Bancarotta fraudolenta, imprenditore finisce ai domiciliari

I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza, nell’ambito di indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno posto agli arresti domiciliari un imprenditore cosentino, indagato per il reato di bancarotta fraudolenta.

Le indagini condotte dalle fiamme gialle hanno interessato una società di brokeraggio, dichiarata fallita nel 2015, il cui amministratore avrebbe sottratto beni e denaro per un milione ed ottocentomila euro.
In particolare, il destinatario della misura avrebbe distratto beni e denaro della società fallita attraverso l’acquisto di beni, che una volta rivenduti, senza pagamento del corrispettivo, sarebbero ritornati nella sua disponibilità.

L’uomo, avrebbe, inoltre, contabilizzato crediti inesistenti, al fine di appropriarsi del denaro presente sui conti correnti della società.

Una volta svuotata di tutti i beni, la società è stata dichiarata fallita, con evidente pregiudizio per i creditori sociali.

Il sistema sarebbe stato replicato anche in una società satellite.

I risultati dell’attività investigativa hanno, infine, portato all’arresto dell’uomo.

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Vibo Valentia, operazione “Araba Fenice”: denunciati 4 imprenditori, sequestrati beni per oltre 5 milioni di euro

I finanzieri della Compagnia di Vibo Valentia hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Lamezia Terme, nei confronti di due società facenti parte di un gruppo di fatto riconducibile a noti imprenditori, da tempo attivi nel commercio all’ingrosso ed al dettaglio di materiali edili.

Il provvedimento giunge al termine delle indagini finalizzate ad accertare eventuali responsabilità penali, a carico degli amministratori di una società dichiarata fallita nel settembre del 2015.

L'attività investigativa ha portato, tra l'altro, alla denuncia degli amministratori per il reato di bancarotta fraudolenta.

Gli accertamenti condotti dalle fiamme gialle avrebbero permesso di acclarare come, in prossimità del fallimento, gli amministratori della società avrebbero compiuto una serie di atti dispositivi, anche a titolo gratuito, volti, da un lato, ad azzerare le garanzie patrimoniali nei confronti dei creditori e, dall’altro, ad assicurare la continuità aziendale mediante la creazione “ad hoc” di un nuovo organismo societario, di fatto sempre riconducibile al loro gruppo familiare.

Gli amministratori avrebbero, pertanto, distratto beni ed effettuato donazioni in favore sia di prossimi congiunti, sia di altre società del gruppo familiare. 

Utilizzando i beni sottratti, le persone raggiunte dal provvedimento di sequestro, avrebbero proseguito l’attività imprenditoriale attraverso un’altra società di nuova costituzione, sorta sulle ceneri di quella fallita.

Oggetto del provvedimento di sequestro, sono stati i beni della società neo costituita ed i residui beni ancora in capo alla società fallita, entrambe operanti nello stesso settore merceologico.

Il valore dei beni sequestrati in capo alle due società ammonta ad oltre 5 milioni di euro.

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Bancarotta fraudolenta: misura cautelare per marito e moglie, sequestrati 800 mila euro

La guardia di finanza di Castrovillari ha dato esecuzione a una ordinanza di misure cautelari personali e contestuale sequestro preventivo di beni mobili ed immobili, emesse dal Tribunale di Castrovillari nei confronti di B.M., di anni 46, e B.A., di anni 40, coniugi, entrambi di Altomonte, accusati dei reati di bancarotta fraudolenta documentale e distrattiva.

L’attività rappresenta l’epilogo di una complessa indagine espletata dalle fiamme gialle, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, coordinata dal Procuratore Capo Eugenio Facciolla e diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica Angela Continisio.

 In particolare, in relazione alla gestione fallimentare di una società di San Lorenzo del Vallo, esercente attività di smaltimento di rifiuti, sono state avviate indagini di polizia giudiziaria finalizzate a verificare la possibile bancarotta fraudolenta della società, in quanto le casse societarie risultavano “svuotate” e l’impresa “spogliata” di beni per un valore pari a circa 4 milioni e 300 mila euro, a danno dei creditori.

Dall’analisi della documentazione reperita nel corso delle indagini e da perquisizioni, sono emersi gravi indizi di frode in capo all’amministratore della società fallita, e ad altra persona con lui concorrente nei reati contestati, entrambi destinatari dei provvedimenti giudiziari restrittivi della libertà personale. Di fatto, l’amministratore della società in dissesto economico, mediante artifizi documentali e contabili, nonché attraverso la presentazione di falsi bilanci, aveva trasferito fraudolentemente la gran parte dei beni dell’impresa ad una nuova società amministrata dal concorrente nel reato – a tutt’oggi operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti – e che era stata da loro stessi creata nella stessa sede.

In particolare, mediante l’espediente dell’aggiornamento degli atti catastali ad opera della complice, moglie e amministratore della nuova società, avevano accatastato a favore di quest’ultima, a titolo di proprietà, un intero complesso aziendale composto da capannone industriale, uffici, alloggi e macchinari.

L’amministratore è stato assegnato agli arresti domiciliari, mentre per la donna il giudice ha disposto l’obbligo di firma presso le forze di polizia.

I finanzieri hanno inoltre posto sotto sequestro beni mobili ed immobili sottrattati fraudolentemente alla procedura fallimentare, per un valore pari ad 850 mila euro. 

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Bancarotta: sette persone arrestate, sequestrati beni per un valore di nove milioni di euro

Le Fiamme Gialle del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria stanno eseguendo un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dalla sezione G.I.P. del Tribunale di Palmi - su richiesta della Procura della Repubblica.

