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Questione rom a Cosenza, Sciullo (FI): "Finalmente risolto un problema atavico"

"L'amministrazione Occhiuto risolve finalmente un problema atavico, su cui si è negli anni lucrato, speculato e sempre rinviato proprio da chi ha in tutto questo tempo cercato di remare contro ad una soluzione che si è adesso concretizzata". "Lo scrive in una nota Alessandro Sciullo dei giovani di Forza Italia. "Lo smantellamento del campo Rom prima - continua il giovane consigliere comunale di Torano Castello con delega alle politiche sociali - e l'abbandono dalle tende di accoglienza ora sono avvenuti nel massimo rispetto dei diritti dei cittadini di etnia rom e il campo d'accoglienza, come annunciato al momento della costruzione, rimarrà a disposizione per le situazioni di emergenza. Si passa finalmente dopo anni da una situazione di degrado ed inquinamento ad una situazione di sicurezza sociale ed ambientale. Non posso, pertanto, che congratularmi con il Sindaco Occhiuto che con la sua azione amministrativa sta risolvendo dei problemi scomodi fin troppe volte spazzati in passato sotto il tappeto". 

 

Feto morto durante il parto in casa: la Procura ha aperto un fascicolo

I magistrati hanno deciso di vederci chiaro nella drammatica vicenda di un bimbo apparentemente nato già senza vita e che, come evidenziato dai primi accertamenti, presentava dei lividi sul capo. Una delle ipotesi avanzate dagli ipotesi degli inquirenti è che possa esserseli procurati cadendo immediatamente dopo essere venuto alla luce. L'indagine sull'episodio avvenuto all'interno di un'abitazione di Fagnano Castello, in provincia di Cosenza,  è stata avviata dalla Procura della Repubblica di Cosenza che, tuttavia, tende a smorzare il caso. In ogni caso è stato disposto che il piccolo cadavere sia sottoposto ad esame autoptico. Un passaggio necessario per appurare cosa sia avvenuto, visto che sul tavolo degli investigatori continuano ad esserci sia l'ipotesi che il bambino sia nato respirando, sia che, invece, fosse già spirato prima di nascere. Quando la donna ha partorito era in casa, con lei non era presente nemmeno il coniuge uscito per andare a lavorare. 

Sfonda il posto di blocco dei Carabinieri: inseguito ed arrestato

Un trentenne calabrese è stato arrestato a Rimini perché accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Sulla scorta di quanto riferito dagli inquirenti, l'uomo, trasferitosi da Cosenza a Gabicce Mare, nonostante l'alt intimatogli dai Carabinieri di Rimini, ha proseguito la corsa della sua automobile. Avrebbe sfondato il posto di controllo allestito dai militari dell'Arma, una manovra che avrebbe pure messo a repentaglio i militari dell'Arma. A bloccare l'azione rocambolesca dell'arrestato è stato lo scontro con una vettura che procedeva in senso opposto. A seguito del violento impatto, il trentenne è uscito dall'abitacolo provando una fuga immediatamente bloccata dagli uomini in divisa. Sembra che stesse tornando a casa dopo aver trascorso le ore serali all'interno di un locale. L'alcol test cui è stato sottoposto avrebbe certificato che la percentuale alcolemica era pari al triplo di quella consentita. 

Ragazza scomparsa la settimana scorsa: sotto torchio tre persone

La madre e due persone che abitano vicino casa sono state sentite dagli inquirenti che stanno indagando sulla vicenda della giovane di 20 anni scomparsa la settimana scorsa a Bisignano. Gli interrogatori sono durati tre ore e , sebbene alla fine degli stessi non sia stata decisa alcuna misura nei loro confronti, gli investigatori avrebbero colto alcuni punti rilevanti ai fini della soluzione del giallo. I magistrati, a questo proposito, lasciano trapelare che la pista imboccata potrebbe essere quella giusta. Nel frattempo le attività di ricerca di Roxana continuano ininterrottamente. Anche la possibilità che la ragazza sia stata uccisa è contemplata dai responsabili dell'inchiesta.

