del piazzale Liceo.

Una serata di emozioni e allegria, un pò diversa dalle rappresentazioni di teatro popolare.

Il teatro ci sarà comunque, con le scenette comiche, assieme alla poesia, la musica e le opere filmiche, una delle quali ha come protagonista lo stesso gruppo.

Una serata di spettacolo, all’insegna dei ricordi, di un treno di ricordi. Un treno, come quello attivo sulla tratta ferroviaria Soverato Chiaravalle tra il 1923 ed il 1969, che ha intrecciato il destino di un territorio, ampliandone i confini e gli orizzonti; che ha portanto genti, occasioni di lavoro e opportunità di sviluppo.

Ma il primo ricordo, in apertura di serata, andrà a Ciccio Maida, storico presidente del Gruppo folcloristico musico teatrale, prematuramente scomparso alcuni mesi fa.

Lo spettacolo è realizzato con la collaborazione della giornalista Maria Patrizia Sanzo e di Vittoria Camobreco, giornalista documentarista e scrittrice.

L’appuntamento è inserito nel cartellone estivo dell’Associazione “Agorà”, patrocinato dall’Amministrazione comunale.

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