Boss della 'ndrangheta del Vibonese diventa collaboratore di giustizia

Il 43enne Andrea Mantella, considerato tra i soggetti di maggior rilievo delle cosche Lo Bianco e Piscopisani, in guerra con i Mancuso di Limbadi, è diventato un collaborare di giustizia. Rivelazioni, le sue, che sarebbero in grado di squarciare il velo su attività criminali e numerosi omicidi. I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro hanno richiesto che sia trasferito dal carcere di Spoleto a quello romano di Rebibbia. Imparentato con affiliati al clan Giampà, di Lamezia Terme, avrebbe dovuto uscire dalla casa di reclusione di Spoleto dopo aver scontato le pene inflittegli perché giudicato responsabile di associazione mafiosa. Invece di tornare a Vibo Valentia, però, si fermerà nella Capitale. 

 

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta, colpi di pistola contro la pizzeria della famiglia di un collaboratore di giustizia

Un'intimidazione è stata compiuta mercoledì sera ai danni di un esercizio commerciale gestito dai familiari di Roberto Violetta Calabrese, che da tempo ha avviato una collaborazione con i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia. Sette i colpi di pistola che hanno centrato la pizzeria, che si trova in piazza Loreto, nel cuore di Cosenza. Gli inquirenti non hanno dubbi e sono convinti si sia trattato di un atto intimidatorio indirizzato al pentito la cui testimonianza ha consentito di penetrare all'interno delle dinamiche criminali della cosca Rango-Zingari. Non più tardi di qualche ora prima, del resto, Pierpaolo Bruni, rappresentante della pubblica accusa per conto della DDA,  si era pronunciato in aula richiedendo che diversi soggetti considerati affiliati al clan venissero condannati ad oltre mezzo secolo di prigione. 

'Ndrangheta, undicenne collabora con la giustizia: "Mio padre braccio destro del boss"

La giustizia si sta avvalendo della collaborazione di un bambino di undici anni, mai era capitato nella storia della guerra alla 'ndrangheta che i magistrati potessero sfruttare i racconti di un testimone in così tenera età. La storia, raccontata da "Repubblica, ruota attorno alla figura del figlio di uno dei soggetti sospettati di essere al vertice di una potente cosca gravitante nella Piana di Gioia Tauro. A raccogliere le sue dichiarazioni è Giulia Pantano, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria al quale il ragazzino fornisce dettagli e particolari di ciò che avrebbe visto nel corso degli anni. Con lui la mamma, pure lei determinata nel collocarsi dalla parte giusta delle barricata per impedire che i suoi eredi vivano in contesti scellerati. L'uomo che lei ha sposato è finito in galera undici mesi fa, catturato nel contesto dell'indagine "Eclissi" condotta dai Carabinieri. Gli inquirenti, inoltre, sono in possesso, di una sim che è stata loro consegnata dal giovanissimo collaboratore, il quale ha spiegato che in numerose circostanze il padre se ne è servito per comunicare con uno fra i capi del clan rosarnese dei Bellocco, anch'esso con base nella stessa zona del Reggino.  "Mio papà - è scritto in uno dei verbali - faceva parte di questa cosca. Papà faceva quello che voleva all'interno della cosca, era il braccio destro del capo".  "Li ho visti fare tutto, tutto quello...so tutto quello che avete trovato armi. Ho visto la droga, le armi, pistole più che altro, fucili mai...la droga l'ho vista sempre nel garage, in giro non l'ho mai vista".  A maggio, al pari della mamma e dei due fratellini, è stato trasferito in un luogo segreto. 

 

 

Subscribe to this RSS feed