Il Comune paga i rom perché lascino la tendopoli

Il comune paga gli ex abusivi. L’ennesima bizzarra notizia di questo nostro stravagante Paese, arriva da Cosenza dove la giunta ha deliberato la concessione di un contributo a favore un gruppo di persone che risiede in un “campo d’emergenza”. Detta così sembrerebbe una notizia come tante altre, se non fosse che gli individui che dimorano nel “campo” in questione non sono profughi o rifugiati; non sono neppure uomini e donne che scappano dalla guerra. Si tratta, per lo più, di cittadini romeni di etnia rom, trasferiti nel “campo d’emergenza” lo scorso mese di giugno, in seguito ad un’ordinanza con la quale il sindaco ha disposto lo sgombero di un accampamento realizzato abusivamente sulle rive del fiume Crati e di un’immobile di proprietà di Rete ferroviaria italiana dove, come si evince dalla deliberazione “ erano stati collocati provvisoriamente altri nuclei rom per un incendio verificatosi nell’anzidetta baraccopoli”.  Effettuato lo sgombero, il comune ha predisposto una struttura temporanea nella quale ha dato ospitalità agli “sfollati”. Un provvedimento già di per sé singolare dal momento che, in un Paese normale, chi viola la legge dovrebbe incorrere nei rigori della sanzione e non nei benefici del welfare. Nel caso in questione, la legge è abbastanza chiara. L’articolo 633 del codice penale, prescrive, infatti, che  “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da euro 103 a euro 1.032.”. Qualora qualcuno, indipendentemente dalla razza, dalla religione e da qualunque altra caratteristica personale o collettiva, dovesse, putacaso, occupare un immobile che non sia di sua proprietà, dovrebbe essere tempestivamente sottoposto al rispetto della legge. A ciò si aggiunga che, nell’eventualità in cui un comune cittadino realizzi un’opera abusiva, anche, su un terreno di sua proprietà deve provvedere alla rimozione della stessa. Nel caso d’inerzia, l’amministrazione pubblica interviene direttamente ed addebita le spese al trasgressore. Questo è ciò che dovrebbe avvenire in un Paese mediamente serio, dove le leggi hanno valore erga omnes. Ma l’Italia si sa è la patria del diritto e quindi dei sotterfugi, delle eccezioni e delle interpretazioni. Così, il Comune di Cosenza, anziché pretendere la punizione dei trasgressori, ha offerto un contributo economico a quanti decideranno di lasciare il “campo d’emergenza”. Una sorta di Tfr del valore di 600 euro “per ciascun nucleo familiare”, più altri 300 euro per ogni “membro del nucleo familiare, oltre il capo famiglia”. In totale, la previsione di spesa, che supera i 136 mila euro, è finalizzata a coprire i “primi costi” che i rom dovranno sostenere per trasferirsi “dal predetto campo di emergenza ad altre località del territorio nazionale od estero, nonché alla copertura dei primi costi per la detenzione di un alloggio nel territorio locale, nazionale od estero”. Il provvedimento è stato motivato, tra le altre cose, dalla presenza di “situazioni culturali che vanno dalla differenza dei costumi antropologici a quelle ideologiche-esistenziali e situazioni sociali [che] fanno sì che questi immigrati, non essendo ancora inseriti nel nuovo contesto ed avendo abbandonato le proprie origini, vivono molto ambiguamente tra l’essere attratti dalla cultura occidentale e dai suoi simboli e continuare ad essere legati alle modalità di vita del passato nomade”. Con tutta evidenza, la giunta di Cosenza ha deciso di applicare con chi risiede nel “campo” la tecnica diseducativa di quei genitori che al bambino che ha commesso una marachella dicono: “ti compro il gelato ma non lo fare più”. Proprio come in quel caso, nessuno è in grado di offrire la garanzia che l’episodio non si ripeta. Chi può, infatti, assicurare che, una volta intascata la “buonuscita”, i beneficiari non decidano di stabilirsi in una nuova baraccopoli, magari costruita, proprio, con i soldi ricevuti dal Comune? Senza tralasciare che il provvedimento manca di equità, a meno che un contributo analogo non sia stato concesso dal Comune ai cittadini, italiani e stranieri, costretti ad emigrare pur non avendone i mezzi. L’episodio più che paradossale è assurdo, anche, per ragioni meno contingenti. In un tempo in cui la povertà dilaga e le famiglie, italiane e straniere, sono alle prese con un difficilissima congiuntura economica, lo Stato, nelle sue varie accezioni dovrebbe farsi carico delle situazioni più difficili. Ogni intervento, destinato a chi vive in stato di bisogno dovrebbe, essere riservato esclusivamente a coloro i quali s’impegnano a osservare le regole. Sottostando all’imperio della legge, il cittadino dimostra il proprio rispetto nei confronti della comunità in cui vive e dalla quale, in virtù del principio di solidarietà, riceve l’aiuto di cui necessita. Si tratta di un’elementare regola di buon senso. Ma il buonsenso, ormai, da anni non ha più diritto di cittadinanza in Italia.

