Serra e l'incanto di Santa Maria del Bosco

Serra San Bruno è Certosa, ma non solo. La cittadina deve l’origine alla sua millenaria Certosa, la prima in Italia fondata dal Santo di Colonia nel 1084 come primitivo nucleo, dove oggi troviamo lo splendido Santuario mariano regionale di Santa Maria del Bosco immerso, ab aeterno, nel verde delle conifere, da Brunone di Colonia, fondatore dell’Ordine monastico certosino. Il vero fiore all’occhiello, in termini di fede, arte e natura è, appunto, il Santuario mariano regionale di Santa Maria del Bosco, forte richiamo turistico in ogni stagione dell’anno. Siamo a due chilometri dalla Certosa, nell’antico eremo certosino dove sono evidenti i luoghi abitati e vissuti dal Santo. La chiesa, fatta edificare da san Bruno con rami e tavole, è stata in tempi successivi ingrandita e abbellita alla maniera delle chiese del centro abitato. Riedificata in muratura, venne consacrata nel 1094 con la concelebrazione di ben sei vescovi tra cui quelli di Palermo e Catania, alla presenza del Conte Ruggero. La chiesa rimase, poi, gravemente rovinata sempre dal sisma del 1783 ma dopo il ritorno a Serra dei monaci cartusiani, che erano stati espulsi dall’eversione napoleonica del 1807, fu riparata e consegnata al culto e venerazione non solo dei Serresi. Qui vi han trovato sepoltura san Bruno e il  suo primo seguace Lanuino per più di quattro secoli fino a quando furono qui rinvenuti i resti mortali nella Pentecoste del 1515 e quindi traslati nel monastero detto di Santo Stefano. Nello splendido scenario incorniciato da alte conifere di abeti bianchi, faggi, pini ed altre singolari piante, non solo spicca la chiesa che custodisce una suggestiva statua della Madonna, ma di fronte a questa troviamo la cappella che ricorda la grotta dove viveva e dormiva il Santo e per testimoniarlo vi è posta la statua marmorea di san Bruno dormiente, opera di Venanzio Pisani. Scendendo la caratteristica scalinata di Giuseppe Maria Pisani, vediamo il laghetto con il santo tedesco genuflesso e immerso nell’acqua a ricordo dei suoi momenti penitenziali. Qui, nell’ottobre del 1984, nel IX Centenario della fondazione dell’Ordine Certosino, il Papa Giovanni Paolo II venne, vi sostò e pregò insieme ai tantissimi fedeli e a tutto il clero dell’Arcidiocesi Metropolita di Squillace – Catanzaro. Questo è un suggestivo angolo, fra i tanti, di Serra San Bruno: città di arte, fede e natura, città testimonianza ed opera del Divino. È doveroso, qui, precisare, che tutto il ricco ed abbondante patrimonio artistico è creatura di artisti serresi: scultori, scalpellini del granito, ebanisti, architetti, pittori ed artisti del ferro battuto. Sono artisti figli di tante dinastie che vanno dai Pisani agli Scrivo, ai Barillari e ai De Francesco, dagli Scaramozzino agli Zaffino, ai Reggio e ai Lo Moro e Tripodi. Sono quegli uomini d’arte che hanno costituito la leggendaria “Maestranza di la Serra” che ha arricchito, anche, tante chiese sparse in Calabria: Nicotera, Vibo, Catanzaro, Stilo, Roccabernarda, Petronà, Santa Severina ed altri e financo a Napoli dove ha operato Biagio Scaramozzino. Per fortuna l’arte  a Serra non si è estinta, fino a pochi anni orsono si è distinto il magistrato Bruno Stefano Scrivo scultore del legno, e continua ancora con gli scultori e pittori Giuseppe Maria Pisani, Domenico Dominelli, Antonio Callà ed altri e molti giovani.  “Insomma, come scriveva Corrado Alvaro, è il paese di Calabria in cui si vorrebbe sostare. Ha un colore alpino e vi si arriva spiritosa l’aria del mare!”. E non solo. Questo paese, per dirla con lo scrittore Sandro Onofri, “per la sua storia ha assunto nell’immaginario collettivo il valore simbolico del deserto evangelico”. Qui è davvero piacevole anche un breve sosta, mordi e fuggi, tra l’ombra delle sue conifere sparse attorno all’abitato o anche nei suoi bar storici su Corso Umberto I dove non si può fare a meno di gustare i deliziosi gelati e soprattutto il secolare ‘nzullo, biscotto duro sotto i denti ma da una fragranza indescrivibile: se ne chiedi la ricetta, silenzio assoluto. Ed infine, il principe della cucina serrese: il fungo porcino delizioso e prelibato in tutte le salse. Questa è Serra San Bruno che, ancora una volta, ha accolto un altro papa: il 9 ottobre del 2011 Benedetto XVI. Orbene, è sicuramente arrivato il momento di dare maggiore dignità a questo bell’angolo di Calabria. È giusto mettere Serra, la sua Certosa e Santa Maria del Bosco sotto la protezione dell’Unesco come patrimonio dell’Umanità. Una proposta avanzata, qualche tempo fa, dal Lions Club di Serra San Bruno, il cui presidente, Rosa Scidà, ha attivato tutti i canali possibili per inserire il nostro prezioso patrimonio, in particolare Santa Maria del Bosco, sotto la tutela dell’Unesco. Sarà possibile, si può realizzare, perché Serra San Bruno possiede tutti i requisiti perché possa ottenere questo prestigioso riconoscimento a buon pro di tutta la gente di Calabria. 

