Incendiato il portone della casa di un presunto affiliato alla 'ndrangheta

Ignoti hanno dato alle fiamme il portone di un edificio in cui, tra gli altri, abita un ragazzo tratto in arresto quattro giorni fa nel contesto dell'inchiesta sulle attività criminali del clan "Rango-Zingari".

L'incendio è stato appiccato durante la notte tra domenica e lunedì a Paola, in provincia di Cosenza. L'allarme è stato lanciato dalla mamma che si è rivolta ai Vigili del Fuoco. L'attività investigativa sull'episodio è affidata ai Carabinieri, anch'essi recatisi sul luogo dove erano presenti residui di liquido infiammabile.

Sulla base di quanto ipotizzato dagli inquirenti, la cosca cosentina era dedita allo smercio di cocaina e hashish, al racket ai danni di titolari di esercizi commerciali ed aziende ed alla sottrazione di appartamenti di edilizia popolare a coloro che ne avevano diritto per "consegnarli" a soggetti appartenenti all'organizzazione criminale. 

 

 

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta, colpi di pistola contro la pizzeria della famiglia di un collaboratore di giustizia

Un'intimidazione è stata compiuta mercoledì sera ai danni di un esercizio commerciale gestito dai familiari di Roberto Violetta Calabrese, che da tempo ha avviato una collaborazione con i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia. Sette i colpi di pistola che hanno centrato la pizzeria, che si trova in piazza Loreto, nel cuore di Cosenza. Gli inquirenti non hanno dubbi e sono convinti si sia trattato di un atto intimidatorio indirizzato al pentito la cui testimonianza ha consentito di penetrare all'interno delle dinamiche criminali della cosca Rango-Zingari. Non più tardi di qualche ora prima, del resto, Pierpaolo Bruni, rappresentante della pubblica accusa per conto della DDA,  si era pronunciato in aula richiedendo che diversi soggetti considerati affiliati al clan venissero condannati ad oltre mezzo secolo di prigione. 

Arrestato il presunto autore dell'omicidio del giovane Antonio Taranto

Sarebbe lui il responsabile dell'assassinio di Antonio Taranto, 26 anni,commesso, il 29 marzo in via Popilia, a Cosenza. E' con questa accusa che i Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, hanno arrestato Domenico Mignolo, 28 anni, considerato vicino al clan Rango-Zingari. Sulla scorta di quanto ipotizzato dagli investigatori, il sospetto omicida avrebbe covato rancore a causa del comportamento adottato dalla sua cosca di riferimento mentre si trovava dietro le sbarre. L'organizzazione criminale, infatti, non gli avrebbe pagato le "mensilità" che riteneva di dover ricevere anche durante la sua permanenza in prigione. Per questa ragione, armatosi di revolver, si sarebbe recato sul balcone del proprio domicilio e da lì esploso il colpo di revolver che, per un tragico errore, centrò Antonio Taranto, completamente fuori dalla vicenda, e non l'obiettivo designato. 

 

 

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