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Sequestrata in Calabria altra discarica abusiva di rifiuti speciali

La Guardia di Finanza continua nella sua opera di prevenzione e repressione di reati ambientali ed ha effettuato il sequestro di una discarica abusiva, in cui vi era depositato materiale di ogni tipo come bombole di gas, bottiglie in plastica e vetro, alluminio, bidoni di carburante vuoti, resti di autovetture abbandonate e materiali ferrosi trovati, tra l’altro, in avanzato stato di ossidazione. Quello che può essere definito un vero e proprio "monumento" dell’illegalità ambientale è stato rinvenuto sulla costa tirrenica in provincia di Cosenza, in una nota località turistica, dove i rifiuti speciali, così come definiti dall’art. 7 del D.Lgs. 22/97, erano depositati su un’area di circa 650 metri quadrati e abbandonati in evidente stato di deterioramento. Il ritrovamento è avvenuto grazie a dei controlli effettuati dagli uomini della Guardia di Finanza cosentina che si sono ritrovati di fronte al classico scenario di degrado che contraddistingue i luoghi utilizzati per smaltire irregolarmente i rifiuti. Una serie di appostamenti, svolti anche in orari notturni, hanno consentito di individuare i mezzi di trasporto utilizzati da una ditta individuale intestata ad un imprenditore che ripetutamente raccoglieva rifiuti e resti di attività industriali e li depositava illecitamente. L’area è stata posta immediatamente sotto sequestro ed il responsabile della ditta e il proprietario del terreno sono stati denunciati all’Autorità Giudiziari per violazione dell’art. 256 del D.lgs. 152 del 2006. Rischiano l’arresto da 1 anno a 3 anni, un’ammenda fino a 52.000 euro vista la notevole pericolosità dei materiali abbandonati e saranno obbligati alla bonifica del terreno smaltendo i rifiuti accumulati tramite soggetti abilitati dalla legge. 

Nessuna notizia della ragazza scomparsa una settimana fa

Pare essere stata inghiottita dal nulla la giovane di 20 anni di cui non si hanno notizie da una settimana. Stamane gli inquirenti si sono incontrati negli uffici del Tribunale di Cosenza per fare il punto della situazione in merito alla misteriosa vicenda in cui al centro è Roxana Radac, di origini romene, e scomparsa a Bisignano. I Carabinieri del Nucleo operativo del capoluogo bruzio hanno ininterrottamente lavorato alla sua ricerca nella località silana, senza ottenere risultati concreti. Lasciata la sua abitazione condivisa da qualche mese con la mamma e la sorella, non vi ha più fatto rientro. La preoccupazione monta ogni giorno di più perché la ragazza ha lasciato a casa tutto ciò che le appartiene ed il telefono cellulare continua non essere acceso. Fra le piste battute dagli investigatori, anche quella di una morte violenta. A breve, le indagini si arricchiranno delle testimonianze di coloro che sono recentemente entrati in contatto con lei. 

Trovate armi e droga a casa della nonna: arrestato 21enne

Agenti della Squadra Mobile hanno tratto in arresto, con l'accusa di detenzione di armi e sostanze stupefacenti, un ventunenne. Perquisendo il domicilio della nonna del giovane, i poliziotti della questura di Cosenza, hanno trovato tre fucili, uno dei quali oggetto di un furto, 850 grammi di hascisc, 520 grammi di marijuana, 23 grammi di mannite, due grammi di cocaina e due bilancini di precisione. Materiale illecito rinvenuto nel bagno dell'appartamento che da anni non era abitato. 

   

   

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