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Serra, oggi alle 13.45 il Santuario di Santa Maria in onda su Padre Pio Tv

Oggi, alle 13.45, il Santuario regionale di Santa Maria del Bosco sarà protagonista di “Il cammino mariano”, la trasmissione di Padre Pio Tv prodotta dalla Life Communication all’interno del progetto “Consorzio Calabria Giubileo 2000”. Fra le parti salienti del programma condotto da Domenico Gareri con la regia di Luca Marino vi saranno le interviste al sindaco Bruno Rosi, al rettore del Santuario don Bruno La Rizza e al direttore del Museo della Certosa Fabio Tassone. Il Santuario è stato ricostruito sui ruderi dell’antica chiesa voluta da San Bruno a seguito del devastante terremoto del 1783 e il 5 ottobre 1984 è stato oggetto della visita di Giovanni Paolo II. Tutta l’area di Santa Maria del Bosco rappresenta una ambita meta per pellegrini e turisti provenienti anche dal di fuori dei confini nazionali.

Serra: gioiello di arte, fede e natura. Ma il presente è grigio...

Quando si scrive Serra San Bruno si legge Certosa. È già abbastanza ricca la letteratura e la manualistica certosina. Da ogni parte del mondo: poeti, storici, scrittori, giornalisti, scienziati, teologi si sono avvicendati attorno alla storia di questo preziosissimo bene culturale che Serra custodisce gelosamente, orgogliosa com’è di essere stata eletta primogenita della scelta di San Bruno, quando venne in Calabria al seguito del suo discepolo, il Papa Urbano II al quale rifiutò la nomina di vescovo di Reggio Calabria e soprattutto gelosa di custodire e venerare le reliquie del Santo che qui vi morì il 6 ottobre 1101. Tra i tanti studiosi della Certosa mi piace ricordare: Benedetto Tromby, Domenico Taccone Gallucci, Benedetto Croce, Andrè Ravier, Bruno Maria Tedeschi, Agostino Ribecchi, Cesare Mulè, Corrado Iannino, Tonino Ceravolo, Sharo Gambino, Ilario Principe, Enzo Romeo, Pietro De Leo ed altri;  tra i visitatori illustri cito: il re borbonico Ferdinando II, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, lo statista Alcide De Gasperi, molti viaggiatori stranieri del ‘700-800, il Cardinale Carlo Maria Martini, oltre Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI. Oggi finalmente la Certosa vive il suo millenario silenzio e la sua clausura come voluto dalla sua Regola cartesiana, senza più invasioni di turisti o semplici curiosi. Infatti nell’estate del 1994 è stato inaugurato il Museo della Certosa allestito all’interno dello stesso muro di cinta e ai piedi dell’antico torrione sopravvissuto al terremoto. Si tratta di una struttura di 1200 mq che ricostruisce quasi fedelmente l’atmosfera della vita claustrale dei Certosini. Ma Serra San Bruno non è solo Certosa: è la città dell’arte nel verde. Entrando in Serra è d’obbligo visitare, perché no, il cimitero monumentale ricco di quattro artistiche chiesette e di tanti monumenti sepolcrali in granito, marmo e bronzo e tra i tanti spicca il monumento granitico dell’artista serrese Biagio Lo Moro e la statua bronzea del Redentore dello scultore Salvatore Pisani di Mongiana. Percorrendo, poi, il centro storico visitiamo le quattro chiese che, come ha scritto Enzo Vellone, “sono la prova del nove di un grande retaggio architettonico ben innestato in un contesto paesaggistico e ambientale quasi unico”. La prima di queste è la chiesa arcipretale, la Matrice, detta anche di San Biagio, con artistica facciata in granito a tre navate ed edificata nel 1785; all’interno sono conservate pregevoli opere marmoree, lignee ed oggetti sacri in metalli preziosi, molti di questi provengono dalla Certosa rinascimentale. La seconda è il prezioso tempietto dell’Addolorata di architettura barocca del 1721, ad una sola navata con portale esterno in bronzo del serrese Giuseppe Maria Pisani ed il ricco portale interno ligneo del “professore” Salvatore Tripodi. Pochi metri più in là, la chiesa, la più antica, dell’Assunta detta anche di San Giovanni.  