L'antica tradizione del funerale condizionata dal coronavirus

Da quanto si legge sulla carta stampata e sui social uno dei divieti,  tra quelli imposti dal Governo e finalizzati al distanziamento tra le persone per impedire la propagazione dell’epidemia da covid, più disattesi  è  lo svolgimento dei funerali con la presenza di persone. In molti paesi della Calabria e non solo, il rito funebre per dare l’ultimo saluto al defunto ed accompagnare il feretro al cimitero è pregno di simboli, storia e costumi. Una delle usanze più diffuse era la presenza delle donne vestite a lutto con i capelli sciolti che piangevano il defunto e ne ricordavano le sue virtù in vita raccomandandolo con le loro parole e nenie ai parenti defunti per una buona accoglienza nell’aldilà (nell’antica Roma si chiamavano prefiche). “ Palumba mia”, “ cori mio” replicavano la moglie ed i parenti più stretti in un pianto disperato e sofferto seguito da intense preghiere.

Un’altra usanza diffusa in passato era la presenza di donne accanto al feretro con il braciere.

Quello che colpisce nella foto allegata che ritrae lo svolgimento di un funerale a Filogaso nei primi anni degli anni sessanta è appunto la presenza di queste quattro ragazze, ora donna mature, con il braciere portato in testa disposte ai quattro lati del feretro. Non è chiaro il motivo della presenza del braciere, né sono riusciti a dare una spiegazione plausibile, se non quella di una vecchia tradizione, le persone anziane del paese. Probabilmente  il rito si rifà alla tradizione religiosa cristiana ed in particolare alla liturgia evangelica del mercoledì delle ceneri e alla benedizione del fuoco il venerdì e sabato santo. Più in generale  ricorda la frase latina “Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris “ (ricordati, uomo, che polveri sei e in polvere ritornerai), la distruzione e la rinascita,  la potenza di Dio, la purificazione dell’uomo.

In quella foto c’è anche la partecipazione di un’intera popolazione  di ogni ceto ed estrazione sociale dal commerciante, al contadino, agli artigiani, ai professionisti che esprimono con la loro presenza vicinanza e partecipazione al dolore dei parenti del defunto. Si notano uomini vestiti con abiti semplici e di poco valore tipici  di una società prevalentemente contadina, colpisce ,invece, l’abbigliamento di  alcune donne, le più anziane. Indossano il classico vestito tradizionale tipico di allora, diverso in ogni costituito da una gonna lunga nera c, il classico “dubretto”, ed in testa una tovaglia nera rivoltata. Alcuni sono stati protagonisti della vita politica del paese ,altri si sono distinti per laboriosità ed impegno. Tutti indistintamente , anche le donne, hanno partecipato all’emancipazione ed alla crescita sociale ed economica del paese. Molti di quei costumi ed usanze sono caduti in disuso con il passare del tempo. Un’altra foto di un altro funerale svolto poco tempo dopo certifica il cambiamento. Non più i portantini, non più i bracieri e le prefiche, ma il carro funebre ed i fiori.

La partecipazione corale al lutto è rimasta ed il divieto in questo periodo pesa molto in ciascuno di noi.

Il pensiero, tuttavia, che l’assenza momentanea, possa salvare vite umane ed evitare nuovi lutti  deve prevalere su  ciascuno e su ogni cosa.

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L'antica tradizione del funerale condizionata dal coronavirus

Da quanto si legge sulla carta stampata e sui social uno dei divieti,  tra quelli imposti dal Governo e finalizzati al distanziamento tra le persone per impedire la propagazione dell’epidemia da covid, più disattesi  è  lo svolgimento dei funerali con la presenza di persone. In molti paesi della Calabria e non solo, il rito funebre per dare l’ultimo saluto al defunto ed accompagnare il feretro al cimitero è pregno di simboli, storia e costumi. Una delle usanze più diffuse era la presenza delle donne vestite a lutto con i capelli sciolti che piangevano il defunto e ne ricordavano le sue virtù in vita raccomandandolo con le loro parole e nenie ai parenti defunti per una buona accoglienza nell’aldilà (nell’antica Roma si chiamavano prefiche). “ Palumba mia”, “ cori mio” replicavano la moglie ed i parenti più stretti in un pianto disperato e sofferto seguito da intense preghiere.

Un’altra usanza diffusa in passato era la presenza di donne accanto al feretro con il braciere.

Quello che colpisce nella foto allegata che ritrae lo svolgimento di un funerale a Filogaso nei primi anni degli anni sessanta è appunto la presenza di queste quattro ragazze, ora donna mature, con il braciere portato in testa disposte ai quattro lati del feretro. Non è chiaro il motivo della presenza del braciere, né sono riusciti a dare una spiegazione plausibile, se non quella di una vecchia tradizione, le persone anziane del paese. Probabilmente  il rito si rifà alla tradizione religiosa cristiana ed in particolare alla liturgia evangelica del mercoledì delle ceneri e alla benedizione del fuoco il venerdì e sabato santo. Più in generale  ricorda la frase latina “Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris “ (ricordati, uomo, che polveri sei e in polvere ritornerai), la distruzione e la rinascita,  la potenza di Dio, la purificazione dell’uomo.

