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Serra, Domenica l’Apertura della Porta della Misericordia a Santa Maria: i particolari dell’evento

Avrà inizio alle 15:30 di Domenica 20 dicembre il solenne rito di Apertura della Porta delle Misericordia, che sancirà ufficialmente l’inizio dell’Anno Santo per il Santuario Regionale di Santa Maria del Bosco. La solenne celebrazione sarà presieduta da Monsignor Giuseppe Silvestre, Vicario Arcivescovile, e vedrà la partecipazione dei parroci della Forania di Serra, delle confraternite e di numerose autorità, civili e militari. L’apertura della Porta della Misericordia a Santa Maria, come in altri importanti centri di spiritualità dell’Arcidiocesi catacense, segue all’Apertura del Giubileo nelle Cattedrali di tutte le diocesi calabresi, avvenuta Domenica 13 dicembre. Il rito avrà inizio presso il Laghetto di San Bruno, dove tra le altre cose verrà proclamato un brano tratto dalla Bolla di Indizione dell’Anno Santo scritta dal Santo Padre Francesco. Il momento centrale della celebrazione dell’apertura della Porta della Misericordia sarà preceduto dal cammino processionale. A partire da Domenica, quindi, varcare la porta del Santuario Bruniano avrà lo stesso valore che varcare quella del tempio per antonomasia del Cattolicesimo, la Basilica di San Pietro. L’indulgenza per i fedeli che visitano il Santuario di Santa Maria si potrà acquisire alle condizioni poste dalla Chiesa: confessione e Comunione sacramentale, visita a una chiesa giubilare e sosta in preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Il rito di Apertura della Porta della Misericordia sarà dunque il primo di una lunga serie di eventi che il Santuario Regionale proporrà per l’Anno Santo, in concerto con l’Arcidiocesi Metropolitana e con la collaborazione dell’Amministrazione comunale. Tra questi spiccheranno il Lunedì e il Martedì di Pentecoste nel prossimo maggio, memoria della Traslazione delle reliquie di San Bruno e del Beato Lanuino, giornate inserite dalla Curia nel ricco calendario delle celebrazioni giubilari nei Santuari. Ancora da stabilire, invece, la data forse più attesa dai serresi, come da tradizione secolare, in ogni giubileo: la visita in paese del simulacro ligneo di Santa Maria del Bosco, il cui cuore d’oro contiene una pergamena recante i nomi dei certosini di Santo Stefano del Bosco e che viene “aggiornata” ogni anno santo, sia ordinario che straordinario.

Giubileo della Misericordia, aperte le undici Porte Sante della Calabria

Il processo di apertura delle Porte Sante nelle diocesi della Calabria, partito ieri con le celebrazioni di Reggio Calabria, Rossano e Locri, è stato completato oggi, mentre i riti nelle parrocchie saranno avviati da domani. In questi luoghi, sarà possibile ottenere l’indulgenza. Gli inviti alla conversione sono stati parte integrante dei discorsi dei vescovi della nostra regione. Martedì scorso, fra la commozione del mondo cattolico, Papà Francesco aveva aperto la Porta Santa alla basilica di San Pietro a Roma; domenica prossima, IV di Avvento, si vivrà poi nel Santuario regionale di Santa Maria del Bosco, a Serra San Bruno, l’inizio del Giubileo con l’apertura della Porta della Misericordia. Per i fedeli, è un periodo di preghiere intense che prepara i cuori a vivere il Natale.

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Giubileo, attesa a Serra per l’apertura della Porta della Misericordia

L’amministrazione comunale di Serra San Bruno e il rettore del Santuario regionale di Santa Maria del Bosco comunicano che anche la cittadina della Certosa sarà coinvolta attivamente nelle celebrazioni giubilari per l’Anno Santo della Misericordia, indetto in via straordinaria dal Santo Padre Francesco. Domenica 20 dicembre, IV di Avvento, si vivrà nel Santuario bruniano l’inizio del Giubileo con l’apertura della Porta della Misericordia, stabilita anche per altri importanti centri spirituali dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace. Nell’imminenza del Natale, nella suggestiva cornice di Santa Maria, ci sarà dunque un momento di spiritualità molto intenso e significativo, che coinvolgerà anche gli altri santuari e le basiliche della nostra Chiesa diocesana, la quale vivrà invece il momento celebrativo di apertura della Porta della Misericordia nella Cattedrale di Catanzaro domenica 13 dicembre alle ore 16:00. Quello di domenica 20 dicembre sarà dunque il primo di una lunga serie di eventi che il Santuario regionale proporrà per l’Anno Santo, in concerto con l’Arcidiocesi Metropolitana e con la collaborazione dell’mministrazione comunale. Tra questi spiccheranno di certo il Lunedì e il Martedì di Pentecoste nel prossimo maggio, memoria della Traslazione delle reliquie di San Bruno e del Beato Lanuino (del quale ricorrerà, tra l’altro, nel 2016, il 900° anno della morte), giornate inserite dalla Curia nel ricco calendario delle celebrazioni giubilari nei Santuari. Ancora da stabilire, invece, la data forse più attesa dai serresi, come da tradizione secolare, in ogni Giubileo: la visita in paese del simulacro ligneo di Santa Maria del Bosco, il cui cuore d’oro contiene una pergamena recante i nomi dei certosini di Santo Stefano del Bosco e che viene “aggiornata” ogni anno santo, sia ordinario che straordinario. 