Infine la chiesa, anche questa, dell’Assunta, è detta dello Spinetto dal nome del nuovo quartiere sorto dopo il terremoto del 1783, che custodisce un’artistica e raffinata statua lignea  dell’omonima Madonna, di scuola napoletana. Oltre alle citate chiese, a Serra si possono ammirare nobiliari palazzi con portali artistici e soffitti riccamente lavorati, fontane, obelischi e tantissime altre opere d’arte. Insomma un vero museo a cielo aperto immerso nel vede. È doveroso, qui, precisare, che tutto il ricco ed abbondante patrimonio artistico è creatura di artisti serresi: scultori, scalpellini del granito, ebanisti, architetti, pittori ed artisti del ferro battuto. Sono artisti figli di tante dinastie che vanno dai Pisani agli Scrivo, ai Barillari e ai De Francesco, dagli Scaramozzino agli Zaffino, ai Reggio e ai Lo Moro e Tripodi già citati. Sono quegli uomini d’arte che hanno costituito la leggendaria “Maestranza di la Serra” che ha arricchito, anche, tante chiese sparse in Calabria: Nicotera, Vibo, Catanzaro, Stilo, Roccabernarda, Petronà, Santa Severina ed altri e financo a Napoli dove ha operato Biagio Scaramozzino. Di sicuro, oggi, però il vero fiore all’occhiello, in termini di fede, arte e natura è il Santuario mariano regionale di Santa Maria del Bosco, forte richiamo turistico in ogni stagione dell’anno. Siamo a due chilometri dalla Certosa, nell’antico eremo certosino dove sono evidenti i luoghi abitati e vissuti dal Santo. Nello splendido scenario incorniciato da alte conifere di abeti bianchi, faggi, pini ed altre singolari piante, non solo spicca la chiesa che custodisce una bella statua della Madonna, ma di fronte a questa troviamo la cappella che ricorda la grotta dove viveva e dormiva il Santo e per testimoniarlo vi è posta la statua marmorea di san Bruno dormiente. Scendendo la caratteristica scalinata di Giuseppe Maria Pisani, vediamo il laghetto con il santo tedesco genuflesso e immerso nell’acqua a ricordo dei suoi momenti penitenziali. Questa è Serra San Bruno: città di arte, fede e natura, città testimonianza ed opera del Divino. Ma tutto questo ben di Dio par che voglia morire seppellito dall’indifferenza e dall’inettitudine degli uomini. Per dirla bruscamente, c’è gente che non ci ritorna più o che preferisce altre mete meglio raggiungibili e più accoglienti. Della  tanto cantata e suonata Trasversale delle Serre, dopo più di mezzo secolo (sic!) aperti solo alcuni tratti e pericolanti con una segnaletica che fa venire i brividi. A Serra il turista non si disseta più all’acqua limpida, cristallina e minerale ma a quella dell’Alaco. A Serra e dintorni non si può parlare più di montagna incontaminata: chi sa quali e quanti veleni sono interrati. A Serra non trovi un locale per incontri culturali manco a pagarlo a peso d’oro se non il solo Palazzo Chimirri ma spesso occupato da politici e politicanti. E quella bella struttura che è stato il Kursaal, l’hanno lasciato lentamente ed inesorabilmente decadere. Insomma ce n’è per far dire a turisti o visitatori della domenica: chi me la fa fare ad andare a Serra San Bruno?

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