L'operazione coinvolge sette persone accusate di bancarotta fraudolenta, per aver distratto, occultato, dissimulato, distrutto o dissipato in tutto o in parte i beni di una società, causando un danno di rilevante gravità, ed avendo cagionato con dolo o per effetto di operazioni dolose il fallimento della stessa.

In particolare, si tratta di tre misure cautelari degli arresti domiciliari e di quattro misure cautelari del divieto di dimora.

Nel corso dell'attività è stato, inoltre, disposto il sequestro di quattro società e di conti corrente, riconducibili agli stessi soggetti, per un valore di circa  9 milioni di euro.

 

Denunciati due imprenditori per bancarotta fraudolenta

Due imprenditori sono stati denunciati dal Nucleo di Polizia Tributaria di Crotone per bancarotta fraudolenta nell’ambito di un’indagine delegata dalla locale Procura della Repubblica sul fallimento di una società di capitali crotonese operante nel settore turistico-alberghiero, avvenuto nel dicembre 2013. Per l’imprenditore reggino (l’altro è originario di Roma) è inoltre scattata l’aggravante della recidiva, essendo stato già condannato per analogo reato. 

Da preliminari accertamenti era emerso che l’azienda era stata posta in liquidazione volontaria nel 2001 senza un motivo ben preciso; tuttavia, la minuziosa attività investigativa svolta dalle Fiamme Gialle pitagoriche ha consentito di rilevare come la società, nonostante l’obbligo di scioglimento sancito dal codice civile, avesse continuato ad esercitare l’attività effettuando operazioni finanziarie e di gestione in danno dei propri creditori. In questo modo si è determinato, nel tempo, l’aumento esponenziale delle perdite che all’atto della sentenza di fallimento ha superato i tre milioni di euro. 

A conclusione dell’indagine i finanzieri hanno inoltre accertato la sparizione di parte della documentazione contabile, tra cui il registro dei beni ammortizzabili, allo scopo di ostacolare la ricostruzione della movimentazione degli affari e dei beni patrimoniali dell’impresa. 

 

Evasione fiscale e bancarotta fraudolenta: sequestrati beni per 7,5 milioni di euro

La Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro beni e valori per un totale superiore ai 7 milioni di euro nei confronti di due società accusate di reati di bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale. Gli amministratori legali delle società, operanti nel settore edile, dal 2010 ad oggi, avrebbero omesso di presentare le dichiarazioni dei redditi ed attuato un iter distrattivo e di alienazione dei beni posseduti e della titolarità delle quote, al fine di sottrarsi agli obblighi fiscali. Le società, secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle della Compagnia di Rossano, una volta costituite, operavano regolarmente sul mercato per un paio d’anni per poi essere cedute con contestuale “svuotamento” del patrimonio aziendale e cessione dei beni strumentali alla produzione. Ne sarebbe derivata una condizione di insolvenza in danno ai creditori e l’inevitabile fallimento. Al fine di rendere maggiormente difficoltosa la ricostruzione della bancarotta fraudolenta le società sarebbero state o intestate a soggetti esteri e la sede legale trasferita fittiziamente in località di mero comodo. La ricostruzione delle attività di impresa sarebbe stata ostacolata, inoltre, attraverso la distruzione o la denuncia di smarrimento dello scritture contabili obbligatorie per legge. Al termine dell’attività investigativa, in esecuzione di un decreto emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Castrovillari, sono stati posti sotto sequestro preventivo “per equivalente” beni per circa 7.500.000 euro, riferibili agli amministratori legali delle due società e considerati dagli investigatori come il frutto delle condotte criminose omissive degli obblighi tributari materializzate dalle due compagini societarie. Tra i beni sequestrati figurano abitazioni, rapporti bancari, quote societarie, terreni, magazzini, depositi, auto e moto di lusso e mezzi pesanti da lavoro, alcuni dei quali erano stati alienati dalle due società ad altre compagini, riconducibili agli stessi amministratori, poco prima della dichiarazione di fallimento. Le accuse rivolte agli amministratori coinvolti sono di bancarotta fraudolenta, omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali e di occultamento e distruzione delle scritture contabili obbligatorie.

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Bancarotta fraudolenta: 72enne agli arresti domiciliari

Un uomo di 72 anni è stato tratto in arresto dai Carabinieri  in ottemperanza all’ordine di esecuzione per espiazione di pena detentiva in regime di detenzione domiciliare, emesso dall'Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Firenze  dovendo espiare la pena residua di un mese di reclusione per il reato di bancarotta fraudolenta in concorso, commesso nel 2001 a Pistoia. Cosimo Cannizzaro, di Sant'Eufemia Eufemia d’Aspromonte, è stato tradotto presso la sua abitazione dove permarrà in regime di detenzione domiciliare.

Imprenditore denunciato per bancarotta fraudolenta

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno denunciato per bancarotta fraudolenta il titolare di una società operante in provincia. Le indagini disposte dalla locale Procura della Repubblica, muovono dal fallimento di una società di persone dichiarato dal Tribunale nel maggio del 2014. Le investigazioni dei finanzieri del Comando provinciale di Crotone hanno permesso di ricostruire, nonostante che il soggetto indagato avesse provveduto all’occultamento della documentazione contabile ed amministrativa, la distrazione di beni e, nello specifico, la sottrazione alla massa fallimentare degli automezzi della società. Ad insospettire le Fiamme Gialle la vendita di tali beni perfezionata in epoca antecedente alla dichiarazione di fallimento. Gli ulteriori controlli hanno permesso di accertare, altresì, la sottrazione delle rimanenze di magazzino e la mancata registrazione di alcune fatture attestanti un debito nei confronti di un fornitore di materie prime.

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