In quella foto c’è anche la partecipazione di un’intera popolazione  di ogni ceto ed estrazione sociale dal commerciante, al contadino, agli artigiani, ai professionisti che esprimono con la loro presenza vicinanza e partecipazione al dolore dei parenti del defunto. Si notano uomini vestiti con abiti semplici e di poco valore tipici  di una società prevalentemente contadina, colpisce ,invece, l’abbigliamento di  alcune donne, le più anziane. Indossano il classico vestito tradizionale tipico di allora, diverso in ogni costituito da una gonna lunga nera c, il classico “dubretto”, ed in testa una tovaglia nera rivoltata. Alcuni sono stati protagonisti della vita politica del paese ,altri si sono distinti per laboriosità ed impegno. Tutti indistintamente , anche le donne, hanno partecipato all’emancipazione ed alla crescita sociale ed economica del paese. Molti di quei costumi ed usanze sono caduti in disuso con il passare del tempo. Un’altra foto di un altro funerale svolto poco tempo dopo certifica il cambiamento. Non più i portantini, non più i bracieri e le prefiche, ma il carro funebre ed i fiori.

La partecipazione corale al lutto è rimasta ed il divieto in questo periodo pesa molto in ciascuno di noi.

Il pensiero, tuttavia, che l’assenza momentanea, possa salvare vite umane ed evitare nuovi lutti  deve prevalere su  ciascuno e su ogni cosa.

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Funerali privati per il 45enne ucciso a Siderno

Niente esequie in forma pubblica per Carmelo Muià, il 45enne ucciso in un agguato a Siderno il 18 gennaio scorso, ritenuto organico alla cosca di ‘ndrangheta dei Commiso.

Il provvedimento, notificato ieri ai familiari, è stato assunto dal Questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi al fine di “scongiurare che la celebrazione dei funerali possa rappresentare occasione propizia per la commissione di azioni di rappresaglia, iniziative intimidatorie o illegali”.

Una nota della questura, ricorda che “il provvedimento adottato è l’ulteriore conferma della linea di fermezza adottata dalle Istituzioni contro ogni possibile forma di illegalità e a garanzia e tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”.

La cosca dei Commiso, attiva nel narcotraffico e nel racket delle estorsioni, opera a Siderno, in Canada, Argentina ed Australia..

I funerali di Carmelo Muià si sono svolti, quindi, questa mattina in forma strettamente privata. 

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Morto presunto boss Carmelo Lo Bianco: questore dispone funerali all’alba e senza corteo

Il questore di Vibo Valentia Filippo Bonfiglio ha disposto una serie di prescrizioni per lo svolgimento del funerale del presunto boss Carmelo Lo Bianco, deceduto ieri presso l’ospedale “Pugliese” di Catanzaro. 

La morte, avvenuta all’età di 75 anni, sarebbe riconducibile a problemi cardiaci. I funerali si svolgeranno all’alba, senza corteo e con la presenza dei più stretti familiari. La decisione è dovuta a “motivi di ordine pubblico”.

Carmelo Lo Bianco - il quale era ai domiciliari date le sue condizioni di salute – stava scontando una condanna a 10 anni di reclusione a seguito della condanna maturata al termine del processo “Nuova alba”.

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Funerali in forma strettamente privata per presunto affiliato alla 'ndrangheta

Alle 6 di stamattina, si sono svolti in forma strettamente privata i funerali dell'85enne Vincenzo Oliverio, deceduto per cause naturali lo scorso 9 agosto e ritenuto affiliato alla locale cosca di 'ndrangheta dei Gallico. Il rito è stato  celebrato presso il cimitero di Palmi. Il Questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, considerati i trascorsi giudiziari e lo spessore criminale del defunto, a garanzia dell’ordine e della sicurezza pubblica, ha disposto il divieto dei funerali in forma pubblica e solenne, consentendo la partecipazione alle esequie solo dei più stretti congiunti. Il divieto è stato emesso a conferma della linea già adottata in circostanze analoghe.

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Ucciso in un agguato: il Questore vieta funerali pubblici

Si sono svolti stamane, in forma strettamente privata, i funerali dell'uomo di 47 anni ferito mortalmente da colpi d’arma da fuoco lo scorso 3 aprile, inserito, sostengono gli inquirenti, in contesti di criminalità organizzata. Il Questore della Provincia di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, considerati i trascorsi giudiziari del defunto, Domenico Polimeni, e la gravità dell’evento delittuoso, a garanzia dell’ordine e della sicurezza pubblica, ha disposto il divieto dei funerali in forma pubblica e solenne, consentendo la partecipazione alle esequie, celebratesi a Laganadi, solo dei più stretti congiunti. Il divieto è stato emesso a conferma della linea già adottata in circostanze analoghe.

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Strazio ai funerali dei quattro ragazzi morti nell'incidente sull'A3

Erano in tantissimi e non poteva essere altrimenti. Uno strazio collettivo che ha tolto il respiro a Gioia Tauro. Hanno voluto salutare per l'ultima volta Fortunato Calderazzo, Marzio Canerossi, Francesco Carrozza e Giuseppe Speranza, i quattro ragazzi, tre di 22 ed uno di 24 anni, che hanno perso la vita in uno spaventoso incidente stradale verificatosi all'alba di lunedì nei pressi dello svincolo di Mileto dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Il rito funebre, officiato da don Gianni Gentile, alla presenza del sindaco Giuseppe Pedà, è stato celebrato nella chiesa Maria Santissima di Porto Salvo, nel quartiere Marina. I tanti amici delle giovanissime vittime hanno indossato magliette su cui era possibile leggere le frasi: "Anche in paradiso avrete il priveè, ciao angeli", Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta". 

Venerdì pomeriggio a Serra i funerali del maresciallo Procopio

Saranno celebrati domani, venerdì 4 settembre, i funerali di Biagio Procopio, il maresciallo dei Carabinieri di 58 anni morto nelle prime ore di mercoledì, in seguito ad un incidente stradale verificatosi a Vena di Ionadi. Il rito funebre avrà inizio alle 15:30 presso la chiesa Matrice di Serra San Bruno. Originario della cittadina della Certosa, il sottufficiale prestava servizio nella Stazione Carabinieri di Vibo Valentia. 

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