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Al servizio della gioia! A Serra la Festa dei giovani

Sabato 28 novembre, alle ore 16:30, i giovani di tutta la Forania di Serra San Bruno si ritroveranno nella chiesa Matrice di San Biagio per dare inizio alla Missione dei Giovani, voluta per l’anno Pastorale 2015-2016 dall’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone. Un momento di fede che si prolungherà nella condivisione e nella gioia, dopo la Celebrazione Eucaristica, presso Palazzo Chimirri. La Festa dei giovani vuole essere solo il primo di una serie di appuntamenti che coinvolgeranno i giovani impegnati in ambito ecclesiale e associativo. Altre iniziative seguiranno nel corso dell’anno pastorale, segnato tra le altre cose anche dell’Anno Santo straordinario della Misericordia, voluto da papa Francesco, e che culminerà nella Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia nel prossimo luglio. La Forania di Serra era stata la prima tra quelle della nostra Arcidiocesi a ricevere dalle mani del Presule l’icona del Volto del Risorto, simbolo della Missione dei Giovani. Dalla veglia della scorsa Pentecoste alla fine di giugno, l’icona ha visitato le parrocchie di Serra (Spinetto e Terravecchia), Brognaturo, Mongiana, Simbario, Fabrizia, Nardodipace, Spadola, partendo dal luogo simbolo della Forania, ossia il Santuario regionale di Santa Maria del Bosco, dove ha sostato in occasione della Festa di San Bruno a maggio. Un gesto di attenzione e premura da parte dell’Arcivescovo verso questo territorio, che dunque non sembra essere più ai margini dell’Arcidiocesi. A marcare ulteriormente l’affetto verso il nostro circondario sarà quindi la presenza di monsignor Bertolone nella chiesa Matrice, che si prevede per l’occasione invasa dai giovani di tutta la Forania. Per seguire costantemente le attività delle singole parrocchie in occasione della Missione dei Giovani, i Delegati della Forania hanno creato una pagina Facebook: “Missione Diocesana dei Giovani – Forania di Serra San Bruno”. 

Vecchi e nuovi scavi archeologici a Santa Maria del Bosco

Il primo decennio del ‘900, è risaputo, è stato il felice periodo di un’imponente campagna di scavi archeologici e buona parte della Calabria bruzia, magnogreca e romana ne è stata interessata. Da Crotone a Sibari, da Cirò a Caulonia e tante altre località sono state teatro di interesse per il famoso archeologo Paolo Orsi. A lui il merito di aver scoperto, tra le altre bellezze, l’acrolito di Apollo Aleo a Cirò Marina e il “mosaico dei delfini” a Capo Colonna. Però inspiegabilmente quella campagna non si affacciò sull’entroterra delle Serre, se non solo a Stilo. A Paolo Orsi è possibile che sfuggisse l’architettura normanna? Non sapesse della fondazione cenobitica nel bel mezzo delle montagne tra Stilo e Arena? O forse c’è stato dell’altro: difficoltà logistiche, carenza di risorse o cos’altro? O forse più semplicemente l’area montana delle Serre vibonesi non è stata mai pensata come area archeologica, ignota nelle carte degli studiosi? Non è possibile che ci si è sbagliati a fermare l’indagine archeologica solo sulla storia e sui siti prima del Mille? Sta di fatto che la campagna di scavi dell’Orsi non toccò il primo nucleo cenobitico di Santa Maria del Bosco, l’antico eremo dove visse e morì il patriarca Bruno di Colonia, fondatore della Certosa di Serra San Bruno. Un primo tentativo di ricerca, seppur molto approssimativo in termini tecnico-scientifici, si è operato negli anni che vanno dal 1968 al 1973, voluto dal Priore del tempo Willibrando Pnemburg.  L’esito non è stato, come si potrebbe pensare, povero, anzi: rinvenuti frammenti di pavimento e un gruppo di ossa umane, oggi visibili nella chiesetta di Santa Maria. Scrive il serrese Silvano Onda in “L’Eremo di Santa Maria della Torre” ( Ed. Pellegrini, Cosenza 1992) che: “i pochi resti archeologici rinvenuti a Santa Maria sono molto preziosi poiché costituiscono dei campioni su cui, in futuro, dovranno, visto che non è stato ancora fatto, essere studiati in tutte le loro eventuali componenti.” E non solo.  Onda stimola a fermare l’attenzione  sul frammento di pavimento “ nella sua tipologia, struttura, decorazione, tipo di materiale, sistema di costruzione del pavimento stesso e suo inserimento in un possibile arredamento generale con la chiesa…”. Di questo passo chissà che non si potrebbe arrivare alle tecniche costruttive dell’antica Certosa e ai suoi misteriosi edifici dentro e appena fuori. E allora ben venga un ulteriore tentativo di scavo archeologico come anticipato, in esclusiva dal nostro giornale, ilredattore.it, nei giorni scorsi. Nei prossimi mesi, con rilievi geo-topografici, dovrebbero (quanto mi piacerebbe non dover usare il condizionale), iniziare le operazioni di scavo alle direttive dell’archeologo medievalista Francesco Cuteri, di origini serresi. Anche questa volta l’iniziativa è generata dalla Certosa col suo Priore dom Basilio Tribellato con la collaborazione del Parco Naturale Regionale delle Serre.  Una cosa è certa: questa campagna di scavi non si mostrerà approssimativa e affidata a volontari perché, come ammonisce Silvano Onda, “tutta l’area cenobitica di Serra, in quanto ‘zona sacra’, ha bisogno di un’indagine sistematica artistico monumentale e storica promossa da un ‘centro’ o dalla stessa certosa purché in stretto collegamento con la soprintendenza al fine di giungere a delineare con maggior sicurezza il fenomeno del monachesimo certosino…”.

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Serra “Lascia correre”: eccellenze di un territorio unico in TV

Ciak, si gira. In onda, sulle frequenze televisive di Viva Voce (canale 90), va Serra San Bruno. Il cerchietto rosso sul calendario è da apporre sul 20 agosto, l’appuntamento è alle ore 21. Sul piccolo schermo ci sono le eccellenze di un territorio dalle immense potenzialità che vanno trasformate in occasioni di sviluppo. Le telecamere dell’emittente regionale si sono inizialmente concentrate sulle chiese dell’Addolorata, Matrice, dell’Assunta di Terravecchia e di Spinetto. A rispondere alle domande del giornalista Fabio Benincasa è stato lo studioso Marco Primerano, sempre puntuale interprete della vita religiosa. È seguito il “viaggio” nel Museo della Certosa con le successive attente puntualizzazioni dello storico Tonino Ceravolo, abile maestro nello spiegare le scelte di San Brunone di Colonia e nel descrivere le vicende concernenti quanto accaduto entro la cinta turrita. La splendida cornice di Santa Maria del Bosco ha ospitato gli stand gastronomici di alcune realtà produttive di successo: le produzioni di Fiorindo Franco, Serfunghi e Stingi Group. Siparietto con il boscaiolo Bruno Malvaso che ha “estratto” uno zampillo ligneo da un tronco. Meravigliose poi le specie botaniche del vivaio Rosarella descritte con sapienza dal professor Maurizio Siviglia. Nel mezzo le interviste del conduttore Ugo Floro al sindaco Bruno Rosi e al presidente del consiglio comunale Giuseppe De Raffele. La parte finale della puntata di “Lascia correre” è stata dedicata ai motori del 4X4 ("I fanatici delle Serre") e alle pallavoliste under 13 e under 14 di “Serra nel Volley”, fra le più competitive a livello regionale. Un ottimo spot per una terra dotata di bellezze uniche che, attraverso il turismo, può aprirsi una strada verso un futuro di crescita economica e sociale.

 

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Serra, buona presenza di turisti a Santa Maria del Bosco

L’ultima domenica di luglio conferma che la meta serrese conserva ancora la sua attrattività nonostante il fascino delle onde marine: evidentemente la spettacolarità dei paesaggi naturali e la spiritualità bruniana rimangono obiettivi desiderabili per i visitatori. Sia l’area della Certosa che Santa Maria del Bosco sono state raggiunte da numerosi turisti meravigliati dalla bellezza dei luoghi  santi e dai loro segreti. C’è chi ha preferito un conviviale picnic e chi ha optato per una salutare camminata lungo il sentiero Frassati, chi ha scelto di visitare il Museo della Certosa e chi ha recitato una solitaria preghiera nei pressi del laghetto di San Bruno  o nelle chiese del paese. Le temperature gradevoli, specie all’ombra di qualche albero secolare, sono state poi un motivo in più per venire a Serra per chi non sopporta l’afa delle città.

 

Serra e i suoi tesori: ecco quali sono le risorse per avviare lo sviluppo

Il fascino di una storia millenaria, l’attrattività di paesaggi naturali incontaminati, il mistero della spiritualità bruniana, lo spettacolo di preziose gemme artistiche, la raffinatezza dell’arte culinaria locale, il calore di una comunità che mantiene il senso delle tradizioni e custodisce sapienti mestieri e maestranze. Sono molteplici i motivi che possono spingere la curiosità del visitatore a soffermarsi su Serra San Bruno, centro montano del Vibonese, visitato in poco più di un quarto di secolo da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI e legato all’eremitismo del Santo di Colonia che qui, nel 1091, trovò le condizioni essenziali per costruire il suo percorso di contatto con il Divino. In effetti, tutto ruota attorno all’eremo di Santa Maria del Bosco - luogo sacro dove San Bruno si dedicava al silenzio ed alla preghiera e dove, anche oggi, ogni cosa, dal Santuario, al Dormitorio, al Laghetto con la statua del Santo inginocchiato nelle acque, ricostruisce una vita dedicata alla contemplazione – e alla Certosa di Santo Stefano che, dopo la casa madre di Grenoble, è il monastero dell’ordine più antico del mondo, tuttora abitato dai uomini folgorati dalla vocazione della solitudine e distaccato dalla quotidianità terrena da una incantevole fortificazione e soprattutto da innumerevoli enigmi amplificati dal trascorrere del tempo. Il destino del fisico Ettore Majorana, del professor Federico Caffè, del cardinale Milingo o di colui che dall’Enola Gay sganciò la bomba atomica su Hiroshima ponendo termine al secondo conflitto mondiale si incrociano, infatti, con la pace certosina sbiadendo i confini fra leggenda e verità. Unico punto di comunicazione delle modalità di conduzione dell’esistenza certosina è l’apposito Museo, posto all’interno della cinta turrita, che ricompone fedelmente i momenti salienti della giornata del monaco e ripropone gli elementi fondamentali dell’area che accoglie i “solitari di Dio”. A congiungere il centro abitato con il monastero è invece un lungo viale alberato che ispira il rapporto con la natura offrendo purezza e riparo dall’afa estiva. Va precisato che la veste odierna della Certosa - ricostruita dopo il terremoto del 1793 al quale sono scampati solo resti della facciata della chiesa, sezioni delle mura perimetrali e delle torri angolari - è dal punto di vista architettonico una sintesi di stile gotico e conserva diverse sculture marmoree ottocentesche, un reliquiario d’argento del ‘500 e una raffigurazione di San Francesco di Paola, presumibilmente opera di Luca Giordano, oltre al celebre busto d’argento del Santo entro cui sono riposte le reliquie del fondatore dell’ordine. Altre stupende opere di derivazione certosina sono presenti nelle diverse chiese serresi e in special maniera nella chiesa di Maria de’ Sette Dolori, considerata fra le migliori realizzazioni che sono espressione dell’architettura tardo-barocca e che è stata dichiarata monumento nazionale. Questo patrimonio artistico di rara bellezza si coniuga perfettamente con l’integrità ambientale di boschi che rappresentano una risorsa ed una prospettiva, con un centro storico in cui rifioriscono l’artigianato e le conoscenze tecniche del passato (mirabili le fontane, i portoncini e le balconate d’epoca, i lavori in granito diffusi in ogni dove), il folclore, le tradizioni e la cultura (particolari sono i versi del poeta-scalpellino serrese Mastro Bruno Pelaggi o i più moderni volumi di Sharo Gambino), con i sapori ed i colori di un’area racchiusa nel Parco naturale regionale delle Serre. Farsi sorprendere dall’originalità dei rituali religiosi locali e dalla vivacità degli eventi estivi diventa un’esperienza completa soggiornando nelle strutture ricettive o negli agriturismi che ripropongono le tipicità, non solo culinarie, di una terra che rivive le sue radici giorno dopo giorno. Una terra che San Bruno, nella lettera a Rodolfo il Verde, ancora attuale, dipingeva così: “Che dirti della bellezza, del clima sano e mite, della vasta ed amena pianura che si stende tra le montagne, con i suoi prati verdi e i pascoli fioriti? Come descrivere esattamente il panorama delle colline che appaiono qua e là dolcemente, le zone più nascoste delle valli ombrose, il piacevole rigoglio di fiumi, ruscelli e sorgenti? Non mancano neppure campi coltivati e alberi d’ogni specie”.

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